Categoria: COMUNICAZIONE

  • OLI 315: INFORMAZIONE – Quando ce vò, ce vò …

    Disegno di Guido Rosato

    Wikipedia Italia chiude per protesta e finalmente qualcuno appartenente alla stampa “ufficiale” parla chiaro e si schiera fieramente! Un bello sfogo diretto, efficace, inatteso, profondo e liberatorio quello di Massimilano Parente su Il Giornale web del 6 ottobre 2011, “Wikipedia Italia chiude? E chisse­nefrega, anzi io festeggio, non ne potevo più”. Un commento che esula un poco dal contesto del secolo nel quale viviamo. Speriamo che il link che abbiamo messo all’articolo da lui scritto sia garantito nella sua stabilità dalla serietà del giornale sul quale pubblica il suo brindisi alla salute di quella che potremmo definire la “fossa biologica della libertà”, leggi il Ddl intercettazioni in discussione in Parlamento in questi giorni. La stessa “serietà” che portò una testata “libera” e democraticamente gestita come Libero a rendere inattivo un articolo già pubblicato, una falsa intervista a Philip Roth che scandalizzò il mondo dell’informazione e che fu risolta in modo altrettanto funambolico: nessun richiamo ufficiale dell’Ordine dei giornalisti al direttore e, invece, disattivazione del collegamento all’articolo sul web: peccato che alla redazione, composta di espertissimi del web 2.0, fosse sfuggito che Google ha una cache e che quindi il doppio falso fosse stato tanto agevolmente scoperto e verificato da migliaia di persone. Consiglierei quindi al giornalista di denunciare Google per aver impedito il sacrosanto diritto di quel giornale a ripensarci, non smentendo ma cancellando, comodo, no? Certamente l’affidabilità di Wikipedia, che tiene traccia di tutti i cambiamenti in nome di una trasparenza genetica e non imposta da un Ordine, non è minimamente confrontabile con cotanta trasparenza editoriale.
    Di una cosa abbiamo certezza, che Wikipedia ha già riaperto, perché una fonte di notizie gratuita, democratica, gestita da tutti sopravviverà certamente molto di più di certe testate del giornalismo di parte e di partito, sopravviventi solo grazie ai finanziamenti pubblici. Wikipedia raccoglie invece i propri fondi dal volontariato di milioni di persone e dalle donazioni dei suoi sostenitori: questo evidentemente è un modello che non piace perché determina una cernita molto stretta di chi può sopravvivere solo per merito. Ci uniamo ai milioni di indignati, aggiungendo la nostra indignazione per chi brinda al ripristino dell’oligarchia dell’informazione, mettendo a nostra volta in fresco una bottiglia per brindare alla fine di certi atteggiamenti ottocenteschi nella stampa italiana.
    Ah, per finire: teniamo d’occhio la scheda di Massimilano Parente su Wikipedia i prossimi giorni, chissà che qualcuno non l’aggiorni con gli ultimi suoi pensieri liberi e la marca di spumante che avrà usato per il suo brindisi.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 315: COMUNICAZIONE – Perseverare autem diabolicum

    Errare è umano, dicevano i romani, ma continuare a sbagliare è da fessi. Dopo la figuraccia della posta elettronica certificata equamente attributa a Poste, Telecom e Governo, adesso anche Istat si lancia nella rupe tarpea dell’informatica di stato: il sito del censimento online, tanto ben pubblicizzato sui moduli inutilmente distribuiti a chi vorrebbe usare il web, semplicemente non funziona. L’informatica dei bambini colpisce ancora una volta, è ormai evidente che nel governo italiano mancano le competenze. Il censimento generale 2011-2012 è costato 590 milioni di euro. Un caro amico di origine trinacrie ha esclamato in un simpatico dialetto locale: “ma, minchia! non abbiamo i soldi per le scuole e questi si spendono 590 milioni di euro per contarci?”. Come dargli torto? Non sono stati nemmeno capaci di tradurre in italiano un errore del server.

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 305: INFORMAZIONE – Comune ancora senza date

    Sul sito del Comune di Genova sono stati pubblicati i documenti che riguardano l’attività sul Patto dei sindaci (Covenant of mayors). Si tratta di un accordo a livello europeo, per cui il comune si impegna a realizzare studi e operare in modo da abbattere la produzione di anidride carbonica.
    Uno dei tre documenti è scritto in un ottimo inglese, segno che sarà diffuso sul continente quale fiore all’occhiello del lavoro della città. Genova è una delle poche in Europa che ha presentato un progetto che è stato approvato dalla commissione centrale. Sfugge in questo enorme lavoro presentato ai cittadini un particolare fondamentale di una pubblicazione: la DATA! Il simbolo di Genova rischia di diventare un orologio alla Dalì, per la disattenzione che ha per il tempo, vedi anche il mancato aggiornamento dell’ora legale negli orologi stradali del Comune (OLI 264: POLITICA – Un mondo senza date) e le cartelle esattoriali non datate (OLI 199 – L’ingorgo: l’Ufficio cartelle esattoriali e la stampante multifunzione).
    I documenti del Covenant of mayors:
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-01
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-02
    http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=535057&resourceName=ALLEGATO-03
    (Stefano De Pietro)



  • OLI 303: COMUNICAZIONE – “Cacocromie” elettorali

    Legge sulle affissioni elettorali, n. 212 del 4 aprile 1956, art. 4, comma 4: Sono vietati gli scambi e le cessioni delle superfici assegnate. La legge del 1956 probabilmente non contemplava che nel 2011 la cortesia del Comune di pulire gli spazi elettorali prima della loro messa in opera sarebbe venuta meno, e che quindi ci sarebbe stata una stratificazione di cartelli di precedenti elezioni, di diverso credo politico, in svariate condizioni di putrefazione grafica, al punto di rendere inefficace l’affissione dei cartelli “regolari”: appunto una cacocromia, un’accozzaglia di colori. Sono certo che un Procuratore della Repubblica avrebbe da dire sulla capacità del Comune di Genova di rispettare tale normativa in quello che dovrebbe esserne lo spirito: la trasparenza della competizione elettorale. Situazione riflesso del grande stato di disordine dei servizi tecnici del Comune, insieme agli autobus e a tutto il resto. Bisognerà ricordarsene alle prossime elezioni: verba volant, scripta manent.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 302: COMUNICAZIONE – Ami i cani? Vota Letizia!

    Il ricorso alla pubblicità emozionale sembra non avere tregua in questo scampolo di tarda primavera: su Facebook la candidata sindaco Moratti non esita ad usare morbidi, teneri e irresistibili cuccioli per la sua campagna elettorale.
    Il messaggio che si vuole veicolare è chiaro: “se ami gli animali e sei contro l’abbandono, vota Moratti!”. Se si segue il link si raggiunge la pagina ufficiale della candidata, nessun accenno ai destini dei piccoli, indifesi cagnolini, naturalmente… Lo specchietto per allodole è naif e parla di una campagna pubblicitaria fatta con l’accetta, senza etica né sostanza. In linea con i modi e i toni usati finora.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 284: TRASPORTI – Amt informa, ma come e quanto informa?

    Per certi aspetti Genova è all’avanguardia. Da qualche tempo anche qui gli utenti del servizio pubblico hanno la possibilità di conoscere i tempi di attesa dei bus e altre informazioni, grazie al centinaio di indicatori del sistema Infobus collocati alle principali fermate.
    Ma c’è di più! Da alcuni mesi Amt ha esteso il servizio a tutte le circa 2500 fermate dell’intera rete, non mediante paline elettroniche, il cui costo sarebbe stato improponibile, ma attraverso semplici scambi di sms: gli utenti inviano (a loro spese) al numero 320 2043514 il codice della fermata in cui si trovano e l’azienda risponde immediatamente (a sue spese) con un sms che fornisce i tempi di attesa per le varie linee in transito.
    Per chi possiede un cellulare di ultima generazione o uno smartphone, con accesso a internet, basta impostare nel browser un paio di indirizzi:
    http://www.amt.genova.it/pianifica/passaggi_tel.asp per le previsioni di arrivo alle singole fermate;
    http://www.amt.genova.it/pianifica/orari_tel.asp per le tabelle delle partenze programmate dai capolinea.
    Ovviamente tale consultazione può essere effettuata anche dal computer di casa, per non dover attendere troppo alla fermata, specie quando le corse son meno frequenti.
    Tutto ciò è descritto con dovizia di particolari sul sito Amt alle pagine http://www.amt.genova.it/pianifica/infobus_sms.asp e http://www.amt.genova.it/COMUNICATI_STAMPA/2010/0853.asp.

    Benissimo, meglio di così non si potrebbe fare. Almeno sembrerebbe…
    Alcune riflessioni infatti si impongono, considerando la distanza che separa il mondo ideale delle citate pagine aziendali in cui si dà per scontato che tutti navighino in internet con disinvoltura e che addirittura molti dispongano già di cellulari di ultima generazione e il paese reale costituito da utenti di ogni tipo in attesa alle fermate, sovente a disagio, la maggior parte dei quali non solo non possiede apparecchi in grado di connetterli al web ovunque si trovino, ma neppure ha internet a domicilio, o se ce l’ha è ancora troppo informaticamente imbranato per riuscire ad accedere a tutto quanto sarebbe necessario.

    In questi mesi Amt sta procedendo all’apposizione dei relativi codici su tutte le fermate della rete.
    Benissimo. Ma il numero al quale inviare l’sms dov’è?
    Ci sono soltanto, in piccolo, l’indirizzo del sito internet e il numero verde 800.085311 del Servizio clienti, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.15 alle 16.30. E al di fuori di tale orario? O, anche nell’orario, non tutti hanno modo di telefonare e appuntarsi il numero richiesto, magari impediti da borse e sacchetti o sotto le intemperie.
    Di fatto, in questi termini il sofisticato servizio offerto è affatto inutile: inutilizzabile dalla maggior parte dei viaggiatori, salvo quei pochi che hanno memorizzato sul proprio cellulare il fatidico numero, copiandolo dal materiale promozionale distribuito al momento del lancio, oppure dal sito aziendale.
    A pensar male, si direbbe che vi sia dietro una strategia che da un lato confeziona e propone raffinati prodotti da esibire come fiori all’occhiello, ma dall’altro ne scoraggia un uso diffuso che comporterebbe ulteriori costi di gestione difficilmente quantificabili – con la miriade di sms di risposta alle interrogazioni degli utenti, a carico dell’azienda sia pure in un piano tariffario concordato a condizioni di favore – o fors’anche un intasamento delle linee telefoniche tecnicamente problematico.
    Ma preferiamo credere che si tratti di una semplice dimenticanza o sottovalutazione della questione, facilmente risolvibile apponendo accanto al codice della fermata un vistoso adesivo con il benedetto numero e le istruzioni per l’uso.

    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 258: COMUNICAZIONE – Pinocchio, il gatto e la volpe

    Come sempre il gatto Telecom, la volpe Poste Italiane e il Pinocchio Ministero che crede ancora al Paese dei Balocchi hanno combinato il solito pasticcio. Ringraziamo che il crollo del sito della posta elettronica certificata di Stato sia avvenuto subito prima che milioni di italiani avessero affidato ad esso le loro pratiche amministrative.

    Tre didascalie a scelta a commento della immagine:
    1. La Posta Elettronica Certificata di Poste, Telecom e Governo? Questo il commento dei tecnici informatici: ahahahhahahahahhaha hhahhahahahahahhahahahahha hahahha hahahhahhahahahhahahahhaha hahhahahahhaha hahhaha hahahahahhahahahhah”. Chiaro?
    2. Disinformatica di Stato – La Posta Elettronica Certificata si incaglia alla prima ora.
    La comunicazione “sicura” tra il Cittadino e al Pubblica Amministrazione. Sicura di fare fiasco, qualcuno ne avrebbe dubitato?
    3. Informatica dei bambini – Quando si uniscono Telecom, Poste e Ministeri, il Cittadino si barrichi in casa! Pericolo di frane.

    (s.d.p.)