Categoria: OLI 353

  • OLI 353: PAROLE DEGLI OCCHI – Laureato schizzinoso al lavoro

    Foto di Paola Pierantoni

    Dedicato alla ministra Fornero

  • OLI 353 – ILVA: Genova-Taranto, ieri e Oggi

    “Trenta per cento: l’incremento stimato di leucemie e tumori a Taranto rispetto alla media italiana”
    Ricavo questa frase da un box pubblicato in un articolo dal titolo “SOS Taranto – cinquant’anni di veleni, ancora nessun colpevole”. Viene intervistato il procuratore capo del tribunale di Taranto, vengono forniti nel dettaglio i dati delle emissioni inquinanti. Si parla di diossina, del quartiere Tamburi, di un incremento allarmante dei tumori. Non ho sotto gli occhi una rivista scientifica, ma un’uscita del settimanale Oggi datata 14 gennaio 2009. Quasi quattro anni fa.
    Ancora prima, nel 2008, Nichi Vendola, aveva fatto stampare un libro con con la Taranto avvelenata illustrata dai bambiniE qui, a Genova, nel Maggio 2008, Alessandro Langiu, in occasione del Festival delle Energie Collasso Energetico, aveva messo in scena “Venticinquemila granelli di sabbia” trascinando il pubblico – davvero esiguo – nel quartiere Italia che del Tamburi era fotocopia teatrale.
    Informazioni, spettacoli off – è il caso di dirlo – libri, ci sono stati accessibili come ciliegie sull’albero. E quello che si legge adesso sui giornali pare essere il risultato del disinteresse di chi non voleva sapere.
    Da marzo, OLI 338, ad oggi anche i lavoratori dell’ILVA di Genova sono stati trascinati nell’incubo insieme a quelli di Taranto. Genova è legata al destino del Siderurgico e le scelte che verranno prese da qui ai prossimi giorni saranno determinanti per tutto il gruppo ILVA.
    Le vittime? Sempre i soliti, lavoratori e cittadini, che a qualcuno farebbe comodo veder schierati l’uno contro l’altro una guerra che impedisce di riflettere e soprattutto di cogliere la sfida che ci dice che è possibile produrre acciaio e salvaguardare l’ambiente.
    Per chi volesse approfondire, questa settimana, a Genova, due appuntamenti importanti.
    Oggi – mercoledì 24 ottobreore 20.30 in via Monticelli 25 r, (civico 9) il Centro Documentazione Carlo Giuliani proietterà il video La svolta, donne contro Ilva . Dopo la visione, dibattito con Aris Capra Responsabile dello sportello sicurezza Cgil.
    Venerdì 26 ottobre alle ore 17.00, Il caso acciaio – Ambiente e Lavoro sono la stessa cosa. Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi -Via Garibaldi. Introduce e presiede: Santo Grammatico (Presidente Legambiente Liguria) Interverranno: Stefano Bernini (Vice Sindaco di Genova) Sandro Biasotti, (Senatore della Repubblica) Maria Maranò, (Legambiente Taranto) Stefano Bigliazzi (responsabile Centro Azione Giuridica Legambiente) Liguria Stefano Sarti (Vice Presidente Legambiente Liguria) Federico Pezzoli (RSU Ilva Cornigliano) Federico Valerio (Chimico Ambientale) Conclude Stefano Ciafani (Vice Presidente Nazionale Legambiente) .
    (Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 353 – AMBIENTE: Un cantiere stravolge il Rio Bagnara

    Argine del Rio Bagnara ad aprile 2005

    Mentre le inchieste sui tragici eventi dell’alluvione di Genova sconvolgono e indignano, ci sono anche “piccoli” problemi che destano preoccupazione presso cittadini attenti e affezionati al loro territorio.

    Argine del Rio Bagnara ad ottobre 2012

    Abito nel Levante, dove silenziosamente spesso si procede ad interventi che paiono di poco conto ed invece pezzetto per pezzetto compromettono il territorio. E’ stato dato infatti il permesso di costruire sulla sponda destra del Rio Bagnara, appena sopra il viadotto di Corso Europa e di seguito naturalmente pare che in tale area sia prevista una nuova strada di accesso alle palazzine in via di realizzazione. L’area un tempo era costituita da fasce ulivi e muretti a secco, ora predomina un cantiere aperto che ha cancellato per sempre la tipica bellezza del territorio ligure, provocando ferite indelebili sulle antiche fasce, tagli e sradicamenti definitivi di alberi, in prevalenza vecchi ulivi, che con le loro radici trattenevano la terra stessa, evitando l’effetto franoso. C’è stato anche uno smottamento del terreno dovuto al cantiere, così l’argine di pietra antica del Rio Bagnara si è inclinato e vi sono comparse delle brecce, da cui scendono a valle i detriti del cantiere soprastante. Lo spazio era già compromesso da tempo perché sopra l’alveo del rio è presente un’area tombinata, cioè un pezzo di rio ricoperto e occupato da manufatti, che potrebbero costituire un ulteriore ostacolo per lo scorrere del torrente in caso di forti piogge.
    Con quali criteri queste opere sono state autorizzate, se si sta verificando la correttezza delle procedure, se si è tenuto conto della distruzione di un altro pezzo di ambiente tipico e unico del nostro paesaggio: ecco, sono tutte domande poste alle Istituzioni, che non hanno ancora ricevuto risposta.
    (Ester Quadri)

  • OLI 353: ESTERI – Guerra tribale e di religione negli USA di Obama

    Secondo il New York Times di ieri, i capi di quindici Chiese cristiane americane hanno scritto una lettera al Congresso invitandolo a riconsiderare la concessione di aiuti a Israele accusato di violazioni dei diritti umani. La lettera ha indignato i capi religiosi ebrei americani che hanno minacciato di bloccare il dialogo ebraico cristiano e gli sforzi di lunga data per costruire relazioni interreligiose. I leader cristiani affermano che la loro intenzione era quella di mettere sotto i riflettori la situazione palestinese ed i negoziati di pace tra palestinesi ed israeliani, oggi in stallo. Tutta l’attenzione alla politica in Medio Oriente – dicono – sembra oggi incentrata sulla Siria, la primavera araba e la minaccia nucleare iraniana. “Abbiamo chiesto al Congresso di trattare Israele come farebbe con qualsiasi altro paese – ha detto il Rev. Gradye Parsons, l’alto funzionario della Chiesa Presbiteriana (USA) – per essere sicuri che il nostro aiuto militare stia andando ad un paese che abbraccia i nostri valori come gli americani e che non sia utilizzato per continuare a violare i diritti umani degli altri.” I leader ebrei hanno visto l’iniziativa dei capi delle chiese cristiane come un tradimento epocale ed hanno annunciato che non parteciperanno alla riunione di dialogo ebraico – cristiano da tempo prevista per il Lunedì prossimo. In una dichiarazione, i capi religiosi ebraici, hanno definito la lettera dei gruppi cristiani come “un passo troppo lungo” ed un segnale di “vizioso anti-sionismo”.
    (Saleh Zaghloul)

    Il link all’articolo del New York Times di ieri:
    http://www.nytimes.com/2012/10/21/us/church-appeal-on-israel-angers-jewish-groups.html?_r=0

    Il testo della lettera dei quindici capi religiosi cristiani americani
    http://globalministries.org/news/mee/pdfs/Military-aid-to-Israel-Oct-1-Final.pdf

  • OLI 353 – LAVORO E SICUREZZA: Il ruggito del coniglio

    Questa storia è apparsa sul n. 35 di La Rassegna Sindacale, il settimanale della Cgil. D’accordo con l’autore abbiamo pensato di condividerla con i lettori di OLI
    Nell’immaginario collettivo il padrone cattivo è quello che ti uccide con i suoi fumi tossici, quello che ti spezza la schiena facendoti trasportare a spalla i sacchi di cemento, quello che ti lascia cadere da un ponteggio fuori norma o quello che ti costringe a guidare un camion per 18 ore e che ti porta a schiantarti contro un cavalcavia in autostrada. In effetti è il tuo scarso potere contrattuale che lo permette, ed il fatto di essere parte di una attività lavorativa di piccola dimensione non aiuta: l’impossibilità di manifestare i tuoi diritti, per altro veramente ridotti sempre più all’osso, in un mercato della forza lavoro pieno di contraddizioni e di fame, affogato in una crisi in continua evoluzione, senza prospettive di futuro, sperando solo che accettando il lavoro a rischio tu possa starne fuori ancora un poco, magari sino alla fine. A volte il potere di chi il coltello lo tiene per il manico si manifesta in ambiti che fanno veramente gridar vendetta, anche in ambiti dove tradizionalmente il rischio non è elevato, laddove il potere in se è l’oggetto del contendere, il potere per il piacere di esercitarlo. Si presenta allo Sportello Sicurezza di Genova una lavoratrice per chiedere informazioni ed aiuto, impiegata in un ufficio amministrativo in una azienda con una decina di addetti. Il datore di lavoro è in sede con loro e con lui moglie e figlia. Mentre mi descrive il suo problema osservo un diffuso rash cutaneo, tipo morbillo, su braccia e collo, ha il viso e la fronte gonfi e arrossati. Mi chiede aiuto, anzi conforto e mi spiega che un paio di anni or sono, la figlia del suo datore di lavoro aveva comperato un coniglio, uno di quelli da compagnia, da tenere in giro per casa, ed aveva incominciato a portarselo in ufficio, libero di andare in giro fra scrivanie e server. Di lì a poco incominciarono a manifestarsi i primi segni di una reazione allergica, come quella in opera al momento, ma dopo un paio di giorni di mutua la sua richiesta di allontanarlo venne accolta e il coniglio venne riportato a casa. Benché le manifestazioni allergiche più evidenti cessassero, da allora la lavoratrice incominciò a riconoscersi intollerante a vari alimenti e sostanze. La causa scatenante era stata eliminata, ma era stata innescata una sequenza di sintomi poco piacevoli, non più direttamente collegati, pustole, bruciori e pruriti agli occhi, frequenti starnuti ed altro. Alcuni giorni fa, prosegue nella descrizione la lavoratrice, il coniglio è riapparso, la simpatica famiglia ha fatto sapere che è stato trasferito definitivamente in ufficio, in quanto a casa rosicchia i mobili e sporca. Il risultato è che ora si mangia i mobili dell’ufficio, i faldoni di documenti, lascia ciuffi di pelo ed escrementi sotto le scrivanie, in quanto è libero di girare come e dove e più gli aggrada. Alla lavoratrice rispuntano le manifestazioni allergiche e non le resta che tornare dal medico che, invece di inviarla ad una specifica visita allergologica, le prescrive un paio di giorni di riposo ogni volta per ridurle le manifestazioni. Alla richiesta specifica di allontanamento dell’animale le viene, dalla simpatica famigliola amante degli animali, indicato l’ordine di priorità: prima il coniglio e solo dopo lei. Se l’animaletto tanto caro non le piace, può andarsene. Dispiace che, in questo caso come tante altre volte, non vi siano spazi di contrattazione, certo le abbiamo consigliato visite specialistiche per, a futura memoria, avere traccia e poter fare rivalsa, le abbiamo parlato di rischio biologico, le abbiamo proposto una serie di percorsi formali, le abbiamo garantito, qualora volesse, un intervento nostro o di qualche organismo di controllo, le abbiamo proposto di mangiarsi il coniglio, o di aspettare che incominciasse a rosicchiare i fili elettrici in tensione od ancora di lasciar aperta la porta del giro scale. Ci abbiamo anche riso sopra, ma in effetti ambedue sapevamo che avrebbe dovuto tenersi coniglio ed allergia, almeno sino alla fine della crisi, sino all’ affacciarsi di un nuovo posto di lavoro. Così come quel suo collega che nel cantiere rischia sul ponteggio o respira diossina, certo nell’ottica che il diritto al lavoro sia subalterno al diritto alla salute. Sempre, diritto costituzionale, se hai il potere contrattuale per poterlo pretendere.
    (Aris CapraResponsabile Sportello Sicurezza CDLM Genova – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 353: LAVORO – Il precario e il peperoncino

    “Vorrei almeno un orologio a tempo indeterminato”: nella vignetta di Massimo Bucchi su Il Venerdì di Repubblica del 5 ottobre scorso, queste sono le parole pronunciate da un giovane dall’espressione sconsolata, con il mento posato sul braccio, mentre il viso è illuminato da una luce quasi caravaggesca. Le parole mi tornano in mente nel pomeriggio, quando una persona suona alla porta di casa per proporre il passaggio ad un nuovo fornitore di energia: venticinque anni circa, toscano, convincente e simpatico ma senza esagerazioni, nel complesso risulta piuttosto efficace. Durante il nostro colloquio, viene chiamato due volte al cellulare, la prima volta dal capo, la seconda volta dalla fidanzata, con la quale sta condividendo il lavoro porta a porta: è piuttosto agitato, mi confida, perché nel pomeriggio sta recuperando il lavoro non svolto durante la mattinata, “ero sconvolto, ho dormito malissimo dopo aver mangiato, ieri sera, venticinque peperoncini piccanti”. Penso ad una serata tra amici, forse una sfida, invece no: ha partecipato ad una gara in cui chi avesse mangiato il maggior numero peperoncini nell’arco di due minuti si sarebbe aggiudicato la vittoria. Commento che non è stata una iniziativa molto assennata, ma il ragazzo risponde che c’erano 150 euro in palio, e a lui, venditore di contratti porta a porta, facevano comodo, anche se ha dovuto pagare il prezzo di una brutta nottata.
    Il peperoncino piccante, ricco di vitamina C, ha potere antiossidante, facilita la digestione, può essere utile nella cura di raffreddori, o come antidolorifico per le artriti: il capsicum, nome scientifico del peperoncino, deve queste virtù alla presenza in quantità più o meno elevate di un composto chimico di nome capsaicina. Ma la capsaicina può anche essere letale, se ingerita in dosi elevate (13 gr per una persona di 70 Kg).
    Non so valutare quanta ne potessero contenere i 25 peperoncini divorati per conquistare il premio, credo non tanta da rischiare la vita, ma, alla prova dei fatti, abbastanza da far stare male. Che malinconia!

    (Ivo Ruello)

  • OLI 353: GRADUATORIE – All’Italia il primato in chirurgia estetica

    Non c’è nessun ateneo italiano tra le prime cento università nell’Academic ranking of world università (la classifica elaborata dalla Jiao Tong University di Shanghai, che ha indicato i primi 500 atenei del mondo). L’Italia è tra gli ultimi in Europa nella concessione del diritto di voto e della cittadinanza ai migranti, ed è ai primi posti nella classifica mondiale della corruzione percepita e si colloca al pari di Paesi come il Ghana e la Macedonia, (rapporto realizzato dalla commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo nominata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi).
    L’Italia è all’87° posto per quanto riguarda l’occupazione femminile, al 121° per la parità salariale, al 97° per la possibilità che hanno le donne di ricoprire incarichi al vertice (n. 874 del settimanale internazionale) . In compenso siamo tra i primi paesi al mondo per il ricorso alla chirurgia plastica, davanti a noi solo la Korea del Sud e la Grecia. Dati rilasciati dalla Società Internazionale di Chirurgia Plastica Estetica (ISAPS).
    (Saleh Zaghloul)

    http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2134352/One-women-Seoul-gone-knife-South-Korea-tops-global-list-plastic-surgery-procedures.html

  • OLI 353: DONNE – Cambiare le parole per cambiare il mondo

    Nella sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, il 22 ottobre scorso, è stato presentato il libro di Giulietta Ruggeri Cambiare le parole per cambiare il mondo. A introdurre l’argomento al pubblico – per massima parte femminile – che gremiva la sala, oltre all’autrice c’erano Emanuela Abbatecola, sociologa dell’università di Genova e l’ex ministra Livia Turco.
    La considerazione che permea la ricerca è che le parole abbiano un forte potere, poiché agiscono sul piano simbolico, modificando il significante. Quindi, gli interventi delle relatrici si sono focalizzati intorno alcune parole prese in esame dal testo: sorellanza, per iniziare. Il termine, che aveva una sua funzione nel neofemminismo degli anni 70 per contrapporre un modello differente allo stereotipo consolidato della rivalità tra donne, è superato, nella proposta dell’autrice, dal riconoscimento del valore dell’altra e dell’altro nella sua differenza. Altra espressione fortemente criticata è “pari opportunità”. Cosa la rende non accettabile? Innanzitutto, la sensazione che la parità sia un valore determinato da altri (ci si potrebbe infatti interrogare rispetto a cosa si stabilisca la parità) e, in seconda battuta, il percorso storico compiuto dall’espressione. Se infatti, all’esordio  le politiche delle pari opportunità si occupavano strettamente delle differenze di genere, successivamente il campo di intervento si è allargato fino a comprendere tutti i soggetti deboli e bisognosi. La proposta dell’autrice è di sostituire il termine “pari opportunità”, ormai inadeguato, con “politiche di genere”, che dovrebbero attraversare i generi ed essere utili sia alle donne che agli uomini, nell’ottica di una liberazione di entrambi i sessi da gabbie sociali e culturali. Altra considerazione linguistica è quella relativa all’uso delle parole che indicano professioni: se per i ruoli subalterni non si è fatta fatica a declinare al femminile (operaie, contadine…) ancora oggi si fa fatica a dire “sindaca” o “ministra”, poiché si è abituati all’esistenza di un “neutro”, applicabile indifferentemente ad entrambi i sessi. Ma questo falso neutro, in realtà, è maschile e se non si declinano le parole al femminile i significanti, ossia ciò che le parole indicano, finiscono per non esistere.
    Altro tema trattato più volte dalle relatrici è la questione del lavoro delle donne. Livia Turco ha raccontato l’iter legislativo della proposta di legge sulla questione dei tempi di vita delle donne: iniziato alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, grazie ad una iniziativa popolare che aveva messo d’accordo le donne lavoratrici di qualsiasi estrazione sociale, fu accantonata per poi venire riproposta ed approvata soltanto nel 2000. L’autrice ha poi sottolineato il paradosso per cui ogni persona viene al mondo, ma la maternità sul lavoro è ancora vista e vissuta come un imprevisto o incidente di percorso.
    Gli argomenti del libro sono numerosi ed alcuni, come il femminicidio, la disoccupazione femminile, il caso specifico di Genova, la criminalità ecc…sono stati solo accennati, Per chi vuole approfondire: Cambiare le parole per cambiare il mondo. Pari opportunità punto a capo, uno studio del caso Genova, Giulietta Ruggeri 2012, Liberodiscrivere ed..

    (Eleana Marullo)