Ho letto con molto interesse il programma della coalizione di centrosinistra presentato da Marco Doria e ho apprezzato la sua dichiarazione che si tratta di un punto di partenza. Al riguardo ci sono due punti che, sembra, siano stati sottovalutati: il rapporto con l’Europa e l’adozione del software libero.
Genova è la porta dell’Europa sul Mediterraneo. Il rapporto della nostra città con l’Europa e con il Mediterraneo resta di cruciale importanza. Basti pensare a Genova 2004 Capitale Europea della Cultura, alla rete di città europee Eurocities e ai relativi progetti comunitari (Cascades, Mixities, Pepesec, Smart City solo per citarne alcuni), ai Caffè Europei con gli eurodeputati che riportano sul territorio le attività del Parlamento europeo, al Festival Musicale del Mediterraneo, al Suq, e a molte altre iniziative che vedono la nostra città come crocevia politico e culturale tra i paesi del Nord Africa e del Sud Europa. Rileggere il programma con uno sguardo cosmopolita può aiutarci a collocare i problemi della nostra città nella giusta dimensione.
La promozione e l’uso del software libero nel Comune, nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle strutture sanitarie e negli enti amministrativi genovesi consentirebbe un notevole risparmio economico e una ricaduta occupazionale per le realtà locali che sviluppano con le piattaforme floss (free and libre open source software). Il passaggio dal software commerciale al software libero presenta dei vantaggi quali l’assenza di costo di licenza e, in riferimento al sistema operativo Linux, una maggiore sicurezza da virus e da attacchi informatici. Molte amministrazioni comunali del Trentino – per fare un esempio concreto – hanno scelto di passare dall’Office di Microsoft a Open/Libre Office con risparmi annuali di decine di migliaia di euro. Per il passaggio si sono organizzati corsi di formazione con aziende locali piuttosto che pagare licenze proprietarie a multinazionali che fatturano in altri paesi. Senza contare che, anche a livello locale, avremmo l’esempio virtuoso dell’ospedale Galliera che ha migrato da diversi anni al software libero.
[Web: www.mfe.it www.softwareliberoliguria.org]
(Nicola Vallinoto)
Autore: Redazione
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OLI 339: LETTERE – Genova, l’Europa e il software libero
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OLI 338: VERSANTE LIGURE – L’INVOLUZIONE DELLA SPECIE
Se in peggio il mondodi male incedee va involvendoda padre a erede(Darwin smentendosenza mercede),chi c’è, domando,dopo di Fede?Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA. -
OLI 338: SANITA’ – La privatizzazione del Brignole allo sbando
Genova – L’Asp (Azienda pubblica Servizi alla Persona) Emanuele Brignole è una struttura per l’assistenza alla persona che vanta una storia ultracentenaria e che oggi si vede al centro di un’operazione di risanamento economico rispetto alla quale è legittimo porsi domande precise. Mentre un gruppo di volenterosi costituisce un comitato per salvare l’area verde della Valletta Carbonara (vedi Oli 333), di proprietà del Brignole, il 23 marzo 2012 sul sito dell’azienda il responsabile del procedimento avvisa che il fax relativo al bando di gara per la “PROCEDURA NEGOZIATA per la costituzione di una società mista cui affidare la gestione delle attività assistenziali e delle strutture ad esse dedicate CIG 4039306CBF non è attivo. Prega di utilizzare esclusivamente i seguenti numeri: FAX: +39 010-2445230 TELEFONO +39 0102445.1/270/216″.
Trattasi di un bando per appalto pubblico, con scadenza di presentazione delle offerte o delle domande di partecipazione il 31 maggio 2012, obiettivo la “Costituzione di una società mista con socio privato al 49% e contestuale affidamento alla società mista, con ruolo operativo per il socio privato, delle attività assistenziali svolte nelle residenze dell’Asp e dei servizi connessi”.
I dipendenti dell’azienda parlano chiaro e su Il Secolo XIX del 1 Aprile 2012 – con una lettera rivolta all’assessore regionale Lorena Rambaudi – chiedono perché il Brignole si ritrovi con un debito di quarantacinque milioni di euro. E fanno riferimento allo “spacchettamento”, al “taglio delle rette assistenziali” e alla “volontà politica di svendere il Brignole”. Chiedono all’assessore alle politiche sociali e terzo settore di trovare il tempo per parlare con utenti, parenti e lavoratori.
Certo si avverte una fretta nel procedere al bando, proprio a ridosso delle elezioni comunali.Cosa vuol dire tutto ciò? Si stanno forse mettendo in saldo il core businnes e l’attività per cui è nata l’Emanuele Brignole? Considerando la grave situazione finanziaria del Brignole, chi si accollerà i debiti? L’azienda pubblica sta diventando una bad company sulle spalle dei cittadini? Ma la legge nazionale 207/2001 prevede che questo si possa fare? La Regione ha disposto una norma specifica?
Da semplici cittadini, lasciamo aperte queste domande, convinti che importi a molti il destino della cosa pubblica, della sua gestione passata, presente e futura.
(Giovanna Profumo e Stefano De Pietro) -
OLI 338: ELEZIONI – L’alternativa del voto disgiunto
Oli bipartisan? Così sembrerebbe leggendo gli ultimi articoli pubblicati da Oli, se pur circoscritti a “Lista Doria” e “Movimento Cinque Stelle”. Tali raggruppamenti, peraltro, sembrano catalizzare l’interesse di coloro che intendono esercitare il “diritto di voto” ma non intendono più riconoscersi nelle logiche e nei programmi dei partiti del centro sinistra. A sensazione sono molti.
Inutili le recriminazioni! Bisogna partire da un dato di fatto presente in tutto il Paese: la voglia di amministratori diversi per “amministrare” la città e “gestire” programmi e progetti condivisi. E questo nella consapevolezza delle ristrettezze finanziarie in una fase di crisi, purtroppo esasperata da ricette accademiche di algidi professori universitari, con laute prebende, molteplici incarichi, ma avulsi dal contesto sociale e propensi a risolvere i problemi economico – finanziari del paese a scapito delle classi più deboli e meno abbienti.
La Liguria sembra destinata a regredire ulteriormente; ha cercato lo sviluppo essenzialmente nel cemento e nel mattone. Risultato: i fascicoli giudiziari accumulati in questi mesi (malaffare, corruzione, inquinamenti mafiotici, mala gestione e quant’altro).
Per quanto concerne il lavoro si accrescono le preoccupazioni in Genova. Quello che resta di industria sta per essere venduto al miglior offerente (Ansaldo – Elettronica), vivacchia su commesse residuali (Fincantieri), cede quote di traffico ad altri porti esteri e italiani (Livorno – Civitavecchia).
I genovesi, ma non sono i soli nel paese, vogliono amministratori nuovi e soprattutto non collusi con le vecchie logiche di potere. Le due realtà su cui si è soffermato OLI rispondono, in parte, a questa esigenza di novità. Ma sembra esistere incomunicabilità tra i due modi di intendere la politica e solo parziale affinità sulle logiche di gestione e di amministrazione.
Come evitare che il Comune finisca, come già avvenuto nelle elezioni piemontesi, in mano alle destre? Là infatti una presenza significativa del movimento “Cinque Stelle” ha portato alla vittoria la Lega e ad una giunta di centro destra. E’ questa l’alternativa voluta dagli elettori un tempo di sinistra e oggi insoddisfatti?
Che fare? Forse la soluzione è nelle mani dell’elettore, accantonando impossibili o utopistici accordi tra partiti e movimenti così diversi. Infatti l’attuale legge prevede il voto disgiunto (la facoltà di votare per il sindaco e optare contestualmente per un partito non apparentato con la sua coalizione).
Inutile dire che il voto disgiunto, a Genova, potrebbe evitare un probabile ballottaggio ed i relativi rischi di una saldatura tra le destre, sotto l’autorevole guida dei “poteri forti”, sempre presenti e alla ricerca di come poter influire sulle scelte nella gestione della cosa pubblica.
Il risultato potrebbe essere l’affermarsi, sin dal primo turno, di un sindaco “nuovo” che coesista con una nutrita e coesa pattuglia di opposizione cui delegare il controllo, per evitare il riaffiorare della logica spartitoria, dei compromessi, o che si perpetui il malcostume recentemente venuto a galla nelle commissioni comunali in tema di “prendi il gettone e scappa”.
Ma fino ad ora poco si parla del “voto disgiunto”, quasi fosse una cosa disdicevole. E questo anche sui quotidiani locali di informazione.
(Vittorio Flick) -
OLI 338 – ILVA: Taranto, Genova tra occupazione e ambiente
Ilva. Sono scesi in piazza in ottomila a Taranto per difendere lo stabilimento siderurgico. Tutti operai. L’hanno fatto perché “il cancro è solo eventuale, ma se la fabbrica chiude la fame è certa”, così ha dichiarato uno di loro al giornalista del Corriere della Sera.
A muoverli, pare, non tanto il sindacato, quanto il padrone del più grande stabilimento siderurgico europeo. Quello che dà a loro il pane.
Su il Fatto quotidiano la sintesi della perizia che fotografa la situazione ambientale nella cittadina pugliese: “Le emissioni dello stabilimento Ilva causano malattie e 90 morti l’anno nella popolazione di Taranto” questo hanno stabilito “i medici nominati dal gip Patrizia Todisco nella perizia epidemiologica per comprendere lo stato di salute dei tarantini in relazione agli inquinanti emessi dallo stabilimento siderurgico.” Il record di decessi e malattie croniche “spetta al quartiere Paolo VI”.
Alta, tra i dipendenti dello stabilimento siderurgico, è la preoccupazione per le conseguenze che l’indagine aperta in procura sull’inquinamento causato dall’Ilva potrà avere sul loro posto di lavoro. E se c’è l’ansia dei padri per le malattie dei figli, ostinata e contraria è quella per la perdita del lavoro. Ambiente e occupazione a Taranto fanno fatica a parlarsi in questi giorni.
Ed anche l’accordo di programma di Cornigliano, nella dichiarazione di un operaio tarantino, diventa un esempio preciso: “A Genova l’Ilva ha chiuso l’area a caldo e la gente è rimasta a spasso. Questo non deve accadere pure a Taranto”.
Nichi Vendola è alla ricerca dell’equilibrio “fra la vita di una grande azienda, il più grande polo siderurgico d’Europa, e il diritto alla vita e alla salute della comunità tarantina, a cominciare dai residenti che vivono nei quartieri a ridosso dei parchi minerari, del grande insediamento industriale”.
Genova, che queste vicende le conosce bene, pare distante un oceano da Taranto e molto distratta.
Anche inconsapevole di quanto Cornigliano dipenda a livello produttivo dallo stabilimento pugliese. Quell’inchiesta riguarda anche lei.
(Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato) -
OLI 338: LETTERE – Pasqua buona. Auguri!

Piero della Francesca – La Resurrezione La settimana di passione si annuncia
con il volto trafitto da una corona di spine.A ciascuno il suo frammento di vitale dolore.Solo chi veste la dura corazza dell’oronon sente gli spigoli aguzzi della pietrae le lame affilate del fuoco interiore.Ma ogni spina è sentinella a un fiore.E ci troviamo nella scia della resurrezione.Ne sentiamo il vento che richiama.Non vigilavamo quando si aprì il sepolcro.(Angelo Guarnieri)
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OLI 337: VERSANTE LIGURE – MERCATO DEL LIVORE
L’hanno stravolto? Rotto?Ma no! Ma chi l’ha detto?Restyling assai ridottoche ha un assonante effetto:da articolo diciottoa articolo disdetto.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA. -
OLI 337: ELEZIONI – Lista Doria, la sfida della partecipazione

Foto di gruppo delle candidate e candidati della lista Doria La lista viene presentata nella piccola sala del punto di incontro in salita Santa Caterina, affollata da giornalisti, simpatizzanti e da cadidate e candidati che si rendono riconoscibili appuntandosi la spilla bianca e arancione “marco Doria X Genova”.
Il candidato sindaco ne spiega le “particolarità”. La prima è quella più fortemente simbolica: l’elenco è di 39 nomi, non di quaranta. Il quarantesimo candidato non può esserci perché la legge italiana non consente ancora agli immigrati di essere eletti ed elettori. Questa provocazione politica viene applaudita con convinzione, e troverà spazio sulle notizie di stampa del giorno dopo.
Non trova invece spazio un’altra notazione di Doria, che commentando la forte presenza femminile, il 59 % dei nomi, dice “E’ un dato significativo, ma non è stato difficile ottenerlo, perché in giro ci sono un sacco di donne capaci, in gamba, oneste”. Certo che bisogna cercare dove non si sono già consolidati i meccanismi del potere, con i loro tetti di cristallo.
I 39 nomi sono allineati in ordine alfabetico perché “Non esistono candidati o candidate più importanti di altri”. Doria, nel parlare, usa con attenzione i generi maschile e femminile. Aggiunge: “Sono tutte persone serie, oneste, competenti, disinteressate. Tutte con una grande passione per l’impegno civile”.
Tra loro anche una componente storica della redazione di Oli, Eleana Marullo.
A mia memoria la democrazia dell’alfabeto non è mai stata molto praticata nelle competizioni elettorali, e ci sarà ben un motivo. Ma questa scelta comunica un messaggio che va oltre la materiale concretezza di non favorire la piccola cerchia dei predestinati. Doria lo esplicita dicendo che la sua lista “E’ un tassello di democrazia partecipata. Sono singole e singoli cittadini non in rappresentanza di organizzazioni o associazioni”.
La sfida ora è garantire un futuro all’esperienza di partecipazione che ha entusiasmato il popolo dei comitati per le primarie di Doria. Tutte le esperienze collettive dopo l’entusiasmo della crescita, del riconoscimento reciproco, incontrano inevitabilmente fasi di crisi, difficoltà nel riconoscere e gestire le differenze interne, nel coniugare partecipazione e democrazia con i ruoli di direzione. Questa è la sfida politica più importante, e più difficile.
L’intenzione c’è. Doria nel suo brevissimo discorso ha detto che la spinta delle primarie “deve vivere per cinque anni”.
L’obiettivo, dice Doria, è di “provare a rinnovare un po’ la politica cittadina, dando spazio ad una società civile che rivendicava di avere parola”.
Ora intenzioni e speranze devono diventare vita vissuta.
(Paola Pierantoni)





