Il decreto salva-Italia interviene anche sui permessi di soggiorno dei migranti e lo fa positivamente operando la seguente modifica al Testo Unico sull’Immigrazione: “In attesa del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno (…), il lavoratore straniero può legittimamente soggiornare nel territorio dello Stato e svolgere temporaneamente l’attività lavorativa”. La validità ai fini del soggiorno e del lavoro della ricevuta della domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno diventerebbe così una disposizione legislativa. Si trattava infatti di una buona prassi adottata dal 2001 a Genova (unica città in Italia) e dal 2006 in tutto il territorio nazionale. Nel 2001 la Cgil di Genova aveva contrattato l’emanazione di tre circolari da parte dei Centri per l’Impiego, Asl e Anagrafe con le quali si disponeva la validità della ricevuta della presentazione della domanda di rinnovo del permesso di soggiorno ai fini dell’avviamento al lavoro, dell’assistenza sanitaria e dell’iscrizione anagrafica. Nel 2006 l’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato emana la direttiva del 5 agosto che estende questa buona prassi a tutto il territorio nazionale.
Con l’approvazione del decreto salva-Italia questa prassi amministrativa intelligente viene elevata al rango di disposizione di legge risolvendo non pochi problemi interpretativi che provocavano diverse applicazione. E’ significativo che questo provvedimento sia inserito nella manovra economica che intende salvare il nostro paese, i tecnici liberi da puri calcoli elettorali si rendono conto e riconoscono l’importanza del contributo del lavoro dei migranti alla crescita. Consolidando, infatti, la regolarità del soggiorno si combatte il lavoro nero dei migranti favorendo i contratti di lavoro regolari ed assicurando alle casse di stato i relativi contributi Inps, Inail, Irpef e le altre imposte.
Ci sarebbero molti altri provvedimenti di consolidamento della regolarità del soggiorno e di ampliamento dei diritti di cittadinanza che avrebbero effetti moltiplicatori del contributo degli immigrati alla crescita del Paese, rendendolo allo stesso tempo più vivibile e civile. L’auspicio è che questo sia soltanto un primo passo nella giusta direzione.
(Saleh Zaghloul)
Categoria: MANOVRA
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OLI 324: IMMIGRAZIONE – Il decreto Salva-Italia interviene positivamente sui permessi di soggiorno
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OLI 312: IMMIGRAZIONE – Una tassa xenofoba sugli immigrati irregolari
Il decreto legge 138/2011 (la manovra economica), modificata dal maxiemendamento approvato dal Parlamento, contiene una disposizione che introduce un’imposta del 2% sui trasferimenti di denaro effettuati dagli stranieri verso paesi non appartenenti all’Unione europea. Sono esentati i trasferimenti effettuati da cittadini dell’Unione europea e da cittadini muniti di matricola Inps e codice fiscale.
Gli immigrati regolari sono tutti in possesso dei requisiti per l’esenzione e sembra, dunque, che l’obiettivo sia tassare le rimesse degli immigrati irregolari, ma non si capisce il perché. Si intende forse privare i paesi d’origine degli immigrati, in via di sviluppo, di una risorsa importante? Come si fa a dimenticare il contributo allo sviluppo dell’Italia che hanno avuto le rimesse di milioni di emigranti italiani nel mondo? Si intende forse rendere la vita ancora più faticosa agli irregolari? Ma queste persone che hanno una vita già difficile non hanno alcuna colpa per cui debbano essere puniti: l’irregolarità non è una libera scelta, sono costretti (proprio dalle politiche del governo) a vivere senza permesso di soggiorno. Comunque, non è la prima volta che le rimesse degli immigrati irregolari vengono colpite. Nel 2009 questo stesso governo, con il decreto sicurezza (legge 94/2009), aveva imposto ai gestori di “money transfer” di comunicare all’autorità di pubblica sicurezza i dati identificativi degli stranieri che effettuino invii di denaro senza esibire il permesso di soggiorno. Risultato: gli irregolari continuano a mandare i soldi nei loro paesi d’origine, ma non direttamente. Per evitare di essere identificati e conseguentemente espulsi o che sia vietata loro la prossima regolarizzazione, essi effettuano il trasferimento di denaro a nome di parenti, amici o semplici conoscenti, italiani o immigrati regolari. Da domani questi intermediari devono essere muniti anche di codice fiscale e matricola Inps. Ma se non ci sono più rimesse che vengono effettuate da immigrati irregolari, che senso ha introdurre una tassa del 2% sul nulla? Si tratta forse di un’altra svista di un governo incompetente? O forse è un altro dei “messaggi culturali” del governo Berlusconi – Lega?
(Saleh Zaghloul)