Categoria: OLI 328

  • OLI 328: VERSANTE LIGURE – CORPORALTERNATIVO

    Il top dei paradossi
    è un tal che mai conobbi:
    patì lui stress, collassi
    lottando per la lobby
    ma non per suoi interessi:
    lo fece sol per hobby.
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
    .
  • OLI 328: SOCIETA’ – La Costa Concordia mette tutti d’accordo

    Una nave con 4000 persone a bordo, organizzata con le migliori attrezzature di sicurezza disponibili, con giubbotti di salvataggio abbondanti per tutti, s’incaglia a pochi metri dalla costa con il mare calmo e il comandante riesce ad avere morti a bordo: è il tragico epilogo di una gestione fallimentare dell’emergenza.
    La stampa è ipnotizzata dall’evento, quel gigante piegato fa notizia, fa vendere, il leviatano inaffondabile è affondato, il comandante si presta al generale stupore di scoprire che è un uomo impappinato invece che lo “chef aprés dieu” che ci avevano venduto.
    E il “meglio” che si riesce a trovare in rete è una canzone che lo prende in giro, sulle note di Onda su onda. Ci si sente avviliti pensando ai 4000 profughi nordafricani descritti nell’articolo di radio Babboleo, alle centinaia di migliaia che affrontano un viaggio nel quale l’arrivo dalla parte opposta non è una possibilità garantita, anzi la probabilità di morire annegato o di disidratazione in mezzo a tutta quell’acqua salata è valutata e affrontata insieme al fatto di stare in centinaia in un battello da decine senza saper nuotare. Allora, caro Elio delle Storie tese, sarebbe forse più utile una canzone che racconti di questi fatti e non della fragilità colpevole di un uomo che lavorava al di fuori del buon senso secondo dei criteri ritenuti però accettabili da tutti quelli che sapevano della pratica dell’inchino. Anzi, un vero inchino alle vittime dei naufragi ci sentiamo di dedicarlo noi di Oli per tutte le latitudini e longitudini della terra, per quelli delle guerre e della cecità umana così ben ignorati dalla stampa (ancora finanziata dallo stato) italiana.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 328: PRIMARIE – Marta Vincenzi, la donna cannone e il teatro della politica

    Ricorda Lenny Bruce, o il Truman Capote del film “A sangue freddo”.
    E’ sul palco – solo uno spot bianco ad illuminare la figura – per un reading di un’ora e mezza su come ha guidato il Comune negli ultimi cinque anni.
    La pièce è anticipata da un video – davvero modesto rispetto a lei – dedicato ad un auspicato senso civico ed etico dei genovesi, uno spottone elettorale che ha come refrain “qui a Genova, noi facciamo così”, citando Pericle.
    Teatro Modena, mercoledì 18 gennaio ore 17.00: per Marta Vincenzi platea al completo, insieme ad una parte di palchi.
    Nell’attesa dell’attrice, dagli altoparlanti, un rassicurante Lucio Battisti garantisce un tuffo nel passato preceduto da “La donna cannone” di De Gregori che – si è autorizzati a pensare – sarà stata messa in scaletta da un antagonista politico.
    Marta Vincenzi leggerà per un’ora e oltre quella che appare più una memoria difensiva che un progetto amministrativo per il futuro. Leggerà per smontare, una ad una, le prove di accusa di un’area di partito che non ha esitato a metterla sul banco degli imputati.
    Di fatto, la Prof. propone un ripasso che spazia dalla cultura ai sacrifici dei dipendenti comunali, per toccare le risorse dell’ente falcidiate da “cinque manovre in quattro anni, tutte durissime”. Ne emerge una giunta che ha dovuto opporre “una resistenza strenua per obbiettivi minimi continuamente messi in discussione”, un gruppo che “le ha prese tutte in faccia” con risorse, conti alla mano, passate dai duecento milioni del 2007, ai poco più di quaranta del 2012 “che possono diventare ottantatre o ottantacinque solo con l’incremento della tassazione”.
    Traguardare il futuro era ed è il desiderio della Sindaco e farlo riappropriandosi di un’utopia urbanistica concretamente realizzabile. Da qui il nuovo Puc secondo Marta.
    Consapevole che Genova è la città meno accessibile d’Italia, la Sindaco ricorda il nodo ferroviario già iniziato, un nuovo passante autostradale (senza chiamarlo Gronda) le infrastrutture cittadine, la strada di Scarpino “che è finita”, e tutto quello che è a progetto.
    Marta accenna ai quattro milioni di visitatori e spettatori tra musei, acquario e Ducale, teatri e Porto Antico nel 2011, e il fatto che oggi “il Carlo Felice c’è” anche grazie allo sforzo e ai sacrifici dei lavoratori del teatro.
    In costruzione, ancora, quattro asili nido e aumentati di seicento i posti disponibili.
    Ridotti debito e costi dell’amministrazione di quello che nel 2007 “era uno dei comuni più indebitati d’Italia”.
    Il teatro di Marta vede in scena una tigre disposta, per difendere il cucciolo della sua politica, a tirar fuori artigli e denti. E’ la parte migliore di lei. Quella in cui si vorrebbe credere, nonostante la stanchezza di chi in platea sonnecchia un po’, nonostante gli anni passati senza comunicare nulla al cittadino, nulla che non attenesse a Notte Bianca.
    Certamente Marta è migliore di molti del suo partito. Più sincera e ostinata. Se non altro nel ricostruire una storia che, trasmessa nel tempo, avrebbero dato un senso al suo essere la Sindaco.
    Ma il teatro di Marta è fedele ai tempi della politica.
    Finita la campagna elettorale, purtroppo, abbandona il cartellone.
    Peccato. Per cinque anni si recita a soggetto.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 328: IMMIGRAZIONE – Regolarizzazione semplificata e di lunga durata

    La settimana scorsa ACLI e CGIL hanno chiesto al governo la regolarizzazione degli immigrati irregolari. Il segretario della CGIL, Susanna Camusso, ha detto a la Stampa, che “la regolarizzazione porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi di euro, risorse che potrebbero essere utilizzate per gli ammortizzatori sociali e per rilanciare l’occupazione”. Richiesta, dunque giusta ed opportuna, ma come fare la regolarizzazione?
    Le regolarizzazioni/sanatorie che si sono fatte dal 1987 ad oggi, una ogni circa cinque anni, hanno avuto uno svolgimento burocratico terribile. Sono state fatte concentrando la presentazione di centinaia di migliaia di domande in due o tre mesi. Ingolfando gli uffici stranieri delle questure, delle prefetture, delle poste, del sindacato e delle associazioni di volontariato e facendo “impazzire” i lavoratori di questi uffici. E’ come permettere agli automobilisti di fornirsi di carburante soltanto al lunedì di ogni settimana dalle 8.00 alle 14.00. Si scatena tra gli irregolari una disumana corsa contro il tempo, si usano tutti i mezzi per poter presentare domanda, si accetta ogni ricatto, si compra e si vende di tutto dal contratto di lavoro falso al proprio corpo. Si rivitalizzano le associazioni a delinquere di venditori e falsificatori di contratti di lavoro e se ne formano delle nuove. Il primo contatto degli immigrati con le istituzioni del nostro paese avviene aggirando regole e legalità. Centinaia di migliaia di domande vengono rifiutate e altre rimangono sospese per anni (ancora oggi vengono riesaminate le domande presentate durante l’ultima regolarizzazione del 2009 (colf e badanti). E’ inoltre assurdo che un paese civile e democratico riconosca così esplicitamente che prima di permettere la regolarizzazione di centinaia di migliaia di immigrati essi devono lavorare in nero per cinque anni con annessa evasione fiscale e contributiva e violazione dei diritti che in certi casi arriva allo sfruttamento ed alla schiavitù.
    Un’operazione necessaria quale è la regolarizzazione degli immigrati irregolari è stata applicata in maniera assurda, complicata e dannosa per il paese, per chi cerca di regolarizzarsi e per chi si ne occupa. Quando, invece, per l’emersione dal lavoro nero degli immigrati irregolari si possono utilizzare gli stessi strumenti che si usano per i lavoratori italiani e dove è possibile presentare domanda tutti i giorni del mese, tutti i mesi dell’anno, per anni. Così è stata, ad esempio, l’emersione prevista dalla legge 383/2001 (Tremonti bis). Un altro strumento è quello dei piani d’emersione territoriali e nazionali che oggi il sindacato sta proponendo al governo Monti. Questi strumenti (previsti per i lavoratori italiani ed immigrati regolari) vanno adeguati in maniera da prevedere l’emersione anche del lavoratore immigrato irregolare e il rilascio in questo caso del permesso di soggiorno. Nel caso di rifiuto del datore di lavoro di presentare la domanda d’emersione va prevista l’emersione in base a richiesta e vertenza del lavoratore stesso e il rilascio del permesso di soggiorno (previa verifica) anche in questo caso. Inoltre, il dispositivo legislativo della regolarizzazione deve contenere la revoca d’ufficio delle precedente espulsioni amministrative per chi emerge dal sommerso e dalla “clandestinità”.
    (Saleh Zaghloul, immagine di Guido Rosato)

  • OLI 328: CULTURA – La segreteria ingannevole dell’assessore Ranieri

    Si tratta solo di un dettaglio, ma anche i dettagli parlano, e rivelano le pieghe della realtà.
    Dunque, la segreteria dell’assessore Ranieri riceve, con largo anticipo, l’invito a partecipare a un’iniziativa organizzata da un gruppo di cittadine. Naturalmente, a un mese di distanza, la presenza dell’assessore non può essere garantita. Si resta intesi che l’invito sarà rinnovato nella prossimità dell’avvenimento, e così avviene. “In questo momento – viene detto – non possiamo ancora assicurarvi la presenza dell’assessore, che però è perfettamente informato; in ogni caso sarà nostra cura prendere contatto con voi per informarvi tempestivamente se potrà, o meno, essere presente”.
    Ringraziamenti e attesa: vana. Vince l’ala realista / pessimista del gruppo, quella che ne dava per scontata l’assenza. Il “dettaglio” che aggrava il quadro, e determina una franca irritazione, è quella mancata telefonata “di cortesia”, annunciata a vanvera, e poi non effettuata.
    Si potrà pensare: magari questa iniziativa era talmente una fesseria, talmente lontana dalle competenze dell’assessorato, talmente trascurabile rispetto alle urgenze che incombono, che dimenticarsi anche di telefonare è il più veniale dei peccati veniali: quante storie!
    Ma, veramente … la cosa riguardava direttamente proprio le competenze dell’Assessorato alla Cultura. L’iniziativa (cena, spettacolo, discussione sullo stato degli archivi dei movimenti) aveva infatti lo scopo di raccogliere risorse finalizzate alla conservazione e consultabilità di un fondo archivistico, l’archivio del “Coordinamento Donne FLM” che raccoglie i documenti prodotti dalle donne delle fabbriche genovesi tra il 1973 e i primi anni ’80.

    Il fondo, che ha recentemente ricevuto il riconoscimento “di interesse storico particolarmente importante” da parte del Ministero dei Beni Culturali, ed ha già fornito la base documentaria per numerose ricerche e pubblicazioni, è conservato presso il Centro Ligure di Storia Sociale, insieme ad altri fondi di grandissima importanza per la storia della città.
    Il punto critico è che da circa due anni l’Associazione “Centro Ligure di Storia Sociale” – venuto a mancare il sostegno di alcuni sponsor, e dovendo comunque corrispondere al Comune un affitto per i locali in cui sono conservati gli archivi – versa in una grave situazione debitoria, tanto da paralizzare di fatto qualunque attività che possa garantire l’adeguata conservazione, valorizzazione, e agevole consultazione del materiale archivistico.
    La questione del destino di questo prezioso patrimonio è da tempo alla attenzione della Amministrazione comunale, ma stenta a trovare uno sbocco. Una situazione di stallo inquietante, a cui le donne protagoniste o eredi della stagione dei Coordinamenti Donne nelle fabbriche hanno reagito inventandosi l’iniziativa di cui sopra.
    Si dirà: ma chissà chi ci sarà andato! Una serata su un fondo archivistico! Barba colossale …
    E invece no, grande successo, sala piena, serata bellissima! Gli archivi, a saperli far vivere, possono appassionare. Sono uno dei tanti aspetti della cultura che circola segretamente nelle vene della città, sostenuta da passioni e competenze che meriterebbero maggiore attenzione.

    A proposito di storia, femminismo, e di archivi che vivono: ricordiamo ancora che questa settimana c’è un appuntamento da non perdere, la “prima” del film “Donne in Movimento. Il femminismo a Genova negli anni Settanta“, realizzato dall’Archivio dei movimenti. Giovedì 26 gennaio, ore 18 alla Sala Sivori, ingresso libero.
    Intanto guardate il trailer!
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 328: PAROLE DEGLI OCCHI – Arrangiarsi

    Foto di Giorgio Bergami ©

    In tempi di vacche magre, anche offrire vecchie targhe degli autobus e dei tram di una volta, recuperate dall’abbandono di qualche deposito e divenute decorative testimonianze del passato, può aiutare a tirare avanti.