Categoria: paesaggio

  • OLI 375: CITTA’ – Il Grifo d’argento a Settis, voce nel deserto

    Lunedì 29 aprile Genova ha premiato con il Grifo d’argento Salvatore Settis, archeologo, storico, ex direttore della Normale di Pisa, professore con incarichi prestigiosissimi e lauree ad honorem, ma balzato alla notorietà perché costretto a dimettersi dalla direzione della Commissione per i Beni Culturali, dopo aver aspramente criticato la gestione del Ministero dei Beni Culturali durante il governo Berlusconi.
    Nella sala degli affreschi cinquecenteschi di Luca Cambiaso di Villa Imperiale, restaurata grazie al Fai, il professore è apparso particolarmente combattivo, forse grato per essere stato candidato da un comitato ad hoc (e dal blog di Caterpillar di Rai2) alla Presidenza della Repubblica.
    Nel suo libro più famoso, “Paesaggio Costituzione e cemento” del 2010, Settis si è confrontato con il baratro che separa i principi di difesa e tutela del territorio sanciti dalla Costituzione, dalla realtà di degrado dello spazio che abitiamo.
    “Il degrado di cui stiamo parlando non riguarda solo la forma del paesaggio e dell’ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono, è una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile da indifferenza, leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura, malcostume diffuso e monetizzazione di ogni valore.
    Un’indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire, preservare e fare “mente locale”, contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Oggi più che mai pare necessario parlare di paesaggio. Quanto mai attuale, pensando all’Ilva di Taranto, dove il diritto al lavoro si è contrapposto al diritto alla salute, ad un ambiente salubre. E la mente è corsa all’altro candidato alla Presidenza, Stefano Rodotà, alla sua lotta in difesa della Costituzione, dei diritti.
    Ma indignarsi non basta. E nell’ultimo libro “Azione popolare Cittadini per il bene comune” Settis si batte contro l’indifferenza che uccide la democrazia, contro la tirannia antipolitica dei mercati per rilanciare l’etica della cittadinanza.
    “Puntare su mete necessarie come la giustizia sociale, la tutela dell’ambiente, la priorità del bene comune sul profitto del singolo. Far leva sui beni comuni come garanzia delle libertà pubbliche e dei diritti civili. Recuperare spirito comunitario, sapere che non vi sono diritti senza doveri, pensare anche in nome delle generazioni future. Ambiente, patrimonio culturale, salute, ricerca, educazione incarnano valori di cui la Costituzione è il manifesto per la libertà, l’eguaglianza, il diritto al lavoro di tutti. La comunità dei cittadini è fonte delle leggi e titolare dei diritti, deve riguadagnare sovranità, cercando nei movimenti civici il meccanismo-base della democrazia, il serbatoio delle idee per una nuova agenda della politica. Occorre dare nuova legittimazione alla democrazia rappresentativa, facendo esplodere le contraddizioni fra i diritti costituzionali e le pratiche di governo, che li calpestano in obbedienza ai mercati”.
    Dunque per ricreare la cultura che muove le norme, ripristina la legalità, progetta il futuro, serve oggi una nuova consapevolezza, una nuova responsabilità con un actio popularis, che risale al diritto romano, un’azione di un cittadino qualsiasi nell’interesse pubblico.
    In un’intervista a Repubblica del 28 aprile Settis arriva addirittura a rivalutare le lotte dei comitati, definendoli sentinelle e anticorpi in difesa del bene comune.
    Perbacco!Quanti condividono?
     Il sindaco Doria sembrava convinto nel consegnare il premio e come buona pratica ha avviato un “percorso di partecipazione” per far conoscere a tutti i cittadini, Municipio per Municipio, il nuovo Piano Urbanistico Comunale messo a punto da Marta Vincenzi. Un Puc da rivisitare, prima dell’approvazione definitiva, per la crisi economica, per sopravvenuti eventi luttuosi come l’alluvione, ma in particolare per le Osservazioni della Regione, che ad esempio in ottemperanza alle liberalizzazioni della Normativa europea, elimina i vincoli alla presenza di esercizi commerciali, restringe ulteriormente le maglie sull’edificabilità in aree agricole…
    Un percorso più che condivisibile, pur nel pieno rispetto del ruolo degli uffici e degli investimenti.
    Peccato che appaia una partecipazione più sulla carta che effettiva, visti i tempi, entro giugno si dovrà concludere presso i Municipi: più che altro appare un’informativa, di cui forse non se ne sentiva la necessità. Si apprezza comunque la “sperimentazione della Partecipazione”.
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 314: PAROLE DEGLI OCCHI – Fiori di città: writer, skate e rap al monte

    Foto di Ferdinando Bonora ©

    Lo scorso fine settimana ha visto una gran folla in festa alle spalle del quartiere genovese di Quarto Alto, dove la montagna riconquista il sopravvento e si riprende a salire per l’antico sentiero di Costa d’Orecchia, nel punto in cui la moderna via degli Anemoni s’arresta nella macchia mediterranea.

    Lo squallido muraglione di contenimento, cosparso di erbacce e di scritte spontanee (come lo si può ancora vedere su GoogleMaps), è stato trasformato in una fantasmagoria di forme e colori grazie all’aerosol art di decine di writer più o meno celebri, impegnati in due giorni di gratificante fatica sotto il sole, con l’accompagnamento musicale di dj set con funk, rap e reggae, esibizioni di break dance, evoluzioni di skateboard tra salti e acrobazie, furgoncino-chiosco di panini e bibite e numerosissimi spettatori di ogni età a scattar foto e godersi la kermesse e il procedere del lavoro.

    “Fiori di città” – così s’è chiamata l’iniziativa, di cui si prevedono ulteriori edizioni in altri luoghi – è stata una bella occasione per mostrare a tutti una cultura giovanile ricca di vitalità ma spesso guardata con sospetto, in un’opera di riqualificazione di uno spazio urbano degradato e mal frequentato organizzata da noti writer genovesi quali Christian “Blef”, “Mr. Mer” e Christian “Tian” Terzano, insieme ad altri soggetti e col sostegno di vari enti ed istituzioni (vedi www.genovajam.org), in collaborazione con l’associazione di volontariato onlus “Progetto QuartoAlto” (www.progettoquartoalto.it).

  • OLI 277: COSTITUZIONE ITALIANA – La Costituzione difende la cultura

    Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 9:

    “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

    5 maggio 2003. Dall’intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in occasione della consegna delle medaglie d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.

    “È nel nostro patrimonio artistico, nella nostra lingua, nella capacità creativa degli italiani che risiede il cuore della nostra identità, di quella Nazione che è nata ben prima dello Stato e ne rappresenta la più alta legittimazione. L’Italia che è dentro ciascuno di noi è espressa nella cultura umanistica, dall’arte figurativa, dalla musica, dall’architettura, dalla poesia e dalla letteratura di un unico popolo. L’identità nazionale degli italiani si basa sulla consapevolezza di essere custodi di un patrimonio culturale unitario che non ha eguali nel mondo. Forse l’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell’articolo 9 che, infatti, trova poche analogie nelle costituzioni di tutto il mondo: ‘La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione’. La Costituzione ha espresso come principio giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni italiano. La stessa connessione tra i due commi dell’articolo 9 è un tratto peculiare: sviluppo, ricerca, cultura, patrimonio formano un tutto inscindibile. Anche la tutela, dunque, deve essere concepita non in senso di passiva protezione, ma in senso attivo, e cioè in funzione della cultura dei cittadini, deve rendere questo patrimonio fruibile da tutti. Se ci riflettiamo più a fondo, la presenza dell’articolo 9 tra i ‘principi fondamentali’ della nostra comunità offre un’indicazione importante sulla ‘missione’ della nostra Patria, su un modo di pensare e di vivere al quale vogliamo, dobbiamo essere fedeli. La cultura e il patrimonio artistico devono essere gestiti bene perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani per tutte le generazioni. La doverosa economicità della gestione dei beni culturali, la sua efficienza, non sono l’obiettivo della promozione della cultura, ma un mezzo utile per la loro conservazione e diffusione. Lo ha detto chiaramente la Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, quando ha indicato la ‘primarietà del valore estetico-culturale che non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici’ e anzi indica che la stessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità. La promozione della sua conoscenza, la tutela del patrimonio artistico non sono dunque un’attività ‘fra altre’ per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile per dettato costituzionale e per volontà di una identità millenaria”.

    Carlo Azeglio Ciampi
    (a cura di Aglaja)