Categoria: OLI 310

  • OLI 310: VERSANTE LIGURE – BRAVO, CORRADO!

    Spassosa, la trovata
    di lui, addetto ai conti,
    che il Titanic cita
    quasi che se ne vanti
    e il cui sodal si allieta
    gaudente fra i gaudenti
    in vanzinesca gita
    (Ferilli, fra i presenti,
    De Sica, e ciò che inquieta
    son Boldi e Smaila assenti):
    strappare la risata
    con surreali accenti
    ma con tic e parlata
    da tipico Tremonti:
    che gag esagerata,
    quel genio di Guzzanti!
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 310 : G8 – 2001/2011 Il ricordo ed il futuro

    La memoria profonda del G8 2001 sta animando Genova in questo mese di luglio incerto, affaticato, raramente assolato; proiettato in un presente – futuro spesso caratterizzato dalla parola baratro, speculazione, reazioni angoscianti, fantasmi finanziari, prepotenza dei mercati. Come se poi dietro a tutto questo mondo oscuro e che si muove alle spalle non ci fossero persone in carne, ossa e con gioielli, banche, denaro al limite dell’evanescenza, potere, armi.
    Il decennale del G8 ha l’ambizione di avere come spazio di riflessione e di azione il frammento linguistico a potenzialità atomica “Voi la crisi, noi la speranza”. Voi e noi, la crisi e la speranza: un voi che lavora per mantenere privilegi e ingiustizie e un principio “libertà”, che come dice Stephane Hessel (Indignatevi) è come “la volpe nel pollaio”: E un noi che continua a ricercare fili e motivazioni per un mondo migliore, non più possibile ma necessario, radici e futuro per uno stare insieme a condividere gioia e dolore, secondo quel che la vita è, solidarietà e fratellanza fra noi umani e la madre terra che ci nutre. E una libertà che o è di tutti o non è.
    Il decennale del G8 ha già camminato molto dal 24 giugno, con una bella mostra, Cassandra, con dibattiti, riflessioni, manifestazioni culturali, teatro, musica, poesia. Buone parole sono circolate, dense di significato, ansiose di sapere e di ricostruire un profilo degno alla verità dei fatti. Nel centro della città e nelle periferie. E poco ha contato se i gruppi in ascolto, in riflessione e talvolta in conflitto, fossero numerosi o scarni. Alla fine saranno sempre tantissimi ad aver comunicato ad essersi confrontati con il ricordo e con il futuro, ad aver appreso dall’esperienza.
    Grande merito va al piccolo – grande gruppo di persone, che senza retorica, nostalgie da reduci, rancore, ha trovato il coraggio civile e l’energia vitale per portare a termine un programma di tale portata. Un vero esempio di partecipazione attiva e sapiente. E merito va anche alle istituzioni democratiche di Genova che hanno saputo interagire, mettendosi a disposizione per la pienezza della democrazia che, Aristotele docet, deve essere cooperazione ed amicizia.
    Ora ci sono le cinque giornate finali e cruciali del programma, con Piazza Alimonda il 20, la manifestazione da Sampierdarena a Caricamento e gran concerto di liberazione il 23, l’assemblea internazionale del 24 per chiudere il cammino, segnando nuovi sentieri per la speranza.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 310: DECENNALE G8 – I migranti, il Forum, e l’idea geniale del sindacato

    Oggi, 19 luglio 2011, ultima riunione della redazione di Oli prima delle vacanze.
    Impossibile per me non pensare all’anniversario che rappresenta questa data: dieci anni dalla manifestazione dei migranti del G8. La mia memoria corre però ai giorni che la precedettero, e che furono drammatici per tutto il gruppo di persone che dal 1995 aveva creato la rete cittadina del Forum Antirazzista di Genova. Drammatici in particolare per quelli di noi che lavoravano nel sindacato. Infatti, nonostante i nostri disperati appelli, Cgil Cisl Uil negarono l’adesione alla manifestazione. Non solo: ci diffidarono di utilizzare nel corteo la sigla Forum Antirazzista di Genova.

    Così dopo più di quindici anni di lavoro comune una rete complessa che andava dalla Caritas alla Cgil, da Città Aperta alla Cisl, all’Arci e a moltissime altre associazioni fu spezzata: impossibile reggere l’impatto di quella censura, e andare oltre l’emozione di una giornata in cui ciascuno di noi, ridotto a singolo individuo senza storia e senza voce, aveva visto scorrere nella sua città la più straordinaria manifestazione sull’immigrazione che avesse mai vissuto.
    Riprendo in mano le carte di allora e rileggo l’appello che chiedeva sostegno e adesione alla manifestazione dei migranti. Breve e chiarissimo. Diceva che sarebbe stato molto importante riuscire “A dare visibilità alle migliaia di san papier, ai profughi, ai rifugiati, in una grande manifestazione europea degli immigrati e delle loro associazioni per i diritti negati, per il rispetto delle culture di tutti, per la libera circolazione, per il diritto di asilo, per l’abolizione dei centri di permanenza temporanea e per la regolarizzazione dei clandestini, per il diritto di voto, per il diritto di resistere e lottare per una società di eguali con eguali diritti ed eguali doveri, liberi dal bisogno e dalla paura”. Seguiva una marea di sigle di associazioni e di nomi singoli. Tra questi Don Balletto e Don Gallo.
    Il 13 luglio una comunicazione della Cisl Liguria, firmata da Andrea Sanguineti, rendeva noto che la Cisl non sarebbe stata presente né con i suoi attivisti, né con bandiere e striscioni in quanto quella annunciata era “una manifestazione organizzata e coordinata dai centri sociali … che prevede la partecipazione di movimenti strutturalmente violenti per cui riteniamo che vi siano oggettivi pericoli per i cittadini extracomunitari”.

    In una comunicazione ufficiale della Cgil, sempre del 13 luglio, viene annunciata l’idea geniale su cui concordarono Cgil Cisl e Uil nazionali:  quella di invitare “un rappresentante” del Genoa Social Forum al convegno organizzato dal sindacato per il giorno prima, il 18 di luglio. Incambio “Cgil Cisl Uil manderanno un messaggio che verrà letto alla conclusione della manifestazione dei migranti”.
    Alla luce di quel che avvenne quel giorno, di tutta la storia successiva, di quel che avviene oggi nel nostro paese e nel mondo c’è da disperarsi a rileggere questa dimostrazione di radicale incapacità di capire, di mancanza di generosità, di coraggio, di responsabilità verso le persone giovani che in quei giorni si esposero ai rischi della speranza.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 310: ANNIVERSARI – Il G8 parallelo della Cgil

    Epoca di anniversari. Dieci anni dal G8. Per me, all’epoca sindacalista Cgil, non sono solo le emozioni, i fatti, la vitalità e i drammi di quei tre giorni a tornare in superficie, ma i tormenti che li hanno preceduti e seguiti all’interno del sindacato. Ci ripenso perché sono emblematici di una difficoltà di rapporto tra grandi strutture organizzate e movimenti che blocca le possibilità di cambiamento, in allora come adesso.
    A premessa alcuni fatti e date.
    Un direttivo Cgil del 12 giugno 2001 fu il primo ed unico momento di discussione politica della Cgil genovese “in preparazione del G8”. La Cgil nazionale, e quella di Genova e della Liguria non aderirono all’appello del GSF. Nei tre giorni del G8 “l’apparato politico” della Cgil fu invitato a “presidiare” la sede nel timore di possibili attacchi. Chi andò alle iniziative fu considerato “in ferie”, decisione poi rientrata dopo le proteste degli interessati. Aderì invece qualche Camera del lavoro di altre città e la Fiom nazionale: sabato 21 luglio il pulmino della Fiom fu per molti una zattera nella tempesta. Il 24 luglio il direttivo della Cgil fu nuovamente convocato e decise a maggioranza di rinviare a settembre la discussione su quel che era avvenuto a Genova.
    Attraverso qualche frammento dagli appunti di quei giorni tento un ritratto di questo G8 parallelo.
    “… Nessuna discussione ha coinvolto, preparato in questi mesi passati i lavoratori e noi stessi ad affrontare i temi che faranno sì che tra un mese Genova sarà epicentro di cose piuttosto complicate … è come se in tutto questo periodo un torrente ci sia corso di lato mentre noi stavamo attenti a non farci bagnare … In tutti questi mesi non abbiamo stabilito un rapporto con questa discussione e con questi soggetti. Potevamo farlo o tentare di farlo? … Al direttivo è intervenuto un ragazzo che ha provato a spiegare qualcosa del GSF. E’ stato interrotto molte volte, l’equazione era: movimenti anti global e GSF = centri sociali casinisti e pericolosi da tenere alla larga. Ma una persona giovane non la si cassa così, si fa parlare e poi si contro argomenta.”
    “… Per un mese almeno la città è stata piena di dibattiti, presentazione di libri, di riviste … i genovesi hanno risposto in gran numero, pochissimi i sindacalisti visti in giro: è illogico che i dirigenti sindacali non siano stati spinti a seguire i dibattiti, a rendersi conto di persona, e non tramite TV, di quel che avveniva, anche alle manifestazioni, che è sempre parecchio diverso dal sentirselo raccontare.”
    “ … Noi siamo in ritardo e lontani. Ormai noi siamo lontani dal rapporto con i punti di sofferenza più acuta dell’epoca attuale, lontani dalle persone giovani non appiattite sulla apatia”
    “… Rinviata a settembre la discussione sui fatti del G8. Mi rammarico di non avere avuto l’autonomia di pensiero ed emotiva per dire il mio no a questo congelamento che contrasta con tutto quello che penso e sento. Grande delusione nei confronti di me stessa. Come si può bloccare una cosa così evidentemente naturale come quella di confrontarsi su un evento così coinvolgente, così importante, appena avvenuto, ed anzi ancora in corso? In questi giorni ognuno di noi vive il suo trauma individualmente, qui in Cgil è tutto un andare e venire da una stanza all’altra, ma non siamo monaci in un convento!”
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 310: CITTA’ – Il Puc e l’urbanistica di mezza estate

    Sconti di fine stagione alla commissione urbanistica del comune, dove arriva tutto o quasi e non si decide niente, fra pretestuose polemiche che si concludono spesso al grido di “aula”, ovvero decisione in consiglio quando la sinistra voterà come da maggioranza e l’opposizione contro, in un tedioso dejà vu: qui il voto conterà e non si filosofeggia. E poi le ferie incalzano.
    In nome di parole abusate come riqualificazione e preoccupazione per il lavoro che non c’è, si susseguono infaticabili funzionari con pratiche su aree ex industriali, centri commerciali, residenze, parcheggi.
    Il nuovo Puc incombe e così c’è fretta d’approvare progetti che non rientrerebbero nelle suggestioni dell’agognato piano: per chi è seduto in Sala Rossa una palla di neve, ricordi di bambino.
    Work in progress è stato definito, in realtà un caleidoscopio d’immagini diverse ogni volta, con modifiche al documento iniziale; variazioni – si ribadisce – “rigorosamente suggerite dal territorio”, cioè dai nove Municipi che altrettanto rigorosamente consulteranno i cittadini dopo l’approvazione in consiglio comunale, in virtù di una partecipata partecipazione, peraltro non di legge, ma sempre annunciata.
    Forse visitando la mostra sul Puc alla Loggia di piazza Banchi la gente saprà se vicino a casa passerà una nuova strada o ci saranno altri palazzi.
    Intanto si esamina quello che nel Puc non c’è, ma conta.
    Così all’ex Verrina di Prà per combattere il degrado – contro cui protestano a gran voce circa 120 cittadini – si faranno un grattacielo vista mare di 25 piani in cambio di un asilo per 50 alunni (due classi), un centro commerciale con tetto a verde piantumato: il campetto da tennis, peccato, non ce l’ha fatta, non sarà regolamentare e poi chi gioca a tennis ormai.
    Le aree ferroviarie di Trasta, Fegino e Mura Zingari ospiteranno residenze, uffici, alberghi con modifiche di destinazione d’uso da subito, poichè gentilmente Ferrovie concederanno nuovi binari e fermate per metropolitana di superficie con trattative in atto dal 2000 circa.
    Nel frattempo Esaote per andare agli Erzelli avrà garantito per la sede che dismetterà un indice di edificabilità di 2 per mq, mentre all’Expò di Milano si concede lo 0,57: si spera garantisca davvero l’occupazione, con il Municipio che parla di trenta milioni di oneri di urbanizzazione per il suo quartierino, ma non si occupa di come arriveranno in collina lavoratori, studenti di ingegneria e abitanti. Per un ascensore o una nuova fermata di treno s’interpellerà Roma, per ora strada allargata e una nuova fermata di treno bus ad hoc, investendo ecologicamente su gomma.
    Agli incontri sul Puc si alterna pure l’architetto del Lido, che presenta la sua fresca fatica, il progetto dell’ospedale Galliera, per il quale la Regione darà un terzo di 180 milioni di euro, un altro terzo lo si ricaverà dalle dismissioni di immobili e l’ultimo terzo da un mutuo che si ripagherà con i risparmi logistici e quelli energetici. Si propone infatti una centrale di cogenerazione, che probabilmente avrà la potenza di quella in porto, visti i risparmi… Bocche cucite per il residenziale della curia, zero soldi per l’ospedale a Ponente con sede fantasma.

    Circa la mobilità suggerimenti di Puc alla grande, con la tramvia in Val Bisagno, il cui costo è di 15 milioni a chilometro, due nuovi ponti e via il vecchio di Sant’Agata. Per ora ci sono soltanto 14 milioni, che serviranno per questioni idrogeologiche, ma ci si sta attrezzando. Per le autorimesse grandi progetti per dove farle, vedi lo stadio Carlini, vagheggiando la dismissione di quella della Foce, con Boccadasse ancora in “pre scavi”.
    E i parcheggi dove li mettiamo? Popolazione invecchiata ma agguerrita pare, dato il numero di box proposti in tutta la città, tante pantere grige al volante o collezionisti di auto i nostri concittadini.

    Si può scegliere: dai cinque piani di via Dino Col, in faccia al matitone, a stretto contatto con la galleria del treno e palazzi sovrastanti, ai box del muraglione del convento vincolato, nei pressi degli Emiliani a Nervi, passando per Quarto Castagna con riqualificazione di ex fabbrica (Till Fisher): case e box, e che importa se si massacrano ciottoli di creuza in contesto millenario.
    Centomila euro a box in vicoli stretti a levante o a Castelletto, in via Preve. Indovina chi investe.
    Come dice il vice sindaco: “Ci hanno messo i loro soldini, i costruttori, bisogna aiutarli se non vendono…” Perciò non prezzi più bassi per i cittadini, ma una bella variante perchè diventino pertinenziali i box a dieci chilometri da casa per pagare meno tasse. Danno erariale? Fuffe. A settembre i particolari sulle delibere passate a ferragosto.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 310: CENTRO STORICO – La Maddalena dimenticata?

    Nel 2009 un bando di riqualificazione cercava di risollevare le sorti di via della Maddalena, a Genova. A fine 2010 un articolo di Repubblica rilevava che il bando era andato deserto: i pochi commercianti che resistevano denunciavano le condizioni di degrado a cui è abbandonata la strada, scarsa illuminazione, assenza delle forze dell’ordine, spaccio ( http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/03/14/news/negozi_in_fuga_dai_vicoli_l_ultima_lacrima_della_maddalena-13577517/ ).
    A febbraio 2011 l’assessore alla sicurezza Scidone, durante una passeggiata organizzata dal regista Sergio Maifredi, affermava, constatando il deprimente susseguirsi di serrate “E dire che abbiamo messo in campo varie iniziative, a partire dall’incubatore d’imprese. Servono tanti negozi normali, supermercati, fruttivendoli dove possano rifornirsi le famiglie” (Corriere Mercantile 10/2/2011).
    In effetti in questi giorni, camminando per via della Maddalena, sembra essere apparso qualche nuovo negozio, un paio di sartorie che richiamano l’antico nome “contrada di sartoria”, proprio perché quartiere specializzato in questa attività.
    Eppure il degrado è palpabile e commercianti ed artigiani, da soli, non possono opporsi ad esso.
    Nel 2005 un articolo di Marco Preve (http://www.casadellalegalita.org/index.php?option=com_content&task=view&id=3950&Itemid=28 ) analizzava le cause del degrado, che minacciava, in quegli anni, di inghiottire nuovamente una strada recentemente recuperata, grazie all’apertura di locali e negozi. Certamente in questi giorni bui per la Maddalena vale la pena riprenderne i punti principali. I cosidetti “padroni dei carruggi” hanno responsabilità non da poco nelle derive che affliggono il centro storico: Preve fa il nome di Salvatore Canfarotta “Sono suoi, o comunque della sua famiglia, molti degli appartamenti della zona tra via della Maddalena e via Garibaldi dove, come raccontato nei giorni scorsi da Repubblica, si consuma l’assalto sempre più massiccio della prostituzione al cuore istituzionale e nobile di Genova. Fosse solo questione di cosce e decoro, ma si dice che con gli affitti, specie quelli in nero, c’è da guadagnare parecchio. Tanto che il prefetto ha deciso di fare un censimento delle proprietà e di incrociare i dati con quelli del Fisco. Alcuni di questi presunti padroni dei caruggi, sono noti da sempre. Salvatore Canfarotta è uno di loro. Una decina di anni fa, un’inchiesta lo coinvolse con il padre e la loro agenzia immobiliare. Erano accusati di sfruttamento della prostituzione sempre per la questione degli alloggi affittati a prostitute. «Ci hanno condannato solo per favoreggiamento e ci hanno dovuto restituire le case che ci avevano sequestrato – spiega Canfarotta sulla porta della sua attività in via Canneto il Curto – ma la cosa assurda è che tutto si basava sulle dichiarazioni di straniere, la loro parola contro la nostra, senza nessuna prova”.
    Tra gli altri nomi citati dal giornalista di Repubblica, Salvatore Zappone (sempre per la zona della Maddalena) e Vito Rosacuta per la zona di Prè (vd OLI 309).
    La conclusione dell’articolo di Preve mette a fuoco quale sia una priorità per fermare il degrado del centro storico: “la trasparenza degli affitti, così come l’effettiva abitabilità di alcuni bassi trasformati con sorprendente rapidità in alloggi (un ramo dei controlli che sarà affidato alla Polizia municipale), possono diventare i punti forti di una strategia in grado di contenere il fenomeno della prostituzione, incentivare il recupero urbanistico e al tempo stesso allontanare chi cerca di arricchirsi in barba al Fisco”.
    Sarebbe interessante sapere quale sia stato l’esito di questi controlli.

    (Eleana Marullo)
  • OLI 310: ENERGIA – Effetti collaterali del monopolio

    Cassazione, se si scioglie il gelato non è colpa dell’Enel.
    (Foto dal blog persbaglio.ilcannocchiale.it)

    Si potrebbe pensare che gli effetti negativi del monopolio dello Stato sull’energia elettrica si fermino al fatto di non essere liberi di installare un pannello fotovoltaico senza dover obbligatoriamente vendere l’energia alla rete elettrica nazionale. Da oggi invece una sentenza della Cassazione aggiunge un tassello alle vessazioni che il sistema monopolistico italiano infligge ai propri cittadini, ossia che Enel non è più responsabile delle interruzioni di energia derivanti da una mancanza di fornitura da parte della rete elettrica nazionale, al tempo dei fatti GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale).
    La storia si articola negli anni, con un ristorante che, a seguito di un’interruzione notturna dell’energia elettrica, aveva perduto le scorte refrigerate e congelate, motivo per il quale si era rivolto alle vie legali per chiedere il risarcimento ad Enel. Ma Enel si opponeva, manifestando la propria estraneità alle cause di interruzione, che invece andavano ricercate nella mancanza di fornitura da parte di GRTN (che allora era la società di stato che amministrava la distribuzione monopolistica dell’energia elettrica). Le prime due sentenze, richiamandosi alla responsabilità del venditore rispetto alla qualità del prodotto venduto, avevano dato ragione al ristorante. La sentenza di Cassazione ribalta invece completamente le prime due, chiamando in causa una sostanziale differenza, ossia che Enel non ha la possibilità di rifornirsi da un altro produttore, avendo la rete elettrica nazionale caratteristica di monopolio, per cui Enel è obbligata nella scelta del suo fornitore. Quindi, non può essere responsabile di una scelta che gli viene imposta per legge.
    Si potrebbe obiettare ai giudici di Cassazione che GRTN non aveva però un rapporto commerciale diretto con l’utente finale, per cui non si capisce chi dovrebbe ripagare il danno. Viene di fatto annullato ad Enel il suo rischio d’impresa. In questo ragionamento, la ricaduta sul cittadino delle “beghe” tra Enel e il suo fornitore non viene tenuta in minima considerazione, a riprova che ormai le istituzioni viaggiano su binari celesti, ignari dei reali bisogni dei cittadini.
    Quindi adesso al ristorante non resta che rifare causa ad un’azienda che non esiste più, dovendo innanzi tutto individuare quale tra le centomila che si sono create ai tempi del decreto Bersani sulla liberalizzazione avrà ereditato la responsabilità di tale disservizio di GRTN. E poi attendere altri dieci anni come minimo per un’altra ballerina sentenza di Cassazione, se nel frattempo non avrà preferito emigrare nella spiaggia di un paese sudamericano.
    http://www.dirittoeprocesso.com/index.php?option=com_content&view=article&id=3255:black-out-elettrico-perche-lenel-non-e-responsabile-cassazione-sez-iii-18-gennaio-2011-n-1090&catid=58:risarcimento&Itemid=91
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 310: SOCIETA’ – Pastafarianesimo, ironia anglosassone contro tutti i fanatismi


    Fra le notizie curiose sul sito de La Repubblica, vale la pena segnalare il cittadino austriaco che, dopo tre anni, ha ottenuto di poter utilizzare sulla propria patente di guida una foto con uno scolapasta in testa (*): non si tratta di una stranezza eccentrica, bensì Niko Alm, così si chiama il ragazzo, ha voluto dimostrare con questo gesto che uno scolapasta può essere un copricapo “religioso”, con pari dignità rispetto ai copricapo di altre religioni. Inoltre, come chi scrive ha scoperto leggendo questa notizia, non è una sua personale alzata d’ingegni, ma l’applicazione del “pastafarianesimo”, religione parodistica, creata da Bobby Henderson nel 2005 per protesta contro l’insegnamento nelle scuole statunitensi del creazionismo come alternativa all’evoluzionismo. Nel pastafarianesimo, il progettista del disegno intelligente è il Flying Spaghetti Monster (Mostro Volante di Spaghetti), visibile in molti filmati su youtube, ad esempio:

    La voce di wikipedia dedicata al movimento (**) merita una lettura: al di là del puro divertimento nel vedere trasposte, in modo esilarante ma sempre puntuale, le posizioni delle religioni tradizionali, gli otto comandamenti costituiscono una breve summa di libero pensiero, a partire dall’incipit comune “Io preferirei davvero che tu evitassi”.
    Gli obiettivi della satira sono gli asini bigotti, chi giudica dalle apparenze, chi offende il prossimo, chi spreca denaro in templi milionari; davvero una bella lettura, contro qualunque intolleranza, per il dubbio contro le certezze.
    Dulcis in fundo, Amen è sostituito nel pastafarianesimo da Ramen, nome dei noodles, spaghetti giapponesi precotti molto popolari fra gli studenti dei college.
    Ramen, Ramen, Ramen.
    (*) http://www.repubblica.it/persone/2011/07/13/foto/con_lo_scolapasta_sulla_patente_vince_contro_la_motorizzazione-19084783/1/?ref=HRESS-6
    (**) http://it.wikipedia.org/wiki/Pastafarianesimo

    (Ivo Ruello)

  • OLI 310: PAROLE DEGLI OCCHI – Dieci anni dopo

    Ricorre il decennale del G8 tenutosi a Genova nel luglio 2001, con un intenso programma di iniziative per ricordare la gravità di quei giorni cupi culminati nell’uccisione di Carlo Giuliani, nella macelleria della scuola Diaz e nelle torture (*) alla caserma di Bolzaneto – con conseguenti depistaggi e mistificazioni da parte di organi dello Stato – ma che videro anche importanti occasioni di dibattito e di elaborazione di idee per “un diverso mondo possibile, nonostante tutto e tutti”. Momenti indimenticabili per chi vi partecipò e su cui occorre continuare a riflettere, senza smettere di lottare per un differente modo di concepire i modelli di società, di ambiente, di economia, di rapporti sociali e politici in questo nostro Paese sempre più devastato culturalmente, oltreché socialmente ed economicamente:

    Da qualche tempo, alla base del neoclassico Palazzo Serra tra Piazza Santa Sabina e Via delle Fontane, sede della facoltà di Lingue e Letterature straniere, campeggia un variopinto murale che s’apre con la citazione di uno slogan delle lotte operaie dello scorso inverno, qui dedicato a Carlo Giuliani, per proseguire con una fantasmagoria di forme e di colori il cui valore estetico innesca l’ennesimo conflitto tra arte di strada e monumentali preesistenze ambientali.

    Foto di Giorgio Bergami ©
    (*) reato non contemplato dal Codice Penale italiano