Premio a Carmi – Gli artisti in fabbrica; breve fu la stagione

Sala piena a Villa Croce per il conferimento del premio della fondazione “Mario Novaro” a Eugenio Carmi. Manca solo il sindaco, la cui presenza era stata annunciata dalla stampa. L’assessore Borzani sottolinea la svolta nei rapporti tra impresa e cultura, inaugurata all’Italsider dall’allora direttore generale Gian Lupo Osti, realizzata grazie alle intuizioni del “art director” Eugenio Carmi ed al lavoro dei funzionari e consulenti addetti alle relazioni pubbliche.


Il “video” girato da tre giovani, attraverso interviste e immagini, testimonia l’impegno ed i risultati conseguiti da “Eugenio Carmi, un artista in fabbrica, Italsider di Genova, 1956-1965” e va ad affiancarsi, degnamente, ad altri tentativi di riproporre quel felice e prolifico momento per Genova e per la cultura italiana (documentato da tesi di laurea e da recenti mostre).
Vengono solo citati i contributi degli scultori Calder e Smith, chiamati da Carmi a lavorare il ferro in fabbrica o la funzione culturale svolta attraverso la rivista aziendale e la diffusione di litografie numerate dei giovani artisti italiani al personale. La genialità dell’artista trasforma la fabbrica tetra attraverso i cartelli antinfortunistici, l’oggettistica aziendale, le cartelle ed i raccoglitori.
Ma poi, dopo questo felice momento, spiega Carmi, tutto torna come prima “perché noi eravamo orientati al futuro, loro al passato”, intendendo con “loro” coloro che, con una gestione opportunistica, hanno posto le basi del fallimento siderurgico, a partire dalla costruzione dello stabilimento di Taranto.
Carmi, infine, ricorda ai presenti il boicottaggio del progetto della sede dell’Italsider, cui per tre anni aveva lavorato il grande architetto Konrad Wachsmann negli anni sessanta; una realizzazione che avrebbe dato un volto nuovo alla città. Ed oggi la storia sembra ripetersi con l’ “affresco” di Piano.
Importante il premio della fondazione Novaro, ma perché non un “grifone”? Solo perché è critico nei confronti della città, o perché per continuare a lavorare ha dovuto trasferirsi a Milano?
(Vittorio Flick)