Categoria: Giuseppe Pericu

  • OLI 368: LIGURIA – Derivati, le regole della politica e quelle dei cittadini

    Foto da internet

    La minaccia “derivati” ha fatto sentire i suoi effetti – dal passato – anche sul Comune di Genova. La miccia è stata accesa da Il Giornale, che ne ha ricavato un’inchiesta pubblicata a partire dall’8 febbraio con l’articolo d’esordio “Il Monte dei Paschi anche a Palazzo Tursi: 118 milioni di derivati” (8/2/2013). Lo si ricorda per i lettori inesperti di ingegneria finanziaria: il derivato è uno strumento, un contratto, un accordo il quale lega il suo valore a quello di un’attività. Nel caso dei derivati acquistati dal Comune di Genova, ci si basa sull’oscillazione dei tassi di interesse dei mutui. Ritornando al caso di Genova, Il Giornale ha sollecitato l’intervento dell’assessore al Bilancio Miceli che ha dichiarato “Si tratta di due contratti, il primo stipulato nel 2002 con Unicredit per un valore di 7.272.000 euro, il secondo stipulato con Bnl nel 2001 per 13.066.882 euro con scadenza 2020” (“Derivati, la Corte vuol fare i conti col Comune”, Il Giornale 9/2/13). Sull’onda dell’inchiesta, la Lega ha proposto un’interrogazione comunale, non ammessa per ora a discussione (Il Giornale 13/2/2013). Il modo di riportare le notizie segue l’orientamento ideologico della testata, tanto che Il Giornale in un primo momento minimizza il fatto che i derivati risalgano alla giunta Pericu, rimarcando le responsabilità a riguardo dell’attuale amministrazione, mentre in altri articoli gioca sul fatto che i derivati non siano stati annullati immediatamente dal Comune, ma – contemporaneamente – una sentenza del Tar Toscana solleva questioni che sono d’ostacolo alla possibilità per le P.A. di liberarsene (“Swap impossibili da annullare”, Il Sole 24 Ore 23/2/2013). Il Secolo XIX si occupa della questione e riporta la dichiarazione di Miceli, secondo cui “si tratta, come si è detto, di due contratti senza rischi occulti o non prevedibili, che hanno sole finalità di tutela da forti oscillazioni dei tassi, per cui si valuta che in questo momento non sia conveniente rescindere questi contratti per il pagamento delle penali” (Il Secolo XIX 1/3/2013). Rimane invece silenziosa sull’argomento la Repubblica – Lavoro. L’alone di mistero che sembra comunque continuare a circondare la faccenda (a quanto ammontano le penali che impediscono di rescindere da un contratto in cui il comune, comunque, è in perdita?) riporta alla mente vicende di simili derive e simili misteri: i derivati non sono una novità per la Liguria: nel 2011 la giunta Vincenzi aveva chiuso un contratto con BNP Paribas, che costava 24 milioni di euro soltanto di interessi e che era stato siglato poco prima del suo insediamento, ancora sotto la giunta Pericu. Nel 2007 invece era stata la Regione a finire nei pasticci: un ex impiegato della banca giapponese Nomura a Londra aveva denunciato enormi ricavi ottenuti da un prestito della Regione Liguria nel 2006, (Il Secolo XIX, 6 aprile 2007, vedi anche OLI 160). Anche in quel caso, l’accordo era circondato dal massimo segreto e riserbo: il governatore Burlando dichiarava di dover seguire le “regole”. Ma non si riferiva a quelle che tutelano il diritto dei cittadini di sapere e di pretendere trasparenza, bensì a quelle contenute nei contratti ed imposte dalle banche. Ritornando al presente, al momento il sito del comune non riporta alcuna indicazione riguardo alla stipula dei contratti derivati: la trasparenza rimane uno dei punti più dolenti delle iniziative finanziarie ad alto e medio rischio intraprese dalle pubbliche amministrazioni.
    (Eleana Marullo – foto da internet)

  • OLI 330: PRIMARIE – Sindaci e sponsor

    “Votate Roberta, solo lei può essere il sindaco di tutti”, e non è una persona qualunque a dirlo. Chi invita a votare Pinotti è Beppe Pericu, l’apprezzato sindaco del G8, che chiude l’incontro con i simpatizzanti Pd all’hotel Rex, il 2 febbraio, in Albaro, dove l’ex sindaco abita. “Urge mobilitazione per le Primarie, gli altri votano tutti e compatti, attenti”. Stima a parte per il professore outsider, conclude.
    La candidata è raggiante come a inizio serata quando aveva solcato la sala, stringendo la mano con affabilità a tutti i presenti: un diciottenne con il padre assessore, il resto di mezz’età e oltre e politici prossimamente inoccupati, tra cui la consigliera comunale prima in lista alle ultime amministrative come giovane donna, su proposta di Emilyguria, centro di formazione politica al femminile all’insegna di più potere in rosa, tema caro alla sua presidente Roberta Pinotti.
    Una meteora di associazione forse, se il sito è aggiornato al 2009, visitando infatti www.Emilyguria.it in onore al “genere” si segnalano http://www.donneinrete.com/, con indirizzo desueto, che rimanda a tutt’altro e http://www.noidonne.org/, giusto! E naturalmente la newsletter della candidata.
    Sotto lo sguardo affettuoso di chi non ha mai digerito la Marta, rea di aver proclamato a gran voce discontinuità nei confronti del predecessore, la senatrice, sicura del territorio amico, esordisce scandendo che non esiste un sindaco per tutte le stagioni , affabula la platea con un racconto familiare, le figlie inquiete all’idea di mamma–sindaco.
    Spiega la composizione della sua squadra in cui vorrà persone di altissimo livello per un Comune amico, evocando varie consorterie non utilizzate, dal volontariato alle teste pensanti…
    L’Amministrazione oggi mostra d’essere respingente, invece bisogna mettersi in sintonia con il cittadino e lei pensa di avere tutte le caratteristiche per farlo.
    “Ho un’esperienza nazionale presso i Ministeri, ho voce presso Amministratori delegati” sottolinea.
    Confessa che non ci aveva pensato proprio a candidarsi, altri gliel’avevano suggerito. Chi sarà mai? E arriva la domanda scomoda: qualche elettore ha chiesto al direttore del principale giornale cittadino se non ci sia un input da segreterie romane, vista la campagna a tambur battente in suo favore. Lei che ne pensa?
    Roberta interdetta, dice di non capire e comunque è la prima volta che sente qualcosa del genere, guardandosi intorno forse a cercare volti amici come Beppe, finalmente arrivato.
    Le si chiede pure di confermare la sua opinione sui giovani genovesi che aveva espresso al Teatro della Gioventù, ovvero che “I ragazzi di Genova sono comodi, preferiscono un posto fisso malpagato ad uno incerto ma con delle prospettive”, citando l’ Istat. Era parsa concorde con questa analisi, e le si domanda con quali giovani si è confrontata, mentre l’indagine pare introvabile.
    “L’indagine è di due anni fa” precisa la Pinotti, ma c’è un malinteso: al contrario lei è dispiaciuta di tali risultati, e racconta entusiasta di un trentenne, che ha messo su una bell’azienda invece di andare in discoteca a vent’anni.
    Risponde in ossequio al trend di questi giorni, addosso ai mammoni, alla faccia di statistiche e precari.
    E all’anziano signore, che candidamente confessa di non votare per questa parte ma è venuto per sapere quale sarà la sua priorità, dichiara con enfasi: “Subito le manutenzioni, la battaglia delle battaglie!”
    Bella serata.
    (Bianca Vergati)