Battaglia a Lettere – I panni dell’università non si lavano in casa

Il professor Marsonet, preside della facoltà di Lettere e Filosofia, prende la penna per lamentarsi della querelle che da qualche tempo agita la facoltà (Battaglia a Lettere: la misura ormai è colma in cronaca locale de “La Repubblica” 12 settembre 2006). Occasione sono le lettere al Lavoro-Repubblica di alcuni docenti in relazione all’esito di un concorsi per quattro posti di ricercatore al Dams di Imperia (Margherita Rubino 22 luglio, Eugenio Buonaccorsi 23 luglio, Vittorio Coletti 6 settembre, Eugenio Buonaccorsi 10 settembre). E’ suo diritto ed anche una buona idea per informare i cittadini che hanno capito poco o nulla della vicenda.


Non si comprende invece il suo riferimento a “giuristi, medici, ingegneri, architetti” che non utilizzano “i giornali per parlare delle loro polemiche che pur esistono”. Forse discussioni aperte sui giornali al momento opportuno, in passato, avrebbero evitato il degrado di molte facoltà e questo sia nell’università genovese che nel resto del paese.
Lascia ancor più sorpresi il riferimento del professor Marsonet al recente invito del Ministro dell’Università “ad essere ottimisti”, facendo intendere che il comportamento dei docenti va nella direzione opposta a quella proposta da Mussi. Comunque il riferimento al ministro non sembra aver altra motivazione che una gratuita “captatio benevolentiae” e uno schieramento che nulla dovrebbe aver a che fare con il mondo accademico.
Sicuramente infondato il timore enunciato dal preside che la polemica comparsa sui giornali possa influire sulle iscrizioni delle matricole. Pochi, purtroppo, sono gli studenti che leggono i giornali, se si escludono i fogli gratuiti distribuiti agli angoli delle strade. Il calo delle iscrizioni, se si verificherà, sarà solo imputabile alla esiguità di sbocchi professionali offerti dal titolo accademico. Infatti una volta conseguita laurea e specializzazione lo studente dovrà seguire ulteriori corsi, nella speranza di entrare nella categoria dei docenti precari oppure accontentarsi di dequalificanti lavori a termine.
Sicuramente gli studenti esprimeranno la loro valutazione sui docenti, ma indirettamente per timore di ritorsioni, e lo faranno con la partecipazione alle lezioni. La frequenza a certi corsi, in Balbi, dovrebbe preoccupare il preside assai più di qualche articolo che lascia il tempo che trova, magari scritto per esibizionismo o per il gusto di far polemica.
In ogni caso affermazioni o comportamenti non corrispondenti al vero richiedono proprio sulla stampa le dovute puntualizzazioni, mentre nell’ipotesi che abbiano un fondamento comportano il ricorso alla magistratura, non ramanzine o espliciti inviti omertosi a lavare i panni sporchi in famiglia. Questo, in primo luogo, ci si dovrebbe aspettare da parte del coordinatore di un’istituzione preposta a formare i giovani.
(Vittorio Flick)