Categoria: OLI 311

  • OLI 311: VERSANTE LIGURE – L’AMORE AI TEMPI DELLA MANOVRA

    L’AMORE AI TEMPI DELLA MANOVRA

    SCHIZAMORE
    Le dice: “Ti amo tanto!
    Sai come ti detesti!
    A te io starò accanto!
    Non puoi pensar ch’io resti!”:
    si ispira (e ne fa un vanto)
    della manovra ai testi.
    DIFFERENZIALE SENTIMENTALE
    Per lui, lei è la Luce
    per lei, lui un tenue led:
    amor che non dà pace
    per troppo ampio spread.
    O LA BORSA O L’AMORE
    È chiaro ormai che lui
    non ama più la Giusi
    ma teme tempi bui
    da sogni disillusi:
    la lascerà, per cui,
    solo a mercati chiusi.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 311: 9/11 – Com’è nata la piattaforma meetup.com

    Fellow Meetuppers,
    I don’t write to our whole community often, but this week is special because it’s the 10th anniversary of 9/11 and many people don’t know that Meetup is a 9/11 baby.
    Let me tell you the Meetup story. I was living a couple miles from the Twin Towers, and I was the kind of person who thought local community doesn’t matter much if we’ve got the internet and tv. The only time I thought about my neighbors was when I hoped they wouldn’t bother me.
    When the towers fell, I found myself talking to more neighbors in the days after 9/11 than ever before. People said hello to neighbors (next-door and across the city) who they’d normally ignore. People were looking after each other, helping each other, and meeting up with each other. You know, being neighborly.
    A lot of people were thinking that maybe 9/11 could bring people together in a lasting way. So the idea for Meetup was born: Could we use the internet to get off the internet — and grow local communities?
    We didn’t know if it would work. Most people thought it was a crazy idea — especially because terrorism is designed to make people distrust one another.
    A small team came together, and we launched Meetup 9 months after 9/11.
    Today, almost 10 years and 10 million Meetuppers later, it’s working. Every day, thousands of Meetups happen. Moms Meetups, Small Business Meetups, Fitness Meetups… a wild variety of 100,000 Meetup Groups with not much in common — except one thing.
    Every Meetup starts with people simply saying hello to neighbors. And what often happens next is still amazing to me. They grow businesses and bands together, they teach and motivate each other, they babysit each other’s kids and find other ways to work together. They have fun and find solace together. They make friends and form powerful community. It’s powerful stuff.
    It’s a wonderful revolution in local community, and it’s thanks to everyone who shows up.
    Meetups aren’t about 9/11, but they may not be happening if it weren’t for 9/11.
    9/11 didn’t make us too scared to go outside or talk to strangers. 9/11 didn’t rip us apart. No, we’re building new community together!!!!
    The towers fell, but we rise up. And we’re just getting started with these Meetups.

    Scott Heiferman (on behalf of 80 people at Meetup HQ)
    Co-Founder & CEO, Meetup
    New York City
    http://meetupblog.meetup.com/2011/09/911-us.html
    (La redazione)

  • OLI 311: PUC – Chiarezza per pochi

    Marta Vincenzi si scatena su Twitter, e spiega l’utilità di aver ospitato a Genova la IX Biennale delle città e degli Urbanisti europei. Citando l’intervista de Il Secolo XIX, si tratta di “quattro giorni dedicati a quanti non capiscono ancora cosa abbiamo messo in moto con il nuovo Piano Urbanistico Comunale”. Per saperlo, l’accesso alle conferenze costa 80 euro al giorno. Voci di corridoio dicono che il prossimo anno si profila l’accesso a pagamento agli uffici pubblici, con l’installazione di tornelli gestiti da Genova Parcheggi.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 311: PRIMARIE – Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio

    Genova, 5 settembre 2011, teatrino di Santa Zita, inizio campagna per le primarie del centro sinistra a candidato sindaco.
    Roberta Pinotti rilascia interviste. Un mazzo di palloncini colorati le passa accanto, mentre un tavolo è già allestito per le adesioni di volenterosi collaboratori, c’è anche un’arbanella per la raccolta fondi: “come per Obama” spiega Michela Tassistro. Si organizzeranno cene, aperitivi, e ci sarà una “squadra” per raccogliere idee e sollecitazioni.
    Pinotti’s boys and girls indossano maglietta rossa con la scritta: iostocongenova, tuttoattaccato.
    Legittimo chiedersi la fine che fanno coloro che non la sostengono. Con chi stanno? E stare con Genova cosa significa?
    La senatrice mostra come un elegante ventaglio la copertina dell’ultimo libro di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e legge un passo di De Rita: “Oggi non sentiamo più lo spazio delle possibilità. L’Italia affonda perché non sa più desiderare, in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni, quello che manca è l’ossigeno per raccontarli persino a se stessi, il futuro non esiste e si vive in un presente perenne e sfuocato”. Roberta Pinotti evoca “la morte del desiderio” e cita Padoa Schioppa – quello dei bamboccioni – che aveva individuato nella nostra classe dirigente un’incapacità di guardare lontano, perché attenta solo ai giornali e alla prospettiva delle prossime elezioni. Poi c’è la frustrazione di una politica fatta di annunci mai realizzati.

    La “motivazione” di Roberta “è un grande amore per la mia città” ed è da questo “amore” che nasce la scritta iostocongenova, ma anche “da una sofferenza interiore” data dalla sensazione – passando sulla sopraelevata, non sotto – delle grandissime potenzialità di Genova e dalla percezione che sia tutto fermo. A Genova accade quello che succede a Gulliver, spiega Roberta Pinotti, è come legata da moltissimi lacci e lacciuoli messi dai lillipuziani, “non è a terra come Gulliver, ma potrebbe correre e non lo fa”.
    La senatrice parla di una vocazione internazionale del porto, di imprenditori desiderosi di investire ma privi di condizioni per farlo, di industria e compatibilità sul territorio, di fuga dei giovani, ed anche della scoperta di Genova come meta turistica da parte di molti amici che le dicono “perché non ce l’avete detto prima!”.
    Certo i dubbi, quando è stata sollecitata a scendere in campo, se li è fatti: “sarò in grado?”. Però “se mi sono messa in gioco, penso di potercela fare”. Perché “non arrivo dalla luna” e “ho fatto l’assessore in Comune, conosco le difficoltà”. Ma “va messo in moto un pezzo di risposta alla crisi”. E non bisogna credere che “tutto ciò che non va bene debba rimanere così” dalle deiezioni canine a questioni più grandi, chi amministra deve operare per il cambiamento. Quindi bisogna “dare spazio ai desideri costruendo percorsi possibili” e va tenuto presente che “Genova non è solo dove viviamo Genova è chi siamo”.
    Sulle primarie risponde citando un post sulla pagina “nata spontaneamente” su Facebook “cittadini per Roberta Pinotti Sindaco” in cui viene detto che la politica non deve rimanere un gingillo per pochi.
    Roberta Pinotti ha svolto attività politica a Genova dal 1993, alla Camera dei Deputati dal 2001 per due legislature, attualmente è alla terza, eletta senatrice dal 2008: è in politica da diciotto anni.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 311: ACQUA PUBBLICA – Festival dell’acqua

    Genova – Come nient’anfusse, si direbbe in un qualche dialetto d’oltre appennino: è il termine per descrivere il comportamento del Partito Democratico, del Comune di Genova e di quanti orbitano intorno alla questione acqua pubblica nell’Italia del dopo referendum. Gli italiani sono stati molto chiari, hanno urlato un secco no! alla privatizzazione delle risorse idriche, ma a Genova spunta il Festival dell’acqua, costruito da Federutility (ossia da coloro che hanno in mano l’acqua privata italiana) con tanto di patrocinio del Comune di Genova,  che ha voluto appiccicare la sua presenza al manifesto e alla manifestazione.
    E’ ancora vivo il ricordo della protesta dei comitati per l’acqua pubblica di luglio 2011 al Consiglio comunale di Genova: l’unico gruppo consiliare che non era intervenuto alla riunione con i capigruppo era stato proprio quello del Pd, mentre tutti gli altri rappresentanti erano presenti a redigere un documento di richiesta al Sindaco di ritiro del patrocinio, considerato in contrasto con quanto sostenuto ai referendum dal suo partito. Una noncuranza istituzionale, uno schiaffo al risultato referendario, il Pd genovese si rivela con due facce, come il dio Giano dal quale alcuni storici fanno derivare il nome della nostra città. Ci ricordiamo sicuramente della “strana” campagna a favore del bronzino che Coop fece non più tardi di un anno fa: un’azienda commerciale che pubblicizza un antagonista, suonava proprio strano.
    In tutta questa faccenda, man mano che Internet apre le porte della verità, s’intravede solo il prossimo travolgente tracollo della politica truffaldina in Italia, che oltre ad una destra ormai consumata dai bungabunga giornalistici delle proprie vicende, vede anche un Pd che perde voti (indagine Demos), un sindaco uscente che s’aggrappa agli asfalti per ricordare che esiste, nessuna prospettiva nelle nuove leve, saldamente ancorate ad un segretario che viene a Genova alla festa del suo partito a parlare di massimi sistemi, senza far alcun riferimento alla politica locale, se non “gasarsi” di aver fatto comprare degli aerei Piaggio ai militari per salvare l’azienda dal tracollo finanziario (Secolo XIX online).
    A conclusione, questa bella intervista a Pino Cosentino, animatore maximo della battaglia refendaria a Genova, durante la protesta di domenica 4 settembre 2011 in Piazza Matteotti, che stigmatizza sui distributori d’acqua che il Comune di Genova sta installando per strada. Una serie di considerazioni più che ragionevoli, che spaziano dalla valutazione politica a quella tecnica.

    Non è più nemmeno la solita politica quella dell’attuale amministrazione comunale, sono le ultime battute di coda di un sistema che non regge più.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 311: IMMIGRAZIONE – Chiamateli “persone migranti”

    Foto di Giovanna Profumo

    Il procuratore capo di Savona Francantonio Granero con una circolare chiede ai pubblici ministeri e agli agenti di polizia giudiziaria di non utilizzare, negli atti giudiziari, termini come “extracomunitario” “il clandestino” “il rumeno” ecc.., che – dice Granero – hanno assunto nel corso degli anni un significato discriminatorio anche nel linguaggio comune e nella percezione di chi opera nelle istituzioni. 

    Granero chiede invece di utilizzare, di fronte a uomini e donne che non appartengono all’Unione Europea, i termini “persone migranti” oppure “cittadino di un determinato paese” solo laddove questo risulti significativo per le indagini. “Per il resto – dice Granero – si utilizzino gli stessi termini che valgono per i cittadini italiani. Raramente del resto capita di leggere “italiano investe un pedone” o “italiano sorpreso a spacciare stupefacenti in tale zona”.
    Le disposizioni del procuratore capo sono state accolte molto bene dai suoi colleghi di Savona  e dai colleghi a livello ligure e nazionale: il presidente della sezione ligure dell’Associazione Nazionale Magistrati Franceso Pinto ha dichiarato di essere totalmente d’accordo con il collega di Savona, aggiungendo che la circolare Granero “riveste anche un’importante valenza tecnica, visto che sembra uniformarsi agli indirizzi della Corte di Giustizia Europea la quale, in più occasioni, ha sottolineato come vadano eliminate anche le discriminazioni lessicali”.
    “Extracomunitario”, uno dei termini incriminati dalla circolare Granero, nasce negli anni ottanta per indicare persone non appartenenti alla Comunità europea ed è testardamente ancora usato malgrado la Comunità non esista più dal primo novembre 1993, data di entrata in vigore del trattato di Maastricht che crea l’Unione Europea.
    Con questa ennesima iniziativa i giudici italiani confermano il loro contributo concreto per l’integrazione e contro la discriminazione, un contributo che assume un’importanza enorme in assenza di quello di politici e  giornalisti (che usano spesso e volentieri tutti i termini incriminati dalla circolare). Meno male che ci sono i giudici che imponendo legalità, rispetto della Costituzione e delle leggi riescono a limitare la prepotenza dei più forti, dei più ricchi e dei razzisti.

    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 311: TRASPORTI – Per difendersi dal presente un tuffo nel passato

    Al peggio non c’è limite. Chi scrive aveva gia scoperto a sue spese (*) la perfetta impenetrabilità dei biglietti di treni regionali ed Intercity: possedendo un biglietto di una di questa due categorie di treni , non è possibile convertirlo nell’altra categoria, perché i proventi di treni regionali ed Intercity finiscono in “casse” diverse: evidentemente non c’è nessuna volontà di risolvere questo problema, per cui basterebbe poco più che un foglio Excel.
    La cosa si complica ulteriormente se il biglietto è stato acquistato tramite Internet, chi ha comprato in tal modo un biglietto per un treno Eurostar, e desiderasse convertirlo in biglietto per un treno Intercity (meno caro dell’Eurostar), deve:
    – acquistare in biglietteria un nuovo biglietto Intercity
    – chiedere, tramite Internet, il rimborso del biglietto, che sarà decurtato del 20% se si tratta di tariffa Base, mentre sarà intero se si tratta di tariffa Flessibile (che costa però il 25% in più della Base)
    Per tutelarsi da questo ginepraio suggerisco una soluzione: presentarsi in stazione, mettersi in coda ed acquistare un biglietto per il primo treno in partenza: ATTENZIONE! Non prendere alcun biglietto di ritorno! Un biglietto di ritorno prefigura un fosco futuro, un biglietto di ritorno è cosa d’altri tempi, così viaggiavano i nostri genitori, quando le ex-carrozze di terza classe, panche di legno, scomode ma pulite, erano dotate di una porta per scompartimento, il biglietto era un semplice talloncino di cartone, che il controllore punzonava sempre ad ogni viaggio. Romantico? Forse, ma questa autentica giungla non è certo degna di un paese europeo del 2011: e non ci vengano a raccontare che all’estero i prezzi sono più elevati che in Italia, risulta evidente come questa politica tariffaria insegua una semplice separazione di classe, parola che può apparire obsoleta, ma ben descrive la distinzione tra chi viaggia su treni regionali, Intercity e Frecciarossa, con tariffe in 2° classe (tratta Milano-Bologna ad esempio) da 15, 23 e 42 euro rispettivamente, privilegiando comunque le tratte principali, dove è necessario essere competitivi con il trasporto aereo, ed abbandonando tutta la restante rete italiana ad un limbo che non fa onore a nessuno.
    (*) http://www.olinews.info/2011/05/oli-301-societa-2011-odissea-sul.html
    (Ivo Ruello)

  • OLI 311: Parole degli occhi

    Londra agosto 2011 – Spiaggia libera lungo il Tamigi
    Foto Giovanna Profumo
  • OLI 311: LETTERE – Cup, lo sfacelo organizzativo della Asl 3

    Lunedi: come si sa, giorno dell’ottimismo e delle buone intenzioni. Poiché non fumo e non sono sovrappeso, non mi resta che ripromettermi di affrontare l’impegno di una prenotazione al Cup.Intanto ho già fatto una telefonata per scoprire che l’esame che devo fare non è prenotabile per telefono e un’altra per chiedere a un istituto privato il prezzo da pagare per intero: 350 euro superano il mio budget mensile. E anche una inutile corsa all’ufficio Asl che nel frattempo scopro che si è spostato in un’altra sede, con orario solo mattutino. Stamattina alle 8,10 mi presento alla nuova sede.Un atrio di ingresso di appena 10 metri quadrati chiamato “ufficio prenotazioni”, qualche sedia sparsa in bel disordine sul passaggio, un cartello che avvisa dello sciopero di domani che accolgono i soliti pensionati in attesa del turno, già una decina. Il distributore di numeri nuovo di zecca (come tutto il resto) è già restio a distribuire, e mi assegno automaticamente l’epiteto di “ultima della fila”.Una signora si accorge che a lei non serve il numero, e “molto” democraticamente lo cede all’ultimo arrivato (…), che dal 14 fa un balzo in avanti all’8. Ho già un sussulto di ingiustizia.L’impiegata, barricata dietro un “paravento” improvvisato, evidentemente non avendo altro modo si alza 3 volte per chiedere alla collega della stanza di fronte informazioni utili alla prenotazione (“ma tu quando vai in ferie?”) portando con sé la borsa, casomai uno degli astanti avesse intenzione di portargliela via, di fronte a una decina di testimoni …Comincio il conto alla rovescia: se fra 15 minuti devo andare a lavorare, e in 7 minuti solo una persona è riuscita ad avere la sua prenotazione, che ci sto a fare qui? A parte il signore poco udente che continua a chiedermi quando tocca a lui, ormai sappiamo tutti qualcosa di più del fortunato arrivato ultimo e passato per primo, del tipo tipo “quando dovrà fare le analisi, quali, quanta pipì dovrà portare, che è diabetico e cosa gli ha detto il dottore”, e anche della sua signora, perchè con un numero regalato sono riusciti a passare in due, tra gli sguardi per niente rassegnati di chi era arrivato lì un’ora prima.Basta, non ce la faccio più.Non ho più tempo, non ho voglia di conoscere le malattie di altre 9 persone, e tantomeno di far conoscere le mie.Finirà come al solito che dovrò rimandare le visite mediche perché chi ha la fortuna di lavorare in proprio deve aspettare di poter prendere mezza giornata libera per pagare un ticket esoso per una prestazione che aspetterà per mesi.
    (Cristina Capelli)