Mentre i giornali raccontano delle guerre commerciali tra i classici fabbricanti dei tablet, in India appare un nuovo oggetto che potrebbe rivoluzionare il mondo, si chiama Aakash (*), è un computer tablet dal costo di produzione di poche decine di dollari, che sarà venduto a meno di 100 euro nel mercato mondiale.
Il progetto, fortemente voluto dal governo indiano per fornire la possibilità di accedere alla rete a tutti gli studenti, era stato già precedentememte annunciato e qualcuno aveva sollevato il sopracciglio di fronte alla corsa appena iniziata dai tecnici indiani. Invece, puntuali come un treno inglese, ecco il “device” che potrebbe scuotere il mondo dell’informatica, costringendo i concorrenti ad abbattere clamorosamente i prezzi. Su Ebay per ora si trovano solo le custodie (**).
Certamente non si tratta della “Ferrari” dei tablet, ma per un accesso alla posta e alle pagine web è sufficiente.
Mentre in Italia continua la diatriba sui libri di testo, costosissimi, anche dopo l’ultimo decretone del governo B. che ha limitato la possibilità di sconti in editoria, all’estero si lavora sodo e si ottengono risultati. Un ulteriore messaggio di quanto sia indispendabile sostituire i governanti dai capelli bianchi con giovani svegli e pronti ad un cambiamento, che avvenga senza curarsi troppo delle corporazioni e delle sinergie negative tra istituzioni e poteri privati che caratterizzano la nostra economia.
(*) http://informatica.liquida.it/focus/2011/10/06/aakash-la-tavoletta-anti-ipad-made-in-india-che-costa-26-euro/
(**) http://www.ebay.com/itm/AAKASH-UBISLATE-ANDROID-2-2-7-TABLET-PC-SLEEVE-CASE-1-EBAY-/150675319792?pt=US_Tablet_Accessories&hash=item2314f2ebf0#ht_4659wt_955
(Stefano De Pietro)
Autore: Redazione
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		OLI 323: INTERNET – Aakash, una parola davvero nuova
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		OLI 323: CULTURA – Ken Russell: un ricordo personale“Correva l’anno 1987”, si usa dire, molti anni sono trascorsi, eppure la memoria in me è ancora vivida. Nel Teatro Margherita di allora, i cui spazi sono ora utilizzati dal supermercato Coin, si rappresentava Mefistofele, di Arrigo Boito, sotto la regia di Ken Russell (*): le scelte di Russell avevano creato un clima burrascoso già nei giorni precedenti (**), per scatenarsi poi, la sera della prima, in una forte contestazione, senz’altro attesa e, forse, programmata, visto che alcuni si presentarono in teatro muniti di fischietti da vigile urbano (***). 
 Durante la replica a cui assistetti, la contestazione si scatenò solo alla scena in cui Margherita canta la sua aria, in una cucina moderna, nell’atto di stirare panni, davanti ad un frigorifero contenente la testa della madre. Scelte provocatorie, dissacranti, certo, ma anche divertenti, almeno a giudizio di un melomane “dilettante”, quale lo scrivente si ritiene: il gusto della provocazione cercata, della contestazione che evidentemente risultava in qualche modo gradita anche a Ken Russell.
 A quella replica cui assistetti, il regista sedeva in galleria, qualche fila davanti a noi: ai fischi ed agli applausi che si contendevano la scena, rispose alzandosi in piedi, voltandosi verso il pubblico, ringraziando tutto il pubblico, contestatori e non, vestito con un’incredibile giacca a grandi scacchi rossi, quale solo un’inglese, per quanto eccentrico, si può permettere. Indimenticabile.
 Al di là di giudizi estetici, a livello di reazione puramente emotiva, è per me un piacere ricordare quella sera, un salutare schiaffo al tradizionalismo imperante nei teatri d’opera.
 (Ivo Ruello)
 (*) http://www.teatrodel900.it/index.php?option=com_content&task=view&id=449&Itemid=360
 (**) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/01/24/il-vecchio-faust-diventato-hippy.html
 (***) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/01/25/evviva-mefistofele-abbasso-ken-russell.html
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		OLI 323: PAROLE DEGLI OCCHI – Don Gallo nel frigo rossoFoto di Giorgio Bergami ©G’Day su La7, primo dicembre 2011: stavolta in diretta nel rosso frigorifero di Geppi Cucciari c’è don Andrea Gallo.Tutta la puntata: 
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		OLI 323: LETTERE – Appuntamento allo Zenzero per il centro anti violenzaSu OLI 275 un anno fa lanciai l’allarme sul futuro del Centro antiviolenza di via Mascherona e sui Centri d’ascolto presenti nel territorio provinciale. 
 L’allarme è diventato realtà e, al momento, gli impegni previsti a bilancio non sono sufficienti a garantire per tutto il 2012 la loro esistenza. Mancano circa 50.000 euro e le prospettive future, compreso lo smantellamento delle Province, sono decisamente nere.
 Il Centro di via Mascherona in questi anni ha funzionato bene consolidando la rete con i servizi presenti sul territorio, garantendo le donne nel percorso di fuoriuscita dalla violenza .
 La maggior parte delle donne seguite ha contattato il Centro direttamente, altre hanno chiamato il numero nazionale 1522 di cui il Centro è riferimento territoriale, vi sono poi le segnalazioni degli ospedali e pronto soccorso, delle forze dell’ordine e degli ambiti territoriali sociali.
 Al Centro risponde una operatrice esperta che ascolta le motivazioni della donna e a seconda dei problemi la indirizza ai servizi opportuni.
 Il passo successivo può essere la proposta di un appuntamento per approfondire la situazione con la donna e valutare assieme il da farsi. Non sempre chi ha trovato il coraggio di telefonare è andata all’appuntamento, a conferma di quanto sia difficile riconoscere la propria condizione di violenza e avere la forza per uscirne. Ciononostante da gennaio 2009 ad oggi le donne prese in carico dal Centro sono oltre 400. Un dato importante che sappiamo essere però solo la punta di un fenomeno che rimane nella quasi totalità sommerso. I dati raccolti dal Centro evidenziano l’attivazione prevalente della consulenza legale e psicologica come pure il prevalere di violenze fisiche e psicologiche che nella maggior parte dei casi si sommano a quella economica. L’autore della violenza è in maggioranza il partner o ex partner (coniuge, convivente , fidanzato) o comunque una persona conosciuta a conferma di una dato ormai noto a livello mondiale.
 Le donne sono in maggioranza e con una età media di 41 anni e nel 50% dei casi hanno figli minori che assistono o subiscono direttamente la violenza e ciò costituisce in molti casi il motivo scatenante per decidersi a chiedere aiuto. Le donne straniere appartengono pur con numeri diversi ad oltre 18 nazionalità. I maltrattanti sono in maggioranza italiani anche nel caso di donne straniere e i dati confermano la trasversalità del fenomeno della violenza sia per quanto riguarda le etnie che la condizione sociale.
 La pesante crisi economica che stiamo vivendo rischia di mettere nuovamente in secondo piano i finanziamenti contro la violenza, considerandoli marginali rispetto alla macelleria sociale in atto. Per questo, pur continuando a ribadire che le istituzioni se ne devono far carico a tutti i livelli, la Rete provinciale antiviolenza ha lanciato una raccolta fondi: non è facile, ma ci proviamo.
 Tra gli artisti che ci sostengono con iniziative c’è il Coro Daneo che terrà un concerto a favore del Centro sabato 10 dicembre alle 17.30 presso il circolo ARCI Zenzero di via Torti 35. A seguire una cena solidale a 23 euro con prenotazione entro il 7 dicembre chiamando Paola 0105499470 oppure Rita 3204359045.
 Vi aspettiamo, NON CHIUDETE QUELLA PORTA!
 (Marina Dondero – Assessora della Provincia di Genova)
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		OLI 322: SOMMARIOVERSANTE LIGURE – PIAZZA DELIRI (Enzo Costa e Aglaja) 
 CITTA’ – Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento Tesi (Giovanna Profumo)
 SCARPINO – Il gassificatore ossigena l’aria di Genova (Stefano De Pietro)
 IMMIGRAZIONE – Nuovo governo, nuove politiche (Saleh Zaghloul)
 CAR SHARING – Qualche risposta e ancora qualche dubbio (Ivo Ruello)
 SOCIETA’ – Carcere di Pontedecimo – libere di creare (Giovanna Profumo)
 DIRITTI – Cittadinanza, in coda all’Europa (Saleh Zaghloul)
 INFORMAZIONE – Repubblica on line ci da in pasto allo spam (Paola Pierantoni)
 PAROLE DEGLI OCCHI – Fuori dalla città c’è l’autunno (a cura di Giorgio Bergami)
 LETTERE – Car Sharing, i chiarimenti di Marco Silvestri (Marco Silvestri)
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		OLI 322: VERSANTE LIGURE – PIAZZA DELIRISi dimenano di bottofra scenate e gesti estremiogni freno in loro è rottoe saltati son gli schemiquel che è sopra metton sottocrean casini, crean problemi!Una cosa io ho dedotto:i mercati sono scemi.
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		OLI 322: CITTA’ – Terzo settore, a distanza di un anno la piazza e le Cento TesiBrandiscono i panni per l’incontinenza come striscioni. 
 Ci hanno scritto sopra “anziano pensaci tu”. Sono spudorate. Aprono così porte e finestre di stanze che preferiremmo vedessero solo loro e ci mostrano la faccia peggiore dell’assistenza all’anziano. Vengono pagate da un minimo di 450 Euro al mese per venti ore settimanali, ad un massimo di 950 Euro per un tempo pieno.
 Giovedì 24 novembre a Genova la manifestazione del Terzo Settore ha visto in un lungo corteo le assistenti domiciliari accanto a bambini e ragazzi e a tutti coloro che a Genova lavorano per assistere poveri, disabili, vecchi e giovani in difficoltà.
 I tagli del governo Berlusconi rischiano di abbattersi in maniera implacabile su tutti loro cancellando, a partire dal prossimo anno a Genova, 400 di posti di lavoro insieme ai servizi socio educativi e assistenziali che questa occupazione garantisce. Si tratta di centri per il doposcuola, asili, centri estivi, assistenza infermieristica, presidi nel centro storico. Per ora non sono previsti ammortizzatori sociali e non si sa nemmeno se saranno contemplati.
 A distanza di un anno sono tornati in piazza, spinti dalla volontà di non accettare passivamente le scelte economiche del governo Berlusconi e nuovamente pronti a ragionare con Comune e Regione su un utilizzo delle risorse insieme alla possibilità di rinnovare i servizi sociali.
 Di seguito il link alle Cento Tesi, frutto del lungo lavoro della rete di persone e organizzazioni che avevano aderito alla prima manifestazione, quella del 4 novembre 2010.
 (Giovanna Profumo)
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		OLI 322: SCARPINO – Il gassificatore ossigena l’aria di Genova“Paperopoli, avete presentato Paperopoli!”, urla una delle trenta persone del pubblico verso il Presidente di Amiu Riccardo Casale, al convegno organizzato presso la sede genovese di Confindustria per parlare del progetto Scarpino. Insieme a Casale sul palco troviamo Giorgio Mosci (La Maona, organizzatori del convegno), Mario Bottaro (BJ Liguria Business Journal, che ha pubblicato lo scoop del progetto Scarpino in barba ai giornali locali), Giovanni Calvini (Presidente Confindustria di Genova). Al dibattito hanno partecipato anche Renata Briano (Regione Liguria), Carlo Senesi (assessore comunale), Matteo Campora e Alessio Piana (consiglieri comunali), Riccardo Brancucci (Università di Genova), Stefano Bernini (Municipio Sestri Ponente). Il moderatore Luigi Leoni (caporedattore de Il Secolo XIX) ha tenuto saldo il timone del dibattito che ha trovato punti di disaccordo culminati, alla fine, con alcune domande del pubblico contate sulla punta di mezza mano. 
 Riassumento l’intervento di Casale, in quattro anni e mezzo Amiu, sotto la sua dirigenza, avrebbe prodotto un cambiamento epocale, partendo da una situazione di grande degrado della discarica di Scarpino per arrivare oggi ad un progetto, approvato, d’installazione di un “impianto di fine ciclo”, così viene chiamato il gassificatore da trecento milioni di euro che s’intende costruire a pochi chilometri da Genova, nel disegno di BJ con un camino incredibilmente basso. il Prof. Brancucci ammette con serena tranquillità che l’università non ha preso parte al progetto se non per la valutazione d’impatto ambientale, e che ritiene che questa tecnologia sia la migliore perché gli è stato detto dagli altri tecnici, che lo hanno convinto. In coda inizia un dibattito che trova in Campora il momento di rivincita dell’inceneritore, perché si hanno dubbi sul gassificatore: insomma, o zuppa o pan bagnato, ma sempre di bruciare si tratta. Oltre al gassificatore, che naturalmente secondo Casale non inquina, un parco eolico con ben “tre” pale, un po’ di pannelli solari, una microturbina per idroelettrico, una palazzina dove sorgerà un Centro di educazione ambientale per comprendere il ciclo dei rifiuti che alberga nella testa di questa amministrazione.
 Una nota simpatica: Casale inizia la sua trattazione promettendo ben 350 slides, a supporto del progetto Scarpino, poi per mancanza di tempo, offre al pubblico, con un sorriso, una più elementare sequenza di 35 foto, con la promessa di dare i numeri a voce.Nessuna menzione alla riduzione degli imballaggi, alla raccolta differenziata, nemmeno al riuso e al riciclo. Per Amiu il mondo inizia nel cassonetto, e vista la capacità “produttiva” del gassificatore progettato, bisognerà che la raccolta differenziata non superi il 60/70% (target odierno dell’Unione Europea).
 Lo scrivente ha proposto di pubblicare le ormai famose 350 slide di Amiu, ma trova il secco “no” di Casale, che si difende con la solita storia dei dati riservati, dopo che aveva osannato la fiducia derivante dalla trasparenza. Suggeriamo al Presidente Casale di ripensarci, e di pubblicare “tutte” le 350 slide sul sito dell’azienda – pubblica – da lui presieduta: le conteremmo una ad una. Non si vorrebbe che qualche cittadino curioso inizi a fare la “pittima di Powerpoint” davanti al suo ufficio.
 (Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato)
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		OLI 322: IMMIGRAZIONE – Nuovo governo, nuove politicheLa Lega Nord è forse il partito che dal 1994 ha avuto la più lunga influenza sul governo del paese, persino più di Berlusconi: infatti, diversamente dal Polo delle Libertà, aveva appoggiato anche il governo Dini (17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996), primo caso di “governo tecnico” interamente composto da esperti e funzionari non eletti al Parlamento. Di certo la Lega ha avuto una parte importante nel disegnare la politica migratoria del Paese, in particolare con le modifiche portate alla legge Turco – Napolitano attraverso la Bossi – Fini, il decreto sicurezza, e recentemente con il permesso di soggiorno a punti. Ciò ha avuto come risultato una politica migratoria italiana disastrosa che ha recato gravi danni al paese culturalmente, socialmente e soprattutto economicamente: impedendo il rispetto dei diritti degli immigrati e la loro integrazione ha finito per ostacolare e limitare il contributo dei migranti alla crescita del paese.Il nuovo governo del professore Monti ha istituito un ministero per l’integrazione, e soprattutto è privo dell’appoggio della Lega, potrebbe essere quindi il governo giusto per operare la svolta necessaria alle politiche migratorie del paese. Ci vogliono nuove politiche capaci di integrazione che amplino i diritti civili e di cittadinanza a partire dal diritto al voto e che diano ai migranti la possibilità di aumentare il loro già importante contributo allo sviluppo dell’Italia. Occorre, soprattutto, un provvedimento straordinario che restituisca alla regolarità ed alla legalità le persone che hanno perso il loro permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni per motivi diversi da quelli di pericolosità sociale o di ordine pubblico. 
 Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
 Il miglioramento della legge Turco – Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
 (Saleh Zaghloul – Disegno di Guido Rosato)
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		OLI 322: CAR SHARING – Qualche risposta e ancora qualche dubbioSu OLI 321(*) ci chiedevamo perché il servizio Car Sharing a Genova costasse di più che nelle altre città: abbiamo girato la domanda a Marco Silvestri, direttore di Genova Car Sharing. La sua risposta (pubblicata nelle lettere) è che a Genova e Torino il servizio è partito prima che in altre città, e di conseguenza si è già esaurito il finanziamento di “start-up”, finalizzato a facilitare il superamento della fase iniziale del servizio, durante la quale devono costruirsi le condizioni perché divenga finanziariamente autonomo. 
 Ora, l’equilibrio finanziario per una città di almeno 150mila abitanti, è raggiunto con un parco di 85 auto, a condizione che vi siano più di 20 utenti per veicolo, e che ognuno effettui più di 15 viaggi all’anno (**).
 A Genova – atti del seminario Icscarsharing dell’ottobre 2010 (***) – nel 2009 gli utenti erano 1934, e ognuno aveva utilizzato il servizio per meno di una corsa al mese, con una media di 53 chilometri circa a corsa: quindi il lato debole, e un motivo del costo elevato, è lo scarso utilizzo.
 In tutta Italia del resto il numero di iscritti car sharing è molto basso, largamente inferiore a molti altri paesi europei, e qui c’è da chiedersi perché, e quali dovrebbero essere le politiche locali per fare assumere a questa alternativa all’uso del mezzo privato la massa critica necessaria a renderlo conveniente, e ad incidere sul traffico cittadino.
 Una risposta ce la fornisce la Svizzera, dove Mobility, servizio nazionale di car sharing, avviato all’inizio degli anni ottanta, è ormai autonomo, dopo incentivi iniziali: attualmente attua convenzioni con il sistema ferroviario, e partnership con Hertz ed Avis.
 I numeri? Se la Svizzera è leader mondiale del car sharing (lo utilizza lo 0,84% della popolazione), Olanda ed Austria si attestano allo 0,15%, mentre l’Italia si ferma allo 0,00022%! (dati del 2005).
 Un altro commento arrivato al nostro blog esprime l’opinione che non sia corretto finanziare con soldi pubblici il car sharing, ritenuto un servizio privato, per di più, secondo alcuni, “roba da ricchi”.
 In realtà il car sharing ha un’utilità collettiva, o meglio, la avrebbe se riuscisse a raggiungere una dimensione significativa: si calcola che un’auto del servizio sostituisce fino a 10 auto private, con conseguente minore occupazione di suolo pubblico, riduzione di emissioni inquinanti, e riduzione del numero di veicoli in circolazione.
 Ma per il privato utente che vantaggio c’è ad usare un’auto car sharing, invece di un’auto privata? Se l’utente utilizza solo l’automobile per i suoi spostamenti la convenienza esiste fino ai 7000 chilometri all’anno, ma aumenta in modo significativo se si pratica un mix tra mezzi pubblici ed auto in affitto, e pare dimostrato che uno degli “effetti” del car sharing sia appunto quello di indurre ad un maggior utilizzo dei mezzi pubblici.
 Quanto al profilo dell’utente medio ne risulta una condizione sociale certamente non deprivata, ma nemmeno ricca: su 100 utenti genovesi 48 non posseggono un’auto privata, 52 sono lavoratori dipendenti, 22 liberi professionisti, 7 autonomi. Molto significativo infine il profilo della scolarizzazione degli utenti, che vede ben 93 utenti su 100 tra laureati e diplomati.
 Tutti i dati utilizzati sono disponibili sul sito (***).
 (Ivo Ruello – Disegno di Guido Rosato)(*) http://www.olinews.info/2011/11/oli-321-citta-car-sharing-il-piu-caro.html 
 (**) http://www.icscarsharing.it/main/doc/car/rapporto_completo.pdf
 (***) http://www.icscarsharing.it




