Categoria: polizia

  • OLI 354: INFORMAZIONE – Anonimous buca i server della polizia. Oppure no?

    Anonymous ci ha provato, ed è riuscito a bucare i server della polizia. Ci ha regalato più di 3500 file provenienti da diverse Questure d’Italia… Più di 3500 file contenenti circolari, convenzioni, comunicati sindacali, denunce di cittadini, verbali di arresti, di sequestri, di interventi, informative, prestampati…e moltissime mail private. La polizia ha subito minimizzato la cosa: non è stato violato nessun dato significativo. In effetti, che i No Tav fossero ampiamente controllati, era da aspettarselo, come che alcune telefonate tra certi individui fossero intercettate e trascritte.
    Rileggendo i file si parla di agenti infiltrati, di agenti sotto copertura, ma i documenti sembrano, ahimè, stralci di ricerche, come se un poliziotto impegnato in una tesi di laurea, avesse semplicemente scritto qualcosa di estremamente accademico, niente di quello che, in realtà, si sarebbe voluto trovare. Tra mail di amanti insoddisfatte e piagnucolose, di mogli tradite e tristi, di non troppo velate richieste di “aiutini”, mi sorprende che non ci sia davvero nulla più. Nessuna mail insolita, nessuna circolare inaspettata, nessuna fotografia scambiata tra colleghi che non mostri momenti felici di gruppi di poliziotti sorridenti. C’è tanto, tantissimo materiale. Ma è quello che non c’è che salta agli occhi. Anonymus ci è davvero riuscito, o gli è stato permesso?
    (Bice Pollastri)

  • OLI 316: INDIGNATI – Il diritto negato da black bloc e polizia

    Alle 14.34 il primo attacco

    L’Italia è l’unico paese al mondo in cui la manifestazione degli “Indignati” del 15 ottobre è stata annichilita dalla violenza di gruppi organizzati, e dall’incapacità delle forze dell’ordine a difendere il diritto di centinaia di migliaia di cittadini a manifestare in pace e sicurezza le proprie idee.
    Nell’Italia di questi anni l’atto di manifestare in piazza è stato sistematicamente svalutato dal potere, denigrato, demonizzato, sminuito, irriso, contrastato. Questo lo ha reso un diritto non pienamente tutelato. Un articolo su pag. 8 di La Repubblica del 16/10/11 osserva: “Il Viminale si era preparato a difendere la quiete della città proibita, il quadrilatero dei Palazzi della Politica …”. E quando iniziano a verificarsi i disordini la polizia ha “tempi di reazione lunghi, farraginosi … nessun filtraggio significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo …”.
    Possiamo testimoniare l’esattezza della cronaca di La Repubblica. Eravamo alle 14.29 In Via Cavour quando una cinquantina di persone iniziano a cambiare abbigliamento (video 1) : calano sul volto i passamontagna, indossano caschi da motocicletta. Cinque minuti dopo, alle 14.34, da questo gruppo parte l’assalto alle vetrine del supermercato “Elite” (video 2 e video 3) : molto violenti, molto decisi, molto “professionali”.
    E’ qui che iniziano i disordini che spezzeranno il corteo e distruggeranno la manifestazione. Un’azione di contrasto doveva iniziare subito, dal primo innesco. Invece il tempo viene lasciato correre, scientemente o no, fino al disastro ingovernabile.
    Certo, mancava il servizio d’ordine, e in Italia non ci possiamo permettere manifestazioni di queste dimensioni senza una vigilanza organizzata. Ma sarebbe stato sufficiente un servizio d’ordine autogestito dalle centinaia di associazioni del corteo? Non si trattava di tenere sotto controllo qualche frangia disordinata, violenta ma in qualche modo “omogenea” al movimento, ma di opporsi fisicamente a gruppi completamente “alieni”, organizzati militarmente con una strategia preordinata e precisa, pericolosi, impossibili da contrastare solo con le parole o con la resistenza passiva.
    Sarebbero stati necessari, e sono mancati: un’azione preventiva di intelligence, che “rivelasse” che l’obiettivo non era l’assalto ai palazzi del potere, ma la conquista delle strade; una vigilanza a monte che impedisse l’ingresso dei black bloc nel corteo; la presenza di agenti in borghese lungo il corteo per cogliere i primi sintomi; una strategia di intervento che isolasse immediatamente i gruppi violenti.
    Non è stato fatto per incapacità, o per intenzione?
    Di certo quel che è avvenuto a Roma conferma una deriva antidemocratica, per cui chi manifesta un dissenso non è considerato un interlocutore critico, da ascoltare, con cui mediare, comunque da tutelare e proteggere, ma un nemico a cui chiudere tutte le strade.
    Strategia perfetta per fornire agli attori della violenza organizzata un terreno di consenso e di reclutamento.
    Nel brevissimo tempo in cui “tutto è andato bene” ci si è potuti riempire gli occhi delle centinaia di forme che la democrazia assume in questo paese. Dietro ogni cartello, ogni striscione, ogni viso, c’era la vita che scorre quotidianamente in ogni angolo d’Italia

    Padre Alex Zanotelli, col suo gruppo, cantava “We shall overcome!” e “La libertà è partecipazione”. La speranza sta qui.

    Video 1 –  I black bloc si preparano
    Video 2 –  Assalto ad Elite
    Video 3 –  Inizia la guerriglia

    (Paola Pierantoni e Ivo Ruello – fotografie e video degli autori)

  • OLI 281: LETTERE – Un video da Brescia

    Cari olisti, guardate questo video, da Brescia, e diffondetelo.

    Forse la scelta è di chi dà gli ordini (è il questore?), ma sembra che sappia di potersi comportare così senza che gliene venga alcuna conseguenza.
    Tristemente, non so cosa può servire a noi, invece, sapere che ormai la nostra libertà è limitata in tutti i modi e sempre più con la violenza.
    Per il momento non si vedono grandi alternative, purtroppo – ma stia attento chi dice che i partiti sono tutti uguali, ché a questo non si era mai arrivati – però penso che sapere cosa sta succedendo rimanga importante: e questo video lo spiega benissimo, ancor più di Roma blindata da Maroni, che pure quanto a segnale non scherza.
    (Marina Seveso)