(Riccardo Badi)
Categoria: ENEL
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OLI 389: LETTERE – Italia, il paese da ri-fare
C’era chi scriveva della terra dei cachi e chi scrive del Paese del non fare….Tutto cominciò una mattina del lontano 2009 quando mi sono trasferito con la mia compagna in quel monolocale, che diventerà un castello (come cantava Lorenzo Cherubini), in una popolosa periferia della mia città, ricevo la prima delle tante proposte che “non avrei proprio potuto rifiutare”……Mi ero appena svegliato, preparato il caffè, quando sentii il campanello suonare..Chi è? Chiesi, Enel! Rispose la voce squillante! Aprii fiducioso di trovarmi di fronte un agente del noto Gruppo Energetico e cosi fu; il tipo, piuttosto spigliato e disinvolto, mi disse che erano cambiate le tabelle bio-orarie (ancora oggi devo capire cosa vuole dire) e che aveva bisogno di una bolletta per aggiornare la mia “vetusta” tabella ormai cara e inefficiente… Così feci e, sempre fiducioso nel futuro e nel progresso, firmai per il cambio di tabella, ringraziai di cuore il tipo ben vestito e mi ritrovai con un contratto nuovo di zecca e svantaggiosissimo per le mie tasche!!! Da lì imparai la prima lezione del Paese del non fare: “Non aprire mai agli sconosciuti”.Poi fu la volta della linea Internet, per quanto fosse solo un monolocale volevo che avesse tutte le comodità di un castello (la mia principessa lo meritava) così decisi di installare la velocissima linea a fibre ottiche di Fastweb… mi assicurai che il palazzo fosse cablato cosi mi recai tronfio dal primo rivenditore di zona, mi informai con successo presso un tipo dall’aspetto affidabilissimo, firmai il mio nuovo contratto internet e mi ritrovai con una deliziosa adsl lontanissima dalle prestazioni della fibra ottica ma, pensate, pagata quanto la prima cioè carissima!! Che meraviglia eh? Imparai la mia seconda lezione: “Non fidarti mai degli sconosciuti dall’aspetto affidabile”.Decisi così che era il momento di avere un contratto con una delle tre o quattro famosissime compagnie telefoniche che noi tutti conosciamo, basta con le solite ricaricabili! Hai visto la pubblicità? Anche Totti lo dice: passa a Vodafone e vedrai! E infatti ho visto! Bollette triple o quadruple rispetto a ciò che mi era stato promesso, e udite udite, una volta data la disdetta non potevo andarmene perchè il codice fiscale fornito risultava difforme…quindi finché pagavo nessun problema, anche se formalmente pagava un altro, ma se dovevo rescindere guai che si facesse torto ad un codice fiscale errato…. rimasi 5 mesi imprigionato in una ragnatela di reclami, segnalazioni e prelievi bancari non più autorizzati…. Imparai la mia terza lezione …Non fidarti mai dei volti noti dall’aspetto affidabile…..Poi venne il tempo della garanzia del Computer alla quale seguì quella dell’auto…peccato che nulla rientrò realmente in garanzia e dovetti sempre sborsare quattrini dalla mia tasca, pensate che una volta uno sconsolato operatore mi confidò: “si comportano così solo qui, nel Paese del non fare”…Imparai un’altra lezione …. non esiste un altro Paese del non-fare. Bene, tirando le somme, riconoscete il nome del Paese? Ma soprattutto conoscete anche Voi qualche sconosciuto dall’aspetto affidabile di cui diffidare? Sarà mica che il Paese del non fare sarà mica da Ri-fare? -
OLI 310: ENERGIA – Effetti collaterali del monopolio

Cassazione, se si scioglie il gelato non è colpa dell’Enel.
(Foto dal blog persbaglio.ilcannocchiale.it)Si potrebbe pensare che gli effetti negativi del monopolio dello Stato sull’energia elettrica si fermino al fatto di non essere liberi di installare un pannello fotovoltaico senza dover obbligatoriamente vendere l’energia alla rete elettrica nazionale. Da oggi invece una sentenza della Cassazione aggiunge un tassello alle vessazioni che il sistema monopolistico italiano infligge ai propri cittadini, ossia che Enel non è più responsabile delle interruzioni di energia derivanti da una mancanza di fornitura da parte della rete elettrica nazionale, al tempo dei fatti GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale).
La storia si articola negli anni, con un ristorante che, a seguito di un’interruzione notturna dell’energia elettrica, aveva perduto le scorte refrigerate e congelate, motivo per il quale si era rivolto alle vie legali per chiedere il risarcimento ad Enel. Ma Enel si opponeva, manifestando la propria estraneità alle cause di interruzione, che invece andavano ricercate nella mancanza di fornitura da parte di GRTN (che allora era la società di stato che amministrava la distribuzione monopolistica dell’energia elettrica). Le prime due sentenze, richiamandosi alla responsabilità del venditore rispetto alla qualità del prodotto venduto, avevano dato ragione al ristorante. La sentenza di Cassazione ribalta invece completamente le prime due, chiamando in causa una sostanziale differenza, ossia che Enel non ha la possibilità di rifornirsi da un altro produttore, avendo la rete elettrica nazionale caratteristica di monopolio, per cui Enel è obbligata nella scelta del suo fornitore. Quindi, non può essere responsabile di una scelta che gli viene imposta per legge.
Si potrebbe obiettare ai giudici di Cassazione che GRTN non aveva però un rapporto commerciale diretto con l’utente finale, per cui non si capisce chi dovrebbe ripagare il danno. Viene di fatto annullato ad Enel il suo rischio d’impresa. In questo ragionamento, la ricaduta sul cittadino delle “beghe” tra Enel e il suo fornitore non viene tenuta in minima considerazione, a riprova che ormai le istituzioni viaggiano su binari celesti, ignari dei reali bisogni dei cittadini.
Quindi adesso al ristorante non resta che rifare causa ad un’azienda che non esiste più, dovendo innanzi tutto individuare quale tra le centomila che si sono create ai tempi del decreto Bersani sulla liberalizzazione avrà ereditato la responsabilità di tale disservizio di GRTN. E poi attendere altri dieci anni come minimo per un’altra ballerina sentenza di Cassazione, se nel frattempo non avrà preferito emigrare nella spiaggia di un paese sudamericano.
http://www.dirittoeprocesso.com/index.php?option=com_content&view=article&id=3255:black-out-elettrico-perche-lenel-non-e-responsabile-cassazione-sez-iii-18-gennaio-2011-n-1090&catid=58:risarcimento&Itemid=91
(Stefano De Pietro) -
OLI 307: ENERGIA – Legambiente ha le idee confuse

Giuseppe Lisciotto, Gatto mutante
www.giuseppelisciotto.itSul sito di Legambiente (*) è stata pubblicata la proposta di legge popolare per lo sviluppo delle energie rinnovabili, intese come una rosa ristretta di voci relative alla produzione e alla ricerca, dimenticando completamente il nucleare a fusione, calda e fredda. E anche qualcos’altro.
Primo appunto, tecnico: ci si riferisce ad un generico “nucleare”, intendendo forse quello a fissione ma dimenticando che i processi a fusione (ancora da realizzare per l’utilizzo civile ma già dimostrati in via teorica e sperimentale) sono anch’essi “nucleari” ma sono adatti alla produzione di energia elettrica in modo sicuro. Si dimentica anche qualsiasi riferimento alla fusione fredda, che proprio nei laboratori Enea aveva avuto alcune risposte affermative grazie a Giuliano Preparata e il suo team, senza voler citare le attuali celle dell’Energy Catalyzer di Rossi e Focardi (**). Invece, nella legge si vieta esplicitamente qualsiasi forma di finanziamento per il fantomatico “nucleare”.
Secondo appunto, politico: l’energia prodotta viene considerata “di pubblica utilità” e quindi si è obbligati ad immetterla in rete pubblica secondo regole stataliste. Dietro a questa apparente ottimizzazione si nasconde in realtà la volontà di mantenere il controllo del mercato dell’energia, che non diventa libero tra cittadini-produttori, ma è soggetto alle tariffe imposte dall’AEG (Autorità per l’energia e il gas).
Si sarebbe auspicata invece un’apertura alla possibilità dei cittadini di “far da sé”, con la libertà di vendere il surplus al vicino di porta. Così invece si fanno fuori eventuali consorzi condominiali, che con la vendita di energia ricaverebbero un utile. Si pretende di far passare il sistema della produzione diffusa attraverso la cruna dell’ago della gestione centralizzata, abortendone i vantaggi.
Esiste anche un motivo psicologico che gioca a favore della liberalizzazione, cioè che vivere la filiera produttiva dell’energia fin dall’inizio comporta una presa di coscienza del suo costo effettivo. Di conseguenza, ci si aspetta un comportamento più ragionevole, che tenda al risparmio “in casa propria”, senza pretendere una “sovraproduzione” in casa d’altri (l’Enel, appunto).
Terzo appunto, ambientalista: a fronte di un’impostazione rigida della parte economica, è stato invece completamente dimenticato il problema dell’impatto visivo e ambientale degli impianti, ad esempio del fotovoltaico. Provate ad immaginare una città cosparsa di pannelli ovunque, senza alcuna regola. L’argomento è totalmente assente dalla norma proposta.
In conclusione, sull’onda del successo del referendum sul nucleare (a fissione!) si rischia adesso di affidare la politica energetica italiana in mano alla scia speculativa dei produttori delle attuali sorgenti alternative (fotovoltaico, eolico), assestando la mazzata finale alla ricerca di sistemi di maggiore efficienza e minore impatto.
* http://risorse.legambiente.it/docs/legge.0000001403.pdf
** http://www.energycatalyzer.com/threads/video-ny-teknik-tested-the-energy-catalyzer.7/(Stefano De Pietro)
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OLI 304: NUCLEARE – Insicuro prima ancora di partire
La pagina di google.it come risultato della ricerca di “furto pc” – 4 giugno 2011 E’ notizia di alcuni giorni fa che un furto di un semplice computer negli uffici dell’Enel mette a rischio la segretezza dell’elenco dei siti target per la costruzione di centrali nucleari, in Italia e all’estero. Il computer, a quanto si apprende nell’articolo de La Stampa del 3 giugno 2011, è un semplice portatile che era “custodito” in un cassetto chiuso a chiave. L’AD di Enel, Fulvio Conti, evidentemente non può essere un esperto di sicurezza, tanto meno informatica, se non si stupisce che i suoi tecnici possano tenere dati tanto segreti su un pc portatile. Il buon senso lascerebbe immaginare un sistema centralizzato, che non permetta di copiare dati localmente. Se sono queste le persone che dovrebbero gestire il programma nucleare italiano, cominciamo bene. Viene anche puntato il dito sul referendum, come se la ghiottoneria di rubare informazioni così riservate potesse derivare solo da un interesse “politico”, dimenticandosi l’opportunità che potrebbe dare conoscere in anticipo le aree sulle quali dovrebbero sorgere centrali nucleari, ad esempio a puro scopo speculativo sui terreni. Tutta la vicenda getta un’ombra di irresponsabilità già dalle prime luci dell’alba di un giorno che dovrebbe vedere nel pomeriggio la costruzione di una centrale nucleare in Italia.
Oltre a ciò resta l’interrogativo sulla legittimità di un documento in un qualche modo secretato in un’azienda di interesse nazionale.
L’eventuale pubblicazione di questi dati ci regalerebbe la simulazione di quella che dovrebbe essere la politica di Enel se fosse un’azienda veramente trasparente, senza segreti in quanto dedita al lavoro per il reale benessere dei cittadini, non della solita casta.
Intanto cercando su Google un’immagine per la voce “furto pc”, le prime due pagine presentano solo il marchio Enel: chi la fa, l’aspetti.
(Stefano De Pietro) -
OLI 277: AMBIENTE – L’Arpal e il carbone alla rinfusa

2003 – Terminal rinfuse – Foto Ivo Ruello Festival della scienza. Alle 20.30 di sera l’ultimo gruppetto di una ventina di persone aspetta il suo turno per la visita della centrale Enel. Prima un video storico, poi con in testa il simbolico elmetto si va in giro per gli immensi spazi della centrale con la gentile guida dei tecnici.
Infine si sale in alto, sul terrazzo in cima al palazzo, da cui si domina tutta l’area intorno, dalla lanterna al terminal rinfuse.
Il tecnico indica i vari elementi del paesaggio circostante, spiega il processo produttivo, gli impianti. Arrivano, naturalmente, le domande sul rischio di inquinamento: in città le discussioni e le polemiche sui danni alla salute e all’ambiente procurati dalla centrale (stoccaggio all’aperto e dalla combustione del carbone) ci accompagnano da molti anni. Il tecnico dà le sue spiegazioni: il carbone utilizzato viene dalla Thailandia e contiene bassissime percentuali di zolfo, per cui non è necessaria la de-solforazione. Spiega i sistemi abbattimento dei fumi e degli altri inquinanti.
Tranquillizza infine sul rischio di inquinamento che può derivare, specie nelle giornate di vento, dalla polvere del carbone stoccato all’aperto: indica, dall’alto, l’area Enel riservata a contenere le scorte. Spiega che il livello del carbone viene tenuto molto basso, ben al di sotto del muro di contenimento, e che il materiale viene bagnato tre volte al giorno con un sistema automatico di irroratori.Sulla faccenda dei residui di zolfo e di azoto nel processo di combustione gli ospiti possono solo fidarsi (o diffidare), ma per quanto riguarda le scorte di materiale possono constatare che quello che ha detto il tecnico è vero: sotto alla torre c’è un’area dove il carbone ha un’altezza uniforme, inferiore a quella del muro, su cui si distinguono gli irroratori. E tutti, arrivando, avevano dovuto prestare grande attenzione per non slittare sul terreno bagnato.
Però dietro alla piatta ed umida distesa del carbone destinato alla centrale svettano, nere contro il nero della notte, delle verie e proprie colline. Sarebbe bello fotografarle, ma è davvero troppo buio.
2003 -Terminal rinfuse – Foto Ivo Ruello “E quelle?” La domanda sale da diverse voci.
“E’ sempre carbone”
“E di chi è?”
“Del Terminal Rinfuse (*)”
“Ma sono delle montagne!”
“Eh si … “
“Ma le bagnano?”
“Dicono di sì, ma così in alto gli irrogatori non ci possono arrivare. E comunque servirebbe a poco”
“E nessuno dice niente?”
“La competenza è dell’Arpal … Lo sanno benissimo“
Anni fa, nel febbraio del 2003, giorno di vento, mi era capitato di fare un giro al terminal rinfuse. Il paesaggio era – diciamo così – suggestivo, quasi come un viaggio in Islanda. C’erano anche degli interessanti fenomeni di auto-combustione, altro che carbone bagnato.
Da allora nulla, a quanto pare, è cambiato. Domanda: ma perché l’Arpal non interviene?
(*) http://www.porto.genova.it/porto/terminal/terminal_rinfuse_ge.asp
(Paola Pierantoni)
