Autore: Redazione

  • OLI 317: INFORMAZIONE – Radio3: un inciampo a Prima Pagina

    Disegno di Guido Rosato

    Alle 7,15 tutte le mattine su Radio 3 va in onda da anni la trasmissione Prima Pagina (*), durante la quale giornalisti di moltissime testate giornalistiche, sia cartacee che online, si alternano settimanalmente nella lettura dei quotidiani. Attraverso la scelta di dare maggiore o minore priorità alle diverse notizie, o alle diverse testate giornalistiche, ciascuno esprime una sua sensibilità culturale, politica, personale: l’ascoltatore si può sentire più o meno in sintonia col conduttore; la bellezza di Prima Pagina sta appunto in questa diversità di voci, legate però dal tratto comune della professionalità e della correttezza.
    Ma anche a Prima Pagina capita l’inciampo, e così è stato con Giorgio Dell’Arti, editorialista di Vanity Fair, che per tutta la scorsa settimana ha gestito il colloquio con gli ascoltatori con uno stile, a nostro giudizio, irritante e manipolatorio, che sotto l’apparenza di un democratico confronto alla pari, limitava e distorceva le possibilità di espressione di chi telefonava interrompendolo continuamente. E se la conduttrice di questa settimana, Antonella Rampino, corrispondente diplomatico per La Stampa, ha precisato che nel colloquio con gli ascoltatori lei non avrebbe seguito lo stile di chi l’aveva preceduta, vuol dire che non siamo i soli ad aver avvertito un disagio.
    La conduzione di Giorgio Dell’Arti ci è parsa opinabile anche sotto il profilo delle priorità assegnate alle notizie. Un esempio? Domenica 23 ottobre il giornalista ha aperto la trasmissione sulla supposta responsabilità della madre nell’annegamento del bimbo di Grosseto, e ci si è soffermato, con spiacevole insistenza e ripetizione dei dettagli, per più di otto minuti: un tempo incredibile nell’economia di questa trasmissione, tenendo conto, tra l’altro, del non eccessivo rilievo con cui la notizia compariva sui siti e sulle prime pagine dei principali quotidiani. Nel contempo la riunione a Bruxelles dei capi di Governo, data quasi ovunque con grande rilievo, si è meritata solo tre minuti.

    (*) le puntate di Prima Pagina sono scaricabili all’indirizzo http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-546fce50-63a7-4a3a-a677-c01b234511bd-podcast.html
    (Ivo Ruello)

  • OLI 317: REGIONE – Lettera aperta al Presidente Burlando

    Disegno di Guido Rosato

    Caro Presidente,si apprende dal Corriere della Sera del 24 ottobre che terreni e spiaggia del Guvano, fra Vernazza e Corniglia sono messe in vendita dalle Ferrovie: prezzo base dell’asta, 380 mila euro per 143mila metri quadrati.
    L’Italia è sul baratro, i giovani non hanno lavoro né futuro ma perché togliere loro anche un pezzo del nostro patrimonio di Bellezza? Ha mai fatto un giro sui trenini che vanno per le cinque Terre? E’ un incanto di lingue, una piacevole babele perché non solo di turisti si tratta, ma di “giovani viaggiatori” che da tutto il mondo spesso fanno tappa in Liguria solo per visitare un patrimonio dell’Unesco. E’ ormai un tam tam che corre sulla rete: quanti amici dei miei figli, compagni di studio all’estero, sono venuti a trovarci per visitare le Cinque Terre.
    La Regione ha mille problemi di Bilancio, sta pensando al diritto alla salute, allo studio, ai servizi sociali. Ma non crede che anche il nostro paesaggio sia un diritto?
    Mi piacerebbe avere una risposta, e magari lanciare una colletta.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 317: CITTA’ – La palude è stata davvero sconfitta?

    Circa un anno fa (Oli 276 del 2 novembre 2010), col titolo “Nuovo ecosistema a Genova”, avevamo dato conto di un annoso problema: una infiltrazione d’acqua nel muraglione che sovrasta Via Caffaro, con conseguente palude in progressivo allargamento, debitamente fotografata. Ora diamo atto di un intervento di risanamento, ma … ma, se ben guardate, la natura con ostinazione sta riprendendo i suoi diritti.

    Qualche dettaglio nel (recente) restauro deve essere sfuggito: i naturalisti possono sperare nella rinascita – a breve – della interessante “zona umida”.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 317: CITTA’ : Storia di ordinaria manutenzione

    Asfalto, marciapiedi, aiuole, tubazioni, la città è un cantiere ormai da tempo, quanto efficace si vedrà, innegabile però che un po’ di buche siano sparite per la sicurezza di pedoni e motorini.
    Forse non tutti sanno che la manutenzione dello spazio pubblico è probabilmente l’unica vera competenza affidata ai Municipi, più note come Circoscrizioni, con tanto di assessori, comuni in miniatura che dovrebbero vigilare sul campo, essere il polso del territorio per il sindaco.
    Spetta al parlamentino dei rappresentanti di quartiere decidere se asfaltare un tratto di strada, con fondi ed esecuzione del Comune.
    Distrattamente i cittadini leggono i manifesti del Municipio, appiccicati qua e là con su scritto in caso di neve, inizio corsi di cucina e cucito, sfilata per Sant’Antonio, avviso agli elettori. Se però alla mattina si esce di casa e quando si torna non si riesce a fare il solito percorso, si brontola un pochino, ma in fondo si pensa che stia facendo qualcosa di buono, meno male, anche le buche stressano.
    Diverso è se le cose non tornano più come prima e in via definitiva.
    E’ quello che si stanno dicendo gli abitanti di via S. Luca d’Albaro, via Siena, viale Arezzo, con decine di palazzi: infatti sulla stradina di un centinaio di metri che portava a queste vie qualcuno ha piazzato un mese fa una sbarra per interdire il passaggio.
    La stradina in questione è all’inizio di via Orsini e conduce in via Puggia (quella delle famose palazzine finite al Tar) e da qui con un percorso a senso unico si arriva alle vie sopraddette, uscendone da un’altra creuza ancora. Per tornare a casa ora si arriva in cima a via Orsini, un’altra rampa e il doppio di creuza di via Puggia: niente di grave, pur se il massimo non è, alti muraglioni, spigoli aguzzi e di sera i pedoni stretti alle pareti.
    Si potrebbe con ragione obiettare “no” alle creuze carrabili, no alle automobili di oggi, troppe e troppo larghe, che non si doveva costruire così tanto, ma ora quegli edifici ci sono e la gente ci abita. Questione risibile si dirà e i problemi di oggi son ben altri.
    Ma se è vero, come si mormora, che il comune non ha voluto asfaltare la stradina rispondendo ai residenti che risultava privata, tant’è che per ripicca se n’è sbarrato il passaggio, un problemino si pone.
    Più che legittima l’azione di chi risiede nella stradina, ci si sarà stufati del traffico, ma ci si è passati sempre, ormai è di pubblica utilità, si obietta. Ci si chiede comunque se l’assessore del municipio del Medio Levante avrà fatto un sopralluogo nelle vie da asfaltare. Forse gli elettori dovrebbero rivolgersi all’assessore per la manutenzione del comune di Genova, ex presidente del municipio di cui sopra.
    In consiglio comunale intanto si sta proponendo di diminuire i componenti del municipio, anche se poi sono praticamente volontari, ricompensati da un gettone di presenza se va bene, mentre spesso per il territorio sono preziosi. Al presidente invece uno stipendio da dirigente pubblico.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 317: PAROLE DEGLI OCCHI – El Señor De Los Milagros

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Domenica scorsa si è nuovamente snodata per le vie del centro l’annuale processione del Señor De Los Milagros, il venerato patrono dei peruviani residenti ed emigrati, che vi hanno partecipato numerosi.
    Pure a Genova nuovi riti e devozioni si affiancano a quelli già praticati da tempo e l’identità locale si arricchisce di variegati apporti dal resto del mondo, anche per quanto riguarda usanze e credenze religiose come ad esempio il Ramadan islamico e il Signore dei Miracoli dei cattolici peruviani.

  • OLI 316: VERSANTE LIGURE – CHE BOSSI, CHE NOIA!

    Sei son federalisti 
    con spazio ad ogni dente
    e tre secessionisti 
    col labbro a nord sporgente
    due di stampo padano
    con lingua rugiadosa 
    ed uno anti-romano 
    con smorfia disgustosa: 
    non solo eterodossi 
    ma, a detta dei famigli, 
    diversi son, di Bossi, 
    i dodici sbadigli.
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 316: INDIGNATI – Il diritto negato da black bloc e polizia

    Alle 14.34 il primo attacco

    L’Italia è l’unico paese al mondo in cui la manifestazione degli “Indignati” del 15 ottobre è stata annichilita dalla violenza di gruppi organizzati, e dall’incapacità delle forze dell’ordine a difendere il diritto di centinaia di migliaia di cittadini a manifestare in pace e sicurezza le proprie idee.
    Nell’Italia di questi anni l’atto di manifestare in piazza è stato sistematicamente svalutato dal potere, denigrato, demonizzato, sminuito, irriso, contrastato. Questo lo ha reso un diritto non pienamente tutelato. Un articolo su pag. 8 di La Repubblica del 16/10/11 osserva: “Il Viminale si era preparato a difendere la quiete della città proibita, il quadrilatero dei Palazzi della Politica …”. E quando iniziano a verificarsi i disordini la polizia ha “tempi di reazione lunghi, farraginosi … nessun filtraggio significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo …”.
    Possiamo testimoniare l’esattezza della cronaca di La Repubblica. Eravamo alle 14.29 In Via Cavour quando una cinquantina di persone iniziano a cambiare abbigliamento (video 1) : calano sul volto i passamontagna, indossano caschi da motocicletta. Cinque minuti dopo, alle 14.34, da questo gruppo parte l’assalto alle vetrine del supermercato “Elite” (video 2 e video 3) : molto violenti, molto decisi, molto “professionali”.
    E’ qui che iniziano i disordini che spezzeranno il corteo e distruggeranno la manifestazione. Un’azione di contrasto doveva iniziare subito, dal primo innesco. Invece il tempo viene lasciato correre, scientemente o no, fino al disastro ingovernabile.
    Certo, mancava il servizio d’ordine, e in Italia non ci possiamo permettere manifestazioni di queste dimensioni senza una vigilanza organizzata. Ma sarebbe stato sufficiente un servizio d’ordine autogestito dalle centinaia di associazioni del corteo? Non si trattava di tenere sotto controllo qualche frangia disordinata, violenta ma in qualche modo “omogenea” al movimento, ma di opporsi fisicamente a gruppi completamente “alieni”, organizzati militarmente con una strategia preordinata e precisa, pericolosi, impossibili da contrastare solo con le parole o con la resistenza passiva.
    Sarebbero stati necessari, e sono mancati: un’azione preventiva di intelligence, che “rivelasse” che l’obiettivo non era l’assalto ai palazzi del potere, ma la conquista delle strade; una vigilanza a monte che impedisse l’ingresso dei black bloc nel corteo; la presenza di agenti in borghese lungo il corteo per cogliere i primi sintomi; una strategia di intervento che isolasse immediatamente i gruppi violenti.
    Non è stato fatto per incapacità, o per intenzione?
    Di certo quel che è avvenuto a Roma conferma una deriva antidemocratica, per cui chi manifesta un dissenso non è considerato un interlocutore critico, da ascoltare, con cui mediare, comunque da tutelare e proteggere, ma un nemico a cui chiudere tutte le strade.
    Strategia perfetta per fornire agli attori della violenza organizzata un terreno di consenso e di reclutamento.
    Nel brevissimo tempo in cui “tutto è andato bene” ci si è potuti riempire gli occhi delle centinaia di forme che la democrazia assume in questo paese. Dietro ogni cartello, ogni striscione, ogni viso, c’era la vita che scorre quotidianamente in ogni angolo d’Italia

    Padre Alex Zanotelli, col suo gruppo, cantava “We shall overcome!” e “La libertà è partecipazione”. La speranza sta qui.

    Video 1 –  I black bloc si preparano
    Video 2 –  Assalto ad Elite
    Video 3 –  Inizia la guerriglia

    (Paola Pierantoni e Ivo Ruello – fotografie e video degli autori)

  • OLI 316: INDIGNATI – Le immagini di Genova

    Mentre a Roma la manifestazione veniva sequestrata dai violenti, a Genova alcune migliaia di persone hanno potuto indignarsi pacificamente.

    Foto di Angela Brancati
  • OLI 316: ARCHIVI – Ehi, candidati a sindaco: sveglia!

    Tutte le volte che ci si guarda in giro al di fuori dell’imbonimento mediatico, della monotona rappresentazione che gli attori titolati fanno della politica, si scopre la politica vera, quella che scorre nelle vene segrete del paese, grazie ad attori misconosciuti. Tra questi – lo avreste pensato? – gli archivisti.
    La sintesi del problema, in pochissime parole, la dava Enzo Costa nel Lanternino pubblicato su La Repubblica del 15 ottobre col titolo: “Memoria zero”: “Nella scientifica riduzione degli organici degli archivisti c’è lo sprezzo di chi sgoverna per la cultura, rea di non essere commestibile. Ma forse di quella cosa superflua e fastidiosa che è il sapere, si prova ancora più gusto a tagliare quella cosa pericolosa che è la memoria. Elemento sgradito a quanti praticano la manipolazione delle menti. Il sogno osceno di un regime è che la protesta degli archivisti scompaia grazie alla sparizione degli archivi.”
    Scopo dell’iniziativa dell’Anai (Associazione Nazionale Archivistica Italiana http://www.anai.org/anai-cms/) era fare appello all’opinione pubblica, unica sponda per uscire da un massacro compiuto nel silenzio e nell’indifferenza. Cercare di far capire che gli archivi hanno a che fare con la vita.
    Il bellissimo opuscolo “… E poi non rimase nessuno.” predisposto dall’Anai (ne consigliamo la lettura!) dice: “Gli archivi sono come i ricordi di una persona: tutti sanno che perdere la memoria è una delle peggiori tragedie”
    Nella sala che accoglie l’incontro di Genova si radunano un centinaio di persone, tutti “addetti ai lavori”. Francesca Imperiale, della Soprintendenza Archivistica della Liguria dice “Gli interlocutori dovrebbero essere i politici, gli amministratori locali. Ma c’è indifferenza”.
    Di fatto in sala non si vede l’ombra né di amministratori, né di politici. Unica presenza cittadina “di prestigio” è il presidente della Camera di Commercio.
    A Milano, ci dicono, è andata diversamente: una sala piena di gente, inclusi i nomi di rilievo della città. Sarà il mondo di Pisapia …

    Archivio del Forum Antirazzista” salvato dalla Associazione ArFor

    Francesca Imperiale insiste sull’importanza degli archivi non statali. Fondi fondamentali per la nostra identità, cultura, diritti, costituiti da una pluralità di soggetti.
    A questo proposito qui a Genova abbiamo un grande problema in attesa di soluzione: il destino del Centro Ligure di Storia Sociale  che conserva fondi archivistici molto importanti.
    Ma l’operatività del Centro è ferma ormai da diversi mesi, bloccata da una grave situazione debitoria che ne impedisce l’attività.

    Arch. Coord. Donne FLM” salvato dalla dispersione da “Generazioni di donne

    Ci si augura che i contatti in corso con l’Amministrazione Comunale vadano a buon fine. Il rischio altrimenti è che venga dispersa la memoria della storia del movimento operaio genovese. Ad esempio la Cgil vi ha depositato il suo archivio storico. E singole associazioni hanno affidato al Centro Ligure la memoria di esperienze importanti, salvando documentazioni preziose dalla dispersione e dalla rovina a cui sarebbero andate incontro a causa della disattenzione e incuria dello stesso sindacato.
    Ehi, candidati a sindaco! Sveglia. Sarebbe stato un appuntamento interessante per voi: la questione vi chiama direttamente in causa.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 316: ELEZIONI – Il candidato sindaco che voterei

    Disegno di Guido Rosato

    Il sindaco che vorrei, io cittadino immigrato che vivo a Genova da trent’anni, è quello che dà particolare attenzione al governo dell’immigrazione; che perciò tiene per sè la delega sull’immigrazione, costituendo un gruppo di lavoro di persone antirazziste, motivate, ed esperti che dipendono direttamente da lui. L’esperienza genovese ha evidenziato, infatti, che non basta più l’assessore all’immigrazione introdotto dalla giunta Sansa e mantenuto dalle giunte Pericu. Il grande lavoro svolto da queste giunte prendendo provvedimenti e realizzando iniziative molto importanti ed utili per l’integrazione stentava a crescere come avrebbe dovuto, proprio perché ciò richiedeva un forte ed autorevole coordinamento tra i vari assessori che governavano ognuno un proprio pezzo riguardante i migranti (lavoro, casa, giovani, cultura, servizi sociali).
    Il sindaco che vorrei è quello che finalmente costruisce una politica chiara del Comune sull’immigrazione. E’ necessario essere schierati per una società solidale, aperta, accogliente ed antirazzista, ma non è sufficiente. Occorre un progetto politico ed un piano di governo dell’immigrazione: quali sono gli obiettivi da raggiungere a fine legislatura? Quali sono le priorità sulle quali lavorare e su cui concentrare le poche risorse disponibili? Le priorità a mio parere sono il problema abitativo, l’integrazione dei giovani migranti e figli dei migranti, l’intercultura e la rimozione delle discriminazioni, in particolare nell’accesso ai diritti e ai servizi.
    Il sindaco che vorrei è quello che abolisce l’assessorato alla “sicurezza”, una parola d’ordine usata dalla destra per discriminare gli immigrati, copiata da una certa sinistra, nonostante ciò perdente nelle varie tornate elettorali.
    Vorrei un sindaco che si attiva fortemente anche a livello nazionale per promuovere iniziative volte a rimuovere norme sbagliate (ad esempio la tassa di 75 euro per rinnovare un permesso di soggiorno), ed introdurne delle nuove necessarie (ad esempio il diritto al voto).
    Infine trovo molte analogie tra le lotte per le pari opportunità dei migranti e delle donne, le quali, hanno una diversa e migliore sensibilità, intelligenza ed efficienza (quando sono orgogliose di tale diversità e non si sono assimilate al maschio). Perciò il sindaco che vorrei (uomo o donna che sia) è quello che riesce a dare un segnale forte sulla questione femminile, costruendo una squadra di assessori con la metà più uno fatta da donne, dimostrando così, anche, grande autonomia dai partiti. Non mi si dica che la questione non deve essere il sesso dell’assessore ma la sua competenza, siamo d’accordo, da una parte non sarà difficile per una persona che intende governare la città trovarvi le donne competenti, dall’altra deve essere chiaro che anche le donne devono avere il diritto come noi maschi ad assessori mediocri che ci sono sempre stati in tutte le giunte di tutte le città.
    (Saleh Zaghloul)