Categoria: Salvatore Settis

  • OLI 396: PUC – Quando si partecipa troppo

    Mercoledì 22 gennaio, ecco presentarsi alle audizioni di cittadini e associazioni in commissione comunale, circa il recepimento nel Puc delle osservazioni regionali di Valutazione Ambientale, il Comitato di Terralba. Di nuovo? il suo rappresentante ha ormai calcato tutte le platee possibili, presenziando ai convegni, nei municipi, in comune, ai tavoli di discussione, dal piano urbanistico al dissesto idrogeologico, ovunque,occupando tempo e spazio, anche quando la questione c’entrava di striscio. Indubbiamente utile per Terralba, che sarà impressa nella memoria dei partecipanti, pure presso gli stralunati cittadini comuni, che avrebbero voluto sentire qualcos’altro, come in quest’occasione e non una mezz’ora di Terralba con claque al seguito.
    Chissà, magari avere una visione un po’ più ampia, sapere quale sarà il futuro dell’abitato e del paesaggio, patrimonio di tutti e non soltanto il destino delle aree ferroviarie di Terralba, su cui erano previsti edificazioni in cambio di una messa a punto di linee metropolitane di superficie: proposta delle Ferrovie dal sapore ricattatorio s’intende.
    Così all’ennesima riunione, grazie a chi si guarda soprattutto il suo ombelico, si sono avute “comode”  risposte frettolose e poco articolate su tematiche più generali, che invece interessano tutti i cittadini. Come la proposta di “moratoria sul consumo di suolo” chiesta per la Liguria da Salvatore Settis sul Secolo XIX ( 22.1.14) e portata avanti dalla rete delle associazioni della “Città che vogliamo”, infatti a Genova ci sono quindicimila vani vuoti e dunque che senso ha costruire ancora? Però apparirebbe da “esproprio oltrecortina” la proposta presentata dalle associazioni di un “allontanamento delle popolazioni” da edifici o zone più o meno a rischio, via la Valbisagno o via la Foce.
    Inquieta la preoccupazione degli uffici circa l’abbandono delle aree in collina se non si permette l’edificabilità anche a chi non fa agricoltura, come invece chiedono i giovani agricoltori, che lamentano una probabile impennata dei prezzi sui terreni agricoli se diverranno edificabili. E altrettanto dicasi per la richiesta della Coldiretti di tenersi stretti, ovviamente per trasferire o vendere, i diritti edificatori.
    Non si sono ancora avute risposte puntuali per le aree a rischio idrogeologico, che ora sono rosse e poi potrebbero non esserlo più, dopo la costruzione dello scolmatore, e nemmeno è chiaro se si costruiranno altri megaparcheggi come quelli a monte nel levante: non è un caso che il terreno dei parchi di Nervi con i suoi alberi centenari che vengono giù, sia intriso d’acqua anche quando non è piovuto. Non sono un caso neppure le casette a picco sul mare sempre nel levante cittadino, quelle che stanno franando a Nervi, frutto di un condono dell’anno di grazia 1986.
    Nessun chiarimento neppure sulle “porzioni” di verde che spettano a ciascun abitante, non soltanto l’aiuola-giardinetto o la porzione di mare libero, o al diritto di ciascuno a non vivere con troppi decibel e traffico inquinante con nuovi insediamenti. Invece di costruire le associazioni propongono una “rigenerazione urbana”, come il rinnovare anche dal punto di vista energetico per risparmiare magari sul riscaldamento, e sarebbe anche lavoro per le imprese edili, è vero, ma di questi tempi e con una popolazione anziana chi andrà a dire a migliaia di cittadini che dovrebbero ristrutturare le loro pareti o le loro finestre?
    Tutto rinviato alla discussione nello specifico del solo Puc.
    Da sottolineare previsioni demografiche ottimistiche degli uffici su eventuali futuri abitanti, previsioni che si rifanno ad un auspicio di città, più che a delle certezze. Si spera che verranno city users per l’università, per l’high tech, per il turismo, per altro lavoro e lo speriamo davvero per Genova, per i nostri giovani, non possiamo respingere queste speranze, ma la realtà di oggi ed il futuro che s’intravede dicono altro.
    Prospettive occupazionali che mettono i brividi.
    Grazie alla crisi che, per la nostra città, ha radici lontane, grazie allo spirito d’iniziativa dei nostri arditi imprenditori, che hanno investito sì nel territorio, ma al massimo nel mattone, grazie alla preminente politica industriale pseudo-pubblica, che ci ha travolto quando non ha più funzionato. A Genova sarà durissima vedere la mitica luce in fondo al tunnel, ma ancora luccicano i soliti noti, armatori, petrolieri, ministri, parlamentari, amministratori di aziende e istituzioni.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 375: CITTA’ – Il Grifo d’argento a Settis, voce nel deserto

    Lunedì 29 aprile Genova ha premiato con il Grifo d’argento Salvatore Settis, archeologo, storico, ex direttore della Normale di Pisa, professore con incarichi prestigiosissimi e lauree ad honorem, ma balzato alla notorietà perché costretto a dimettersi dalla direzione della Commissione per i Beni Culturali, dopo aver aspramente criticato la gestione del Ministero dei Beni Culturali durante il governo Berlusconi.
    Nella sala degli affreschi cinquecenteschi di Luca Cambiaso di Villa Imperiale, restaurata grazie al Fai, il professore è apparso particolarmente combattivo, forse grato per essere stato candidato da un comitato ad hoc (e dal blog di Caterpillar di Rai2) alla Presidenza della Repubblica.
    Nel suo libro più famoso, “Paesaggio Costituzione e cemento” del 2010, Settis si è confrontato con il baratro che separa i principi di difesa e tutela del territorio sanciti dalla Costituzione, dalla realtà di degrado dello spazio che abitiamo.
    “Il degrado di cui stiamo parlando non riguarda solo la forma del paesaggio e dell’ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono, è una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile da indifferenza, leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura, malcostume diffuso e monetizzazione di ogni valore.
    Un’indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire, preservare e fare “mente locale”, contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Oggi più che mai pare necessario parlare di paesaggio. Quanto mai attuale, pensando all’Ilva di Taranto, dove il diritto al lavoro si è contrapposto al diritto alla salute, ad un ambiente salubre. E la mente è corsa all’altro candidato alla Presidenza, Stefano Rodotà, alla sua lotta in difesa della Costituzione, dei diritti.
    Ma indignarsi non basta. E nell’ultimo libro “Azione popolare Cittadini per il bene comune” Settis si batte contro l’indifferenza che uccide la democrazia, contro la tirannia antipolitica dei mercati per rilanciare l’etica della cittadinanza.
    “Puntare su mete necessarie come la giustizia sociale, la tutela dell’ambiente, la priorità del bene comune sul profitto del singolo. Far leva sui beni comuni come garanzia delle libertà pubbliche e dei diritti civili. Recuperare spirito comunitario, sapere che non vi sono diritti senza doveri, pensare anche in nome delle generazioni future. Ambiente, patrimonio culturale, salute, ricerca, educazione incarnano valori di cui la Costituzione è il manifesto per la libertà, l’eguaglianza, il diritto al lavoro di tutti. La comunità dei cittadini è fonte delle leggi e titolare dei diritti, deve riguadagnare sovranità, cercando nei movimenti civici il meccanismo-base della democrazia, il serbatoio delle idee per una nuova agenda della politica. Occorre dare nuova legittimazione alla democrazia rappresentativa, facendo esplodere le contraddizioni fra i diritti costituzionali e le pratiche di governo, che li calpestano in obbedienza ai mercati”.
    Dunque per ricreare la cultura che muove le norme, ripristina la legalità, progetta il futuro, serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità con un actio popularis, che risale al diritto romano, un’azione di un cittadino qualsiasi nell’interesse pubblico.
    In un’intervista a Repubblica del 28 aprile Settis arriva addirittura a rivalutare le lotte dei comitati, definendoli sentinelle e anticorpi in difesa del bene comune.
    Perbacco!Quanti condividono?
     Il sindaco Doria sembrava convinto nel consegnare il premio e come buona pratica ha avviato un “percorso di partecipazione” per far conoscere a tutti i cittadini, Municipio per Municipio, il nuovo Piano Urbanistico Comunale messo a punto da Marta Vincenzi. Un Puc da rivisitare, prima dell’approvazione definitiva, per la crisi economica, per sopravvenuti eventi luttuosi come l’alluvione, ma in particolare per le Osservazioni della Regione, che ad esempio in ottemperanza alle liberalizzazioni della Normativa europea, elimina i vincoli alla presenza di esercizi commerciali, restringe ulteriormente le maglie sull’edificabilità in aree agricole…
    Un percorso più che condivisibile, pur nel pieno rispetto del ruolo degli uffici e degli investimenti.
    Peccato che appaia una partecipazione più sulla carta che effettiva, visti i tempi, entro giugno si dovrà concludere presso i Municipi: più che altro appare un’informativa, di cui forse non se ne sentiva la necessità. Si apprezza comunque la “sperimentazione della Partecipazione”.
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato)