Autore: Redazione

  • OLI 277: COSTITUZIONE ITALIANA – La Costituzione difende la cultura

    Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 9:

    “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

    5 maggio 2003. Dall’intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della consegna delle medaglie d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.

    “È nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli italiani che risiede il cuore della nostra identità, di quella Nazione che è nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la più alta legittimazione. L’Italia che è dentro ciascuno di noi è espressa nella cultura umanistica, dall’arte figurativa, dalla musica, dall’architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo. L’identità nazionale degli italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo. Forse l’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell’articolo 9 che, infatti, trova poche analogie nelle costituzioni di tutto il mondo: ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’. La Costituzione ha espresso come principio giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni italiano. La stessa connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare: sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio formano un tutto inscindibile. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo, e cioè in funzione della cultura dei cittadini, deve rendere questo patrimonio fruibile da tutti. Se ci riflettiamo più a fondo, la presenza dell’articolo 9 tra i ‘principi fondamentali’ della nostra comunità offre un’indicazione importante sulla ‘missione’ della nostra Patria, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli. La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti bene perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani per tutte le generazioni. La doverosa economicità della gestione dei beni culturali, la sua efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione. Lo ha detto chiaramente la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, quando ha indicato la ‘primarietà del valore estetico-culturale che non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici’ e anzi indica che la stessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità. La promozione della sua conoscenza, la tutela del patrimonio artistico non sono dunque un’attività ‘fra altre’ per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile per dettato costituzionale e per volontà di una identità millenaria”.

    Carlo Azeglio Ciampi
    (a cura di Aglaja)
  • OLI 277: IMMIGRATI – Meno male che ci sono Costituzione ed Unione Europea

    Nello scorso settembre sono state emesse tre sentenze di vari livelli di giudizio che hanno tutelato i cittadini immigrati dalla discriminazione di una pubblica amministrazione inefficiente e “poco amica” degli immigrati:

    1) Il Consiglio di Stato, con sentenza del 29 settembre 2010, ha dato ragione ad un cittadino straniero al quale la questura di Bologna aveva rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno solo perché il suo reddito non era sufficiente. Per il Consiglio di Stato, invece, occorre che in sede di revoca o rifiuto del permesso di soggiorno sia rispettata la Convenzione europea dei diritti del uomo (del 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955 n. 848) e si tenga conto della situazione familiare dello straniero. Lo straniero in questione è “coniugato in Italia e con figli minori – uno dei quali nato in Italia – frequenta le scuole italiane”.

    2) Il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, con sentenza del 21 settembre 2010, ha dato ragione ad una cittadina dello Sri Lanka alla quale il Comune di Milano aveva revocato il sussidio integrativo al minimo vitale in quanto non titolare del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno), ma in possesso del solo permesso di soggiorno con validità biennale. Il TAR della Lombardia invece ha fondato la sua decisione sulla sentenza 187/2010 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la norma che esclude gli immigrati regolarmente soggiornanti privi del permesso CE dal diritto all’assegno di invalidità.

    3) La Corte di Cassazione, con sentenza 19893 del 20 settembre 2010, ha dato ragione ad una cittadina ecuadoriana alla quale la Questura di Genova aveva rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno in quanto nel 2006 si era separata dal cittadino genovese con il quale si era sposata nel 1999. Per la Cassazione, invece occorreva applicare il decreto legislativo n. 30 del 2007, di attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa ai diritti dei cittadini dell’Unione Europea e dei loro familiari, in base al quale la cittadina ecuadoriana ha il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno in quanto il suo matrimonio aveva avuto una durata superiore a tre anni.

    Tre sentenze che dimostrano l’arretramento e la chiusura della politica italiana nel governo dell’immigrazione, dove, per trovare basi giuridiche positive che aiutino l’integrazione degli immigrati ed il rispetto dei loro diritti, occorre ritornare alla Carta Costituzionale del 1948 o rivolgersi all’Europa, alle sue direttive e convenzioni.
    Le tre sentenze dimostrano inoltre che non c’è cosa più falsa di quella che propagandano partiti e giornali xenofobi a proposito di legalità ed immigrazione. La legalità ed il rispetto della legge è un interesse concreto degli immigrati i quali si rivolgono volentieri ai giudici che spesso ristabiliscono la legalità dando loro ragione. La verità è che Costituzione, Unione Europea, legalità, leggi, regole e giudici danno fastidio ai più forti, ai più ricchi ed ai razzisti.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 277: PAROLE DEGLI OCCHI – La bella giornata del 4 novembre

    Manifestazione degli studenti contro i tagli della Gelmini – Galleria fotografica di Paola Pierantoni


    Manifestazione contro i tagli ai servizi sociali – Galleria fotografica di Paola Pierantoni
  • OLI 277: LETTERE – Non si risparmia sulla dignità

    Cara Oli, ho curiosato su oli news e ho visto che avete già pubblicato dei pezzi sulla disabilità.
    Vi sarei grata se deste spazio anche a questo comunicato, che è la sintesi abbastanza completa di una battaglia che da mesi stiamo combattendo come familiari e malati di SLA.

    I malati di SLA e le loro famiglie sono stanchi di promesse: prima hanno assistito alla interminabile revisione dei “nuovi” Livelli Essenziali di Assistenza, ritirati oltre due anni fa dall’attuale governo, poi ai continui rinvii, mentre la pratica è ormai ferma, da mesi, sul tavolo del Ministro dell’Economia.
    Hanno seguito per anni i lavori delle Commissioni, ultima in ordine di tempo la Consulta delle Malattie Neuromuscolari che, nominata dal Ministro Fazio, ha prodotto documenti regolarmente accantonati.
    Sono scesi in piazza, il 21 giugno, e sono stati frettolosamente congedati dal Sottosegretario Letta, ertosi allora a Presidio in favore dei disabili e garante di una pronta approvazione dei LEA.
    In ultimo, hanno visto cadere nel vuoto un ordine del giorno presentato dall’Onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni, approvato dal Governo, che impegnava il Governo stesso ad emanare, entro il 30 settembre 2010, il DPCM sui LEA, termine da considerarsi perentorio, salvo che il Ministro Tremonti fosse intervenuto in Aula a riferire sulla mancata emanazione, chiarendone il motivo.
    Anche se indignati, stanchi, delusi e molti addirittura alla disperazione, non hanno perso la voglia di lottare e comunicano di aver deciso quanto segue:

    Il giorno 16 novembre 2010 dalle ore 10,30 noi, malati in carrozzina, anche con tracheostomia e PEG, saremo davanti al Ministero dell’Economia per farci carico di un PRESIDIO PERMANENTE sino a che il Ministro Tremonti non ci darà risposte esaustive. Prendiamo l’iniziativa, per noi e per i milioni di malati gravi, invalidi e non autosufficienti, che non possono più aspettare che sia rispettato il diritto alla salute e ad una vita dignitosa, sancito dalla Costituzione.

    Consideriamo urgenti e prioritarie le seguenti misure:

    1. Copertura finanziaria ed approvazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e relativo nomenclatore tariffario degli ausili.
    2. Finanziamento di 100 milioni di euro per il percorso assistenziale proposto dalla Consulta Ministeriale delle malattie neuromuscolari, tale finanziamento dovrà essere riservato al sostegno alle famiglie per la formazione e l’assunzione di Assistenti Familiari. Le Regioni dovranno contribuire con una pari quota.
    3. Finanziamento di 10 milioni di euro per ricerca di base e clinica da effettuarsi in 10 centri universitari italiani con metodologie ed obiettivi condivisi e sinergici.

    Tutte le persone non autosufficienti e tutti coloro che sono affetti da gravi malattie altamente invalidanti attendono provvedimenti concreti e si augurano che il Ministro Tremonti decida subito che la vita delle persone è più importante di tante spese che possono aspettare, come ad esempio i miliardi previsti per gli aerei da combattimento F35, che sono uno schiaffo all’intelligenza umana ed alla vita stessa.
    (Anna Cecalupo)

  • OLI 276: VERSANTE LIGURE – BANDANA BIANCA

    Ma cosa vuoi che opponga
    idee a chi ci stanga
    o una visione lunga
    che smonti ogni lusinga!
    Non c’è ratio che tenga,
    davanti al bunga bunga.

     Versi di ENZO COSTA 
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 276: SOCIETA’ – Disabili, solitudine a De Ferrari

    Venerdì 29 ottobre a metà mattina il centro città ha un’aria disabitata, mancano gli autobus e non ci sono in giro molte automobili.

    Piazza De Ferrari, in particolare, è proprio vuota, ad eccezione di un piccolo gruppo di persone, non più di cinquanta, che con striscioni e cartelli fanno lentamente il giro della piazza. A guidare il microscopico corteo un disabile su una carrozzella.

    Sono gli aderenti dell’ANGSA, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (*) che chiedono “Il diritto all’istruzione, l’integrazione scolastica, insegnati di sostegno e loro formazione … nulla di più se non il riconoscimento per noi e per i nostri figli con disabilità, dei diritti spettanti ai cittadini italiani”.
    Insieme a loro qualche rappresentante della Consulta regionale dell’handicap e, mi dicono, due sindacalisti della Uil. Chiedo “e gli altri?”. Raccolgo risposte amare. D’altro canto in Cgil dicono che questa associazione non ha cercato alcun contatto. Eppure di persone che appartengono a questa storia sindacale lì in mezzo ce ne era più di una. Di fatto a De Ferrari va in scena una situazione di rapporti interrotti o difficili, di drammatico isolamento, confermato dalla assenza di notizie di stampa.

    Un banchetto sotto i portici della Regione chiede ai passanti di sottoscrivere un documento. Vale la pena di citarne alcuni passaggi.

    … Se siamo qui è perché la società e il mondo cambiano rapidamente, e noi con loro. Ma il cambiamento che si va preannunciando rappresenta per noi la fine di ogni illusione .. Il mondo che ci circonda negli anni dell’abbondanza ci ha supportato e sopportato, oggi che l’abbondanza è finita ha deciso che i rami secchi vanno tagliati …
    … La scuola rappresenta il punto più alto raggiunto sino ad oggi dai disabili tutti, nell’ambito della collaborazione, della socializzazione, dell’inserimento, dell’integrazione e dell’inclusione . Ebbene oggi la scuola è sotto attacco da ogni lato… si torna a parlare sempre più spesso di “scuole speciali”, molti di noi non sanno nemmeno cosa fossero le scuole speciali, abbandonate grazie ad una legge del 1975
    … Non permetteremo di far tornare indietro le lancette del tempo, non arretreremo di un solo centimetro d quelli che sono i diritti dei nostri figli … ci rivolgiamo a voi tutti chiedendo di avere solo quello che la Costituzione e le Leggi ci garantiscono …
    Un articolo su La Repubblica del 18 novembre 2009 (**) già avvertiva che “I dati dell’anno 2009/2010 segnalano un taglio di circa 500 insegnanti di sostegno”, per cui “La maggioranza dei ragazzi e dei bambini disabili che ieri avevano diritto a 18 ore di sostegno alla settimana, oggi arriva a malapena a nove … Con conseguenze spesso gravissime per le vite di studenti, che con enormi sforzi e pazienza conquistano pezzetti di autonomia e abilità”.
    Il documento dell’ANGSA si conclude con la domanda “Noi siamo qui pronti a fare la nostra parte e anche di più, ma ci domandiamo: voi siete pronti a fare la vostra?”. A De Ferrari Melina Riccio risponde distribuendo fiori. I manifestanti li accettano.
    (Paola Pierantoni)
  • OLI 276: TECNOLOGIA – Il CD per sempre

    Una notizia che riguarda l’informazione, eccome se la riguarda! Che tu sia di destra o di sinistra, guardia o ladro, giornalista o intervistato, alla fine tutti finiamo memorizzati da qualche parte. Il contenuto dei siti, dei giornali elettronici, delle comunicazioni email, i video, la musica, oggi tutto finisce trasformato in una sequenza discreta di stati magnetici o ottici destinati a sparire in poco tempo, a meno che non si provveda ad una continua operazione di duplicazione programmata. Fino a pochi anni fa, l’importanza di un’informazione risiedeva nel significato e nell’uso che decidevano i posteri e non chi l’ha prodotta, mentre nella società digitale questa equazione si è invertita, e i nostri posteri rischiano di restare senza storia, senza ricordi, proprio perché saranno stati i loro nonni (noi …) a decidere cosa salvare e cosa no. Si sentiva quindi forte la necessità di trovare dei supporti in grado di conservare l’informazione in modo più stabile, e questa tecnologia è stata finalmente individuata da una piccola azienda ceca, la Northern Star di Praga (http://www.northernstar.cz/).
    Senza entrare nei particolari della lavorazione, che è innovativa, il nuovo DVD da 4,7 gigabyte consentirà di memorizzare dati per oltre 160 anni usando gli attuali masterizzatori, una durata sempre breve rispetto ad un foglio di carta, ma decisamente incoraggiante rispetto ai 10/20 anni di un tradizionale DVD “bruciabile”. Non per niente il motto che l’azienda scrive sulla sua confezione è “write once, read forever”. Anche se, a dire il vero, la sagra delle minorenni del cavaliere sperano in molti che finisca cancellata per sempre, bunga bunga compreso.
    Video su Youtube: http://www.youtube.com/watch?v=bRfU3XYMKWA
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 276: CITTA’ – Nuovo eco-sistema a Genova

    Interessante bio-esperimento a Genova. Iniziato qualche anno fa, consiste nel lasciare libero corso alla natura in una ristretta superficie dello spazio urbano, in ispecie un tratto della scalinata che porta da Via Caffaro a Circonvallazione a monte. Non abbiamo notizie certe, ma parrebbe che all’origine ci sia un’intesa tra la Facoltà di Scienze Naturali della Università di Genova e Comune. In sostanza si è semplicemente lasciato che l’acqua che cola lungo il muraglione scorresse liberamente, per studiarne gli effetti nel tempo. Circa due anni fa si poteva osservare solo un piccolo rigagnolo a filo del muraglione, già però con inizi di vegetazione acquatica.

    Ora l’area umida ha già superato la metà dell’area cementificata.

    Quando il piccolo stagno avrà del tutto occupato lo spazio un tempo riservato al passaggio pedonale, è prevista – ci dicono – la messa in posa di un ponticello di legno per consentire, nello stesso tempo, il transito dei passanti e interessanti osservazioni naturalistiche. Previste visite guidate.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 276: SALUTE – “Ciò che non sei”

    Il programma è stato distribuito, a tema, piegato come fosse un tovagliolo. In argento, su sfondo bianco e nero sono disegnati coltello e forchetta, strozzati da un lucchetto. Sul retro, in rosso, la scritta “ciò che non sei” presenta il ciclo di incontri che si tengono a Palazzo Ducale fino al 22 novembre 2010.
    Il primo appuntamento, ha visto la sala del Minor Consiglio al completo ed è stato occasione per accostarsi al tema dei disturbi alimentari in maniera semplice, molto lontana dalla dialettica clinica che spesso crea un solco tra patologia e consapevolezza.
    I relatori sono tutti partiti dal corpo, un corpo che è diventato “il centro dei processi della sindrome consumistica”, “un corpo che è il luogo dove si esprime lo scontro sociale”.
    Grazie a Enrica Perilio, Barbara Masini, e a Laura della Ragione, è stato possibile sapere che i disturbi alimentari colpiscono sempre di più anche i bambini nella fascia di età tra i dieci e i dodici anni. Che le persone affette si aggirano in Italia attorno ai due milioni, di cui cinquecentomila sono molto malate. Recentemente i maschi ne sono colpiti con una percentuale che si aggira attorno al 10%. Il corpo anche per loro è diventato “teatro di rappresentazione emotiva importante”. Al cibo vanno associate, oltre alle patologie più note come bulimia e anoressia, il disturbo da abbuffata, l’ortoressia, che è l’ossessione del cibo sano, la bigoressia, la convinzione di essere troppi magri che colpisce i maschi e li conduce ad un eccesso di attività sportiva.
    La consapevolezza della malattia arriva tardi, anche dopo quattro anni che la si subisce in silenzio. Ma i sintomi sono evidenti: ricorrere alla bilancia più volte al giorno e sottoporsi a diete sempre più ferree. Tempestività e continuità sono elementi fondamentali per una maggiore possibilità di guarigione entro i primi tre anni. Bisogna stare attenti, spiegano, alla grande gratificazione che si riceve dopo la prima dieta e a non farsi portare nel vortice che fa dimagrire sempre di più. Troppo spesso al peso corporeo si associa una felicità che dipende da un numero estremo. I luoghi di cura in Italia ci sono ma sono praticamente assenti al sud. Invece in rete preoccupano i blog che offrono consigli sulle pratiche di dimagrimento legate all’anoressia (come provocare il vomito ad arte, per fare un esempio). Mentre la stessa miss Italia, appena eletta, dichiara candidamente che il suo primo desiderio è rifarsi il seno.
    Difficile per giovani e meno giovani rincorrere modelli estetici così impossibili. Lavorare sulla felicità interiore non produce consumismo.
    http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=7758
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 276: POLITICA: Viene prima il precario o la crisi?

    L’interrogativo è sempre quello, è nato prima l’uovo o la gallina, aggiungiamoci la disconnessione quotidiana tra realtà e mezzi di comunicazione, tra società e politica, tra politici di diversi schieramenti e addirittura tra quelli dello stesso. Più che disorientato, un essere pensante in Italia è sconcertato. Non si tratta di un’intima scissione, di un caso di schizofrenia individuale, ma di un episodio diffuso a livello di “polis”.
    Basta una giornata, il 14 ottobre 2010, per comprenderlo. Due episodi diversi, ma con protagonisti che parlano la stessa lingua. Roma, Sala Stampa Estera 18.30, presentazione del libro La sfida. Oltre il PD per tornare a vincere. Anche al Nord di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, con la partecipazione di Walter Veltroni e l’amichevole inaspettata presenza di Marco Follini, invitato a sedersi al tavolo dei relatori, fiammeggiante di flash quanto i fuochi di San Giovanni. L’apprezzabile e curioso beau geste a seguito del forfait del curatore del libro.
    Chiamparino è di poche parole, semplici, parte dall’ultima sconfitta del proprio partito, quella delle regionali piemontesi, e pone l’interrogativo se il PD sia ancora in grado di comunicare con la gente, quale la sua capillarità sul territorio e nei luoghi dove dovrebbe farsi politica. Il titolo del libro, forse un auspicio, richiama la sua ultima campagna elettorale, segnata dallo slogan “Torino con la FIAT, oltre la FIAT”, ci sia augura non sulla linea delle recenti esternazioni di Marchionne a “ Che tempo che fa?”, ma fondandosi su due elementi basilari, eguaglianza ed innovazione.
    È il turno di Walter Veltroni, prende la parola con la forte carica umana che lo contraddistingue da sempre, e dopo gli apprezzamenti amicali, un ricordo delle primarie che si svolsero proprio il 14 ottobre 2007 come grande gesto di democrazia partecipata, evidenzia l’ostacolo che a suo avviso il PD deve saltare a piè pari per poter essere realmente credibile: abbandonare la staticità conservativa, la difesa del presente, che non ha altro effetto che tarpar le ali alle tensioni al cambiamento. Difficile da attuare con una controparte che non assomiglia ad una destra illuminata, come quelle, sebbene col pugno duro, degli anni Ottanta dalla Thatcher a Reagan, ma che piuttosto suggestiona con paure che mantengono lo status quo, favorendo un localismo esattamente opposto alle manifestazioni di autonomia locale che la società civile è in grado di esprimere, come ha provato da dieci anni a questa parte. Ma chi altro ha tentato di ridurre nei ranghi la società civile? Per riguadagnare il terreno perso bisogna rischiare, dice Veltroni, avere il coraggio di utilizzare parole reali, riconoscere nel precario la figura centrale della nostra società, riconoscere pienamente l’immigrato come cittadino. A sentire queste due affermazioni si ha come un capogiro. Da quanto tempo ormai l’immigrato dovrebbe essere considerato un cittadino? Chi ha dato il via a forme contrattuali che hanno favorito il precariato e l’esternalizzazione? Difficile che questi fenomeni si siano autogenerati o siano frutto unicamente di una destra individualista e localistica, la spalla qualcuno gliel’ha ceduta.
    La stessa sera ad Annozero Pier Luigi Bersani, davanti ad un palcoscenico di donne dello stabilimento OMSA, fortunatamente diverse dalle “donne che si arrendono” della canzone di un vecchio spot aziendale, rivendica il primato sulla parola crisi, che il PD non ha mai negato e ribadito da almeno due anni a questa parte. Questo basta a risolvere il problema di quelle donne e di tanti altri lavoratori?
    Precariato chiama crisi, crisi chiama precariato, chi è nato prima? Ha senso rivendicare il primato di una parola quando per tanti anni altre sono state taciute o addirittura allevate da leggi sostenute o non realizzate anche dalla sinistra. Riprendiamoci sì le parole, chiare e forti, ma accanto a loro diamo vita ad una progettualità diversa, fatta veramente di chi opera nella società affiancato da chi può organizzare una rinascita a partire dalla condivisione e non da chi ha le mani nel barattolo della marmellata.
    (Maria Alisia Poggio)