Categoria: Angelo Guarnieri

  • OLI 341: LETTERE – Antonio Bruno: un comunicato da leggere

    Ho incontrato nella rete un comunicato di Antonio Bruno, consigliere del Partito della Rifondazione Comunista, all’opposizione nella passata amministrazione comunale, ora candidato nella lista della Federazione della Sinistra, che sostiene Marco Doria.
    Mi sembra utile farlo conoscere, per aumentare la consapevolezza per l’esercizio democratico del voto e per interrogarci costruttivamente su alcune questioni nodali sulle quali il prossimo Governo di Genova si troverà a misurarsi.

    Comunicato di Antonio Bruno: “Transitando senza soluzione di continuita’ dalla presidenza della Provincia al consiglio di amministrazione di banca Carige, Sandro Repetto sembra dimenticarsi che il 6 e il 7 maggio ci saranno nuove elezioni. Verrà eletto un nuovo sindaco, un nuovo consiglio e una nuova maggioranza siederà sui banchi di Tursi. Il nuovo consiglio deve sentirsi commissariato e vincolato dalle decisioni (sbagliate) sulle grandi opere? I nuovi eletti troveranno tempo di leggere le conclusioni del dibattito pubblico sulla gronda autostradale di ponente che suggerivano di fare opere importanti come il nodo di San Benigno?
    E quando si accorgeranno che il nodo di San Benigno non si farà più e a Genova Ovest arriveranno sempre due corsie di auto e Tir mischiati, dovranno starsene del fatto che i loro predecessori (non tutti) senza leggere il lavoro del dottor Bobbio hanno approvato il nuovo tratto autostradale Vesima – Bolzaneto?
    E, cambiando argomento, se i nuovi consiglieri comunali sapessero far di conto e si accorgessero che spendere 6,3 miliardi di euro per due gallerie (lunghe 35 chilometri) per collegare ad alta velocità ferroviaria Fegino a Tortona è una follia, anche perchè si potrebbero far andare 200 treni in più nella linea dei Giovi con gli opportuni ammodernamenti e il collegamento con la bretella ferroviaria Voltri – Borzoli, spendendo solo 300 milioni?
    Dovrebbero subire le decisioni cervellotiche e ideologiche e impastate di affarismo del consiglio precedente? Spero proprio di no.”
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 338: LETTERE – Pasqua buona. Auguri!

    Piero della Francesca – La Resurrezione

    La settimana di passione si annuncia

    con il volto trafitto da una corona di spine.
    A ciascuno il suo frammento di vitale dolore.
    Solo chi veste la dura corazza dell’oro
    non sente gli spigoli aguzzi della pietra
    e le lame affilate del fuoco interiore.
    Ma ogni spina è sentinella a un fiore.
    E ci troviamo nella scia della resurrezione.
    Ne sentiamo il vento che richiama.
    Non vigilavamo quando si aprì il sepolcro.
    (Angelo Guarnieri)
     
  • OLI 333: POLITICA – Arenzano: se candidassero un box?

    Pavone ad Arenzano

    Non solo a Genova si vota il 6 Maggio. Si vota anche ad Arenzano e in altri comuni della Liguria. Non è una notizia, o comunque, se lo è, è assolutamente neutra.
    La notizia vera e rilevante per Arenzano, importante, popoloso e ricco paese della provincia di Genova, è che finora nella cittadina non è stata svolta alcuna iniziativa pubblica di carattere politico né locale, né globale. Né un manifesto, né un’assemblea, né una riunione in cui i cittadini potessero conoscere le intenzioni politiche e progettuali dei partiti, delle liste civiche, dei candidati sindaci. Silenzio assoluto, con buona pace di tutti i discorsi sulla trasparenza e sulla partecipazione come fondamenti di una buona democrazia. Il vento di Marco Doria si è fermato a Voltri. Ma forse proprio questo vento, che quando si libera crea sconquassi, causa il silenzio tombale che avvolge il dibattito politico nei luoghi pubblici. Da tredici anni Arenzano è retta da una maggioranza di centrosinistra centrata sul Partito Democratico in cui lo svilimento della democrazia è stato proporzionale alla cementificazione del territorio. Certo, ci sono molte decine di persone che si riuniscono nelle panchine, nelle cantine, nelle cucine, nei salotti, nelle sedi di partito e nei bar. Si sono già promesse tre o quattro liste civiche, divise da personalismi e particulari contrastanti, si riuniscono freneticamente gli iscritti di PD e SEL, sono apparso all’orizzonte svariati candidati sindaci che cambiano ogni settimana. Forse ci saranno le primarie il 18 Marzo. Forse, perché la decisione è ancora sottoposta alla valutazione di convenienza, al conteggio dei voti di questo e quell’altro, alle minacce di tessere da rinnovare o disdire.
    In questa sitazione è difficile superare il sentimento di angoscia per lo stato della Democrazia in questa cittadina, che contrasta con l’autentico vento nuovo del percorso partecipativo intorno a Marco Doria. Forse sarebbe d’aiuto poter pensare di candidare a sindaco un box, dal momento che negli ultimi vent’anni i box probabilmente hanno superato il numero dei cittadini.
    (Angelo GuarnieriFoto di Paola Pierantoni)

  • OLI 333: GIUSTIZIA – Una buona notizia da Madrid

    Ieri pomeriggio intorno alle 18, l’Ansa ha battuto la notizia che il Tribunale Supremo di Madrid ha assolto l’ex giudice Baltazar Garzon. Era stato accusato di aver violato la legge del 1978 che aveva concesso l’amnistia e l’impunità a tutti i franchisti che dopo la vittoria del caudillo si erano macchiati dei crimini più orrendi. Centomila si valutano le persone scomparse per azioni violente di vendetta, di rancore, di sopraffazione e di pulizia etnico-politica. I partiti politici che presero in mano la transizione postfranchista, il socialista e il democristiano, preferirono garantire una transizione acquiescente e in qualche caso omertosa – la storia giudicherà se per calcolo o per necessità.
    Il giudice Garzon non è stato a questo gioco e ha voluto riaprire la pagina della giustizia nella ricerca di quello che andava condannato perché fosse monito a che non si ripetesse. Nel 2009 aveva avviato un’inchiesta sulla scomparsa degli antifascisti e dei democratici e questa era stata considerata una violazione della legge dell’amnistia dagli ambienti postfranchisti e dai poteri consolidati. Ora è stato assolto dal Tribunale Supremo di Madrid, con voto di sei giudici contro uno, perché le sue decisioni sono state considerate legittime.
    Ricordiamo che, nel solco della sua rara etica della giustizia e della politica, il giudice Garzon ha osato incrimirare il criminale Pinochet e i criminali generali argentini della dittatura, riaprendo le tragiche vicende del colpo di stato cileno e dei “desaparecidos”. L’assoluzione è senz’altro una buona notizia, un buon esempio di giustizia giusta, un incoraggiamento alle persone di buona volontà a proseguire nella strada della memoria e della verità.
    Molti intellettuali si erano mobilitati in Spagna perché il giudice Garzon non venisse condannato e perché il suo onore di giudice venisse restaurato per intero.
    In Oli 331 avevamo già parlato della giustizia e del giudice Garzon. La stessa notizia non trova spazio rilevante nel sistema mediatico, televisivo e giornalistico probabilmente a causa della sua complessità e della sua scarsa appetibilità trombonistica.
    Alleghiamo un video, messo in rete la settimana scorsa, in cui il regista Almodovar parla della vicenda.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 331: GIUSTIZIA – Il giudice Garzon e i crimini contro l’umanità

    Giovedì 10 febbraio il giudice Baltasar Garzon è stato condannato dal Tribunale supremo spagnolo a 11 anni di interdizione dalla Magistratura, per abuso d’ufficio, per aver fatto intercettare illegalmente nel ”caso Gurtel” tre imputati, ledendone i diritti alla difesa. La denuncia era stata presentata da un gruppo neofascista e post-franchista. Altri due processi pendono sul magistrato: per aver violato la legge di amnistia del 1978 sugli uomini di Franco, e l’altro per corruzione, per aver accettato il bonus per un ciclo di conferenze negli U.S.A. dal Banco di Santander, di cui in un processo successivo aveva assolto il presidente.
    Il giudice Garzon è uno dei giudici più famosi del mondo: ha osato disseppellire i crimini del franchismo, incriminare per corruzione potenti socialisti e democristiani, Berlusconi per Telecinco e fondi neri, ha fatto incarcerare, unico al mondo, Pinochet, ha indagato con successo sulla tragedia Argentina, ha messo sotto accusa Bin Laden per la strage della stazione di Atocha, perseguito i fiancheggiatori del terrorismo dell’ETA, e i metodi illegali e terroristi con i quali alcuni avevano pensato di sconfiggerla. Ha osato molto, e  dato molto fastidio al sistema politico, alla magistratura, alle colpevoli acquiescenze della storia. Il giorno dell’annuncio alla radio della condanna, un giornalista di El Pais intervistato ha affermato senza mezzi termini che quello era un giorno triste per la giustizia spagnola e che, subito dopo l’era Zapatero, il potere rin-Francato si era liberato di una persona molto scomoda.
    La condanna del giudice Garzon credo debba indignare i democratici autentici del mondo.
    Il giudice Garzon, sicuramente alla luce di una burocrazia, essenza delle istanze mortifere del XX secolo, e di una legittimità che non sempre si identifica con il giusto, è stato inabilitato, reso inoffensivo, perché ha osato mettere in scacco i potenti, perché non è stato al suo posto all’interno delle coordinate del potere post-franchista, democristiane e socialiste. E ora è il momento buono per fargliela pagare, per metterlo a posto, per renderlo inoffensivo. Mani pulite, do you remember, in questi giorni di ricorrenze e ripresentazioni? Ma il giudice Garzon è andato oltre: voleva processare i crimini del franchismo, la tragedia del Cile, Pinochet, l’orrore della dittatura Argentina. E’ stato imprudente, forse ha commesso abusi, certo pagherà. Non nell’onore, nell’etica , nella giustizia che solo la storia potrà giudicare.
    E’ stato imprudente, radicalmente imprudente, perché si è messo contro i potenti, perché ha scelto di essere “uomo in rivolta”. Sto leggendo “Prima della Fine” di Ernesto Sabato, che consiglierei anche ai gufi con gli occhiali di leggere; in esso si racconta della tragedia più profonda del novecento: la perdita dell’umanità dell’uomo, sopraffatto dalla tecnologia, dal denaro, dalla violenza, dalla perdita di compassione. Ebbene in un passo del libro scritto nel 1998, Sabato, che aveva 90 anni (è morto a 100 anni nel 2011) e aveva presieduto la Commissione contro i crimini della dittatura Argentina, afferma che Garzon è uno degli uomini del nostro tempo che con il suo senso di giustizia può contribuire a restaurare l’onore del mondo. Facciamo parlare lui: “ …come dimostrano le indagini condotte in altri paesi da persone come il giudice Garzon… Il sangue, l’orrore, la violenza interpellano l’umanità intera, e attestano che non possiamo ignorare la sofferenza di nessun essere umano.”
    (Angelo Guarnieri – disegno di Guido Rosato)


    Su questo sito si raccolgono firme a favore del giudice Garzon:
  • OLI 330: POESIA – Il posto fisso esiste …

    “Voi che ve ne state nelle vostre tiepide case…”
    Voi potenti seduti sui vostri comodi scranni.
    Voi che usate parole taglienti e fumose,
    per umiliare i fragili e avvincere gli incerti.
    Non affannatevi con il vostro inganno vano.
    Ricordate! Il posto fisso esiste, il solo, il vero.
    Ci riguarda tutti. Ci attende al cimitero!

    (Angelo Guarnieri – Foto Paola Pierantoni)

  • OLI 327: LETTERE – Marco Doria e le primarie viste da Arenzano

    L’intervento che segue è stato già pubblicato su Facebook, qualche giorno fa. Ha suscitato un’ampia e vivace discussione. Mi sembra opportuno riproporlo ai lettori di Oli, perchè penso possa essere un contributo alla ventata di cambiamento e rinnovamento (in meglio) della politica genovese. Son d’accordo con Don Gallo nel dire che questa aria nuova può essere rappresentata dalla candidatura di Marco Doria, che però per essere convincente non può prescindere dal riunificare nel suo progetto tutti i democratici e tutte le forze della Sinistra.
    La discontinuità è ancora più urgente nel momento in cui diventano sempre più palesi sintomi di avvelenamento dei meccanismi di potere che dovrebbero portare a una buona amministrazione. Mentre d’altra parte si profila un ferreo pantano in cui, nella confusioni dei campi, delle responsabilità, dei valori – basta destra e sinistra come fossero orpelli – ma nella santificazione dei poteri forti, andrà avanti la mutilazione della democrazia e l’umiliazione di coloro che non contano.
    Io abito e voto ad Arenzano. Amo Genova che ha alimentato la mia vita di emigrante e mi ha regalato la gioia del crescere, dello scoprire, del ’68, della rivoluzione psichiatrica oggi offesa, della grande storia, della grande cultura, della poesia, dell’amicizia di tante buone persone. Vorrei una città amministrata secondo i principi della democrazia non corruttibile, della partecipazione paritaria di tutti, del rispetto del generoso e permaloso ambiente naturale. Vorrei una Genova in cammino verso una rinascita di uguaglianza sociale, di fratellanza, di accoglienza dei migranti, di promozione di interazioni e scambi. Una Genova che punta al recupero della bellezza che ci consegna perché, accresciuta, possiamo donarla alle future generazioni; che trovi in sé le risorse per creare lavoro buono e sicuro. E in questa direzione fare a meno di grandi opere a grande impatto territoriale e a predominio tecnologico e grande, mai ripagabile, consumo di risorse. Sto pensando alla gronda di ponente, al terzo, oggi sesto, valico, all’inceneritore-gassificatore. E penso lealmente che su questi contenuti si possano mobilitare l’entusiasmo dei giovani, la passione politica dei cittadini genovesi, erede di esperienze storiche di grande valenza ( la resistenza, il giugno ’60, il G8), l’impegno di un’intelligenza politica diffusa, che oggi attende con il fiato sospeso.
    Ho ascoltato Marco Doria l’altra sera a Pra, fra tanta buona gente, tanti buoni compagni. Mi è sembrato che su tanti argomenti ci fosse una piacevole e robusta consonanza. Su altri non c’è stata chiarezza, forse per il tempo ristretto, forse per effettiva divergenza. Ci sarà modo di approfondire e di chiarire. Penso che oggi il pericolo da non correre sia il non dire le cose con chiarezza per inseguire un consenso facile e fragile. Io penso che bisogna riunificare tutta la sinistra dell’autenticità, che bisogna puntare a un chiaro progetto di giustizia sociale e di redistribuzione egualitaria, e quindi umana, della ricchezza. Che bisogna scommettere con coerenza sull’utopia della pace e dell’armonia con la natura.
    Penso che per questa scommessa il male maggiore che possiamo infliggerci è il non parlare fra noi, il non parlar chiaro, il puntare a vincere ma non a convincere.
    L’autore di questo intervento è stato definito un utopista che vive su una nuvoletta sull’iperuranio. Riconosce che per lui è un assillo quotidiano che spesso lo fa precipitare in un’umida cantina della Maddalena. Certo, come tutti, continuamente percorre vie di mezzo, ma le imbocca con riluttanza. Non si accontenta del meno peggio. Vorrebbe assaggiare il bene.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 325: NATALE – Auguri (nel tempo che passa)

    Ci muoviamo con il fiato sospeso.
    Conserviamo un filo di voce.
    Le parole spesso si perdono nell’aria.
    Ma mantengono anima e coraggio
    per affrontare l’orco più feroce.

    Non è ancora discesa la neve,
    ebbra di candore e di calda pace.
    Le foglie marciscono sui sentieri.
    Fecondano la terra alle rinascite.
    E segnano i nostri passi nel buio,
    con il suono allegro del loro disfarsi.

    Chi può si aggrappa all’albero di Natale.
    Chi non può al rosso e all’oro dei ricordi.
    Un bambino tornerà, è sempre la prima volta,
    a proporci l’uguaglianza della nudità.
    Tre re giungeranno a cavallo di una cometa,
    portando la magia dei doni, vestiti di umiltà.

    Poi le ore piccole faranno spazio alla luce.
    Il fresco profumo delle fresie sfiderà i sensi.
    E più in là, con il sole alto, il papavero
    illuminerà di rosso prati e colline.
    Per il piacere degli occhi. Per svegliarci al mondo.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 320: LETTERE – Parole pesanti! Attenzione.

    Federico Valerio, ambientalista storico genovese e non solo, continua a svolgere un ottimo lavoro di informazione e pulizia sulla tragedia di Genova di pochi giorni fa. Lo affida prevalentemente alla mailing-list ambiente_liguria@yahoogroups.com dalla quale io lo raccolgo con gratitudine.
    Penso che sia un contributo utile alla formazione di un pensiero critico su quanto avvenuto, presupposto necessario per allontanare fantasmi e paranoie e per evitare giudizi affrettati e tribunali impropri. Che non servono a niente se non ad avvelenare ulteriormente il già avvelenato clima politico in cui siamo immersi. E che forse comincia “a riveder le stelle”.
    Torniamo alle informazioni di Federico Valerio. Ci dice che “in inglese si chiamano “Cloud-Burst”, in italiano “nubifragio”,… eventi durante i quali, in due ore, piovono più di 50 milimetri di pioggia, 600 milimetri in 24 ore”. L’evento nel linguaggio mediatico e purtroppo politico è stato definito “bomba d’acqua”, almeno nei primi giorni. Su Quezzi, il quartiere del Ferreggiano, il 4 novembre sono caduti 514 milimetri di acqua in 24 ore. Un nubifragio di violenza simile a quello dell’alluvione di Genova del 1970, ma in un’area più ristretta e in un tempo più concentrato.
    Le previsioni ARPAL del giorno prima parlavano di 30-70 millimetri di pioggia prevedibili per il giorno dopo. Se le previsioni si fossero avverate al massimo si sarebbero verificati allagamento dei sottopassi, degli scantinati. Eventi certamente pericolosi ma non di potenza tragica come quelli che si sono verificate. D’altra parte non esistono modelli di previsione sperimentata sulla intensità e sulla concentrazione spazio-temporali dei nubifragi.
    Dopo questa dolorosissima esperienza quando si parlerà di “allerta 2” le indicazioni sui comportamenti protettivi e le azioni di tutti i soggetti responsabili, cittadini compresi, saranno improntati al massimo del principio di precauzione e al massimo dell’allerta.
    Alle informazioni e alla riflessione di Federico Valerio ho voluto aggiungere una considerazione che mi appassiona e mi preoccupa e che considero fondamentale per il dispiegarsi di una buona convivenza e di una autentica democrazia. Riguarda il linguaggio, troppo spesso sfigurato, de-animato, corrotto. Nel nostro caso l’uso della parola “bomba d’acqua” ha dato l’innesco a questa mia riflessione. C’è differenza nella risonanza linguistica fra nubifragio e bomba d’acqua.
    E la parola nubifragio è assolutamente esaustiva e convincente.
    Credo che possa chiarire meglio il mio argomentare un breve aforisma: “Bombe intelligenti, bombe umanitarie, bombe d’acqua. E noi, parolai sempre più stupidi”.
    Forse dire “noi” potrebbe pungere qualcuno, ma va nel senso del “…siamo tutti coinvolti”.
    Bomba è parola di grande tensione inquietante. E questi primi anni del secolo ce lo hanno mostrato, avvelenando vita e futuro.
    Ora è ancora più angosciante nel momento in cui c’è fra i potenti che cercano di fermare la presunta e illegale, sicuramente minacciosa, bomba atomica iraniana, con bombe atomiche capaci di penetrare la crosta terrestre con le conseguenze immaginabili. Al riparo di ogni loro illegalità.
    E perdonate la digressione conclusiva.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 310 : G8 – 2001/2011 Il ricordo ed il futuro

    La memoria profonda del G8 2001 sta animando Genova in questo mese di luglio incerto, affaticato, raramente assolato; proiettato in un presente – futuro spesso caratterizzato dalla parola baratro, speculazione, reazioni angoscianti, fantasmi finanziari, prepotenza dei mercati. Come se poi dietro a tutto questo mondo oscuro e che si muove alle spalle non ci fossero persone in carne, ossa e con gioielli, banche, denaro al limite dell’evanescenza, potere, armi.
    Il decennale del G8 ha l’ambizione di avere come spazio di riflessione e di azione il frammento linguistico a potenzialità atomica “Voi la crisi, noi la speranza”. Voi e noi, la crisi e la speranza: un voi che lavora per mantenere privilegi e ingiustizie e un principio “libertà”, che come dice Stephane Hessel (Indignatevi) è come “la volpe nel pollaio”: E un noi che continua a ricercare fili e motivazioni per un mondo migliore, non più possibile ma necessario, radici e futuro per uno stare insieme a condividere gioia e dolore, secondo quel che la vita è, solidarietà e fratellanza fra noi umani e la madre terra che ci nutre. E una libertà che o è di tutti o non è.
    Il decennale del G8 ha già camminato molto dal 24 giugno, con una bella mostra, Cassandra, con dibattiti, riflessioni, manifestazioni culturali, teatro, musica, poesia. Buone parole sono circolate, dense di significato, ansiose di sapere e di ricostruire un profilo degno alla verità dei fatti. Nel centro della città e nelle periferie. E poco ha contato se i gruppi in ascolto, in riflessione e talvolta in conflitto, fossero numerosi o scarni. Alla fine saranno sempre tantissimi ad aver comunicato ad essersi confrontati con il ricordo e con il futuro, ad aver appreso dall’esperienza.
    Grande merito va al piccolo – grande gruppo di persone, che senza retorica, nostalgie da reduci, rancore, ha trovato il coraggio civile e l’energia vitale per portare a termine un programma di tale portata. Un vero esempio di partecipazione attiva e sapiente. E merito va anche alle istituzioni democratiche di Genova che hanno saputo interagire, mettendosi a disposizione per la pienezza della democrazia che, Aristotele docet, deve essere cooperazione ed amicizia.
    Ora ci sono le cinque giornate finali e cruciali del programma, con Piazza Alimonda il 20, la manifestazione da Sampierdarena a Caricamento e gran concerto di liberazione il 23, l’assemblea internazionale del 24 per chiudere il cammino, segnando nuovi sentieri per la speranza.
    (Angelo Guarnieri)