Categoria: Bernini

  • OLI 387: CITTA’ – Ripensare via Cornigliano, tra boulevard e fruttivendoli

    Il 18 febbraio al Centro civico di Cornigliano cittadinanza e istituzioni si sono riunite in assemblea pubblica, per  l’incontro “Cornigliano cambia faccia”, sul concorso di idee per il rinnovamento di via Cornigliano. Al tavolo il Comune, il Municipio, Società per Cornigliano, in platea un pubblico vociante e numeroso.
    Il direttore di Società per Cornigliano Da Molo ha illustrato il concorso dal punto di vista dell’ente finanziatore. Compresa nell’ambito degli interventi previsti dall’Accordo di Programma, la riqualificazione passerebbe attraverso la trasformazione della via da arteria di attraversamento della città (il 96 percento del traffico attuale è di transito), a strada cittadina, in cui la gente ami fermarsi, passeggiare e fare acquisti. I criteri adottati dalla commissione per la scelta del progetto vincente saranno esplicitati nel Documento preliminare alla progettazione, che dovrebbe guidare il lavoro dei candidati.
    Il progetto dovrebbe – idealmente – perseguire la creazione di un’identità per la via. D’altra parte, le istanze raccolte dal municipio e recepite nel definire i criteri di valutazione sono molto pratiche: riduzione a due corsie nel tratto centrale della via (da via D’Acri a via Dufour), ampliamento dei marciapiedi per rendere più agevole il transito pedonale, eliminazione totale dei sottopassaggi, un numero limitato di parcheggi lungo la via per incentivare le attività commerciali, e la creazione di una pista ciclabile. Le opzioni possibili  per l’allargamento dei marciapiedi, saranno – continua ad illustrare Da Molo – una soluzione “a boulevard”, come Parigi, con corsie a centro strada e marciapiedi larghi ai lati, oppure una soluzione a “rambla” come Barcellona, con corsie laterali ed isola pedonale al centro. Il dato sulla consistenza finanziaria del progetto viene scomposto in una sorta di espressione matematica: 800 metri, di lunghezza del tratto di strada interessato per 20 di larghezza, per una superficie di 16mila metri quadrati; ogni metro quadrato ha un costo parametrico di 280 euro.
    Facendo due calcoli, si arriva quasi a cinque milioni di euro.
    Chiuso l’intervento del direttore di Società per Cornigliano, si alzano dal pubblico le prime voci. Prima qualche perplessità sull’avanzamento dei progetti in corso “Ma la strada di scorrimento a mare è ferma? Abbiamo sentito che ha avuto qualche problema a raccordarsi col ponte…”, poi in molti si soffermano sul tessuto commerciale di Cornigliano, impoverito e decaduto: soltanto negozi di frutta e verdura. “Ma avete contato quanti sono, dall’inizio alla fine della strada? Più di quindici, senza contare le traverse…”, con le cassette che, centimetro a centimetro, invadono il marciapiede, si allargano dalla superficie concessa e contendono lo spazio risicato ai pedoni, mentre i vigili fanno quotidianamente il giro e verificano di quanto zucchine e peperoni abbiano sforato dallo spazio concesso. Voci di disparità geografiche che diventano disparità sociali “Nella parte bassa l’Amiu non passa abbastanza. Noi che viviamo nella Cornigliano bassa vogliamo vivere dignitosamente come gli altri”. C’è il consigliere municipale che fa presente alle autorità che non serve una strada in mezzo al deserto, se a Cornigliano ci sono ancora i fangodotti ed il depuratore continua ad appestare l’aria. E quando Bernini afferma che la procedura di spostamento del depuratore è in atto, si leva un coro unanime “Sono dieci anni che lo dicono!”.
    Qualcuno chiede i tempi: si parla del 2015, sia per i tempi necessari al concorso, sia perché prima deve essere conclusa tutta la viabilità a mare, per poter lavorare senza soffocare il traffico della città. C’è chi conclude “Ci hanno sempre tolto…abbiamo avuto un passato, abbiamo un presente…”, il futuro rimane ancora difficile da immaginare.
    (Eleana Marullo – foto dell’autrice)

  • OLI 378: COMUNE – Prove (mal organizzate) di partecipazione al Puc

    Puntata bis sulla partecipazione, oggi quella dei cittadini alla stesura del Puc, il Piano urbanistico comunale, ossia quel documento che delinea come sarà Genova nei prossimi dieci anni. Con uno scarto da cannoniere della nazionale e inventiva inattesa dopo le linee della giunta Vincenzi che fece disegnare il Puc in una barca dimenticata in darsena (il famoso Urban Lab), il vicesindaco Bernini decide che è necessario un “percorso partecipato” prima di riprendere in mano il Puc in consiglio comunale, prima ancora di rendere note le risposte degli uffici alle oltre ottocento segnalazioni inviate da associazioni, cittadini e servizi stessi del comune.
    La cosa viene organizzata con i municipi, e si svolge durante riunioni aperte nei nove municipi, a cominciare da quello di Voltri. I tempi sono però strettissimi, e dalla partecipazione molto sentita ma poco numerosa della riunione nel Medio Levante in via Mascherpa alla Foce, si capisce che la comunicazione è, come al solito quando si parla di comune, davvero poco efficace. In via Mascherpa la cosa viene fatta notare, due consiglieri si ribellano spiegando che sono stati apposti i cartelli di avviso in tutte le bacheche pubbiche del municipio. Niente mail, niente Facebook, nessun mezzo post ottocentesco nonostante il presidente ammetta di essere un informatico, e che intende migliorare questo lato della comunicazione. Però “dopo”, aggiungo io, dopo il Puc. Per fortuna che i gruppi consiliari si sono mossi con i propri elettori, che hanno divulgato loro, certo non con quella capillarità che una campagna pubblicitaria, ad esempio in televisione e sui media cittadini avrebbe consentito di sviluppare. Sarà l’esperienza, sarà l’abitudine, anche la sala scelta non poteva contenere più di 50/60 persone, e tutti erano seduti.
    A margine del metodo, il contenuto: l’amministrazione vuole conoscere cosa ne pensa la cittadinanza del Puc. Alla Foce viene travolta da infiniti problemi di manutenzione, dall’argomento nuovo stadio, qualcuno lamenta che tra il momento della notizia della riunione e la data stabilita siano passati pochissimi giorni (circa una settimana, per Voltri è andata peggio, due giorni). Comunque, una riunione sul Puc, senza avere ancora a disposizione le osservazioni e le controdeduzioni degli uffici, con pochi giorni di preavviso, in un clima da “tanto alla fine fate comunque quello che volete” che la dice lunga su come sia il clima là fuori degli uffici patinati, ma ormai non troppo, di Tursi e del “matitone”.
    Non è nemmeno più un problema di contenuti, è diventato il metodo usato che lascia fuori i cittadini, che consente alla giunta di avere scritta la parola “partecipazione” sui giornali ma, nella realtà dei fatti, nulla più che una operazione di facciata anche mal organizzata.
    (Stefano De Pietro)