Sono le 17,40 di lunedì 21 maggio, i risultati del ballottaggio per l’elezione a sindaco di Genova sono ormai acquisiti: ha vinto Marco Doria con circa il 60% dei voti. A Palazzo Tursi, nel salone di rappresentanza, per le varie emittenti televisive sono collocati diversi separè, in ognuno una/un giornalista, un cameramen, ed un tecnico attendono di poter effettuare l’intervista al sindaco e a Musso.
Al termine di un’intervista, Marco Doria viene condotto nello spazio dedicato alla RAI, il tecnico gli sistema l’auricolare, pare che tutto sia a posto, si parte: si avvicina un giornalista, anzi due, di RAI1 e RAI2, e comincia un duello su chi dei due dovrà intervistare il neosindaco. “Io sono in diretta!” “Ma questo è il mio spazio!” Uno smartphone cade, viene recuperato. Marco Doria assiste muto alla sfida, con l’aplomb che lo contraddistingue. Ad un certo punto arriva una giornalista di LA7: “Se non lo intervistate, me lo date, che sono in diretta!”, “me lo date” come se parlasse di un pezzo di formaggio, o di un cosciotto di agnello; gli uomini Rai non le danno ascolto, intenti alla contesa, che durerà alcuni minuti.
Categoria: OLI 344
-
OLI 344: INFORMAZIONE – Il Doria conteso
Al termine, inizia l’intervista.(Ivo Ruello – foto dell’autore) -
OLI 344: POLITICA – Il referendum di cui nessuno parla
Giovedì 31 Maggio 2012 i cittadini della Repubblica Irlandese andranno alle urne per decidere se accettare o no il cosidetto “fiscal compact” (o pareggio di bilancio), ovvero l’insieme di norme fiscali con cui l’Europa ha deciso di affrontare le difficoltà finanziarie che colpiscono in questi mesi i suoi membri più indebitati come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia (i cosidetti PIIGS). Le ultime proiezioni statistiche danno i si al 40% ed i no al 25% con una vasta percentuale (circa il 35%) di indecisi ed attorno al referendum si stanno riproponendo le stesse alleanze politiche pro e contro l’Europa che hanno caratterizzato gli ultimi referendum irlandesi. Se vinceranno i sì, l’Irlanda continuerà a seguire la politica di rigore fiscale; cosa succederà invece se vincessero i no? Sara’ l’Irlanda costretta a votare ancora fino a che non vincessero i si come già accadde per la ratifica del trattato di Lisbona (magari sotto ricatto dei mercati)?
E se l’Irlanda dicesse no, cosa accadrebbe del piano di aiuti finanziari con cui la verde Isola sta cercando di sopravvivere al disastro finanziario in cui l’hanno gettata l’incompetenza e la disonesta’ delle sue banche?
L’analisi delle possibili conseguenze del voto irlandese sono complesse e gli effetti di un no potrebbero essere molto profondi ed intrecciarsi in modo imprevedibile alla crisi Greca. Ora, a prescindere dalle complesse valutazioni finanziarie sulla validità della strategia del “fiscal compact” (a cui paiono credere unicamente il cancelliere tedesco Angela Merkel ed il suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble), il quesito referendario irlandese pone alcune interessanti domande cui val la pena interrogarsi. Ad esempio: quanti cittadini europei sanno di questo referendum? Quanti cittadini europei sanno cosa sia il “fiscal compact”? Quanti cittadini italiani sanno che analoga modifica costituzionale è stata votata in via definitiva dal Senato della Repubblica Italiana il 17 aprile 2012? Quanti cittadini europei sanno quale sia la differenza fondamentale fra la Banca Centrale Europea, la Banca Centrale Americana o la Banca d’Inghilterrra e quanti cittadini europei sanno perché, grazie a questa fondamentale differenza, gli Stati Uniti o l’Inghliterra possono permettersi di essere serenamente indebitati molto più di noi senza aver le loro democrazie in ostaggio dei mercati attraverso lo “spread”?
La maggior parte dei cittadini irlandesi andranno a votare al referendum senza avere alcuna risposta alle domande sopra poste (ed in molti casi, perfino ignorando le domande stesse). E così anche la maggior parte dei cittadini italiani, che invece conoscono a menadito i risultati conseguiti dai loro scalcianti beniamini domenicali, ignorano serenamente che dal 17 aprile, la loro costituzione impedisce l’applicazione di ricette economiche come quelle che alleviarono negli Stati Uniti la crisi del 1929 (il cosidetto “New Deal” di Roosvelt). Val la pena chiederci: perchè nessuno me lo ha detto? E’ per disonestà o per incompetenza? E sopratutto, val la pena chiederci: ma riesco a fare bene il mio lavoro di essere umano, di cittadino mondiale, europeo ed italiano, senza conoscere le risposte e nemmendo le domande giuste riguardo alle dinamiche economiche e politiche che regolano le nostre esistenze? Son domande interessanti, che ne dite ?
(Gabriele Pierantoni, foto dell’autore) -
OLI 344: SOCIETA’ – Confronto tra generazioni, rette parallele
Scivolano via i quattro ragazzi – ma come ve ne andate! no, no una sigaretta…- Non sono più comparsi però. Intanto si dilunga nel suo monologo il prete di strada, quello degli ultimi, che chissà perché cita nei suoi discorsi sempre alti prelati o vip di prestigio, questa volta noti registi. Nell’evocare i suoi ricordi di gioventù scandisce l’inesorabile revival di quelli della Resistenza, che hanno vissuto incomparabili esistenze, ma che volete voi ragazzotti di oggi, nati dopo la caduta del Muro. E così parte del messaggio, “lo sguardo di speranza al futuro” di quel periodo eroico, l’anelo di libertà, le grida per i diritti negati, si perde dentro al comizio: pare spirare sottesa una cert’aria di bonaria compiacenza che si accetta in virtù della veneranda età.
Come parlare ai giovani se si parla dall’alto di certa saggezza canuta?
Siamo alla Claque, teatro dei vicoli, venerdì 18 maggio, per un “Confronto tra generazioni”, ma in platea sono tanti i capelli grigi e pochi i giovani, tra cui i tre neoeletti sul palco, leva ‘78, ‘90. ’91, che raccontano le loro esperienze nella politica o nei movimenti.
L’impegno di un tempo aveva dimensioni internazionali, come il Vietnam, si ricorda.
E se riuscissimo invece a renderli consapevoli della Storia dal ’68 in poi almeno per il nostro Paese?
Il ragazzo parla della “tragedia” vissuta in famiglia, quando vinse per la prima volta Berlusconi, aveva quattro anni ma se lo ricorda benissimo e così quando rivinse il cavaliere e lui era in prima media. Pare uscito da una scuola di politica: “… non ci deve essere uno scontro tra generazioni, bisogna andare nei luoghi del conflitto… sbagliato far passare il messaggio che non troviamo lavoro perché l’operaio a mille euro al mese ci sta rubando il posto…”.
La ventenne sottolinea l’entusiasmo e la passione trovati nel movimento dell’Onda, ma invita “ i grandi a prenderli per mano”, ad accompagnarli verso la politica, a crescere nei partiti perché nel suo ha sentito le voci di chi ha conosciuto Pertini ed ha apprezzato quegli ideali. Mentre il futuro sindaco con voce rauca esprime apprezzamento “verso aggregazioni che non riconducono soltanto alla politica dentro ai partiti… ma dai quali non si può prescindere, s’intende…”.
La serata propone anche il racconto della vivace e non più giovane sindacalista, che dovette abbandonare il suo amato liceo artistico per andare a lavorare; lei, una ragazza, costretta a dare la precedenza agli studi del fratello maschio, descrive la sua esperienza di lavoratrice senza diritti e sottopagata. Ecco come nacque il suo impegno nel sindacato: umiltà e modestia nel suo narrare.
Non si riscontra la stessa misura nelle parole dell’altra neoeletta, da poco avvicinatasi alla politica, che sostiene essere “il suo interesse più di tipo locale”, è eletta nei Municipi ed è contenta di essersi messa in gioco. E a proposito di “fuga dei cervelli “ della sua generazione lei afferma di aver pensato talvolta di andare via ma poi “ ha scelto di rimanere” per far qualcosa per la sua città.
Come se quelli partiti fossero tutti contenti di essere partiti, come se avessero potuto “scegliere” per un lavoro. Mancano pochi minuti alle 23, ora fatidica di chiusura ufficiale alla campagna elettorale, il confronto tra generazioni sta per concludersi: ci hanno provato.
(Bianca Vergati) -
OLI 344: POLITICA – Dopo le stelle, l’alba
C’è ancora uno spazio per un nuovo soggetto politico?
E’ un soggetto o è un oggetto?
E quali sarebbero le parole chiave?
Per alcuni l’alba è solo un evento naturale, indispensabile per l’inizio di una nuova giornata. Per altri è il toponimo di una cittadina piemontese, nota per tartufi, vino, Nutella e per aver dato i natali al Beppe partigiano e scrittore. Ma c’è anche quella tragica del film di Marcel Carné.
Per chi è andato alla sala del Cap di Genova il 13 maggio, Alba è la svolta per il cambiamento, ed è acronimo di Alleanza Lavoro Benicomuni Ambiente .
Il 28 aprile, Marco Revelli a Firenze – alla prima assemblea nazionale aperta – ha indicato con chiarezza l’urgenza di prendere atto del fallimento della politica con il rischio che “si arrivi alle elezioni del prossimo anno con un sistema politico liquefatto, per metà abbandonato dagli elettori e per metà frantumato da mille schegge impazzite”. I promotori non sono stati “materia di gossip per i media e questo è un bene”, ha dichiarato Revelli, perché così si è potuto scegliere democraticamente il nome ed anche riflettere.
Loro vogliono fare, non apparire. Non sono rancorosi, né populisti, “non cercano serbatoi dell’ira”. La parola è un mezzo di comunicazione, non una clava. Non sono un ennesimo partitino. Sanno che è indispensabile un cambio di paradigma nel modo di pensare le cose e fare la politica: in contenuti, stili e metodo. Per parlare “a quel 99% ai quali si rivolge il movimento di Occupy Wall Street”. Vogliono ripensare al conflitto e all’organizzazione ed essere gli “abitanti di uno spazio politico e pubblico liberato” dal monopolismo della decisione, per dar voce a chi non si rassegna a fiscal compact, smantellamento del modello sociale e mercificazione della vita individuale e collettiva. Hanno due punti fermi: la constatazione del fallimento del liberismo e la centralità dei lavoratori e del loro statuto. Credono nell’orizzontalità della rete. Rivendicano l’indisponibilità alla delega per le decisioni impegnative per tutti. Definiscono la democrazia malata terminale.
L’incontro di Firenze e il manifesto di Alba sono state la cassetta degli attrezzi per chi a Genova e in altre città si è messo in cammino per lavorare al nuovo soggetto politico. Alla sala del Cap quindi una riunione partecipata da chi ha già una famiglia politica e da chi ne cerca una nuova, una trentina di persone over quaranta, ognuna con la sua istanza che va dalla difesa dell’art. 81 della costituzione – contro la modifica che vuole il pareggio di bilancio – al desiderio di riconoscere Beppe Grillo come interlocutore, alla necessità di dire cose concrete, alla difesa del referendum dell’acqua. Un progetto che ha bisogno di tempo, energie giovani e pazienza.
Ieri i partiti sono ricorsi allo scudo e alla quercia, poi all’ulivo e alla margherita. Hanno colorato i programmi di rosso e di azzurro. Dopo le stelle, oggi, in politica, l’alba. In attesa che venga giorno.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 344: SOCIETA’ – I pagliacci di corsia festeggiano in tutta Italia
Il 19 maggio 2012 avrebbe dovuto essere una data di allegria e spensieratezza, si è purtroppo trasformata in un momento di cordoglio per le vittime dell’attentato di Brindisi. Ma la forza del progetto dei clown di corsia ha superato lo stupore e il dolore per quanto accaduto e ha consentito di proseguire, in Piazza De Ferrari, la giornata VIP, acronimo di “viviamo in positivo”, che è anche il nome dell’omonima onlus nazionale che raduna moltissime associazioni locali di pagliacci e giocolieri al servizio dei bambini, soprattutto ricoverati in ospedale.
A rappresentare VIP a Genova ci sono i “Pagiassi”, che ti circondano mentre passi lì vicino, al motto di “Il naso rosso non è indossare una maschera ma essere finalmente sé stessi”. Sono trampolieri, giocolieri, portano ogni sorta di gioco per i bambini (ai quale partecipano spesso gli adulti, rimasti bambini dello spirito). Giovani ragazze e ragazzi che prestano volontariamente il proprio tempo per far tornare un sorriso a chi sta affrontando un momento difficile della vita.
I loro nasi rossi funzionano davvero: il mio, regalatomi proprio da loro 6 anni fa, è ancora vivo e vegeto ed è stato indossato da bambini di ogni nazionalità. Le foto e la breve intervista ad una di loro parlano più di mille parole.
I Pagiassi li trovate su “pagiassi.it“. Buone risate!(Stefano De Pietro)
-
OLI 344: CITTA’ – Palazzo Ducale, quando va in scena il sogno
Domenica 20 maggio: nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova, il Teatro Tascabile di Bergamo (TTB) mette in scena “Valse”, spettacolo di strada in cui quattro donne e quattro uomini su trampoli ballano con la musica di Strauss e Puccini. Il TTB, fondato nel 1972 da Renzo Vescovi, ha un ricco repertorio, articolato tra teatro di sala, spettacoli di strada, progetti per le scuole, al suo attivo vanta numerose tournée in Italia e nel mondo. Queste informazioni, tratte dal sito del TTB, non rendono però assolutamente merito ad uno spettacolo come “Valse”, né tantomeno possono restituire la magica e poetica atmosfera che ha conquistato domenica il pubblico di Palazzo Ducale. Nel salone del Maggior Consiglio lo spazio è in gran parte tenuto vuoto, destinato agli attori-danzatori della compagnia, mentre il folto pubblico, seduto, in piedi, a terra, accalca l’esigua porzione rimasta: inizia la musica, otto “giocolieri” fanno il loro ingresso, poco di meno di quattro metri di altezza ciascuno, figure deformate dalla vita in giù, gli abiti da sera nascondono i trampoli arrivando quasi fino a terra, ad altezza “umana”, dove altri due attori della compagnia, un maestro di cerimonia ed una fanciulla con un enorme palloncino, costituiscono quasi un trait d’union tra noi e loro: lassù va in scena un ballo, si balla, si scherza, ci si ubriaca, si cambia partner, il tutto con movimenti ora flessuosi ora acrobatici che metterebbero in difficoltà molti dei nostri “normali” arti inferiori, dotati di banali calzature, magari firmate.
All’improvviso, un lieve imprevisto, la fanciulla col palloncino scivola, cade nel mezzo del salone, si rialza immediatamente, non è successo nulla, ma la caduta pare accrescere la distanza tra il cielo e la terra, solo un “umano” può inciampare, lassù resta l’eleganza irreale dei ballerini, i profili stagliati contro il soffitto del salone. Un amico, all’uscita, li definirà “trampolieri”, termine suggestivo, che ben definisce gli artisti che domenica ci hanno regalato un sogno.
(Ivo Ruello, foto internet) -
OLI 344: CULTURA – Villa Durazzo Bombrini, un’estate in una reggia di tutti
Da maggio a settembre ci aspettano a Genova Cornigliano oltre 50 giorni di musica, teatro, artisti di strada, dibattiti, spettacoli per bambini e altre occasioni per stare insieme e crescere culturalmente nella più grandiosa e moderna (per l’epoca) residenza costruita in Liguria nel XVIII secolo. Una piccola reggia alla francese eretta dai marchesi Durazzo per villeggiare sull’allora incantevole foce del Polcevera, ora più nota col nome degli ultimi proprietari che la vendettero all’Ansaldo nel 1916, avviandola a nuovi destini industriali: Villa Bombrini, di cui la Società per Cornigliano, attuale proprietaria, sta gestendo da alcuni anni un uso pubblico che la apre al godimento di tutti i genovesi e non solo.
Il ricco programma per l’estate 2012 si inaugura sabato e domenica prossimi, 26 e 27 maggio dalle ore 10 alle 24, con IF istruzioni per il futuro: una kermesse con oltre trenta stand, decine tra laboratori pratici, seminari ed alcuni convegni di carattere nazionale ed internazionale che faranno da cornice alle proposte di IF – la rete ligure per l’altraeconomia e gli stili di vita responsabili. Un vero e proprio cantiere a cielo aperto capace non solo di costruire ma di confrontarsi con le nuove amministrazioni che si avviano a governare la città.
Seguiranno molti altri eventi di diverso tipo, per rispondere alle richieste di un pubblico quanto mai vario e articolato (per il calendario si rimanda al relativo sito), che sono stati presentati oggi in una conferenza stampa durante la quale il nuovo presidente eletto del Municipio VI Medio Ponente, Giuseppe Spatola, ha insistito sull’importanza della cultura e in particolare di una cultura diffusa, non riservata solo agli addetti ai lavori.
Cultura – aggiungiamo noi – che occorre cominciare a considerare un bisogno primario per il benessere della comunità, non più un accessorio superfluo, fanalino di coda nella distribuzione delle risorse. In tal senso è apparsa assai grave e discutibile la decisione del governo di sospendere la Notte dei Musei sabato scorso in segno di lutto e solidarietà per la strage di Brindisi. Così facendo s’è veicolato un messaggio quanto mai negativo e controproducente, perpetuando un’idea di cultura come svago leggero, come un di più di cui si può anche fare a meno e non come momento fondante della coesione sociale e dell’identità collettiva, che avrebbe per giunta potuto diffondere in questa tragica occasione opportunità di riflessione e partecipazione. Tanto più a fronte delle partite di calcio lasciate invece giocare, riscattate dal consueto minuto di silenzio di circostanza.(Ferdinando Bonora)
-
OLI 344: LETTERE – Caro Marco
Caro Marco,
qualche pensiero immaginando la città che andrai a governare.
Se arrivi in cima a via Serra potrai vedere che a distanza di pochi centimetri uno dall’altro vi sono due targhe di marmo con scritto ‘ VIA SERRA’.
Di sicuro sono due costi, di sicuro sono due i tempi di montaggio, di sicuro non è ad alcuno venuto in mente che forse sarebbe bastato un poco di smalto per rinfrescare la scritta della prima targa.
Poco più avanti salita della Misericordia chiusa da anni .
L’interesse di pochi è costato e sta costando disagi a molti.
Il primo tratto, è in ordine e pulito e serve l’accesso al Tennis Club, il successivo, se pur non esattamente concesso, serve d’accesso a tossici e disperati.
Sarebbe un sogno poterla ancora utilizzare come comoda scorciatoia, facile anche per passeggini per bimbi e sedie per invalidi.
Poi il problema dei mezzi pubblici in città.
Quando nevica, o a causa di altre forze maggiori, è possibile attraversare la città da Nervi a Sampierdarena in pochi minuti.
Già, perché quando nevica le auto private non vi sono.
Sicuramente sarebbe all’inizio scelta impopolare, ma se la città venisse inibita al traffico privato…
Ti ricordi come è insorta quando è stato deciso di pedonalizzare via San Vincenzo, via San Lorenzo o Via Cairoli? Ed ora pensi che qualcuno vorrebbe tornare indietro su queste scelte?
La città che andrai a governare ha necessità di scelte coraggiose che ci permettano di tornare a sentire questa, come la nostra città.
Ha bisogno di un governo agito con buon senso, di buon senso che torni ad essere senso comune.
Ti auguro buon lavoro,
(Maria Profumo)