Categoria: OLI 336
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OLI 336: VERSANTE LIGURE – COLARE A PICCO (E PALA)
Cemento, male eternodi questa regione(suo il lemma a-moderno“rapallizzazione”)da cui non c’è ritornosoltanto dannazionecolate tutto il giornogiù, precipitazionesi imbocca dell’Infernoun (Calta)girone.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA. -
OLI 336: MAFIE – Libera Genova!
“Popolo della legalità sceso in strada per gridare contro la mafia” sono le parole usate dal sito de la Repubblica per la manifestazione dell’associazione Libera che sabato 17 marzo ha invaso le vie di Genova, parole insufficienti a descrivere il corteo vivace, colorato, allegro e giovane, giovanissimo: su quei visi ci sono la rabbia, il desiderio di non dimenticare i morti, sentimenti espressi con serietà, con pacatezza, con la certezza che l’impegno di ciascuno può sconfiggere le mafie. Sarà questo uno dei leitmotiv usati da don Luigi Ciotti, l’impegno individuale contro le mafie, ma soprattutto contro quella “zona grigia” della società e della politica che guarda con indifferenza, tollera o, addirittura, collabora con la criminalità organizzata, diffidate, avverte don Ciotti, dalle Facce d’Angelo, pulite fuori, marce dentro: l’attuale tentativo di “depotenziare” il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, renderebbe difficile colpire proprio questa “zona grigia”, presente anche nella Chiesa. È un discorso appassionato, accende i cuori e le menti delle migliaia di persone al Porto Antico di Genova, cuori e menti che hanno seguito in attonito silenzio la lunga lista delle vittime, nomi di donne e uomini, nomi di magistrati, uomini di scorta, giornalisti, sindacalisti, sindaci, nomi di ragazzi e bambini, nomi noti e meno noti, in una lista che sembra non finire più, dove cambiano solo le voci, dal sindaco Marta Vincenzi fino al procuratore Caselli, solo qualche applauso, quasi timido, scandisce il silenzio, tutti ascoltano: vicino al mare, seduto su una bitta, un ragazzino sbocconcella il suo panino, mentre una pilotina della Guardia Costiera si aggira lenta nelle acque calme dell’Expò, quasi a proteggere il rito silenzioso del popolo di Libera.
(Ivo Ruello) -
OLI 336: CITTA’ – Levante, park a piacere
A conclusione di legislatura arriva in Commissione Urbanistica una pratica del 2000 su viale Quartara, dodici anni per decidere sugli oneri di urbanizzazione, cioè che cosa il committente di un intervento edilizio deve fare per la comunità, per il Comune, per poter costruire.
L’area in questione fa parte di una vecchia villa con parco, dove il pollaio della vecchia villa è servito a suo tempo per fare volume alla costruzione di una nuova palazzina, mentre sul lato sinistro della strada dove c’erano delle serre, e vincolato per questo motivo, di edificio se n’è fatto un altro. Tutto superato.
Per avere il permesso di edificare venne stabilito di realizzare parcheggi ad uso pubblico con le opere necessarie all’accesso, che sarebbe dovuto avvenire “attraverso il varco esistente mantenendo lo stesso cancello posizionato sempre aperto”.
Nel 2008 si dichiara un importo di 28 mila euro per i lavori del parcheggio, mentre i proprietari firmano per “ vincolo permanente di destinazione d’uso a parcheggio pubblico”.
Passano anni e proprietari, che se ne assumono i vincoli di cui sopra.
Sorpresa però. La Polizia Municipale della sezione di Quarto nel 2009 esprime parere contrario per la disciplina della circolazione nell’area a parcheggio pubblico: “ condizioni non ritenute superabili anche con l’eventuale installazione di specchi parabolici”.
Niente parcheggi pubblici dunque e si passa alla richiesta per monetizzare: mq 276 moltiplicato per 267 euro, valore stabilito dalla delibera comunale 20/2009, un totale di circa 70 mila euro.
Tanto vale il suolo per il Comune in uno dei quartieri più belli della città, ma la delibera comanda!
E si sa che Genova ha gli oneri di urbanizzazione fra i più bassi d’Italia. E aggiornarli un pò?
Nel frattempo nell’area della vecchia villa si sta costruendo un’autorimessa per box interrati, il cui ingresso forse passerà proprio su quegli ex parcheggi pubblici, che nel frattempo potranno però sempre essere parcheggi ma “pertinenziali” della palazzina.
Infatti il Comune propone nel nuovo accordo che le aree “non più destinate ad uso pubblico, saranno destinate a parcheggio del complesso residenziale”.
Ecco quindi la proposta presentata in Commissione, che ha suscitato perplessità per il cambio di uso del parcheggio e per la somma corrisposta, al di là dei tempi biblici per istituzioni e committenti.“In questo momento il Comune ha gravi problemi di Bilancio e i soldi servono” dichiara la Sindaco. E’ vero, ma perché non altre opere pubbliche sul territorio, ci sono marciapiedi da rifare, giardini da riordinare, c’è soltanto da scegliere, dubbi a parte sul parere di allora della polizia Municipale e contrario ora.
“La pratica non è stata aperta dai miei uffici ed io cerco di rimediare, non ho interessi personali” dichiara allora la Sindaco, che annuncia altresì che ritirerà la pratica: è stata soltanto il portavoce, le crediamo, ma si è aspettato tanto, perché non verificare meglio?
Intanto, ignoti ogni tanto infilano sul segnale P. parcheggio pubblico, un bel sacchettone nero della spazzatura e neppure il portatore di handicap osa parcheggiare.
(Bianca Vergati – Foto dell’autrice) -
OLI 336: COMUNE – Gettoni: una semplice domanda
La semplice domanda è questa: era necessaria, a fine legislatura, la pazienza di Raffaele Niri per “rivelare” su la Repubblica (vedi articoli dal 13 al 17 marzo) lo scandalo delle fulminee presenze di un bel numero di consiglieri alle commissioni consiliari, giusto il tempo per aver diritto ai 100 euro lordi previsti per questa attività? La giunta, la sindaco, non lo sapevano? Impossibile.
La cosa non poteva non essere nota, ed è stata tollerata.
Il caso apre due questioni, una sul piano dell’etica, l’altro su quello dell’organizzazione del lavoro e della funzionalità delle commissioni consiliari.
Proviamo ad illustrare la questione etica con qualche esempio comparativo. In molti posti di lavoro un minuto di ritardo alla timbratura costa al lavoratore fino a mezz’ora di ferie. Chiunque abbia lavorato in fabbrica da operaio sa che ci si deve presentare alla timbratura d’ingresso già cambiati di abito; all’uscita, al contrario, ci si cambierà solo dopo la timbratura. Per venire ad esempi più moderni, nei call centers i lavoratori devono essere alla loro postazione dieci minuti, un quarto d’ora prima dell’inizio dell’orario effettivo: “Dobbiamo logarci, aprire tutto il programma, controllare le pubblicazioni che giornalmente ci vengono fornite e … dimenticavo: per prima cosa dobbiamo metterci alla ricerca di un posto di lavoro, perchè non ci sono postazioni fisse … alle 8 in punto dobbiamo essere attive e collegate” (*). Sul lavoro si contano i minuti, e a volte i secondi. Sarebbe etico, anzi, normale, farlo anche in Comune, per rispetto dell’Istituzione in cui si è stati eletti, per rispetto degli elettori, per rispetto dei lavoratori.
Però c’è anche una fondamentale questione di funzionalità: quale è la finalità, il risultato atteso, il contributo dovuto da ogni singolo, in gruppi di lavoro formati da venticinque, trenta persone che partono al gran completo, ma in capo ad un’oretta sono ridotti alla metà o a un terzo delle presenze? Nessuna organizzazione può permettersi una tale irrazionalità.
Sembra evidente che in queste commissioni alcuni lavorino, gli altri invece vi figurino solo per una formale rappresentanza politica e per totalizzare un guadagno. Sollevare il problema ed aprire uno scontro, evidentemente, non è stato giudicato finora politicamente produttivo o interessante.
Su la Repubblica del 15 marzo, viene citata la dichiarazione di “uno degli assessori più influenti della Giunta Vincenzi” che – giustamente – considera demagogiche le affermazioni per cui cinque milioni di euro spesi per i lavori delle commissioni consiliari siano da considerare buttati al vento: “Le commissioni fanno parte dei costi della democrazia. L’importante è farne meno e farle tutte utili”. Ineccepibile, ma perché non è stato fatto? Perché per parlarne pubblicamente e scoprire che un problema analogo c’è anche nei municipi, è stata necessaria una campagna di stampa?
Dedichiamo ai “furbetti” che fanno presenza per un minuto per intascare i 100 euro, il video che segue, frammento della rappresentazone in forma teatrale di “La spiaggia“, in cui viene messo in scena, con ironia, un altro minuto importante: quello che paghi tu se tardi a timbrare all’Ilva, con la trattenuta di mezz’ora di ferie.
(Paola Pierantoni)
(*) Da “Idee per un cambiamento – Una ricerca sulle condizioni di lavoro nei call center” – 2007 – Ed. Inail Liguria -
OLI 336: GENOVA – Appello all’Amiu
Dunque, la rumenta galleggiante, alias installazione di modern art nella fontana di Via del Campo oggi, dal lontano 3 febbraio, è ancora lì (vedi OLI 333).
L’esperimento sta diventando pulp.
O chiamiamo Peter Greenaway per girarci un film, o la puliamo. Che ne dite?
(Paola Pierantoni)





