Categoria: Erdogan

  • OLI 383: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    I jihadisti e l’Occidente
    The New York Review of Books, 24 giugno 2013, articolo di David Bromvic: “Ci siamo schierati con i ribelli islamici in Afghanistan, sotto il nome di combattenti Mujahideen, e contro gli stessi ribelli sotto il nome di Talebani e di al-Qaeda; abbiamo combattuto contro di loro in Iraq durante l’insurrezione del 2004, e ci siamo schierati al loro fianco come finanziatori e alleati quando, nel 2007, sono diventati il “Risveglio sunnita”; eravamo contro di loro in Mali, in Somalia e nello Yemen, ma alleati con loro come milizie coraggiose in Libia; e ora in Siria, siamo sia con loro che contro di loro, alleati nella misura in cui sono d’accordo con noi nel attaccare il governo, ma avversari perché vogliono dominare o uccidere i ribelli moderati ai quali intendiamo fornire armi. Faremo la guerra contro di loro dopo che ci hanno aiutato a vincere la guerra contro Assad.” http://www.nybooks.com/blogs/nyrblog/2013/jun/24/stumbling-into-syria/

    Se è laica, non può essere islamica (ebraica o cristiana). Se è islamica, non può essere laica.
    The New York Times, 23 giugno 2013, articolo di Bill Keller: “egli è a favore di una più laica democrazia islamica”. http://www.nytimes.com/2013/06/24/opinion/keller-inching-into-syria.html?hp&_r=3&pagewanted=all&

    Questo esercito (australiano) è in Afganistan per difendere le donne afghane
    ABC NET, 14 giugno 2013, articolo di Simon Lauder: “Dr Wadham, un ex soldato di fanteria, dice che l’uso di immagini per denigrare le donne è una tradizione di lunga data nelle Forze di Difesa Australiane, ma dice inoltre che il coinvolgimento del personale senior dimostra che il problema potrebbe essere molto peggio di quanto si pensi.” http://www.abc.net.au/news/2013-06-13/experts-say-sexism-is-deeply-ingrained-within-defence-force/4752658

    Razzismo in Italia
    Enca-AFP 14 giugno 2013: “Un consigliere appartenente al partito anti-immigrazione della Lega Nord Italia ha augurato al primo ministro nero del paese di essere violentata, scatenando una protesta e la sua espulsione dal partito.” “Kyenge, un’oculista e cittadina italiana originaria della Repubblica Democratica del Congo (RDC), è stata sottoposta a continui attacchi razzisti da quando è stata nominata ministro nel mese di febbraio.” http://www.enca.com/world/councillor-calls-black-italian-minister-be-raped

    Arabia Saudita, arrestate 100 studentesse saudite
    Arabia News MSN, 13 giugno 2013: “Arrestate 100 studentesse saudite che partecipavano a una “festa degli adulatori di Satana.” arabic.arabia

    Erdogan e la repressione dei giornalisti in Turchia
    Spiegel Online International, 12 giugno 2013, articolo di Michael Sontheimer: “Quando il cancelliere tedesco Angela Merkel ha visitato Ankara a fine febbraio, ha detto che aveva “sottolineato che vorremmo vedere giornalisti messi in condizione di lavorare liberamente senza essere arrestati per così tanto tempo.” Erdogan ha nettamente contraddetto la cancelliera in occasione della conferenza stampa congiunta. “Non più di una manciata di giornalisti erano stati arrestati in Turchia”, ha detto, e “non a causa dei loro articoli, ma perché sono golpisti, contrabbandieri di armi e terroristi.” http://www.spiegel.de/international/world/media-repression-in-turkey-intimidates-and-imprisons-journalists-a-905164.html

    “Gay-friendly”
    Y NET NEWS, 06 giugno 2013: “Solo il 40% degli israeliani ritiene che l’omosessualità è qualcosa che la società deve accettare”, “contro il 88% in Spagna.” http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4391274,00.html

    Distrutte sculture peccaminose in Arabia Saudita
    France Presse, 12 giugno 2013: “l’Ultra-conservatrice Arabia Saudita ha fracassato sculture di cavalli costruite su rotatoria nel sud-ovest del paese dopo che la guida religiosa del regno le ha denunciate come peccaminose, hanno riferito i media locali mercoledì.” http://www.rawstory.com/rs/2013/06/12/saudi-government-smashes-sinful-statues-of-horses/
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 381 – TURCHIA – Occupygezi

    C’è un filo rosso che collega tutti i movimenti che si nominano Occupy, c’è un sentimento di disagio nei confronti di un potere, sia pur democraticamente eletto, che non rispetta tutti i suoi cittadini. Esiste una dittatura della maggioranza che non è equiparabile a una democrazia.
    In Turchia, così come in tanti altri paesi occidentali, in piazza sono scese tutte quelle persone che non sono in sintonia con la maggioranza democraticamente eletta: ci sono laici, anarchici, comunisti, religiosi che la pensano in maniera diversa, femministe, donne che magari femministe non si sentono ma non vogliono neanche essere il focolare della casa, architetti, storici, intellettuali, omosessuali, kemalisti e ambientalisti. Ognuno è in piazza per un motivo diverso ma tutti si sono ritrovati travolti dalla violenza della polizia di stato che ha già fatto i suoi morti.
    Questa rivolta ha in comune molto col G8 genovese, dove una massa festante di persone, di molte idee diverse ma alternative rispetto al potere, sono state oggetto di una brutale aggressione da parte della polizia italiana.
    Il fattore religioso in Turchia è un ulteriore elemento di complessità che non deve però offuscare un’analisi più articolata, così come è riduttivo parlare della rivolta turca solo come un problema di verde cittadino: il parco Gezi è un luogo simbolo per i lavoratori turchi, è il luogo dove si fanno le manifestazioni e dove si festeggia il primo maggio, come per noi è piazza San Giovanni a Roma.
    I turchi non sono arabi. La figura religiosa più autorevole della storia religiosa turca è Rumi, un poeta e maestro sufi. Dopo la rivoluzione kemalista la religione è stata relegata ad una sfera personale: non si poteva indossare nessun elemento di identificazione religiosa nei luoghi pubblici e nessuno poteva obbligare un altro/a ad indossarli, così come era vietata l’educazione religiosa nelle scuole. Le donne hanno avuto diritto di voto nel 1926, venti anni prima che in Italia.
    L’AKP, il partito di Erdogan, è un partito islamico considerato moderato in occidente che, oltre a cambiare lentamente ma inesorabilmente il volto culturale ed economico della Turchia, ne ha cambiato anche il paesaggio dando il via a grandi opere su cui aleggia l’ombra della corruzione e del clientelismo.

    (Arianna Musso – Foto Paola Pierantoni)