Categoria: Staglieno

  • OLI 320: CITTA’ – Staglieno e la morte della decenza

    – E’ quello il tempio laico?
    – Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… – sorride sarcastico
    – Ma è terminato?
    – Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! – Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
    La struttura, un solido triste e grigio è privo di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
    In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
    Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
    Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
    E quanto sono costati progetto e realizzazione?
    Staglieno – cimitero monumentale di Genova – offre a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
    Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di viste guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.

    Il tinello di casa, appunto. Perché nei servizi del cimitero di Staglieno – quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso – è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa. 
    E forse nell’indicare un programma di visite guidate andrebbero presi in considerazione.
    E comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
    Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
    (Giovanna Profumofoto dell’autrice)

  • OLI 319: CITTA’ – Staglieno, la morte della decenza

    – E’ quello il tempio laico?
    – Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… – sorride sarcastico
    – Ma è terminato?
    – Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! – Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
    La struttura, un solido triste e grigio, è priva di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
    In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
    Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
    Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
    E quanto sono costati progetto e realizzazione?
    Staglieno – cimitero monumentale di Genova – ha offerto a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
    Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di visite guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.
    Il tinello di casa, appunto.

    Perché nei servizi del cimitero di Staglieno – quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso – è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa. E forse, nell’indicare un programma di visite guidate, andrebbero presi in considerazione. Comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
    Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
    (Giovanna Profumo)

  • Oli 268: SOCIETA’ – La miseria umana che deruba i morti

    Foto: Alisia Poggio

    Pochi giorni fa al cimitero di Staglieno ho visto una donna. Era al campo sedici. Quello dei bambini. Avvolgeva con un grande fiocco di raso rosa la lapide di una bambina. Il gesto era un abbraccio. Come una consuetudine. Era così singolare e improvvisa quella ventata d’amore per il mondo dei vivi che per un po’ non ho saputo esattamente dove collocarla. Continuando nella mia visita la voce di un’altra donna – tono schietto e affabile – mi ha attirata. Ho pensato che parlasse con un funzionario o un addetto del cimitero. Discorreva di cose sue – affatto personali – con una lapide. Congedatasi dal defunto, sulla strada per tornare alle cose della vita, mi ha guardata e, dopo un attimo di esitazione, mi ha detto con un largo, affrettato sorriso: “Devo tornare indietro per fargli ancora una saluto!”. Ha accarezzato a lungo la piccola lapide, mandandole baci, e più serena è andata via.

    Risulta, da recenti articoli di stampa locale e nazionale, che alcuni dipendenti del civico cimitero di Staglieno facessero mercimonio di quel che restava di corpi esumati, spolpandoli di quanto poteva ancora generare reddito: denti d’oro, protesi, anche monili lasciati dalle famiglie ad accompagnare il caro. Altri pare si facessero pagare per accelerare le pratiche di sepoltura. L’inchiesta è in corso.
    Le dichiarazioni dei politici assicurano che si tratta “di casi isolati”. Ma segue a ruota quella riguardante le mense – le mense delle scuole genovesi stanno facendo storia in procura – nelle quali sono sotto inchiesta persone che sottraevano vivande.
    Si tratti di cibo o di defunti, visti da un certa distanza, gli autori di questi gesti segnalano una miseria umana prima che concreta, rispetto alla quale oggi è assolutamente necessario porsi domande.
    Si tratta davvero di casi isolati? E’ la prima domanda che chi ha incarichi in un’amministrazione dovrebbe porsi, alla quale non si deve dare una risposta affrettata
    Cosa sta accadendo in questa città? E’ la seconda.
    Posso porvi rimedio? E’ la terza.
    Staglieno e quanto è accaduto cosa segnala? Si vuole o non si vuole considerare quello che avvenuto come un confine oltre il quale non ci si può permettere di andare? Se viene a mancare il rispetto per quelle due donne e per tutti coloro che nel culto dei morti ancora vivono poca o tanta parte della propria esistenza, cosa ne è del mandato con il quale il cittadino elegge il proprio rappresentante? Fino a che punto – parafrasando Moretti e il suo Caimano – dovremo raschiare il barile?
    (Giovanna Profumo)