Categoria: razzismo

  • Oli 290: MIGRANTI – Nato in Italia, genitori stranieri, 18 anni? Attenzione …

    Foto Paola Pierantoni

    Tutti concordano (ancora a parole) che la legge sulla cittadinanza (91/92) è da riformare. Nata in piena crisi della prima repubblica non poteva che essere la più arretrata d’Europa. La legge richiede dieci anni di residenza quando negli altri paesi europei bastano cinque anni di semplice soggiorno regolare. L’aspetto più arretrato però è che si segue il diritto di sangue: soltanto chi è figlio di italiani ha diritto alla cittadinanza per nascita.

    La cosa scioccante è che fino al 1983 si seguiva il diritto di sangue maschile, ovvero solo i figli dei maschi italiani avevano il diritto alla cittadinanza per nascita. Soltanto con la riforma del 1983, i figli delle donne italiane nati da matrimoni con cittadini stranieri hanno avuto il diritto alla cittadinanza per nascita e non dovevano più fare le code davanti alle questure per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno. Nazionalismo, autoritarismo, razzismo e maschilismo convivono felicemente e si alimentano a vicenda. Ancora più scioccante è che fino al 1975 le donne italiane che si sposavano con cittadini stranieri perdevano la cittadinanza italiana. Ci è voluta una sentenza della Corte Costituzionale (87/75) per dichiarare illegittima la norma, risalente alla legge del 1912, che prevedeva la perdita della cittadinanza italiana indipendentemente dalla volontà della donna.

    Dunque, oggi, i figli degli immigrati nati in Italia non hanno diritto alla cittadinanza per nascita come accade in tutti i paesi europei e in tutte le moderne democrazie del mondo. Soltanto al compimento della maggiore età, la legge in vigore prevede per loro un percorso facilitato per ottenere la cittadinanza a patto che presentino domanda entro un anno. Una finestra aperta per soli 12 mesi, compiuti i 19 anni senza aver fatto domanda, questo opportunità sfuma e si rientra nel calvario burocratico al quale sono costretti i richiedenti la cittadinanza, un odissea interminabile piena di ostacoli e varie stregonerie.

    Per questo l’assessore al welfare della regione Toscana, e contemporaneamente anche il sindaco di Reggio Emilia, hanno avviato una campagna informativa: i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, che abitano in Toscana e Reggio Emilia, e che stanno per compiere 18 anni, riceveranno una lettera che ricorderà loro la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana attraverso un percorso semplice e veloce. Col pensiero che va a chi arriva in Italia da bambino per cui i dodici mesi non esistono ed attendendo tempi e leggi migliori per questo nostro disgraziato/meraviglioso paese, proponiamo questa ottima iniziativa all’assessore regionale all’immigrazione Enrico Vesco ed alla nostra sindaco Marta Vincenzi.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 270: INFORMAZIONE – Razzismo editoriale

    Gli uomini non sono tutti buoni, si sa. Dai tempi di Caino e Abele, c’è sempre chi si distingue per riuscire a compiere atti condannabili, metà della scienza umana è dedicata proprio allo studio delle regole di convivenza. Però, tra la cronaca di un reato e l’istigazione al razzismo dovrebbe correre molta acqua, specialmente se l’organo di informazione è un giornale come il Secolo XIX. Invece, ecco bella fresca di giornata una razzicronaca, per fortuna almeno non firmata (*). Vi si descrive un Caino straniero che, nell’ordine è marocchino per ben due volte, con permesso di soggiorno, extracomunitario, nordafricano e magrebino. Naturalmente ubriaco e pedofilo. Non è importante in questo articolo spiegare cosa abbia fatto, non perderemo tempo a descriverlo, così come dall’altra parte avrebbe dovuto avere rilievo solo il fatto in sé stesso, rispetto alla ben scarsa importanza del descrivere l’attore secondo tutte quelle caratterizzazioni geografiche, politiche e di stato civile. Un improbabile mea culpa della testata sarebbe d’obbligo.
    E visto che le “repetita iuvant”, ecco un altro esempio di incipit dal sapore razzista, sempre in un articolo del Secolo ed. di Savona di lunedi 19 luglio (**): Savona. Non solo balordi o delinquenti abituati a vivere ai margini della legge, magari extracomunitari, albanesi o marocchini. Ci sono anche i «nuovi poveri», italiani, soprattutto sessantenni, dietro agli automobilisti sorpresi con la polizza assicurativa dell’auto falsa o scaduta. Insomma non si capisce se siano i marocchini ad essere delinquenti o i nuovi poveri italiani ad essere marocchini, si lascia libertà di scelta. Qui l’unica certezza è la confusione mentale del giornalista che meriterebbe una nota di biasimo da un certo numero di ambasciate straniere in Italia.
    Non serve dire altro, se non che il Movimento del primo marzo espone la sua Mostra sui diritti, dove si tratta tra gli altri punti  proprio del problema della stampa “distrattamente razzista”, molto più pericolosa di quella dichiaratamente nazista in quanto il dolcetto avvelenato ti arriva proprio dalle mani di chi ti fidi e si fa paladino di quei valori che poi infrange con tanta leggerezza. La mostra si tiene il 24 luglio, la sera di sabato, alla Villa Imperiale, all’interno della Festa del Perù. Sarà un bel leggere esempi di altri razzarticoli.
    * http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/07/18/AM3WmlsD-ubriaco_soccorso_molesta.shtml
    ** http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/07/16/AMYZHXsD-falsi_assicurati_boom.shtml

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 264: SOCIETA’ – Razzismo insinuante

    Il nuovo razzismo, quello più pericoloso, non dichiara apertamente la propria natura. Non dice di essere contro i migranti, i neri, i rom, i musulmani, gli ebrei in quanto tali. Hitler ed il regime dell’apartheid in Sud Africa, grazie a dio, sono stati sconfitti. Il nuovo razzismo ha imparato a nascondersi, preferisce esordire con la frase “non sono razzista, ma …”, dopo di che possono seguire una marea di parole di ogni brutalità. Non sono razzista “ma i migranti rubano il lavoro, sono ladri, vendono droga, stuprano le donne” … ecc. In certi casi le frasi con il “ma” fanno anche morire dal ridere (per non piangere) come quella raccolta da un giornalista di l’Unità nei primi anni novanta: “Io non sono razzista, sono loro che sono arabi”.
    Alcuni razzisti dopo aver articolato e dettagliato cose evidentemente false contro “gli altri” si permettono di spingersi a dire: “Se questo è razzismo allora sono razzista”. Per certe figure (ministri, preti, ecc.), non completamente stupide, la regola è nascondere totalmente il proprio razzismo. Ma anche loro alle volte scivolano e dicono cose che fanno ridere.
    Don Valentino Porcile, parroco di una delle chiese di Cornigliano, ha scritto una lettera per allontanare i Rom dalla propria parrocchia. Dice al Secolo XIX del 3 giugno che non c’entra il razzismo contro i Rom: “ Qui la razza non c’entra nulla, è in ballo solo la sicurezza e la tranquillità di persone deboli e anziane … Tempo fa, quando il pericolo e le intimidazioni furono portati da un gruppo di sudamericani, non esitai a prendere una posizione simile nei loro confronti”.
    Tempo fa, inoltre, don Valentino Porcile era sempre in testa alle manifestazioni contro la moschea a Cornigliano, non certo perché è contro il diritto di culto dei musulmani, assolutamente no, ma per questioni di traffico, parcheggi e cose del genere.
    Mi chiedo cosa direbbe Gesù ad un parroco che allontana i deboli dalla propria parrocchia. I musulmani credono che Gesù non sia morto, ma sia vivo in cielo e per la maggior parte di loro un giorno ritornerà e tornerà sulla terra per guidare la vittoria finale del bene contro il male. Visto che il suo ritorno non sembra imminente, non c’è nessun altro, a parte Don Gallo, sulla terra di Genova che possa spiegargli che per un sacerdote la “mia gente” sono tutti?
    (s.z.)