Dall’alto della sua possanza l’ex preside di liceo ora rappresentante dell’Idv in Regione Liguria, ha tuonato contro gli sprechi prendendosela con i troppi e costosi sei assessori esterni. Come dargli torto se si pensa quanto incassano i suddetti, che manco sono stati eletti e che per un gioco di appoggi politici sono stati chiamati a ricoprire l’incarico: in un valzer di deleghe assessori alla sinistra, al listino, agli indipendenti via via si sono riempite caselle, lasciando a bocca asciutta chi ci ha messo a suo dire, faccia e risorse.
Ecco allora che, richiamandosi ai tagli sui costi della politica, l’ex preside e collega con una lettera a Il Secolo XIX del 6 dicembre, hanno invitato il presidente di Regione a pescare assessori tra gli eletti, ridistribuendo deleghe e diminuendo il numero. – Un bel risparmio -, scrivono – di quasi due milioni di euro -. Da applausi, bravi.
I due si sono dimenticati di evidenziare che i tagli alla regione Liguria proclamati in un battibaleno scatteranno però dalla prossima legislatura, non si può cambiare d’amblè uno statuto: dunque, voglia di assessorato o malumori di maggioranza?
Non tutti sanno che un assessore regionale prende dai 120 ai 130 mila euro “netti” all’anno di stipendio se abita più o meno vicino al capoluogo, (Il Secolo XIX, 4.12.2011) ma quelli esterni, poverelli, non ricevono neppure il vitalizio (e nemmeno subiscono trattenute), mentre un consigliere prende un paio di migliaia di euro in meno al mese e niente benefit per staff e spese varie.
D’altronde all’ex preside,considerato dai colleghi “l’assessore migliore alla cultura che si sarebbe potuto avere”, sempre così preoccupato per scuola e istruzione sarà sfuggito che quest’anno riceveranno la borsa di studio soltanto 1756 studenti su 3697 che ne avevano fatto richiesta.
Escluse totalmente le matricole, si garantirà chi ha già iniziato gli studi perché come spiega l’Arssu, Agenzia regionale servizi scolastici, i fondi sono così ridotti che invece di dare poco a tutti si è deciso di dire no a chi comincia ora. I “fortunati” avranno il 50% subito e il resto a giugno, che potrebbe essere ancora decurtato, se come pare il contributo nazionale sarà tagliato di altri 250 mila euro. Gli studenti rimasti fuori con basso reddito accertato avranno agevolazioni su tasse, mensa e alloggi.
Magari non si potrà fare, però ad averlo saputo forse l’ex preside avrebbe potuto proporre di dirottare il bel risparmio degli assessori sulle borse di studio per gli studenti universitari. Ma la notizia è comparsa il 7 dicembre, il giorno dopo la pubblicazione della sua lettera, su Il Secolo XIX di Spezia e Savona: probabilmente non legge le edizioni locali.
(Bianca Vergati)
Categoria: OLI 314
-
OLI 324: MANOVRA – Tempi di sacrifici in Regione
-
OLI 314: VERSANTE LIGURE – LÉGAMI
Romano fiduciato?Mi sono emozionato!Pernacchie e dito medio?Un intimo tripudio!Soccorso a Milanese?Che orgasmo che mi prese!Piacer mi dà l’approcciocol peggio del Carroccio:son, caso da analista,leghista masochista.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA.
-
OLI 314: INFORMAZIONE – Festival di Internazionale, il mondo in un programma
Disegno di Guido Rosato Il programma è talmente ricco di incontri che per seguirlo si è a rischio bulimia. Anche la selezione mattutina degli eventi, pianificati con rigore a colazione, nasconde amare sorprese. Soprattutto se per entrare bisogna munirsi, un’ora e mezzo prima dell’incontro, di un tagliando che sparisce tra le mani di chi, astutamente, si è presentato con maggior anticipo.
Ferrara è città evento, e se il turismo culturale in Europa è tendenza moda, al Festival di Internazionale, il concetto prende forma in tutta la sua inquietante bellezza.
Dal 30 settembre al 2 ottobre la città ospita giornalisti da tutto il mondo.Il centro storico di Ferrara si gonfia di pubblico, soprattutto giovani che, programma giallo alla mano, corrono da un’incontro all’altro. O si incagliano pazientemente in code interminabili.
Agli appuntamenti si parla di G8 dieci anni dopo, Darfur, Cremilino, Afghanistan, Africa, primavera araba, Giappone. Ma anche di donne, anoressia, mafia, precariato, blog. E il dubbio che ci sia davvero troppo diventa certezza quando si prende atto che tre appuntamenti in contemporanea non si possono seguire.
La ragazza dell’info-point spiega paziente al signore avvilito: “Lo so che ci sono troppi incontri! Ma c’è anche moltissima gente… E se ci fossero pochi appuntamenti, non ci sarebbe posto per tutti…”
Mentre un’escursionista storica del festival suggerisce: “Bisogna scegliere le piccole cose… lasci stare gli eventi con tagliando”.
Agli incontri Claudio Rossi Marcelli racconta di come è diventato genitore insieme al suo compagno. Michael Anti, giornalista e blogger cinese, illustra il controllo totale della rete sotto il regime comunista e di come il potere di stato sui server spenga sul nascere qualsiasi rivoluzione. Guido Scarabottolo, illustratore delle copertine di Guanda, si racconta a Goffredo Fofi, mentre i disegni vengono proiettati in un grande schermo dietro lui.Giornalisti stranieri riflettono e portano l’esperienza dei paesi d’origine, dalle interviste ai talebani al racconto dei nuovi gruppi di potere del pakistano Rahimullah Yusufzai, alla spiegazione della giornalista finlandese Liisa Liimatainen sul perché le donne del suo paese non conoscano discriminazione; allo stesso incontro – dal titolo Donne di tutta Europa unitevi! – moderato da Maria Nadotti, parlano Antoinette Nikolova, giornalista bulgara, Irene Hernández Velasco, giornalista di El Mundo, ma anche il giornalista di Le Monde, Philippe Ridet. Ed ognuno ha donne diverse da raccontare che si muovono in spazi legislativi e storici differenti.
Piazza da comizio all’incontro sulla generazione precaria con Susanna Camusso, domande via sms in diretta dai giovani partecipanti, tutti con le idee molto chiare, ma in pochi a conoscere il Nidil, categoria delle Nuove Identità di Lavoro della Cgil, che si propone di proteggerli ma che deve fare ancora molto per aggregarli.
Imperdibile la mostra “Il male non è morto” con le false prime pagine del settimanale satirico, pubblicato tra il 1978 e il 1982. Risate intatte da un passato così distante.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 314: STATO – Equitalia diventa uno strumento da macellai
Disegno di Guido Rosato I contribuenti italiani saranno messi in fila nelle nuove stalle di Equitalia per la mattanza finale. La Repubblica del 2 ottobre 2011 per prima mette in allarme per l’entrata in vigore di una nuova modalità di incasso che l’Agenzia delle entrate regala ad Equitalia con il solo evidente scopo di fare cassa rapidamente e con certezza. Di fatto viene annullato qualsiasi diritto del cittadino e delle imprese ad esercitare un’azione di opposizione alle richieste di Equitalia, che d’ora in avanti potrà a semplice avviso, senza nemmeno l’emissione della cartella esattoriale, richiedere i pagamenti entro 60 giorni dalla data di avviso (non di ricezione), senza tenere conto nemmeno di eventuali disservizi postali. Quindi niente più avvisi “bonari”, niente cartelle, ma una semplice ed esaustiva comunicazione: “paga!”. Si pone l’accento sulla possibilità di Equitalia di procedere con ipoteche e vendite giudiziarie senza nemmeno dover attendere la fine di un eventuale giudizio, e questo unito alla recente sentenza della Cassazione che lascia al cittadino le spese di un’eventuale ipoteca sbagliata da parte di Equitalia, chiude il cerchio della situazione di completo degrado delle istituzioni pubbliche, della risposta scoordinata di tipo neurologico di un corpo ormai in stato vegetativo.
Si parla già di una rivisitazione della norma di legge in Parlamento, ma non si capisce come mai Pd ed opposizione non abbiano reagito prima dell’entrata in vigore. Con questa norma si dà la bastonata finale ad un grandissimo numero di imprese che sopravvivono in Italia sul filo del fallimento e che, dati alla mano, chiudono nella misura di una ogni tre quando visitate dal fisco (fonte: contribuenti.it). Adesso si comprende come mai Equitalia ha deciso poco tempo fa di dotare i propri esattori di una polizza “infortuni”. Nell’articolo si può anche ammirare la foto del vicepresidente Mastrapasqua, il cui curriculum è dotato di una serie impressionante di cariche multiple.
Sperando d’interpretare l’intenzione di molti lettori a questa notizia, il volo Ryanair Genova-Stansted in partenza il 3 novembre alle ore 15.20 costa circa 50 euro: sola andata, naturalmente.
(Stefano De Pietro) -
OLI 314: IMMIGRAZIONE – La cattiva politica che produce boss immigrati
Disegno di Guido Rosato Ha ragione Sergio Romano quando, sul Corriere della Sera dell’8 settembre, parlando delle esperienze migratorie di molto paesi europei, denuncia che “da alcune comunità straniere sono emerse nomenklature composte da persone ambiziose che aspiravano a fare dei loro connazionali una sorta di collegio elettorale e di servirsene per diventare gli interlocutori accreditati delle autorità locali. Per meglio affermare l’utilità della loro funzione ed esaltare il loro ruolo, questi boss comunitari hanno spesso cercato di sfruttare le condizioni psicologiche dei loro rappresentati accentuando ed esasperando la loro separazione dal resto della società in cui vivevano”.
Questo è esattamente quanto sta succedendo nelle comunità immigrate italiane. Però, Sergio Romano, a mio avviso, sbaglia quando attribuisce questo alla società multietnica che egli intende come “il superamento dell’assimilazione e il consentire agli immigrati di rispettare le loro tradizioni, confessare la loro fede religiosa, conservare le loro feste comunitarie, trasmettere ai loro figli la conoscenza della lingua e della cultura dei Paesi di provenienza” .
Non è il superamento dell’assimilazione quello che ha prodotto le nomenklature fra gli immigrati, ma una politica sbagliata che ha portato e continua a portare alla ghettizzazione degli immigrati nelle loro varie comunità. La responsabilità non è della società multietnica ma è dei governi che si sono susseguiti negli ultimi vent’anni e che non hanno fatto nulla per consentire e facilitare ai singoli cittadini immigrati di partecipare alla vita pubblica e politica e di “integrarsi” nella società italiana.
Oltre che per l’economia, il fisco, la sanità, la scuola, l’università, la cultura e l’etica anche per l’immigrazione la seconda repubblica è stata un disastro vero e proprio: non è stato introdotto per i cittadini immigrati il diritto al voto e non è stata modificata la legge per togliere gli ostacoli all’ottenimento della cittadinanza italiana. Sono i due provvedimenti necessari e più efficaci per liberare i singoli cittadini immigrati dai boss delle loro comunità etniche e religiose e per integrarli nella società italiana senza rinunciare alla propria religione e cultura d’origine.
(Saleh Zaghloul) -
OLI 314: SOCIETA’ – Ambiguità del multiculturalismo
In Oli 313, Saleh Zaghloul denuncia, giustamente, “la confusione delle parole”, e l’ambiguità che accompagna l’utilizzo di termini come multiculturalismo e società multietnica. Appunto sul senso, e sulle implicazioni, di queste parole si erano concentrati alcuni interessanti interventi nel corso del convegno “Punto G, genere e globalizzazione” (Genova, 25 giugno 2011 – vedi anche Oli 307 e Oli 308).
Houzane Mahmoud, attivista Kurdo-Irakena, non aveva usato mezzi termini: “Non ha senso parlare di femminismo islamico. L’Islam è una forma addizionale di violenza. Le donne devono lottare per una costituzione laica … Le donne occidentali di sinistra che affermano che non dobbiamo imporre i valori occidentali non conoscono il contesto. Noi abbiamo rischiato la nostra vita per uno stato laico”
Gita Sahgal, scrittrice, giornalista, attivista per i diritti umani e delle donne, di nazionalità indiana, aveva concentrato il suo intervento sulla necessità che il rispetto per le diversità e le culture trovi un limite quando queste sono in contraddizione con i diritti delle donne. Molto netta la critica alla politica dei governi occidentali, che nella lotta al terrorismo praticano forme di alleanza e di compromesso con movimenti islamici moderati, anche quando la contropartita è l’introduzione della Sharìa, e l’accettazione della violenza verso le donne.
Maryam Namazie, giornalista iraniana, attivista dei diritti umani è stata nettissima: “Il relativismo culturale e il multiculturalismo in una realtà formata da comunità incasellate e separate, mette il rispetto delle tradizioni al primo posto, e i diritti al secondo. E’ il razzismo delle aspettative basse e dei doppi standard.” Namazie attacca con decisione anche la presunta “libertà di scelta” delle donne “Le donne scelgono? Non c’è possibilità di scelta sotto l’inquisizione. Nell’inquisizione sei solo colpevole”.
Soad Baba Aissa, nata in Francia da genitori algerini, attualmente dirigente presso il Ministero degli Interni francese, si definisce sindacalista e militante femminista laica. Il suo intervento è una forte denuncia del “doppio fronte” contro cui si trovano a combattere le associazioni femministe laiche: “da una parte i partiti di destra, che fanno proprio l’integralismo religioso; dall’altro le forze progressiste che hanno abbandonato l’ispirazione laica in nome del dialogo interculturale”.
Queste quattro attiviste e intellettuali denunciano che “i diritti delle donne non fanno parte del tutto dei diritti universali”. Sono mercanteggiabili. Ci si può giocare sul filo dell’ambiguità della “libera scelta”, del “rispetto delle altre culture, delle tradizioni”. I cambiamenti procedono inevitabilmente con passaggi graduali, ma richiedono una radicalità e una nettezza nel pensiero e negli obiettivi.
Osservo che Genova ha ospitato un dibattito internazionale su uno dei nodi principali in cui si dibatte la nostra società, quello appunto di quali debbano essere le basi legislative su cui costruire una società che ospita diverse culture, rispettando e tutelando i diritti di tutti i suoi componenti, senza che la stampa cittadina ne abbia minimamente dato conto.(Paola Pierantoni)
-
OLI 314: PRIVACY – La legge sulle donazioni d’organo non vale per la stampa
La cronaca quotidiana del caso di Elena, la bambina morta dimenticata in auto sotto il sole, riempie televisioni e giornali in due momenti specifici del dramma: la morte prima, compensata dalla vita donata ad altri bambini dopo. Con dovizia di nomi di ospedali e di chirurghi presi dai comunicati stampa, in questo articolo di Lettera 43 si comincia a porre la prima pietra di quella che si concluderà, in un articolo di Repubblica, come una violazione palese della privacy dei riceventi. Infatti sono messi in contatto donatore e riceventi attraverso il giornalista che svela l’identità dei due soggetti, contro gli obblighi della legge italiana, citando il nome e cognome del bambino ricevente, oltre a quello di Elena. Le interviste che si trovano in rete alla mamma di Elena, che perdona il marito, e ai genitori di Tommaso, che ringraziano per la donazione, concludono il normale percorso del caso “donazione” tipico della stampa italiana.
AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) nella persona di Rossella Pietrangeli della sede di Roma conferma che per legge le generalità di donatori e riceventi devono restare accuratamente segrete. Lo scoop giornalistico ha quindi violato bellamente una norma non solo intransigente, ma anche logica nella sua etica, senza che né l’Ordine dei giornalisti né alcun altro organo di controllo se ne accorgessero. Tantomeno l’Ordine dei medici, in quanto è evidente che le informazioni potrebbero essere fuoriuscite solo dagli ospedali dove sono state effettuate le operazioni chirurgiche. Al di là della legge, non è comunque buon giornalismo sfociare nel pettegolezzo, svelando identità che sono inutili ai fini della cronaca, per cui segnaliamo con vigore anche al Direttore di Repubblica, Ezio Mauro, l’operato del suo giornalista.
(Stefano De Pietro) -
OLI 314: TRASPORTI – Sciopero per chi e contro cosa?
Disegno di Guido Rosato Uno sciopero è un’astensione dal lavoro che dovrebbe “dare un danno” alla controparte. Il danno, nel caso di aziende manifatturiere in attivo di bilancio, si manifesta con la mancata produzione. Ma nel caso dell’azienda di trasporti pubblici Ipotetica Spa, tra l’altro in perenne deficit come Amt a Genova, che senso può avere un’astensione dal lavoro? Ragioniamo. Se ad esempio la nostra Ipotetica è un’azienda in passivo, questo significa in soldoni che gli attivi sono superati dai passivi. Tra gli attivi del servizio pubblico ci sono sicuramente i biglietti (A) e i finanziamenti (B). Tra i passivi, i costi del personale (C) e dei mezzi (D). La situazione di passività vuole che A+B sia minore di C+D. In caso di sciopero, la contabilità giornaliera di Ipotetica diviene quindi attiva: eliminando A, C e D resta B, quindi non solo si registra un risparmio sui costi, ma in più la voce B resta costante a rimpinzare le tasche dell’azienda. Si può quindi affermare che all’azienda Ipotetica Spa lo sciopero dei mezzi sia, in definitiva, conveniente. Poiché lo scopo istituzionale di una Spa non è lo stesso di una municipalizzata, la prima guarda al profitto, la seconda alla bontà del servizio, ed essendo evidente che di quest’ultimo fattore alla nostra Ipotetica non importa più molto e ormai da tempo (un po’ come accade a Genova), resta da trarne la conclusione che continuare a fare uno sciopero astenendosi dal lavoro sia obsoleto e illogico. Se si volesse davvero fare leva su quanto d’interesse all’azienda, darle il “danno economico”, uno sciopero dei controllori sarebbe più che sufficiente. I cittadini viaggerebbero gratis per un giorno, assaporando la felicità di un servizio pubblico come dovrebbe essere e sarà prima o poi, ossia pagato direttamente con una tassa da tutti e non solo dai pensionati che lo usano. Purtroppo occorre tenere conto della presenza di una normativa comunitaria voluta dagli stessi affaristi che si sono avventati sui servizi municipalizzati e che di fatto impedisce questa soluzione. Volendo aggiungere una nota sulla condizione drammatica dei mezzi, sarebbe apprezzato moltissimo dai cittadini anche uno sciopero bianco, dove gli autisti mettano in ginocchio per un giorno l’azienda denunciando alla motorizzazione civile i mezzi messi in marcia con le ruote lisce, le porte rotte, i sedili incrinati, le viti sporgenti. C’è la speranza che le vicende giudiziarie derivanti possano indurre il Comune a cambiare un po’ di dirigenza e a tornare ad un’organizzazione più interna del lavoro. Qualcosa di simile si era già visto in Amt con l’aria condizionata, solo che allora i sindacati degli autisti l’aria se l’erano venduta (insieme al fresco dei passeggeri) in cambio di promesse retributive di categoria.
(Stefano De Pietro) -
OLI 314: TRASPORTI – Copenhagen, o della flessibilità
Disegno di Guido Rosato Tutte le guide, cartacee e on-line, avvertono che i trasporti a Copenhagen sono cari. Non molto di più dei nostri, dopo i tagli al trasporto locale, a dire il vero. In compenso, sono molto più efficienti e razionali.
Innanzitutto, con un solo tipo di biglietto si viaggia su ogni mezzo di trasporto dentro e fuori città, nell’ambito di un bacino ampio. Per intenderci è come se si potesse viaggiare tra Genova e La Spezia su autobus, treni, metropolitane e trasporti extraurbani con un unico biglietto, il cui costo varia in base alle distanze tra i vari luoghi. Con un biglietto da 2 zone si viaggia in città, per arrivare fino a Helsingor, all’estremo nord del bacino, ci vogliono 9 zone. Il biglietto più versatile è il cosiddetto “klippekort”, un biglietto multiplo per 10 corse. Versatilità che si applica sia al numero delle persone che a quello delle zone. Se, per esempio, acquisto un klippecort da 3 zone, ci posso fare 10 viaggi da 3 zone da sola, 5 viaggi da 3 zone in due o un viaggio da tre zone in dieci, o, al limite, un viaggio da una zona in trenta! Ma posso fare anche 5 viaggi da 6 zone da sola o 3 viaggi da 9 zone da sola, e così via, in tutte le combinazioni possibili. Posso anche prendere un pass da 24 ore per tutte le zone e girare per tutto il giorno usando tutti i mezzi di trasporto che mi pare, con un’unica timbratura iniziale.
Esempio: dall’albergo a Copenhagen, con la corriera. Dal capolinea della corriera alla stazione ferroviaria, in metropolitana. Dalla stazione di Copenhagen a quella di Hillerod (circa tre quarti d’ora), in treno. Sosta a Hillerod. Poi da Hillerod a Gilleleje, sempre in treno. Sosta a Gilleleje e poi si riparte per Helsingor. Sosta a Helsingor. Per puro sfizio, puntata a Helsingborg, sulla sponda opposta, in Svezia. Da Helsingborg a Copenhagen, ancora in treno. Ritorno in albergo, prima metro e poi corriera, come per l’andata.
In Italia, per fare un giro analogo, sarebbero serviti quattro tipi di biglietti diversi (autolinee extraurbane, autolinee urbane, treno regionale e treno interregionale) e 9 biglietti diversi. Scomodo, confuso, costoso. Per rendere la vita più facile ai viaggiatori, in fondo, basta davvero poco.
http://www.visitdenmark.com/italien/it-it/menu/turist/transport/togogbusinformation/togogbusinformation.htm
(Paola Repetto) -
OLI 314: PAROLE DEGLI OCCHI – Fiori di città: writer, skate e rap al monte
Foto di Ferdinando Bonora ©Lo scorso fine settimana ha visto una gran folla in festa alle spalle del quartiere genovese di Quarto Alto, dove la montagna riconquista il sopravvento e si riprende a salire per l’antico sentiero di Costa d’Orecchia, nel punto in cui la moderna via degli Anemoni s’arresta nella macchia mediterranea.
Lo squallido muraglione di contenimento, cosparso di erbacce e di scritte spontanee (come lo si può ancora vedere su GoogleMaps), è stato trasformato in una fantasmagoria di forme e colori grazie all’aerosol art di decine di writer più o meno celebri, impegnati in due giorni di gratificante fatica sotto il sole, con l’accompagnamento musicale di dj set con funk, rap e reggae, esibizioni di break dance, evoluzioni di skateboard tra salti e acrobazie, furgoncino-chiosco di panini e bibite e numerosissimi spettatori di ogni età a scattar foto e godersi la kermesse e il procedere del lavoro.
“Fiori di città” – così s’è chiamata l’iniziativa, di cui si prevedono ulteriori edizioni in altri luoghi – è stata una bella occasione per mostrare a tutti una cultura giovanile ricca di vitalità ma spesso guardata con sospetto, in un’opera di riqualificazione di uno spazio urbano degradato e mal frequentato organizzata da noti writer genovesi quali Christian “Blef”, “Mr. Mer” e Christian “Tian” Terzano, insieme ad altri soggetti e col sostegno di vari enti ed istituzioni (vedi www.genovajam.org), in collaborazione con l’associazione di volontariato onlus “Progetto QuartoAlto” (www.progettoquartoalto.it).




