Categoria: OLI 342

  • OLI 342: BENI PUBBLICI : Addio Villa Raggio

    Dal funzionario una risposta perentoria: “Vale l’ora”.
    Cioè ? Se la delibera è stata approvata la mattina del 7 dicembre ed il Piano Urbanistico Comunale è stato approvato il pomeriggio del 7 dicembre, la delibera non rientra nel Piano approvato. Fine.
    Così pare si sia compiuto il destino di Villa Raggio, via Pisa 56 in Albaro, l’ex istituto S.Giorgio entrato nel circuito del patrimonio da dismettere della Regione Liguria, dopo una lunga querelle con l’erede di chi l’aveva donato quarant’anni fa per fini “socio-sanitari”: si era ribellata Edvige Jole Oberti, torinese, dopo aver saputo la modifica di destinazione d’uso dell’edificio e in un primo momento il Tar aveva accolto una sospensiva, ma poi non c’è stato niente da fare.

    Era il 2008 e nel 2010 compare su www.fintecnaimmobiliare.it l’invito a presentare entro il 9 luglio Offerta Vincolante per “complesso immobiliare di elevata qualità con superficie lorda di tremila mq.”, presso uno studio notarile di Roma. Se ne occupa Valcomp Due, come recita il bando, “società s.r.l. interamente controllata dalla Fintecna” con sede nella capitale.
    All’asta vanno immobili di tutta la Liguria, in zone anche di pregio come Alassio, Sarzana., Bordighera, sono appartamenti, ex strutture ospedaliere, terreni: su tutti si assicura l‘edificabilità, la residenzialità, il cambio d’uso.
    Finiscono così beni pubblici, che avevano una “funzione pubblica” come Villa Raggio, un tempo clinica per malati di tubercolosi, poi centro riabilitativo ortopedico e Consultorio. Valutata tre milioni di euro, si dice, ormai in abbandono, ancora conserva preziosi affreschi, statue sul colonnato del tetto, splendidi alberi.
    Villa Raggio nelle cartografie del Puc licenziato dalla sindaco Vincenzi è “rossa”, ovvero “elemento storico-artistico rilevante”, all’interno del Sistema delle ville e parchi storici di San Luca d’Albaro-Puggia (Norme di Conformità, Ambito di Conservazione), con disciplina paesaggistica puntuale a tutela dell’edificato antico e della conservazione del verde nell’originaria consistenza.

    Nel cartello esposto un mese fa dalla società Bagliani su progetto di studio Guidi di Bagno in bella vista si leggono dunque per il complesso monumentale opere di ristrutturazione, cambio d’uso, frazionamento, ampliamento, sostituzione edilizia, realizzazione di piscina pertinenziale con foto relativa di altra riqualificazione già attuata dai committenti…
    Che brivido quella piscina da mediterranèe. E farci una bella scuola, con quel magnifico giardino? Ora i bambini della scuola elementare e materna sono a due passi da una delle strade più inquinate di Genova, in via Cavallotti, una scuola di cui hanno ceduto pure il tetto per farne terrazzi agli appartamenti del convento vicino riconvertito: sessant’anni di gentile concessione all’ex cappelletta, ora residenza di pregio.

    Non si può preservare tutto, s’intende, incombono tagli e conti in rosso, ma almeno le caratteristiche di Villa Storica, il suo parco.
    Dimenticavamo. Per una questione di ore Villa Raggio non è rientrata nella normativa di tutela del Puc, anzi in poco più di un anno, dall’asta di luglio 2010 alla delibera di dicembre 2011 ha avuto un iter super rapido.
    Perché ci lamentiamo sempre delle lungaggini della burocrazia?
    (Bianca Vergati)

  • OLI 342: ELEZIONI – Cronache da un seggio

    Giorni immediatamente precedenti alle elezioni, volantinaggio a Cornigliano e San Teodoro per sostenere un’amica candidata. Il preavviso dell’astensionismo prossimo venturo è molto chiaro: sono tante le persone che ci dicono che non voteranno. Sono quartieri popolari, un tempo si sarebbe potuto dire operai. A Cornigliano c’è un piccolo mercato e incontriamo soprattutto donne. I loro sguardi trasmettono delusione e rassegnazione e annunciano una protesta che ha il tono della rinuncia. Con qualche persona si riesce a parlare un po’ più a lungo, si cerca di dare valore a questo diritto del voto, che le donne hanno da così poco tempo, che gli immigrati non hanno, che non va buttato alle ortiche, ma quando ci si congeda, nella maggioranza dei casi, sentiamo che le nostre parole non hanno lasciato traccia. Solo in qualche raro caso ci pare che qualcosa si sia spostato, ma chissà.
    Giorni di voto, rappresentante di lista in due seggi del Lagaccio. Le persone arrivano col contagocce: l’astensione va in scena. Uno dei due è un seggio “tradizionale”, con un presidente sperimentato da anni e scrutatori di vecchia guardia. Il piglio del presidente è direttivo, non ammette consigli e interferenze, ma alla fine lo lascerò alle prese con un conteggio che non torna … L’altro è un seggio di ragazzi, tutti giovanissimi, dal presidente agli scrutatori. Qui il clima è allegro, le appartenenze politiche non vengono in superficie, e anche quando sono dichiarate, come quella del giovanissimo rappresentante della lega, sono vissute in leggerezza: sarà la giovane età, sarà un buon carattere, ma il ragazzo si rivolge a me, anziana signora con spilla della lista Doria sorridendomi con spontaneità, senza tensioni. Ricambio. In fase di scrutinio ci scambieremo informazioni. Lo scrutinio avviene con lo stile del lavoro di gruppo, e finirà prima dell’altro.
    Nel seggio dei ragazzi arriva una anzianissima signora, novanta anni. Tira fuori la fotocopia della carta d’identità, ma il presidente non l’accetta. La signora si siede su una sedia e per mezz’ora apre e chiude le cerniere della borsetta e del portafoglio alla ricerca di quello che non c’è. Non si dà pace. Provo a spezzare una lancia per far accettare la validità della fotocopia, ma non c’è niente da fare, e la signora alla fine se ne riparte. La immagino a mettere sotto sopra la casa, e penso che la giovane età del presidente abbia inferto una ferita superflua. Ma ecco che il giorno dopo ritorna, sventolando la carta d’identità ritrovata. L’accoglie un applauso, anche i ragazzi avevano continuato a pensarci, e questo ritorno è stato per tutti un sollievo.
    Nel seggio accanto, invece, arriva un uomo di trenta anni circa, venuto apposta per rifiutarle, le schede.
    Mentre passo le ore aspettando i radi elettori, mi raggiungono da Atene le telefonate di amici disperati per l’esito elettorale in Grecia. Il giorno dopo un’amica mi invia il link a un video della conferenza stampa del leader del partito neonazista “Alba dorata”: alcune body guards lo precedono e intimano ai giornalisti presenti “Tutti in piedi!”. Solo alcuni abbandonano la sala per protesta. L’amica, a commento, mi scrive: tristezza e paura.
    Vale la pena di guardarlo: fa venire la voglia di andare a votare.

    (Paola Pierantoni)

  • OLI 342: ELEZIONI – Movimento 5 Stelle, intervista a Paolo Putti

    Lunedì 7 maggio, al Sottosopra di Via dei Giustinani di Genova, Paolo Putti si dice tre volte stanco, perché da settembre il Movimento ha cercato di coniugare la sua comunicazione classica, quella della rete, con un gran lavoro sui territori, molto impegnativo e bello. In questi mesi il suo obbiettivo è stato di partecipare a tutti gli incontri con i gruppi di cittadini in cui veniva invitato per dare il segnale che dietro al movimento che si muove sul web ci sono delle facce che si fanno guardare, ascoltare, annusare.
    A chi gli ricorda la sfida della politica praticata risponde:
    Noi abbiamo sicuramente della strada da fare, ma abbiamo già dimostrato di avere una capacità di costruire e di prendere decisioni condivise e partecipate, cosa che i partiti non sono assolutamente capaci di fare. Loro ragionano per alleanze, per consenso costruito sul do ut des: cioè se ti do la mia alleanza, tu cosa mi dai? Un assessorato oppure un posto in quella partecipata… Questa roba qua a noi non interessa. E secondo me questo è un grande vantaggio. Noi, per contro, lavoriamo molto sul consenso, sul far in modo che tutta l’assemblea arrivi a condividere un percorso comune su vari temi, confrontandosi, discutendo le basi per un dialogo al centro del quale c’è la consapevolezza che lì in mezzo si vuole costruire il bene comune. Questo i partiti non lo fanno più, quindi non lo capiscono neanche, ragionano solo davvero per io devo stare nell’alleanza, se no non riesco ad avere nemmeno un assessorato, se non ho un assessorato magari non mi arriva qualche soldo attraverso l’assessore e quindi non riesco a mantenere la sede, la sezione oppure quell’altro. Sono pensieri che a noi non interessano e non ci riguardano e quindi per noi questo è un grande vantaggio.
    Nessun posto in giunta dice Paolo Putti (Vincenzi ne aveva dato uno ad Ottonello Pdl, ndr.) perché tradirebbe il mandato degli elettori e delle persone. Un sì a tutte le proposte che avranno l’obbiettivo di costruire un bene comune, di promuovere i diritti della cittadinanza, di sostenere un lavoro magari legato a conservare le risorse piuttosto che a consumarle. Per tutto questo, noi diremo sì. Per tutto il resto diremo no sicuramente. Credo che creeremo un po’ di scompiglio perché potremmo sostenere cose della maggioranza e dell’opposizione e non saremo legati come gli altri a sostenere tutto quello che dice la maggioranza, se si è in maggioranza, e tutto quello che dice l’opposizione, se si è in opposizione. Noi sosterremo le cose che hanno un senso per il bene dei cittadini.
    A chi lo accusa di ambiguità – per i voti intercettati dalla lega, l’immigrazione e la battuta di Beppe Grillo sulla mafia – risponde:
    La frase di Grillo sicuramente è stata molto strumentalizzata perché lui si riferiva ad uno degli aspetti della mafia che è quello dell’usura (in precedenza Putti aveva dichiarato “sono parole che lasciano l’amaro in bocca” ndr). Per quanto riguarda invece il discorso dello ius soli io ho sempre detto che invece sono favorevole a tutto quello che va nella costruzione di un ampliamento dei diritti dei bambini. L’ho dichiarato in campagna elettorale, l’ho fatto scrivere sui giornali e Grillo non mi ha mai detto niente e il Movimento non ha mai detto niente. Io credo che davvero ci sia la possibilità di discutere, di affrontare le questioni e di farle capire. E la cosa che secondo me è importante è che una comunità è fatta di tante sfaccettature, di tante persone diverse che anche hanno paure diverse o forze diverse. E se io non penso di poter dialogare anche con chi votava lega – per il timore che gli stranieri possano rappresentare in qualche modo un pericolo per lui – ed arrivo con lui a fare un percorso, per cui alla fine si capisce che in realtà magari sono le banche e i poteri che hanno interesse affinché lui abbia paura degli stranieri – perché così concentra lì la sua attenzione e non su quelli che sono i reali problemi – se io non penso questo e do per scontato di non voler dialogare con chi votava la lega, sbaglio assolutamente, perché la comunità è fatta di gente che votava lega, di gente che votava Pdl, di gente che votava Pd e di gente che non votava. Io devo parlare con tutti loro e costruire assieme un progetto diverso di futuro.
    Putti si distanzia dalle logiche di centro, destra e sinistra e sulle aziende comunali dichiara:
    Sia sulle partecipate che sugli assessorati abbiamo il pensiero che i posti strategici e di valore possano essere dati a persone competenti, quindi anche con bandi. Per cui non ci debbano andare persone solamente fidate, persone che in qualche modo abbiano delle collaborazioni o degli interessi con il partito di turno. A noi interessa che ci siano le persone più competenti per quel ruolo.
    Sulla Fondazione Carige, vorrebbe capirci un po’ di più. No, non ha visto il bilancio della Fondazione, ma crede che non ci debba andare qualcheduno che rappresenta le istituzioni o i partiti che sono nelle istituzioni, lì ci deve andare qualcheduno che è in grado di dare il massimo livello di competenza per analizzare quali sono i bisogni sociali della città, e quali sono i diversi bisogni sociali a cui ogni anno bisogna rispondere. Di anno in anno. A seconda delle strategie necessarie. Putti vuole che lì ci siano le persone più preparate per fare un’analisi sociale e  individuare tra i progetti presentati quelli che garantiscono questo tipo di approccio, un livello di qualità alto e che si fanno valutare quindi comprendano un modello di valutazione importante, credo che siano questi i modelli con cui affrontare questo tipo di cose.
    Sollecitato sull’estate in arrivo e sulle spiagge libere assenti in città, Putti dice che sì, anche quelle erano indicate nei molti cartelli gialli usati a Palazzo Ducale per protestare contro l’informazione schierata di certa stampa. Perché l’ambiente e le risorse naturali devono essere accessibili a tutti. Con il Movimento dovrà capire come garantire queste spiagge libere e con quali risorse.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 342: ELEZIONI – Marco Doria e l’appoggio del Pd

    I dati sono chiari: il gap fra la percentuale di coalizione dei partiti per “Marco Doria candidato sindaco” e le preferenze per Marco Doria è di quasi il 3 per cento, tanto quanto sarebbe bastato per passare al primo turno. La sensazione sempre sotto traccia che non si stesse facendo tutto il possibile da parte di tutti i partiti la si è avuta anche nel piccolo, nei quartieri, tra la gente.
    Tanti i banchetti o i volantinaggi. C’era chi propagandava la sua opposizione a Monti, il referendum contro il finanziamento dei partiti e siede a Tursi o in Regione ma non accenna a Doria.Chi parlava di sicurezza e valori socialisti, chi si è chiamato fuori e poi si è accodato con distinguo eppure era in Sala Rossa da quel dì, chi diceva che il risultato delle primarie è sacrosanto.. bla bla. Sono circolate molte mail di candidati al Consiglio comunale della coalizione, spesso nemmeno una parola sul futuro sindaco, al più in chiusura del “mi candido perché”.
    Così meno di dieci circoli Pd in città hanno invitato Doria e non si sono viste manifestazioni per appoggiarlo. Tanti incontri per Doria con cittadini, associazioni, categorie e in giro aperitivi di singoli aspiranti, accompagnati dal padrino di turno per il proprio cantuccio elettorale. Si porta voti, vero, ma per chi?

    Dunque diciamolo chiaramente: si è fatta campagna per il Partito e meno per Marco Doria. Nella speranza nemmeno tanto peregrina che il gruppo forte a Tursi avrebbe avuto magari non tutte le stesse facce, sicuramente lo stesso “scudetto”. E così forse sarà. Se il ballottaggio vedrà vincente Doria, che con le sue liste ha raggiunto l’11 e mezzo per cento contro il 24 per cento circa del Pd,
    il professore che sorride poco, sorriderà ancor meno perchè dovrà vedersela con il partito a cui ha stravolto le primarie e che è di nuovo maggioranza: neppure con Sinistra ecologia e libertà riuscirà a decidere in solitaria.
    Strano destino: magari un aiutino non desiderato potrà arrivare dal Movimento 5 Stelle, che dichiarano essersi posti a mastini di guardia in sala Rossa.
    C’è molto da lavorare. A meno non si avveri ciò che molto maldestramente il giornalista di Primocanale ha insinuato nel domandare ad Enrico Musso se pensa di “rubare voti anche presso quella parte del Pd che ha votato Doria perché di centro sinistra, ma non è tanto contento di sostenere la sua candidatura e potrebbe pensare ad un candidato più moderato, facendo riferimento a quella parte di partito democratico che in studio è rappresentata…” Ed a quel punto Roberta Pinotti, presente in studio per commentare i risultati, lo interrompe indignata e se ne va, chiarendo che lei avrebbe sostenuto lealmente chi aveva vinto le Primarie.
    Imbarazzo e sorrisetti del candidato di destra. Tutto pare poi si sia ricomposto, visto che Pinotti è di nuovo lì, ma gli elettori di centro sinistra si chiedono perché sia stata “inviata” proprio la senatrice a rappresentarli in tv: gli inviti si può sempre declinarli.
    (Bianca Vergati – foto di Ivo Ruello)

  • OLI 342: ELEZIONI – Lista Doria, una serata in piazza

    Genova, piazza delle Fontane Marose. Son passate da poco le dieci e mezzo di sera quando si sentono applausi dal fondo. Il folto gruppo che da ore assiste al procedere degli eventi – dal televisore nel gazebo allestito nel pomeriggio sotto le stanze messe a disposizione da don Gallo già per il comitato elettorale delle primarie – si volta e può finalmente rivedere di persona il proprio candidato a sindaco, sino a poco prima nel salone di Palazzo Tursi, conteso dalle reti locali e nazionali, ultima in ordine di tempo La7 con Gad Lerner a dialogare con lui ne L’infedele.
    Marco Doria, rilassato e sereno, si concede una lunga chiacchierata attorniato dai suoi sostenitori e collaboratori, più che soddisfatti per come stanno andando le cose, sebbene un po’ delusi per la vittoria al primo turno mancata per un soffio. Parla senza sforzare la voce, pacatamente, com’è il suo stile, e con la sicurezza del vincitore, sia pur differito di un paio di settimane. Ringrazia per il sostegno e la partecipazione, insiste sulla necessità di impegnarsi a fondo nei quattordici giorni che separano dal ballottaggio, soprattutto per recuperare almeno in parte coloro che hanno espresso il loro scontento astenendosi dal voto, con punte mai verificatesi prima (a Genova circa il 44% degli aventi diritto, su una media nazionale intorno al 33%, quando nelle precedenti consultazioni gli astenuti erano stati rispettivamente circa il 37% e il 26%). Tra le varie considerazioni, anche l’esigenza di riuscire a raggiungere e convincere le molteplici componenti di una città tanto complessa e articolata, facendo ciascuno la propria parte.
    I giornalisti che stavano stazionando con le loro telecamere, intervistando ogni tanto ora l’uno ora l’altro per le dirette delle loro emittenti private, non appena si accorgono della presenza di Doria si fanno sotto a riprenderlo in video e a catturarne le parole, con un curioso effetto di sovrapposizione e rimescolamento dei livelli e dei modi della comunicazione, tra la sua voce tranquilla che parla a chi gli sta intorno e ritorna amplificata dal televisore rimasto da solo sotto il gazebo, mentre, accanto a lui che continua imperterrito a conversare, i conduttori a turno spiegano ai loro spettatori ciò che accade e intanto tutti i presenti, rivedendosi sullo schermo in lontananza, sentono di essere proiettati attraverso l’etere in mille case, testimoni di uno dei tanti momenti della millenaria storia di Genova.
    A un certo punto compare Pierluigi Vinai, unico tra gli sconfitti a raggiungere la sede dell’avversario per complimentarsi con lui.
    Alla fine Doria si congeda dai suoi, dicendo divertito che c’è sempre una prima volta nella vita: di lì a poco sarà la sua prima volta a Porta a Porta, ovviamente non seduto nel salotto di Bruno Vespa ma in collegamento dal Municipio, dove si accinge a ritornare.
    Quelli che rimangono si rimettono a far capannelli in piazza, o a seguire le dirette televisive, con lo stillicidio dei risultati che giungono col contagocce dalle sezioni in cui lo spoglio è rallentato dall’abnorme numero di voti espressi in modo ambiguo su schede mal congegnate, difficili da gestire, comprendere e compilare, con lo scandalo di quasi undicimila dichiarate nulle (3,92%).
    Continua il cardiopalmo: c’è chi spera in improbabili rimonte della percentuale di voti; si tiene d’occhio il piccolo scarto che separa Enrico Musso da Paolo Putti come contendente per il ballottaggio.
    Soltanto nel cuore della notte il Viminale comunicherà i dati definitivi, confermando la gara finale tra Doria (48,31%) e Musso (15,00%).
    (Ferdinando Bonora, foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 342: ELEZIONI – In attesa di giudizio

    Nelle sedi elettorali di Marco Doria e Paolo Putti. 
    (Galleria fotografica di Giovanna Profumo)
  • OLI 342: PAROLE DEGLI OCCHI – Lo sguardo di un protagonista

    Genova, 8 maggio 2012: manifestazione antivivisezione – foto di Ivo Ruello