Categoria: NUCLEARE

  • OLI 387: INFORMAZIONE – Fukushima è sparita dai giornali

    Non si riesce a capire il motivo per il quale il problema mondiale della centrale di Fukushima, colpita nel 2011 dallo tsunami che l’ha resa un problema da risolvere *per la sopravvivenza della vita sulla terra*, trovi così poca attenzione sui media nazionali.
    Da quando due anni fa la notizia tenne il mondo col fiato sospeso per alcune settimane, oggi se ci si limitasse a leggere le poche notizie diffuse da giornalie televisioni su questo argomento, si verrebbe portati a pensare che tutto sia ormai sotto controllo e che i potentissimi mezzi tecnici e cerebrali messi a disposizione dalla Tepco, società privata che ha in gestione Fukushima, abbiamo risolto ogni problema. Ma non è affatto così.
    E’ ormai evidente che la Tepco non è in grado di mettere in sicurezza Fukushima, e forse nessuno lo è veramente, è notizia di pochi giorni fa che il premier giapponese ha ufficialmente chiesto aiuto ai paesi più tecnologicamente avanzati affinché diano un aiuto tecnico. Pareva che non si decidessero mai, ma questa resa giapponese deve aver fatto perdere alla politica oggi al potere molti punti percentuali di gradimento dai suoi elettori, e se un premier di un paese democratico arriva a tale “suicidio” elettorale evidentemente la situazione deve essere davvero grave.
    Che lo sia, lo confermano alcune notizie ritrovate qua e là grazie ai motori di ricerca: uno sversamento di acqua radioattiva avvenuto perché nei serbatoi pare non siano stati installati non dico allarmi di massimo livello ma nemmeno dei semplici misuratori di livello – il che lascia di stucco per un ambito come quello nucleare – o che gli stessi serbatoi non siano stati costruiti per durare a lungo: nella fretta non ci si è posto il problema di eventuali ritardi nella procedura del loro successivo svuotamento. E’ poi notizia della settimana scorsa che un tifone avrebbe colto impreparata la Tepco, la quale si era fidata delle previsioni meteo: avrebbe “perso” per una seconda volta acqua radioattiva, che finirà in mare.
    Il Giappone pare aver perso lo smalto di precisione cronometrica che lo contraddistingueva: pare ormai caduta nel baratro della approssimazione, della corruzione. E potrebbe essere proprio la corruzione la causa scatenante dei problemi di Fukushima. Leggendo gli articoli, si pensa: “menomale” che in Italia il referendum sul nucleare ha dato l’esito di fermare la costruzione di centrali a fissione.
    A tranquillizzare un po’ ci pensa questo blog “antibufala” che riporta alcune informazioni in controtendenza: http://tagli.me/2013/09/24/tutte-le-bufale-su-fukushima-2-il-pericolo-di-catastrofe-radioattiva/
    Un po’ di link:
    http://it.euronews.com/2013/08/28/fukushima-fuga-acqua-radioattiva-serio-incidente-di-livello-3
    http://it.euronews.com/2013/10/17/giappone-tifone-provoca-perdita-radioattiva-a-fukushima/
    http://it.euronews.com/2013/09/03/fukushima-governo-stanzia-47-miliardi-di-yen-per-acqua-contaminata
    http://it.euronews.com/2013/08/07/disastro-di-fukushima-il-premier-abe-chiede-provvedimenti-all-esecutivo
    http://www.greenstyle.it/fukushima-il-premier-abe-chiede-aiuto-al-mondo-56155.html
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/10/fukushima-giappone-chiede-aiuto-alla-comunita-internazionale/739956/
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 377: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    1) The New York Times, 8 maggio 2013: “Israele si muove per porre fine alla segregazione di genere negli spazi pubblici”
    In questo articolo Jodi Rudman scrive, tra l’altro, quanto segue: “Gerusalemme – Mercoledì, il procuratore generale di Israele ha consigliato tutti i ministri del governo di porre fine immediatamente alla segregazione di genere negli spazi pubblici, con l’emissione di linee guida che dovrebbero cambiare molti aspetti della vita quotidiana qui – dagli autobus, alle sepolture, dall’assistenza sanitaria alle onde radiofoniche.”
    La cosa strana è che il New York Times, come quasi la totalità dei media occidentali, non aveva informato dell’esistenza della segregazione di genere in Israele.
    http://www.nytimes.com/2013/05/09/world/middleeast/israel-moves-to-end-gender-segregation-in-public-spaces.html?ref=todayspaper&_r=2

    2) Il Bullettino dei Scienziati Atomici (www.sagepub.com): Inseguimenti nucleari: I cinque stati dotati di armi nucleari al di fuori del Trattato Nucleare di non proliferazione.
    In questo Notebook Nucleare, Timothy McDonnell, presenta la sua rassegna sui cinque stati che hanno sviluppato armi nucleari al di fuori del Trattato Nucleare di non proliferazione, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan e Sud Africa. L’autore esplora le tappe fondamentali connesse con il programma di armi di ogni paese. Questi stati tendono ad avere arsenali nucleari più piccoli e tecnologicamente meno sofisticati, e hanno condotto un minor numero di test nucleari rispetto alla cinque potenze nucleari, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti. Ma in alcuni casi, scrive l’autore, la linea che separa le differenze tecniche tra arsenali nucleari dei due gruppi sta iniziando a sfumare.
    http://bos.sagepub.com/content/69/1/62.full
    (Saleh Zaghloul – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 307: ENERGIA – Legambiente ha le idee confuse

    Giuseppe Lisciotto, Gatto mutante
    www.giuseppelisciotto.it

    Sul sito di Legambiente (*) è stata pubblicata la proposta di legge popolare per lo sviluppo delle energie rinnovabili, intese come una rosa ristretta di voci relative alla produzione e alla ricerca, dimenticando completamente il nucleare a fusione, calda e fredda. E anche qualcos’altro.
    Primo appunto, tecnico: ci si riferisce ad un generico “nucleare”, intendendo forse quello a fissione ma dimenticando che i processi a fusione (ancora da realizzare per l’utilizzo civile ma già dimostrati in via teorica e sperimentale) sono anch’essi “nucleari” ma sono adatti alla produzione di energia elettrica in modo sicuro. Si dimentica anche qualsiasi riferimento alla fusione fredda, che proprio nei laboratori Enea aveva avuto alcune risposte affermative grazie a Giuliano Preparata e il suo team, senza voler citare le attuali celle dell’Energy Catalyzer di Rossi e Focardi (**). Invece, nella legge si vieta esplicitamente qualsiasi forma di finanziamento per il fantomatico “nucleare”.
    Secondo appunto, politico: l’energia prodotta viene considerata “di pubblica utilità” e quindi si è obbligati ad immetterla in rete pubblica secondo regole stataliste. Dietro a questa apparente ottimizzazione si nasconde in realtà la volontà di mantenere il controllo del mercato dell’energia, che non diventa libero tra cittadini-produttori, ma è soggetto alle tariffe imposte dall’AEG (Autorità per l’energia e il gas).
    Si sarebbe auspicata invece un’apertura alla possibilità dei cittadini di “far da sé”, con la libertà di vendere il surplus al vicino di porta. Così invece si fanno fuori eventuali consorzi condominiali, che con la vendita di energia ricaverebbero un utile. Si pretende di far passare il sistema della produzione diffusa attraverso la cruna dell’ago della gestione centralizzata, abortendone i vantaggi.
    Esiste anche un motivo psicologico che gioca a favore della liberalizzazione, cioè che vivere la filiera produttiva dell’energia fin dall’inizio comporta una presa di coscienza del suo costo effettivo. Di conseguenza, ci si aspetta un comportamento più ragionevole, che tenda al risparmio “in casa propria”, senza pretendere una “sovraproduzione” in casa d’altri (l’Enel, appunto).
    Terzo appunto, ambientalista: a fronte di un’impostazione rigida della parte economica, è stato invece completamente dimenticato il problema dell’impatto visivo e ambientale degli impianti, ad esempio del fotovoltaico. Provate ad immaginare una città cosparsa di pannelli ovunque, senza alcuna regola. L’argomento è totalmente assente dalla norma proposta.
    In conclusione, sull’onda del successo del referendum sul nucleare (a fissione!) si rischia adesso di affidare la politica energetica italiana in mano alla scia speculativa dei produttori delle attuali sorgenti alternative (fotovoltaico, eolico), assestando la mazzata finale alla ricerca di sistemi di maggiore efficienza e minore impatto.
    * http://risorse.legambiente.it/docs/legge.0000001403.pdf
    ** http://www.energycatalyzer.com/threads/video-ny-teknik-tested-the-energy-catalyzer.7/

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 305: PAROLE DEGLI OCCHI – La gioia

    Genova, in Piazza De Ferrari, lunedì 13 marzo 2011 alle ore 16: giungono i primi risultati sugli esiti dei referendum, esplode la contentezza degli ambientalisti promotori della consultazione.

    Foto di Giorgio Bergami ©
  • OLI 304: VERSANTE LIGURE – RIMARIO REFERENDARIO

    Se la tua sete cresce
    di partecipazione,
    deflagra in te, si acuisce
    (atomica esplosione)
    beh, nulla ti impedisce
    di usare l’occasione:
    nessuno ti zittisce
    se voti hai un’opinione.

    Versi di ENZO COSTA

    Vignetta di AGLAJA

  • OLI 304: REFERENDUM – Il battiquorum

    Un promemoria per farci venire il desiderio di andare a votare domenica 12 giugno e per convincere più cittadini possibile a farlo insieme con noi. Con allegria, con mitezza, con fiducia. Con il gusto dolce della democrazia che, come dice Emir Kusturica, è la parola più bella che esiste quando è vera ed è la parola più brutta, luciferina, quando è falsa.
    Il milione e quattrocentomila cittadini che hanno impiegato le loro energie per grazia e gratitudine, perché ci si possa pronunciare e decidere, perché “sora” acqua sia un bene pubblico, universale, non negoziabile, pura e pulita e non avvelenabile dal profitto, e perchè l’energia necessaria a vivere bene, non a vivere col turbo, sia controllabile sempre dalle anime del territorio, con i loro mezzi, che la natura mette a disposizione, con i loro limiti, con la prudenza dell’umana dimensione, che va dalla polvere alla polvere e dalla nascita alla morte, nei tempi storici dell’esistenza degli altri a noi prossimi per specie e per ere.
    Il promemoria, che ci giunge dal passato è ricco di passaggi esaltanti che fondano l’odierna condizione. Ma ci ricorda anche qualche ferita che non curata , anzi estesa e ulteriormente infettata, non pochi affanni ha prodotto all’attuale situazione delle persone e della società. Penso alla scala mobile, ai salari, all’ingiustizia retributiva e distributiva, al diritto al lavoro, al senso e al significato del lavoro.
    Allora alleviamo il “battiquorum” che giustamente ci angustia, senza indebolirci e senza inocularci il germe di una sorta di indifferenza emotiva, anzi ci stimola a utilizzare le energie, scarse e bisognose di manutenzione – lunga è stata la notte e tenebrosa – perchè domenica e lunedì siano comunque due belle giornate di partecipazione, di festa e di speranza. E di luce di un nuovo giorno, anche se non ci sarà il sole, per lasciare libere le nuvole di darci una mano. Ma questo non lo diciamo a nessuno!
    Allora tutti a votare, cosi il battiquorum l’avranno gli altri, quelli della sovranità popolare del Partito dell’abuso della Libertà, tale solo se combacia con l’arroganza del capo, il Presidente del Consiglio (vacante).
    Poi tutti al mare. O in qualsiasi altro posto. Abbiamo tante cose belle da fare!
    Anche andare al trovare le pecore che sono andate al mare, ma d’erba.
    (Angelo Guarnieri)


  • OLI 304: NUCLEARE – Insicuro prima ancora di partire

    La pagina di google.it come risultato della ricerca di “furto pc” – 4 giugno 2011

    E’ notizia di alcuni giorni fa che un furto di un semplice computer negli uffici dell’Enel mette a rischio la segretezza dell’elenco dei siti target per la costruzione di centrali nucleari, in Italia e all’estero. Il computer, a quanto si apprende nell’articolo de La Stampa del 3 giugno 2011, è un semplice portatile che era “custodito” in un cassetto chiuso a chiave. L’AD di Enel, Fulvio Conti, evidentemente non può essere un esperto di sicurezza, tanto meno informatica, se non si stupisce che i suoi tecnici possano tenere dati tanto segreti su un pc portatile. Il buon senso lascerebbe immaginare un sistema centralizzato, che non permetta di copiare dati localmente. Se sono queste le persone che dovrebbero gestire il programma nucleare italiano, cominciamo bene. Viene anche puntato il dito sul referendum, come se la ghiottoneria di rubare informazioni così riservate potesse derivare solo da un interesse “politico”, dimenticandosi l’opportunità che potrebbe dare conoscere in anticipo le aree sulle quali dovrebbero sorgere centrali nucleari, ad esempio a puro scopo speculativo sui terreni. Tutta la vicenda getta un’ombra di irresponsabilità già dalle prime luci dell’alba di un giorno che dovrebbe vedere nel pomeriggio la costruzione di una centrale nucleare in Italia.
    Oltre a ciò resta l’interrogativo sulla legittimità di un documento in un qualche modo secretato in un’azienda di interesse nazionale.
    L’eventuale pubblicazione di questi dati ci regalerebbe la simulazione di quella che dovrebbe essere la politica di Enel se fosse un’azienda veramente trasparente, senza segreti in quanto dedita al lavoro per il reale benessere dei cittadini, non della solita casta.
    Intanto cercando su Google un’immagine per la voce “furto pc”, le prime due pagine presentano solo il marchio Enel: chi la fa, l’aspetti.
    (Stefano De Pietro)


  • OLI 304: PAROLE DEGLI OCCHI – Paura del nucleare

    Foto di Giorgio Bergami ©

    La città parla in silenzio anche con le scritte e i disegni che gli abitanti tracciano sui suoi muri. Pratica deprecabile secondo alcuni, secondo altri espressione invece di libera vitalità creativa, talvolta capace di comunicare con grande immediatezza pensieri e stati d’animo, con esiti esteticamente interessanti.
    Da tempo, ben prima dell’attuale dibattito referendario sul nucleare, su questa parete genovese non lontana da Via Garibaldi una mano ignota ha spalancato una finestra affacciata sull’incubo del fungo atomico.

  • OLI 303: NUCLEARE – Perché sono contro il nucleare (da fissione)

    Essere antinuclearisti è fin troppo facile solamente ragionando sul costo di produzione dell’energia normalmente considerato al netto della dismissione della centrale, o sul problema delle scorie che nessuno sa dove mettere perché non esistono siti immutabili nei secoli.
    Ma non solo: si parla di centrali atomiche di terza generazione per dire che la sicurezza è aumentata e che crescerà ulteriormente: vero salvo il fatto che le sicurezze hanno il compito di prevenire ciò che l’esperienza insegna possa accadere, ma non gli incidenti poiché per loro natura sono imprevedibili, infatti quelli noti sono gli eventi descritti nei manuali di gestione, gli altri no.
    Uno degli argomenti di chi si ostina a difendere il nucleare è che, dove sono successi incidenti, le centrali sono vecchie. Sarà pur vero ma, non dimentichiamo che all’epoca della loro costruzione l’uomo era già andato sulla luna, che Barnard aveva fatto i trapianti di cuore, che l’informatica aveva già raggiunto una fase di maturità sufficiente a gestire un razzo: insomma i progettisti delle prime centrali non erano degli sprovveduti, eppure quanti errori hanno commesso, uno dei quali appare oggi in tutta la sua evidenza in Giappone. Per averli vissuti personalmente, posso citare alcuni episodi.Ho lavorato per la centrale di Caorso avendo disegnato una speciale attrezzatura per sollevare, oltre uno spessissimo muro antiradiazioni costruito in tutta fretta, alcuni pezzi della turbina che percorsa da vapore radioattivo impediva ai tecnici di lavorare nei suoi dintorni.

    Ebbene? Ebbene, se consideriamo questo un piccolo dettaglio cui si è posto rimedio mi domando

    quali altri errori sono stati commessi, magari meno evidenti. Il Superfenix è un reattore del tipo autofertilizzante che ha a che fare con il plutonio. Nel periodo dell’avviamento, un mio amico disegnò ciò che lui chiamava il ragnetto, una macchina che muovendosi all’interno dei grandi tubi della centrale, avrebbe dovuto individuare il punto di fuoriuscita di una notevole quantità di sodio, un fluido indispensabile al funzionamento del reattore, ma che per sua natura è altamente infiammabile. Non so se, grazie al ragnetto, il guasto è stato riparato ma chi può garantire che il problema non si ripresenterà con tutte le sue imprevedibili problematiche?
    Andiamo avanti. Si dice che il nucleare sia necessario per ridurre la dipendenza dal petrolio. Vero, come è vero che anziché dai paesi produttori, in futuro dipenderemo dai fornitori di uranio; pazienza, anche perché pare che anche l’uranio sia un materiale esauribile.
    Ma il vero danno prodotto dell’energia atomica non sta nei suoi pericoli intrinseci comunque reali, ma nell’aver ritardato lo sviluppo delle tecnologie alternative. L’illusione dell’energia a basso costo ha di fatto bloccato la ricerca negli altri settori che a fatica, oggi, stanno cercando di farsi strada nella foresta dei divieti interessati.
    Si dice: il fotovoltaico non potrà mai sostituire il nucleare, lo stesso per l’eolico, lo stesso per il solare, lo stesso per l’idraulico, lo stesso per il geotermico, lo stesso per le pompe di calore, lo stesso per le biomasse, lo stesso per tutte quelle forme di energia alternativa, compreso il risparmio energetico, che tutte sommate, qualche problema sicuramente ce lo risparmierebbero sicuramente.
    Mi fermo per ragioni di brevità sottolineando solo il fatto che se alcuni paesi del nord, quindi meno favoriti dal sole, hanno obiettivi ambiziosi nel campo delle rinnovabili qualche ragione ci sarà per preferire questa strada a quella nucleare.
    Parliamo ora della produzione di energia con la tecnica della fusione nucleare. Nucleare? Ancora? Ebbene si, proprio quel nucleare che andrebbe perseguito e che invece segna il passo perché rallentato dalla miopia dei fautori del nucleare per fissione.
    Fissione: si usano materiali che vanno dall’uranio in su nella tavola periodica degli elementi. Se le cose vanno male e fonde il nucleo, come sta accadendo a Fukishima, non resta che isolare il mostro dal resto del mondo incapsulandolo in un grosso sarcofago di cemento, sperando che non si rompa come pare stia accadendo a Chernobyl.
    Fusione: utilizza un elemento che si trova nella parte opposta della tabella periodica, quello più diffuso nell’universo e notoriamente non radioattivo, l’idrogeno, che però non ci sta a fondersi con un proprio simile per formare un atomo di elio, producendo anche il calore necessario a produrre vapore. Ci vuole una macchina che riproduca sulla terra le condizioni tipiche del sole. Di queste macchine ne esistono vari prototipi, una di queste è il Jet dove nel 1992, per pochissimi istanti credo meno di due secondi, la fusione è stata ottenuta, sia pure con rapporto energetico negativo cioè immettendo più energia di quanta non se ne sia stata prodotta, ma la via è stata aperta.
    Non la faccio lunga sulla sicurezza del sistema, dico solo che se accadesse come a Fukushima, in caso d’esplosione i danni sarebbero pari a quelli di qualsiasi esplosione similare, ma la fusione s’interromperebbe istantaneamente senza danni comparabili con ciò che sta accadendo oggi.
    Termino con una considerazione: le centrali a fissione ci sono, e già che il danno è stato fatto (credo sia perfettamente inutile spegnerle perché il pericolo aumenterebbe dato che nessuno sarebbe disposto a spendere per mantenere efficienti costosi macchinari improduttivi) almeno cerchiamo di usarle al meglio ricavandone più energia possibile pur senza mai sottovalutarne la pericolosità, ma per il futuro, almeno non ripetiamo più l’errore cadendo nelle trappole tese dalle sirene nucleariste, sarebbe diabolico; di tempo ne abbiamo già perso in abbondanza, non perdiamone altro.

    (Alberto Veardo)

  • OLI 300: NUCLEARE – Una risposta semplice

    Faccio riferimento all’articolo di Maurizio Montecucco su Oli 298, che ho letto con attenzione e che, naturalmente, non smuove la mia convinzione che la soluzione nucleare a fissione sia da scartare. Non tanto per i rischi legati al suo “normale” funzionamento (eludendo però come d’uso tra i fautori del nucleare, una serie di importanti fattori negativi dimenticati nei dibattiti, elencati più avanti), quanto per l’effetto devastante delle condizioni considerate “incredibili” dai progettisti, invece regolarmente verificatesi tre volte in trent’anni. Se un evento “top” viene escluso nelle analisi di rischio quando la sua aspettativa di accadimento è inferiore a 1×10-8 (si usa 1×10-6 come limite di credibilità nel settore petrolchimico ricadente nella normativa “Seveso”), mi chiedo come sia possibile che sia accaduto nella realtà con una frequenza statistica di 1×10-1 (un evento ogni 10 anni). Evidentemente qualcosa non funziona nella metodologia impiegata per la messa in sicurezza delle centrali, tanto meno nella tecnologia che si è dimostrata così fragile. Lo stesso Prof. Rubbia in un’intervista ha messo in dubbio la validità dell’analisi affidabilistica basata sulle tecniche attuali, quando si tratti di calcolare la sicurezza di impianti che, in caso di incidente, possono arrivare a mettere in pericolo la vita su intere aree del pianeta. A me sembra che si stia giocando con un fuoco troppo grande per essere tenuto sotto controllo per sempre, non ne siamo capaci. L’esposizione dei vantaggi del nucleare elencati nella sua lettera non parlano di quando l’impianto si rompe: a quel punto, del costo del kilowattora o della CO2 potrebbe interessare poco più di nulla.
    Inoltre, i ragionamenti, i calcoli, la politica e le ragioni da lei portate a difesa del nucleare non tengono conto e non parlano affatto del problema delle scorie, della produzione del combustibile, dello smantellamento, che sono argomenti che attraverseranno la storia ben oltre la prossima generazione, lasciando un’eredità di potenziale inquinamento a fronte di una grande incertezza su quelli che potranno essere gli scenari politici e sociali che aspettano l’umanità.
    Gli italiani si sono già espressi in passato dicendo di no, e non sarà certo la vampata di preoccupazione di Fukushima la causa della resistenza che ancora oggi si esprime forte e chiara contro il nuovo exploit nucleare di questo governo. Certo, la produzione di energia centralizzata è un obbligo per una classe politica legata al mondo industriale, anzi, industriale essa stessa, non si potrebbe tollerare che alcuno si faccia la sua corrente come crede, contento di limitare i propri consumi di fronte ad una impossibilità materiale di produrre di più ma in autonomia. Mentre quando la produzione viene sempre e comunque demandata a chi ne fa il business istituzionale, è chiaro che l’interesse sia quello di massimizzare i consumi ignorando totalmente la formazione delle persone al risparmio, a cominciare dalle scuole. Lampade a led ignorate, luci sempre accese in centri commerciali, scuole, uffici pubblici, interi palazzi di uffici, solo perché ormai nessuno sa più dove si trova l’interruttore, sono i sintomi di uno stato catatonico dei consumatori. E quando non sono i consumatori a consumare, sono gli apparecchi che nello stato “stand-by” consumano molto più di quanto l’UE aveva richiesto, su questo come saprà ci sono in corso inchieste.
    Renda i consumatori produttori per sé stessi e ne vedremo delle belle. Via il monopolio Enel, via il nucleare, un’equazione quasi perfetta.


    Intervista a Rubbia http://www.youtube.com/watch?v=ZfV8ZXIWNEk
    Consumo stand-by http://www.iljournal.it/2011/troppo-dormire-impoverire-evitare-sprechi-energetici/202637


    (Stefano De Pietro)