Autore: Redazione

  • OLI 336: CITTA’ – Levante, park a piacere

    A conclusione di legislatura arriva in Commissione Urbanistica una pratica del 2000 su viale Quartara, dodici anni per decidere sugli oneri di urbanizzazione, cioè che cosa il committente di un intervento edilizio deve fare per la comunità, per il Comune, per poter costruire.
    L’area in questione fa parte di una vecchia villa con parco, dove il pollaio della vecchia villa è servito a suo tempo per fare volume alla costruzione di una nuova palazzina, mentre sul lato sinistro della strada dove c’erano delle serre, e vincolato per questo motivo, di edificio se n’è fatto un altro. Tutto superato.
    Per avere il permesso di edificare venne stabilito di realizzare parcheggi ad uso pubblico con le opere necessarie all’accesso, che sarebbe dovuto avvenire “attraverso il varco esistente mantenendo lo stesso cancello posizionato sempre aperto”.
    Nel 2008 si dichiara un importo di 28 mila euro per i lavori del parcheggio, mentre i proprietari firmano per “ vincolo permanente di destinazione d’uso a parcheggio pubblico”.
    Passano anni e proprietari, che se ne assumono i vincoli di cui sopra.
    Sorpresa però. La Polizia Municipale della sezione di Quarto nel 2009 esprime parere contrario per la disciplina della circolazione nell’area a parcheggio pubblico: “ condizioni non ritenute superabili anche con l’eventuale installazione di specchi parabolici”.
    Niente parcheggi pubblici dunque e si passa alla richiesta per monetizzare: mq 276 moltiplicato per 267 euro, valore stabilito dalla delibera comunale 20/2009, un totale di circa 70 mila euro.
    Tanto vale il suolo per il Comune in uno dei quartieri più belli della città, ma la delibera comanda!
    E si sa che Genova ha gli oneri di urbanizzazione fra i più bassi d’Italia. E aggiornarli un pò?
    Nel frattempo nell’area della vecchia villa si sta costruendo un’autorimessa per box interrati, il cui ingresso forse passerà proprio su quegli ex parcheggi pubblici, che nel frattempo potranno però sempre essere parcheggi ma “pertinenziali” della palazzina.
    Infatti il Comune propone nel nuovo accordo che le aree “non più destinate ad uso pubblico, saranno destinate a parcheggio del complesso residenziale”.
    Ecco quindi la proposta presentata in Commissione, che ha suscitato perplessità per il cambio di uso del parcheggio e per la somma corrisposta, al di là dei tempi biblici per istituzioni e committenti.

    “In questo momento il Comune ha gravi problemi di Bilancio e i soldi servono” dichiara la Sindaco. E’ vero, ma perché non altre opere pubbliche sul territorio, ci sono marciapiedi da rifare, giardini da riordinare, c’è soltanto da scegliere, dubbi a parte sul parere di allora della polizia Municipale e contrario ora.
    “La pratica non è stata aperta dai miei uffici ed io cerco di rimediare, non ho interessi personali” dichiara allora la Sindaco, che annuncia altresì che ritirerà la pratica: è stata soltanto il portavoce, le crediamo, ma si è aspettato tanto, perché non verificare meglio?
    Intanto, ignoti ogni tanto infilano sul segnale P. parcheggio pubblico, un bel sacchettone nero della spazzatura e neppure il portatore di handicap osa parcheggiare.
    (Bianca VergatiFoto dell’autrice)

  • OLI 336: COMUNE – Gettoni: una semplice domanda

    La semplice domanda è questa: era necessaria, a fine legislatura, la pazienza di Raffaele Niri per “rivelare” su la Repubblica (vedi articoli dal 13 al 17 marzo) lo scandalo delle fulminee presenze di un bel numero di consiglieri alle commissioni consiliari, giusto il tempo per aver diritto ai 100 euro lordi previsti per questa attività? La giunta, la sindaco, non lo sapevano? Impossibile.
    La cosa non poteva non essere nota, ed è stata tollerata.
    Il caso apre due questioni, una sul piano dell’etica, l’altro su quello dell’organizzazione del lavoro e della funzionalità delle commissioni consiliari.
    Proviamo ad illustrare la questione etica con qualche esempio comparativo. In molti posti di lavoro un minuto di ritardo alla timbratura costa al lavoratore fino a mezz’ora di ferie. Chiunque abbia lavorato in fabbrica da operaio sa che ci si deve presentare alla timbratura d’ingresso già cambiati di abito; all’uscita, al contrario, ci si cambierà solo dopo la timbratura. Per venire ad esempi più moderni, nei call centers i lavoratori devono essere alla loro postazione dieci minuti, un quarto d’ora prima dell’inizio dell’orario effettivo: “Dobbiamo logarci, aprire tutto il programma, controllare le pubblicazioni che giornalmente ci vengono fornite e … dimenticavo: per prima cosa dobbiamo metterci alla ricerca di un posto di lavoro, perchè non ci sono postazioni fisse … alle 8 in punto dobbiamo essere attive e collegate” (*). Sul lavoro si contano i minuti, e a volte i secondi. Sarebbe etico, anzi, normale, farlo anche in Comune, per rispetto dell’Istituzione in cui si è stati eletti, per rispetto degli elettori, per rispetto dei lavoratori.
    Però c’è anche una fondamentale questione di funzionalità: quale è la finalità, il risultato atteso, il contributo dovuto da ogni singolo, in gruppi di lavoro formati da venticinque, trenta persone che partono al gran completo, ma in capo ad un’oretta sono ridotti alla metà o a un terzo delle presenze? Nessuna organizzazione può permettersi una tale irrazionalità.
    Sembra evidente che in queste commissioni alcuni lavorino, gli altri invece vi figurino solo per una formale rappresentanza politica e per totalizzare un guadagno. Sollevare il problema ed aprire uno scontro, evidentemente, non è stato giudicato finora politicamente produttivo o interessante.
    Su la Repubblica del 15 marzo, viene citata la dichiarazione di “uno degli assessori più influenti della Giunta Vincenzi” che – giustamente – considera demagogiche le affermazioni per cui cinque milioni di euro spesi per i lavori delle commissioni consiliari siano da considerare buttati al vento: “Le commissioni fanno parte dei costi della democrazia. L’importante è farne meno e farle tutte utili”. Ineccepibile, ma perché non è stato fatto? Perché per parlarne pubblicamente e scoprire che un problema analogo c’è anche nei municipi, è stata necessaria una campagna di stampa?
    Dedichiamo ai “furbetti” che fanno presenza per un minuto per intascare i 100 euro, il video che segue, frammento della rappresentazone in forma teatrale di “La spiaggia“, in cui viene messo in scena, con ironia, un altro minuto importante: quello che paghi tu se tardi a timbrare all’Ilva, con la trattenuta di mezz’ora di ferie.


    (Paola Pierantoni)
    (*) Da “Idee per un cambiamento – Una ricerca sulle condizioni di lavoro nei call center” – 2007 – Ed. Inail Liguria

  • OLI 336: GIROTONDI – 16 marzo Genovainpiazza, un amico ricorda

    Cristiano Barattino ha postato su facebook alcune pagine di quotidiano che ricordano la manifestazione del comitato 16 marzoGenovainpiazza. Dieci anni fa.
    Cristiano è un caro amico perché posta i ricordi politici come fossero cartoline ed aiuta chi c’era a non perdere la memoria. Una memoria intima e personale ma al tempo stesso collettiva, nazionale e genovese.
    “Esattamente 10 anni fa” scrive “il primo Girotondo in Liguria… Oggi quella manifestazione promossa dal comitato “16 marzo Genovainpiazza” a molti, forse, dirà poco, ma a pochi, di sicuro, dirà molto…”
    E’ un caro amico perché insieme ai ritagli di giornale restituisce il ricordo di studenti e professori che chiedevano – con le sole bandiere della verità e del rispetto della democrazia – il cambiamento nel paese.
    E’ un caro amico perché, così, restituisce il ricordo di Claudio Costantini che del ‘16 marzo Genovainpiazza‘ è stato una delle anime pensanti e calorose.
    La newsletter Oli è figlia di quel movimento e di quel comitato.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 336: GENOVA – Appello all’Amiu

    Dunque, la rumenta galleggiante, alias installazione di modern art nella fontana di Via del Campo oggi, dal lontano 3 febbraio,  è ancora lì (vedi OLI 333).
    L’esperimento sta diventando pulp.
    O chiamiamo Peter Greenaway per girarci un film, o la puliamo. Che ne dite?
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 335: VERSANTE LIGURE: (S)CONSOLAZIONI

    Mi avverto vecchio, smorto
    rimpiango gli anni verdi
    nel vuoto io mi incarto
    fra spleen, pianti, ricordi.
    Ma poi, come risorto,
    ho entusiasmi assurdi
    illogico trasporto
    per ciò cui i più son sordi:
    mi dà (pensa!) conforto
    lo schifo di Riccardi.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
    .
  • OLI 335: COMUNE – Focus sulla trasparenza

    La legge n. 69 del 18 giugno 2009 (“Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile”) stabilisce che tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere accessibili al pubblico, attraverso i propri siti internet, le informazioni relative ai dirigenti (curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali) e i tassi di assenza del personale. Come è stata recepita questa norma dalle pubbliche amministrazioni a Genova ed in Liguria? Con questo contributo, primo di una serie, si verificheranno la trasparenza e l’accessibilità delle informazioni, a cominciare dal sito del Comune di Genova (http://www1.comune.genova.it/trasparenza_finale/welcome.asp). Oltre ai dati relativi a dirigenti, amministratori e posizioni organizzative, il Comune di Genova pubblica anche alcune informazioni relative agli incarichi esterni, alle auto blu, alle società partecipate. Per conoscere curriculum, retribuzioni e premi dei dirigenti, si può effettuare una ricerca per area, per nominativo oppure avere una visione d’insieme suddivisa per anno (http://www1.comune.genova.it/trasparenza_finale/dirigenti.asp). Per l’anno 2010, ad esempio, i dirigenti nell’elenco generale sono circa 115, quelli accessibili per nominativo dall’elenco 99. Tra questi, 9 non hanno pubblicato il proprio curriculum (la dicitura riportata è “curriculum in fase di inserimento”), 11 ne hanno pubblicato uno quasi inesistente (ossia con l’indicazione del ruolo attualmente occupato e poco altro) oppure non aggiornato alla posizione attuale, gli altri invece hanno inserito un curriculum dettagliato ed aggiornato. Facendo una ricerca sulle retribuzioni dei dirigenti, sempre per il 2010 (i dati del 2011 non sono ancora presenti sul sito in questa sezione), si ricava una retribuzione media lorda di circa 100mila euro all’anno, nei quali è compreso un premio di risultato la cui media si aggira intorno ai 14mila euro. Un documento consultabile sul sito spiega che il premio di risultato ai dirigenti viene assegnato in base al raggiungimento di obiettivi e ai comportamenti organizzativi. Gli obiettivi possono essere al massimo 4: tre proposti dallo stesso dirigente ed uno generale (“assegnato a tutti trasversalmente”, cit.). Possono essere comunque modificati nel corso dell’anno. Nell’assegnazione del premio hanno un peso, continua il documento, anche fattori quali l’impatto esterno (ossia con i cittadini e gli utenti esterni) e quello “interno”, la “disponibilità al cambiamento”, la “comunicazione e relazione e orientamento all’utenza”. Come si evince dai dati del 2010, alcuni ruoli possono ricevere retribuzioni liberamente adeguate alla responsabilità affrontata: esiste infatti un articolo del CCNL dei segretari comunali (art. 44), per cui al segretario comunale che sia investito anche del ruolo di direttore generale “viene corrisposta in aggiunta alla retribuzione di posizione in godimento una specifica indennità, la cui misura è determinata dall’ente nell’ambito delle risorse disponibili e nel rispetto della propria capacità di spesa”. Questo è stato il caso di Genova, e nel 2010 il segretario comunale nonché direttore generale ha percepito una retribuzione lorda di 213mila euro, somma che pare lontana dalle attuali capacità di spesa del Comune di Genova. (si veda anche http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/12/30/danzi-addio-al-veleno-il-sindacato-attacca.html). Si chiude la carrellata sulla trasparenza del Comune di Genova con la tabella delle assenze, aggiornata all’anno in corso. Il tasso di assenza è riportato mese per mese in tabelle riassuntive che elencano tutto l’organigramma del comune (http://www1.comune.genova.it/trasparenza_finale/assenze.asp ); la percentuale di assenza va dallo 0 per cento in uffici particolarmente virtuosi e mesi particolarmente fortunati, fino a superare in alcuni casi la soglia del 30 per cento.

    (Eleana Marullo)
  • OLI 335: COMUNE – Puc e fiuto per gli affari

    Ultimi giorni di mandato per l’Amministrazione comunale, poi scatterà il limbo pre-elettorale e non si potrà più approvare nulla e così come sotto ferragosto parte la corsa a proporre di tutto e di più.
    La Commissione urbanistica si riunisce praticamente tutti i giorni con sedute al mattino e al pomeriggio per portare poi il tutto in approvazione al Consiglio Comunale.
    Sono sfilati grandi progetti come l’ex area Enel di Sampierdarena, con nuovi grattacieli e in cambio un asilo per 100 bambini e l’ex Piombifera con altre residenze: “ Basta con un Ponente solo di fabbriche”, proclama Vincenzi.
    Passano piccoli progetti, dall’edificio incongruo produttivo da trasformare in residenze, in via Piombelli a Sampierdarena come in via Quartara o in via Bosio a Levante e poi parcheggi a gogò. “Tutta roba vecchia”, si dice , invano si chiedono chiarimenti, specifiche, anche in linea con il nuovo Puc e accordi vantaggiosi per Comune e territorio.
    Esemplare la proposta di costruzione di autopark in zona S.Vincenzo, per cui l’autorizzazione della Soprintendenza, essendo zona di reperti medievali, nonché il piano delle aree esondabili e il riferimento al Puc si presentano dopo insistenza della Commissione; e, a sorpresa, il progetto si scopre inserito nelle Norme Speciali (Puc AR-UR5), ovvero dove esistono già progetti che vanno avanti al di là della nuova normativa, che entrerebbe in vigore.
    Perciò la costruzione a gradoni di sette piani, cinque seminterrati e due interrati, prevederà circa cento box e posti auto e moto su iniziativa dei commercianti, il Civ, ma non per parcheggi a rotazione per i clienti; eppure la zona è commerciale, non per vendere ai residenti come pertinenziale, cioè vicino a casa: basta abitare nel raggio di alcuni chilometri.
    A che servono dunque? Per riqualificare un’area degradata, giusto, (e lasciata degradare), ma non per rimettere in ordine le stradine annesse come salita della Misericordia o della Tosse: troppo costoso, manca l’equilibrio economico, sostengono i tecnici. In cambio il Comune dopo aver ceduto il diritto di superficie riceverà fra un dare e avere forse duecentomila euro di oneri di urbanizzazione, panchine, verde pubblico attrezzato, qualche locale per farne non si sa cosa e l’uso gratuito a fini scolastici per due mattine alla settimana della palestra che si costruirà.
    Un affarone per il Comune questi project financing!
    Lo stesso fiuto per i parcheggi di area della Marina sotto via Madre di Dio, già costruiti anche con finanziamenti pubblici e i cui proprietari indignatissimi, hanno chiesto audizione. Motivo? La stessa società di cui sopra, Cemedile, chiede un’integrazione al prezzo pattuito, ovvero tremila euro in più dei 23 mila pagati per sopraggiunti costi aggiuntivi. I proprietari vogliono che sia il Comune ad intervenire perché altrimenti si annulla la Convenzione, ovvero il contratto fatto a suo tempo con l’Amministrazione. Le regole sono regole e vanno rispettate, sostengono, ma il Comune invoca la Corte dei Conti che potrebbe rivolere indietro il finanziamento pubblico.
    Complimenti agli uffici tecnici e a quelli legali per le Convenzioni che fanno.
    Ardimentosi però i cittadini: un box in quella zona costa più del doppio.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 335: LAVORO – Fiom e loro alla patria

    Settimana enigmistica, trova le differenze.
    Sono passati dieci anni dalla prima manifestazione in difesa dell’articolo 18 e a Roma venerdì 9 marzo c’è lo stesso sole di allora, ma più parole d’ordine. In corteo striscioni colorati, operai e giovani precari, prodotti a basso costo del mercato del lavoro italiano stile nuovo millennio.
    Come nel 2002 l’articolo 18 è, per chi manifesta, un diritto inalienabile e da estendere a chi tutele non ne ha.
    Simili le parole. Diversa la sostanza.
    In sciopero, oggi, unicamente la Fiom, lasciata sola da chi in quella lotta – appena dieci anni fa – aveva fortemente creduto e l’aveva vinta. E’ un fatto che il nuovo governo riesce a proporre riforme che a Berlusconi era concesso di sussurrare appena.
    Al corteo si unisce Vendola, ma è l’unico politico da prima serata. Ci sta il tempo per una breve narrazione ai cronisti e, senza nemmeno raggiungere Piazza San Giovanni, sparisce in una strada laterale.
    La Fiom riempie il viali con i suoi iscritti, li colora di rosso. Insieme a loro immigrati, lavoratori dello spettacolo, parenti delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio, studenti e pensionati.
    Solitaria sventola una bandiera del Pd. Chi la tiene ha la fierezza del pensatore libero in partito incerto.
    Settimana enigmistica, trova le differenze: i dieci anni trascorsi che nel disegno non si possono vedere, l’assenza di Cofferati, l’arrivo in Fiat di Marchionne – narrato dalla rabbia dei delegati Fiom – reintegrati proprio grazie all’articolo 18. La riforma delle pensioni, la continua crescita del precariato, un’incapacità costante di presidiare il lavoro da parte dei partiti e di una larga fetta del sindacato, quarantasei tipi di contratti precari diversi. Le dimissioni in bianco fatte firmare alle donne. La necessità di difendere la costituzione nei luoghi di lavoro. L’articolo 8, voluto da Berlusconi, in cui si consente alle aziende di derogare alla legge.
    Trova le similitudini: il concetto, lo stesso di dieci anni fa, che cedendo diritti si crei occupazione. Che la minor tutela per tutti equivalga a minor danno per un maggior numero di lavoratori. Che grazie al sacrificio, quello dei soliti, si faccia il bene della nazione, una nazione che ha scelto di essere competitiva grazie alla bassa retribuzione, in cui non si investe in ricerca.
    Un certo clima diffuso e pressante di oro alla patria.
    O meglio di loro alla patria.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)


  • OLI 335: LAVORO – I greci con la FIOM

    Venerdi 9 marzo, a Roma, tra le molte voci udite alla manifestazione nazionale della FIOM, Ghiannis Stefanopoulos, presidente del Poem, il sindacato dei metalmeccanici greci, ha gridato alla piazza le ragioni del popolo greco, della sua rabbia, e della sua speranza.
    L’intervento è riportato interamente su Youtube.
    (Ivo Ruello – video dell’autore)