Il suo nome per un po’ è girato, poi non più. Ora siamo molto – e drammaticamente – oltre.
Comunque può essere interessante tornare brevemente sull’episodio che ha coinvolto nei giorni passati Anna Finocchiaro, il suo carrello della spesa, e il ‘miserabile’ Renzi.
Il sindaco rampante aveva messo insieme con strumentalità due categorie incomparabili, e cioè le qualità necessarie ad essere una buona presidente della Repubblica, ed un episodio di scarsa importanza: essersi, la Finocchiaro, fatta aiutare a trasportare un carico Ikea da persone della scorta, con cui si può immaginare abbia sviluppato un sufficiente grado di consuetudine e confidenza da rendere questo atto nulla più che un normale episodio di gentilezza.
Lei, ahimè, ha reagito senza misura, usando parole – miserabile, inaccettabile, ignobile – che andrebbero usate in ben altre circostanze, se vogliamo che le parole abbiano un senso.
E’ questo, e non il carrello, che la dimostra inadeguata.
Sono giorni e giorni e giorni che incontrando amiche ed amici ci scambiamo sguardi sempre più disperati per l’orrenda gestione di questa crisi, e tutto questo delirio mi conferma che non c’è speranza nelle modalità maschili di esercitare il potere; ma per le donne la strada di praticarlo senza adeguarsi ai riti maschili (comportamenti, linguaggi, strategie) resta ancora irrisolta e sostanzialmente inesplorata.
Su questo nodo cruciale e complesso molte donne, da molti anni, discutono, pensano, scrivono; ma questo universo di pensiero femminile pare ancora drammaticamente separato da quello delle donne che percorrono le strade del potere, che pare non abbiano il tempo per pensarci su, per parlarsi tra loro, per trovare la forza di offrirci, collettivamente, un’alternativa.
Anche in queste ultime ore le vedo isolate e disperate, o conniventi e subordinate.
(Paola Pierantoni – Immagine da internet)
Categoria: Renzi
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OLI 373: POLITICA – Les Misérables, tra maschile e femminile
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OLI 351: PRIMARIE – All’arrembaggio
Gran folla venerdì 5 ottobre in salita Pollaioli, al Caffè degli Specchi c’era il primo raduno genovese dei pro-Renzi. Accoglienza amicale, tavole imbandite per l’aperitivo ed esordio di un quasi giovane del Pd, che con la sua lettera a Repubblica ha fatto increspare le acque placide del partito a Genova, in massa fan di Bersani. La gente si guarda intorno, pare fare la conta e già si annunciano in favore del sindaco di Firenze il Comitato Sanità ed il Comitato del Levante.
Le buone intenzioni ci sono tutte, ma si ha l’impressione che i volti noti siano qui più per insofferenza locale che altro, tra i fedeli di SuperPippo, assessore regionale e gli ex margheritini mentre qualcuno sussurra che arriverà forse Massimiliano Costa. Un brivido corre tra i “giovani” del Pd nostrano, mentre interviene con un discorso appassionato Federico Berruti, sindaco di Savona, promotore di spicco in Liguria per la corsa del rottamatore.
Capelli grigi tanti, Under trenta nessuno, non mancano però i coetanei di Renzi, impiegati, professionisti, persone comuni al di fuori della mischia, che parlano di attese deluse, di occasioni perdute. Hanno la faccia di chi il loro turno nella vita pare non giunga mai. E così si saltano generazioni di classi dirigenti, che dalla società e dall’agone politico sono tagliati fuori. Un’esistenza ai margini, si sentono afoni. Nutrono speranze e non ci stanno ad essere lì nel limbo, ecco perché si rivolgono a chi, non importa se davvero nuovo o no, parla di rimetterli in gioco. In fondo è l’unica chance che resta a questi bravi ragazzi invecchiati.(Bianca Vergati – foto da flickr / unita36)
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OLI 318: FINCANTIERI – Sestri Ponente tra passato, presente e Renzi
Davanti ai cancelli, oltre ai volti di molti operai italiani, anche quelli degli immigrati.
Si scostano appena vedendo la macchina fotografica. Come a lasciar spazio all’inquadratura che sembra mirare allo striscione dietro di loro. Landini asseconda paziente il rituale della stampa, mentre i cartelli – NON CHIUDETE SESTRI PONENTE – sono la colonna visiva della manifestazione.
Sestri Ponente il 27 ottobre fa quadrato attorno ai suoi cantieri e chiude. Chiude l’edicola e Bagnara, chiudono i bar, e il negozio che vende borse di Braccialini e nel corteo che conduce a Piazza Baracca la serrata è totale. Una serrata che abbraccia tutti coloro che in Fincantieri a Sestri Ponente lavorano.
A vederle a distanza di pochi giorni, le immagini della manifestazione di Fincantieri, viene in mente Matteo Renzi che a Firenze, insieme a molti altri del PD e dintorni, hanno parlato di assenza di “dinamismo” nel mondo del lavoro. Nella scenografia dove si è svolta l’iniziativa del sindaco di Firenze un frigorifero, un tavolo con un cesto di frutta, ad incarnare che di politica si può tornare a parlare anche nelle case. C’era anche Baricco a nobilitare l’evento.
A Sestri Ponenti di politica e futuro del lavoro si parla in piazza. E non c’è frigorifero, ma il caldo dei presenti che invocano un pezzo di nave a dar lavoro ai molti che rimarranno senza. E non c’è cesto di frutta, ma l’incontro di Fincantieri con le altre aziende.
In anni di berlusconismo e di silenzio dell’opposizione non è la prima volta che in questo accade in Italia. E Renzi, che non è veltronianio, ma appare arrivato da Marte, sembra sia lui solo con la sua gente a chiedere un cambiamento della sinistra.
Ma non è una richiesta nuova. Si tratta invece della pretesa ostinata e contraria di chi ha fatto politica in questi anni e l’ha fatta partendo dalle piazze, dai nodi della globalizzazione e della pace, dall’assenza di lavoro e dalla richiesta del riconoscimento di diritti per tutti. In questi anni si sono presidiate sanità, scuola, lavoro, immigrazione, costituzione. La strada, partita da Genova nel 2001, è costellata da migliaia di facce note e anonime che, inutilmente, hanno invocato il cambiamento.
Sestri Ponente e la Fincantieri tutta, Fiat, l’isola dei Cassinitegrati, Termini Imerese, le operaie della Omsa, le manifestazioni dei precari, degli immigrati, degli studenti, della scuola, sono il passato e il presente di questa domanda. Domanda alla quale Renzi, negli ultimi dieci anni non ha dato contributo rilevante. Esattamente come i dirigenti del suo partito, quelli che lui vorrebbe rottamare.
Nessuna differenza tra lui e gli altri. Solo la scenografia e la scelta delle canzoni e una certa furbizia che con l’età ingrigisce o viene meno.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice)


