Categoria: OLI 354

  • OLI 354: PAROLE DEGLI OCCHI – Ragazze di Leiden

    (foto di Giovanna Profumo)

    Agosto 2012, Lieden – Olanda: per abbattere il costo della vita e beneficiare delle giornate lunghe i ragazzi e le ragazze della città universitaria organizzano aperitivi e cene en plein air. Occupano con le loro sedie strade, piccole piazze e, in occasione di questo scatto, anche le chiatte dei canali. Dehors di ristoranti privati e dehors giovanili, allo sguardo straniero, sembrano avere pari dignità.

  • OLI 354: INFORMAZIONE – Amber Lyon e gli altri: chi racconta (a proprie spese) la verità sul Medio Oriente

    Amber Lyon, giornalista della CNN, fu inviata l’anno scorso in Bahrain per documentare la rivolta in quel paese. Con mille difficoltà riesce a produrre un filmato sulle repressioni più brutali operate dal regime sostenuto dagli Stati Uniti. Il documentario, che ha ricevuto riconoscimenti dalla critica: è stata recensito da Glenn Greenwald sul Guardian, ed è stato insignito di numerosi premi giornalistici (come il 2012 Gold Medal), ma non è ancora andato in onda sulla CNN e nel marzo del 2012 la giornalista è stata licenziata dalla CNN col pretesto di fare parte un “movimento indipendente” con lo scopo di cedere all’esterno i documentari investigativi di proprietà del network. Amber Lyon ha così commentando il suo licenziamento: “A questo punto, non posso che considerare il mio stipendio come dei soldi sporchi che servono a farmi stare in silenzio. Sono diventata giornalista per esporre, non per aiutare a nascondere le malefatte. Non sono disposta a tacere su questo ancora a lungo, anche se questo è significato perdere il lavoro.” Per chi vuole approfondire ecco l’intervista di Amber Lyon su RT.com. pubblicata su Youtube. Qui invece troverete l’articolo di Glenn Greenwald del Guardian (è, a mio parere, il miglior giornalista occidentale che si occupi di Medio Oriente e politica estera in generale). Un altro giornalista bravo e coraggioso è Andrew Hammond, il corrispondente dal Medio Oriente della Reuters. Egli è unico nella sua conoscenza della regione: parla correntemente l’arabo ed ha una mente indipendente. Gli arabi americani consigliano vivamente la lettura del nuovo libro di Hammond (in inglese), The Islamic Utopia. A proposito della Reuters, è stata forse l’unica ad accorgersi la settimana scorsa della manifestazione in Tunisia dei laici tunisini contro il governo islamico, ed ha raccontato la situazione tragica nella quale si trova la popolazione siriana schiacciata tra il martello del regime e l’incudine dei ribelli, in particolare della parte più debole (donne e bambini) e povera della popolazione: “molti poveri siriani assediati nelle zone di guerra hanno smesso di fuggire. Sono tornati a casa con la sola speranza di morire con un po’ di dignità”. (). Sulla Siria segnalo inoltre queste parole dette da una donna siriana e riportate dall’Economist del 27 ottobre: “Bashar Assad è un cane, è un assassino – dice una madre di otto figli – ma, non ci piacciono neanche i combattenti. Siamo stanchi e vogliamo la pace”.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 354 – ILVA : Genova chiama Taranto, tra bilanci politici e prevenzione

    “Riteniamo illogico considerare inevitabile che ogni anno ottantamila quintali di residui aerei del centro siderurgico di Taranto debbano cadere sulla città”. “L’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi sistemi organizzativi non è un momento unico e definitivo dell’azienda moderna ma fa parte di un processo continuo di crescita dell’apparato produttivo che noi rivendichiamo perché ad esso è legato lo sviluppo economico della collettività”.
    E’ un estratto degli atti della conferenza nazionale di Cgil, Cisl e Uil dal titolo “La tutela della salute negli ambienti di lavoro”, marzo 1972.
    Ne ha dato lettura, il 26 ottobre, Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria promotrice dell’incontro “Genova chiama Taranto. Il caso acciaio. Ambiente e lavoro sono la stessa cosa”. Nel salone di rappresentanza del Comune di Genova manca, però, il pubblico delle grandi occasioni. Peccato. Perché, dopo aver riempito piazze, fatto assemblee, subìto il ricatto lavoro-ambiente, quella di venerdì si è dimostrata una preziosa occasione di riflessione, lontano dai riflettori, per fare il “punto nave”, come dicono in produzione. Un’occasione per ragionare sulle scelte politiche genovesi, criticarle o rivendicarle ricordando le vicende che hanno reso possibile superare il ciclo a caldo a Cornigliano.
    Quindi Bernini e Biasotti, per la parte politica e istituzionale, rappresentanti di Legambiente e Federico Valerio, chimico ambientale, per la tutela della salute e del territorio, Federico Pezzoli, RSU Ilva Cornigliano, per il lavoro, hanno messo a fuoco i punti salienti di una storia in divenire in cui Riva – Emilio, famiglia, società? – è stato a tratti o deus ex machina o spietato padrone delle ferriere. Comunque sempre soggetto difficile da controllare.

    Così quanto dice Bernini sulle aree: “Il conto è stato fatto sul lavoro che poteva essere dato” e “la parte liberata e già destinata dalla società per Cornigliano ad attività portuale” in parte occupa addetti “ma la quantità di occupati per metro quadrato non è soddisfacente”, si arricchisce con gli “aneddoti” di Biasotti su come Riva fosse stato abile ad ottenere da Mori, suo predecessore in regione Liguria, mille volte di più di quello che aveva prima: dai cinquant’anni di concessione, all’abbuono di tutti i canoni che mai aveva pagato, insieme a tutta una serie di vantaggi. Vinte le elezioni regionali nel 2000, il Senatore Biasotti fa  “l’ambientalista” e dice una serie di no. Nel suo album di ricordi anche l’imbarazzo per l’assegno “milionario” staccato da Riva a Berlusconi per la campagna elettorale del 2001. In merito “al contratto fatto nel 2006” con Riva il senatore dice: “Purtroppo ha una grave lacuna: non lega i metri quadrati che gli sono stati dati ai dipendenti, tant’è che oggi ci sono 1500 operai mentre lui dovrebbe farne lavorare 2400. Questo è un fatto grave.” Ma Biasotti non deve fare ammenda perchè lui quell’accordo non l’aveva firmato.
    La chiusura della cokeria di Cornigliano – ha spiegato Federico Valerio dell’Ist – ha permesso un abbattimento immediato di malattie e ricoveri, anche dei bambini del quartiere. E ha reso gli abitanti di Cornigliano simili a quelli di altre parti della città che comunque hanno a che fare con l’inquinamento automobilistico, che è altra cosa da quello di una cokeria. La cokeria ha spiegato Valerio non si può ambientalizzare perché intrinsecamente produce fumi cancerogeni. Dell’esperienza Ist beneficerà l’agenzia per l’ambiente pugliese che ha adottato la procedura degli studi epidemiologici genovesi. Tuttavia ha aggiunto Valerio “il sottoscritto che ha diretto quel laboratorio e ha ottenuto quei risultati è andato in pensione e nessuno sta pensando di sostituirlo, perché della prevenzione primaria non gliene può fregare niente a nessuno. Non rende.” Ma i dati ci sono e non bisogna perdere la memoria storica. Si è capito che le acciaierie a ciclo integrale costruite a meno di duemila metri dall’abitato diminuiscono l’aspettativa di vita. La salute non è una cosa vaga, ha spiegato Valerio, e un tumore polmonare costa cinquantamila euro per il ciclo chemioterapico con pochissime probabilità che serva a qualcosa. Basta pensare agli effetti devastanti all’amianto.(Continua)
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 354: MEDIO LEVANTE – Passerà la trasparenza?

    Dalla mozione per Accesso agli atti amministrativi dei progetti edilizi in Municipio: “Da molto tempo ci sono contestazioni e lamentele che sfociano in iniziative di singoli privati o comitati contro le decisioni dell’Amministrazione in materia urbanistica. Le proteste sono purtroppo spesso motivate perché si compromettono salute, ambiente, beni pubblici, beni culturali e artistici o anche la semplice quotidianità. Le Istituzioni devono perseguire il bene della collettività e questo fine va salvaguardato, anche a costo di decisioni impopolari o non condivise da tutta la cittadinanza. In ambito urbanistico si rileva che in più occasioni è stato invece privilegiato maggiormente l’interesse privato rispetto agli interessi della Comunità. Chiunque può constatare di persona l’iter macchinoso per accedere agli atti, tanto che non è possibile figurarsi come possano riuscirci dei semplici cittadini che non ricoprano ruolo istituzionale o facciano parte di Associazioni accreditate. Per evitare conflittualità “a posteriori”si ritiene dovere dell’Amministrazione impegnarsi per semplificare l’accesso agli atti amministrativi e renderli davvero “pubblici”. Sempre nel pieno rispetto degli operatori e degli investimenti. Oltre a tale sostanziale inaccessibilità per i cittadini, si constata che anche gli uffici del Municipio non sono in grado di fornire informazioni, vuoi per eccesso di burocratizzazione, vuoi perché non se n’è sentita la necessità. Né quindi di far sì che si possa esercitare alcun controllo sistematico sui progetti di pertinenza del territorio municipale. Risulta infatti sovente disatteso “ il passaggio” dei Progetti presso il Municipio interessato: benché il parere del Municipio non abbia “Carattere Vincolante”, esso potrebbe avere comunque valenza positiva per la conoscenza del territorio, supportare il lavoro degli uffici preposti, senza per questo intralciare i tempi di approvazione. Sarebbe quindi più che opportuno rendere “obbligatorio” e puntuale tale passaggio “prima” dell’approvazione degli Uffici e ovviamente, rendere in primis “obbligatoria l’informazione” degli uffici del Municipio, nonché del Consiglio in toto”. (Continua)
    (Bianca Vergati)
  • OLI 354: INFORMAZIONE – Anonimous buca i server della polizia. Oppure no?

    Anonymous ci ha provato, ed è riuscito a bucare i server della polizia. Ci ha regalato più di 3500 file provenienti da diverse Questure d’Italia… Più di 3500 file contenenti circolari, convenzioni, comunicati sindacali, denunce di cittadini, verbali di arresti, di sequestri, di interventi, informative, prestampati…e moltissime mail private. La polizia ha subito minimizzato la cosa: non è stato violato nessun dato significativo. In effetti, che i No Tav fossero ampiamente controllati, era da aspettarselo, come che alcune telefonate tra certi individui fossero intercettate e trascritte.
    Rileggendo i file si parla di agenti infiltrati, di agenti sotto copertura, ma i documenti sembrano, ahimè, stralci di ricerche, come se un poliziotto impegnato in una tesi di laurea, avesse semplicemente scritto qualcosa di estremamente accademico, niente di quello che, in realtà, si sarebbe voluto trovare. Tra mail di amanti insoddisfatte e piagnucolose, di mogli tradite e tristi, di non troppo velate richieste di “aiutini”, mi sorprende che non ci sia davvero nulla più. Nessuna mail insolita, nessuna circolare inaspettata, nessuna fotografia scambiata tra colleghi che non mostri momenti felici di gruppi di poliziotti sorridenti. C’è tanto, tantissimo materiale. Ma è quello che non c’è che salta agli occhi. Anonymus ci è davvero riuscito, o gli è stato permesso?
    (Bice Pollastri)

  • OLI 354: Immigrazione – Il flop della sanatoria

    Circa 130 mila datori di lavoro che impiegavano (in nero) immigrati senza permesso di soggiorno hanno presentato una domanda di condono nel periodo dal 15 settembre al 15 ottobre in base ad un apposito decreto del governo Monti. Lo stesso decreto prevede anche la regolarizzazione della situazione di soggiorno dei lavoratori dichiarati dai loro datori di lavoro. Nessuno sa con precisione quanti sono gli immigrati che vivono in Italia senza permesso di soggiorno. Alcune stime, prima della regolarizzazione/condono, indicavano la presenza di circa 500 mila, altri di un milione di irregolari. La ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri commentando tali risultati ha detto che “l’obiettivo era cercare di far venire fuori, all’aperto, tutte le situazioni di ‘nero’ che c’erano”. “Probabilmente – dice – non erano tante, il fenomeno non era così diffuso come si pensava”. Commenti negativi sono giunti dalla Caritas Ambrosiana, dall’Arci e dalla Cgil che chiedono al Governo un ripensamento. Jamal Quaddorah, responsabile immigrazione della Cgil Campania, dice che la sanatoria è stato un grande fallimento visto che le stime parlavano di circa 500 mila immigrati irregolari. Il sindacalista della CGIL ha denunciato il fatto che molti datori di lavoro hanno fatto pagare il costo del condono ai lavoratori immigrati e che altri hanno licenziato i lavoratori pur di non pagare tali costi (1000 Euro + 6 mesi di contributi previdenziali e fiscali arretrati), altri hanno dichiarato come lavoratori domestici i loro lavoratori edili o agricoli per pagare i costi minimi del condono. Valentina Brins dell’Associazione Italia Razzismo, commentando il “Poche domande? Pochi irregolari” della ministra Cancellieri, dice di non essere d’accordo e che “il motivo della scarsa partecipazione è legato alla difficoltà di rispettare tutti i parametri previsti. Oltre tutto non si ha mai dato una minima garanzia di non essere espulsa o comunque denunciata, alla persona il cui datore di lavoro non fosse riuscito a terminare positivamente la pratica di regolarizzazione.” Strano modo quello adottato dal governo Monti per regolarizzare gli immigrati attraverso domande di condono che presentano i loro datori di lavoro che li impiegano irregolarmente. Persino un governo di politici avrebbe capito che non avrebbe funzionato e che “rischia di offrire un messaggio ai datori di lavoro che in questo momento, di guerra dichiarata contro l’evasione fiscale, non pare certo opportuno: è possibile farla franca perché tanto, prima o poi, ci sarà un nuovo condono”. La regolarizzazione infatti doveva essere per gli immigrati, non per chi li aveva fatti lavorare in nero: andava rilasciato un permesso di soggiorno a tutti coloro che non avessero commesso reati gravi.
    (Saleh Zaghloul)
  • OLI 354: CITTA’ – Sfilata d’altri tempi in universo parallelo

    E’ il 16 ottobre e In Consiglio Comunale il Sindaco sta tentando di spiegare gli arresti dei funzionari indagati per l’alluvione del novembre 2011 a Genova. Parterre della stampa affollatissimo, atmosfera elettrica, palpabile la furente incredulità e lo sconcerto dei cittadini. C’è molta preoccupazione, l’autunno è alle porte insieme ad anniversari dolorosi, lutti incolmabili. Niente di tutto ciò pervade un’altra atmosfera, quella ovattata e “sciccosa” al palazzo della Borsa, dove si sta svolgendo nelle stesse ore la festa della Croce Rossa, sfilate di abiti e gioielli. La sala è piena, le crocerossine in blu, foularino vezzoso al collo bianco e rosso, accolgono le ospiti, tutte signore bene “anta” in crescendo venerando. L’evento è atteso, un’occasione mondana con una spolverata di benevolo “sociale”. Ecco s’inizia, dopo un prologo appassionato per sottolineare il ruolo tanto importante dell’ente benefico. Le luci si spengono e in un clima da talk show avanzano, nei loro vestiti ammiccanti al “classico” le modelle volontarie, belle donne non proprio “giovani”, c’è un occhio di riguardo all’età di tante signore in platea, dai tailleur e filo di perle su camiciole in seta. Alcune indossatrici sono però così magre da ciabattar le scarpe e non per una questione di numero inadatto, così lo sguardo delle possibili clienti spesso in carne, scivola via su quegli abiti certo classici ma con azzardi di righe da ape maia, sciarpone svolazzanti, abiti talvolta audaci ma rigorosamente al ginocchio. Come dire chiunque può indossarli. Molti applausi per i gioielli tutto perle, per i modelli tubino o giacchina con tocco appena frou frou di fiocchi e e balze. Nessuno si muove a conclusione del tutto e poi si spiega il perché: all’offerta si è abbinato un biglietto, che dà diritto a partecipare alla lotteria finale, in palio premi frivoli, ma anche preziosi e le signore non intendono certo rinunciare a collane e orecchini di gioiellerie di grido. Si sbuffa per la lentezza dell’estrazione, si fa tardi, c’è l’aperitivo e chiacchiere lievi. Per carità, non si può essere sempre seriosi ma qui sembra dì essere in universi paralleli.
    (Bianca Vergati)