Categoria: OLI 384

  • OLI 384: PAROLE DEGLI OCCHI – Misoginia italiota

    (Genova, 3 luglio 2013 – Piazza Bandiera – Foto Giovanna Profumo)
  • OLI 384: POLITICA – Un Piano per le regionali

    Non si può certo dire che Genova non sia una fabbrica di idee. Considerata la chiusura delle fabbriche vere è un privilegio avere una classe politica così feconda di progetti e cantieri. E non ha nessuna importanza che per amministrare il quotidiano – vedi manutenzione strade, territorio, scuole, sanità, sicurezza – le risorse siano inesistenti, quando escono sulla stampa lenzuolate di grandi progetti e investimenti faraonici corredati dalla narrazione di incontri tra il nostro archistar Renzo Piano e Claudio Burlando.
    Come ha ricordato Piero Ottone su Repubblica il 14 giugno, il primo Affresco dell’architetto fu presentato nel 2004 ma poi “Lo si è deliberatamente messo da parte perché disturbava interessi costituiti, posizioni di potere, che non volevano nessuna riforma, nessun cambiamento”.
    Del primo Waterfront, Manlio Calegari aveva scritto su Oli, i suoi pezzi sono una fonte utile per comprendere dinamiche ed errori del passato.
    Ma oggi Piano non è stato coinvolto solo per il porto, ma anche per la sanità, durante un incontro con i direttori di Asl e Regione – di cui ha dato notizia Repubblica –  nel quale ha presentato il suo progetto di ospedale ideale, immerso nel verde dove dovrebbero esserci “quattrocento metri quadri per ogni posto letto”. E’ stata una lezione “sull’ospedale modello” dove massima è l’attenzione agli aspetti umani, al rapporto di paziente e famiglia con il personale sanitario. L’esatto contrario di quanto avviene in molti reparti della regione. Burlando ha precisato che ha coinvolto Piano perché cercheranno di fare strutture nuove come l’ospedale di Taggia, il Galliera, quello del Ponente genovese e il San Martino, che Piano dichiara non va buttato via perché “è un capitale pazzesco”.
    Ma non è finita qui. Il presidente Burlando spera che Piano possa coprire il ruolo di ambasciatore di Genova all’Expo 2015.
    C’è nell’aria una brezza – non ancora un Maestrale – di elezioni regionali, previste proprio tra due anni, meglio prepararsi per tempo.

    Poi ci sono Gronda e Terzo Valico, praticamente il Santo Graal, le opere destinate a sfamare eserciti di edili – ma siamo sicuri che siano liguri? – anche se incerto è il loro effetto su un territorio estremamente fragile.
    In questo scenario scoppiettante le aree di Cornigliano – per intenderci, quelle restituite alla città e in parte consegnate a Spinelli – sono di una desolazione disarmante e nulla è stato fatto, salvo arredare con dei giochi per bambini il piccolo polmone verde di villa Bombrini.
    Mentre le aree produttive si stanno inesorabilmente svuotando, sorge il dubbio che non saranno la Gronda e il Terzo Valico a farle riempire, in assenza di un modello di sviluppo serio, con il rischio che queste opere facciano la fine di Malpensa 2000.
    Ora si capisce perfettamente la necessità di predisporre il futuro, ma visti gli obbiettivi raggiunti e le occasioni sprecate e questo scollamento dalla realtà, siamo certi che Burlando e compagni siano ancora i politici di sinistra più adatti per rappresentare l’elettorato e guidare la Liguria?
    E Renzo Piano perché è così generoso da cascarci una seconda volta?
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 384: AFRICA – I governanti esiliano i giovani (ma comprano case in Europa)

    Il 1960 è l’anno di indipendenza per la maggior parte dei paesi africani, dopo molti anni di colonizzazione. Da allora, molti dei paesi africani sono rimasti com’erano prima dell’indipendenza. Eppure il continente possiede enormi ricchezze: oro, diamanti, ferro, per citarne alcune.
    Ma questo vecchio continente ha seri problemi di sviluppo.
    E’ questo che spinge i suoi giovani ad espatriare verso l’Europa e ad imbattersi in enormi problemi: alcuni prendono le canoe per raggiungere l’Europa, perdendo la vita in mare.
    Se l’Africa fosse stata ben governata, i suoi giovani non avrebbero bisogno di lasciarla ma, purtroppo, non è questo il caso. E’ l’ora che i governanti sappiano che l’Africa non appartiene a loro ma ai suoi figli. I governanti devono fare in modo che i giovani africani rimangano nei propri paesi. Per farlo, si devono utilizzare le risorse del continente per servire il paese, creando lavoro per i giovani. Ma la maggior parte dei governanti usa la ricchezza per il profitto della propria famiglia. Alcuni comprano grandi case in Europa o in Asia.
    Quando l’Africa uscirà da questa dittatura, che continua a crescere, allora i giovani sapranno che l’Africa appartiene a loro e prenderanno in mano il destino del continente. La ricchezza, l’intelligenza, la capacità e la forza intellettuale non sono utilizzate, di chi è quindi la colpa?
    (Moustapha Niang – traduzione Eleana Marullo – foto Giovanna Profumo)

  • OLI 384: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    I militari USA in Africa
    Reuters, articolo di Peter Apps: “Tuttavia, con circa 4000-5000 persone a terra in ogni momento, gli Stati Uniti ora hanno più truppe in Africa che in qualsiasi altro tempo dal suo intervento in Somalia due decenni fa.” “Ci sono due ragioni principali: per contrastare al Qaeda e altri gruppi militanti, e per aumentare la propria influenza in un continente che potrebbe diventare una destinazione sempre più importante per il commercio e gli investimenti americani, vista la crescita della presenza della Cina in Africa (…) Altri temono che l’influenza militare degli USA possa essere utilizzata per portare via le risorse”. http://www.reuters.com/article/2013/06/27/us-usa-africa-military-idUSBRE95Q1EZ20130627

    L’abdicazione di un capo di una dinastia (di un sovrano assoluto) a favore di suo figlio è considerata riforma.
    The Economist, 29 giugno 2013: “Altri motivi possono aver spinto Hamad a dimettersi. Ora sessantunenne, ha a lungo sostenuto le riforme in altre parti del mondo arabo, al punto da finanziare generosamente le rivoluzioni in Libia e Siria. Tuttavia sentiva un certo disagio per non riuscire a praticare in casa ciò che predicava fuori”. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21580197-remarkable-emir-bows-out-hard-act-follow

    Razzismo in Israele: le ragazze ebree non devono uscire con i neri.
    MondoWeiss, 30 giugno 2013, articolo di David Sheen: “Aggressione a Tel Aviv: Le ragazze ebree non devono uscire con i neri!” “Questa è la stessa reazione che mia nonna ha affrontato in Germania, quando i nazisti hanno impedito ai tedeschi di camminare con lei, perché era ebrea.” http://mondoweiss.net/2013/06/attack-jewish-blacks.html

    Chi sono le principali minacce alla sicurezza per gli arabi?
    The New York Times, 01 luglio 2013, articolo di Mark Landler e Jodi Rudoren: “Un recente sondaggio di 20.000 persone in 14 Paesi fatto dal Centro Arabo per la Ricerca e gli Studi Politici in Doha ha trovato che Israele e gli Stati Uniti sono visti come le principali minacce alla sicurezza.” http://www.nytimes.com/2013/07/02/world/middleeast/mideast-chaos-grows-as-us-focuses-on-israel.html?ref=todayspaper&_r=2&
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 384: DAL WEB – La crisi diventa semplice da comprendere

    (Nighthawks – Edward Hopper)

    Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte. Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti). La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.
    Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora. La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia. Intanto l’Ufficio Investimenti e Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond. I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano.
    Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.
    Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite. A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi. Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e camerieri e baristi si trovano per strada. Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%. La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza. Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a seimila chilometri di distanza. Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare. Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio.
    (http://blog.safog.com/2010/06/08/die-wirtschaftskrise-leicht-verstandlich-suffbond-alkbond-und-kotzbond/ Stefano De Pietro – testo e immagine da Internet)

  • OLI 384: VIAGGI – Diario di Giulia

    Demi, domenica 5 maggio

    Nel dormiveglia, questa mattina il rumore dell’ Oceano mi sembrava quello del treno…
    Ero contenta di scendere a Genova  rivedere la mia micia, le amiche, i gauchos.
    Nella notte è morto un capretto da latte. Il lamento della madre è uno strazio, gli altri animali sembrano spaventati.
    Do a Lamine 10.000 franchi senegalesi  perché vada subito a comprare fieno o quel che trova. Più due quaderni..Con Mariella liberiamo gli animali e diamo loro quel che troviamo in casa.
    Da quando, con i locali, maneggio soldi con quattro zeri, mi sento più esposta.

    Stacco e vado all’ Oceano. Mi siedo alle spalle di un pescatore con la rete avvolta attorno al braccio che, in acqua fino al ginocchio, aspetta l’ onda giusta. Solo allora con un gesto sicuro la tira lontano.
    Il ventaglio trasparente si apre e dentro resta un pesce. Impiega minuti per stenderla e ritorcerla con sapienza intorno al braccio. Si allontana alla ricerca di un’altra onda con pesce.
    Non ho voglia di rientrare. Mi arrampico su una duna e passeggio all’ ombra di conifere.
    Non sono più in armonia con questo luogo e da sola non so muovermi.
    Non so il perché, ma mi viene in mente Bersani “Non è facile far volare i tacchini sui tetti”  ma qui mi pare persino difficile riuscire a credere che i tacchini locali possano fare la ruota
    Nel mondo degli uccelli oggi mi sento un’anatra selvatica pronta per migrare.

    Mi vengono incontro due bambini che smettono di fare la lotta libera, “cadeau, cadeau” mi dicono. “cadeau”  fanno eco tre ragazzine con una fascina di legna in testa, “cadeau”, mi ripete un ragazzo indicando i miei occhiali. “ce n’est pas possible” rispondo, mentre sotto allo sguardo di Hallah i parà francesi continuano a esercitarsi.
    Passo da Aidà che non c’è. E’ andata con i bambini in una città vicina.
    Parlo col marito. Mi fa vedere le foto di lui sulla petroliera ad Hong Kong, della sua festa di matrimonio con Aidà, dei genitori morti e del figlio più grande, ora in collegio a Dakar per studiare francese. Ha 12 anni e tornerà per le vacanze.
    La sera dico a Mariella che ho voglia di muovermi da lì. Mi consiglia un alberghetto a Lampoul sur mer. E’ gestito da una Associazione italiana di turismo responsabile Domani dormirò lì.
    (Giulia Richebuono – foto dell’autrice)