Categoria: OLI 302

  • OLI 302: VERSANTE LIGURE – NON SI LAVA (VIA)

    Di populismo afrori
    di cesarismo olezzi
    più nauseabondi odori
    di scilip-intrallazzi
    e bunga-lupanari:
    può far doccia o jacuzzi
    ma alle nostre nari
    arrivano i Suoi puzzi.
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 302: UN GRIFO D’ORO PER GIORGIO BERGAMI


    Sabato 21 maggio su Rai Tre un servizio tracciava la storia professionale ed umana di Giorgio Bergami. Alcuni anni fa una bellissima mostra a Palazzo Ducale aveva ricordato, attraverso le moltissime fotografie scattate da Giorgio, che si può far poesia e storia con le immagini.

    Ora a Palazzo Ducale, presso il Cortile Maggiore, è stata allestita la piccola ma intensa esposizione GENOVA DI TUTTA LA VITA Giorgio Bergami tra cinema e fotografia, curata da Angela Ferrari e Martina Massarente (aperta fino al 29 maggio, ore 10-13 / 15-18),

    dove, oltre a foto sulle trasformazioni urbane e sui divi del cinema nella Liguria di mezzo secolo fa, si proietta il

    cortometraggio Genova di tutta la vita, realizzato da Bergami nel 2004 con poesie di Giorgio Caproni, illustrazioni di Lele Luzzati, voce e musica di Gino Paoli.

    Il suo archivio fotografico conserva la Genova siderurgica e quella delle piazze operaie, i volti noti e anonimi del centro storico, accanto a quelli di coloro che arrivavano a Portofino. I suoi scatti fotografici hanno registrato sciacallaggio edilizio, mutare politico, culturale della nostra città dagli anni Cinquanta ad oggi. Quando lo si incontra per strada è perché, certamente, deve fotografare qualcosa. Non è mai per caso. E se Genova ha una bella e ricca memoria di immagini, lo deve a lui.
    Anna Cassol mi diceva che una testimonianza la città gliela deve. Si tratta di un grazie. E che l’unico modo che la città ha per ringraziarlo è riconoscergli il Grifo d’Oro.
    Anna ha ragione.
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 302: POLITICA – Obama, la pace in medio oriente non può più basarsi su accordi con uno o due dittatori arabi

    Nel suo secondo discorso strategico sul medio oriente, dopo quello de Il Cairo nel settembre del 2009, il presidente Obama ha affermato che “Una pace duratura tra palestinesi ed israeliani è sinonimo di due Stati con i confini del 1967. I palestinesi devono avere uno stato sovrano”. L’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen ha giudicato positivamente il richiamo di Obama ai confini del 1967 quale base di partenza di un accordo di pace, mentre il rifiuto di Israele è puntualmente arrivato con il premier israeliano Benyamin Netanyahu che ha ribadito il no a un ritiro di Israele sui confini del 1967, cioè da tutti i territori della Cisgiordania, compresi i quartieri arabi di Gerusalemme est, occupati da Israele in quella data.
    C’è da ricordare che la risoluzione n. 181 dell’Onu del 1947, riconosce ad Israele il 56% del territorio storico della Palestina e che la proposta di Obama sui confini del 1967 riconosce ad Israele il 78% di tale territorio: l’assurdo è che siano proprio gli israeliani a non essere d’accordo. Fabio Scuto su La Repubblica di Sabato 21 Maggio parla di amarezza e rabbia di Netanyahu che “considera Obama ormai quasi un suo nemico” e che non c’è dubbio che ora in poi tenterà in ogni modo di impedire la sua rielezione facendo leva sulle grandi lobby ebraiche negli States.
    Obama, dopo aver ricevuto Netanyahu, si presenta proprio davanti alla platea di una delle principali lobby ebraiche americane (l’Aipac) e fa un discorso che nella sua parte iniziale (e maggiore) non fa altro che assicurare l’appoggio ad Israele: “avere Israele forte e sicuro rientra negli interessi strategici degli Stati Uniti, che sono impegnati a mantenere la superiorità della forza militare israeliana nella regione”. Attacca l’Iran ed assicura che impedirà che si impossessi di armi nucleari, attacca Hamas e chiede che riconosca Israele, dice persino che la riconciliazione tra Hamas e Al Fatah è preoccupante. Ma è chiaro che tutto è funzionale a ribadire la linea dell’amministrazione Usa espressa nei giorni precedenti: ” i legami tra gli Stati Uniti e Israele restano indistruttibili, anche se a volte si è in disaccordo, come accade tra amici”. La novità è che “le parti coinvolte negozieranno da sole un confine diverso da quello che esisteva il quattro giugno del 1967 tenendo in conto i cambiamenti avvenuti negli ultimi 44 anni”.
    Nella seconda parte del discorso Obama ha ribadito che Israele, proprio per i suoi interessi, deve capire che la situazione in medio oriente è cambiata, che c’è una nuova generazione di giovani arabi che stanno costruendo la democrazia nei loro paesi, lottano per i loro diritti e non accettano l’occupazione, che non è più possibile rimandare la pace con i palestinesi, che non è più possibile sostenere una pace basata su accordi con uno o due dittatori arabi.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 302: SOCIETA’ – Questo non è un paese…

    Una telefonata annuncia da Torino che un valente giovane ingegnere, trentenne circa, simpatico ed intraprendente, ha trovato un lavoro con contratto a termine, non si può certo specificare alla prima di che tipo, in una piccola azienda della magnificata città del nord.
    Dopo aver brillantemente conseguito la laurea a Palermo, di pregio nel campo, 5 anni fa, dopo aver svolto svariati lavori e lavoretti, spazianti dall’elettronica alla baristica intensiva, dopo aver coltivato sogni di autonomizzazione e maturazione nella terra di nascita e d’origine delle sue origini, compresi affetti, attaccamenti, passioni, in particolare per la musica, dopo mesi di noia e sconsolazione, dopo aver contato tutte le pietre che collegano la casa alla piazza e la piazza alla casa e che sono il tracciato che fanno dire ai paesani di un disoccupato che “quello lì, come tanti, non avendo da fare va a casa e mangia”, ha preso la decisione, violenta come uno strappo, dolorosa e necessaria, ma anche aperta alla conoscenza e alla curiosità, di salire al nord, di prendere il metaforico treno del sole, che non esiste più se non in una canzone e in una montagna di ricordi che si vuole rimuovere dalla storia e dalla coscienza collettiva, sostituito dai viaggi spezzati delle andate e ritorno, dei voli low-cost, dei traghetti super veloci, dei week end rubati, delle albe in treno, della santificazione delle feste, delle passeggiate con gli amici. Come se si volesse annullare la condizione di emigrato; come se la nuova condizione di immigrato non dovesse essere più una rottura, una beanza oscura, e quindi si potesse annullare, con i nuovi potenti mezzi della tecnologia, lo spazio angosciante e infinito che separa e unisce l’immigrato e l’emigrato. Sia per i giovani siciliani sia per i giovani africani.
    Lo spazio di pensieri e di sentimenti che si è voluto annullare nel pubblico sentire e nel pubblico manipolare affinché la paura del diverso desse qualche appiglio alle nostre fragili identità e la libertà potesse realizzarsi anche nell’essere liberamente razzisti.
    Buona fortuna giovane amico ingegnere. Che tu possa essere padrone della tua vita. Che tu possa crearti la tua vita. Non sei solo. Ci sono milioni di giovani in ricerca che vivono sottomissione e umiliazione, ma che, come te e come i giovani di Plaza della Catalunya e di Puerta del Sol, possono ritrovare la strada dell’indignazione, dell’impegno, del potere dell’essere insieme, dell’allegria e della libertà non regalata e non comprata.
    Da alcuni anni circa duecentomila persone, in grande maggioranza giovani, partono dal sud Italia per andare a cercare lavoro e fortuna nel Nord Italia o in Europa. Quasi tutti migliorano la loro condizione.

    Qualcuno ne soffre al punto di perdersi. Una parte ritorna e ricostruisce una presenza più esperta nella sua terra. Questo è un bene, ma la sua terra è sempre la stessa. Un luogo di bellezza indicibile, rubata alla gioventù, ancorata a un mostro che governa spreco, inefficienza, stagnazione. Ma forse cambierà.

    Nel frattempo Report ci informa che dal 2000 ogni anno fra i 30 i 45 mila giovani, post.doc, ricercatori, studiosi e scienziati, prendono la via dell’estero.

    Che di solito al’estero non esistono contratti precari e annichilenti. Che la remunerazione, salari, borse, benefit sociali, è degna di questo nome. E si vedono i giovani intervistati, che sembrano avere in loro la forza della rappresentanza, parlare con soddisfazione e pienezza di queste esperienze.
    Nonostante la nostalgia, che depurata, in questo caso è sentimento positivo.
    I cervelli in fuga, nel demente gergo mediatico, che quando li si nomina non si può fare a meno di pensare agli alluci che rimangono qua.
    Ma se tante giovani persone sono così valorizzate all’estero, vuol dire che il nostro sistema scolastico non è poi così male. E poi senza questa ricchezza di energia e di creatività, che dovrebbero associarsi al lavoro, che ne è dell’Italia, che ne sarà?
    L’Italia non è un paese per…
    (Angelo Guarnieri)
  • OLI 302: SOCIETA’ – Vecchie, anziane e studentesse

    Il motore di ricerca di immagini di Google è uno strumento molto utile: mette a disposizione infatti una straordinaria quantità di materiale visivo – fotografie, disegni, illustrazioni, riproduzioni di opere d’arte – che può essere utilizzato per presentazioni, lezioni, documentazione di diverso genere.


    Anche uno strumento apparentemente neutro può però rivelare i pregiudizi e gli stereotipi della società che rappresenta: basta provare a ricercare immagini relative ad un medesimo soggetto, ma in due lingue diverse.

    La ricerca di immagini basata sul sostantivo italiano “studentesse” fornisce, accanto a una minoranza di ragazze con zainetti o intente nella lettura, un allegro e prevalente campionario di fanciulline più o meno scosciate che ammiccano maliziose o che ostentano biancheria sexy. La medesima ricerca, basata però sull’inglese ”student girl” ci presenta solo due immagini “piccanti” su 4 pagine disponibili alla prima schermata.
    Altre sorprese vengono da ricerche su diverse età della vita: in italiano le ricerche “donna vecchia” e “donna anziana” producono un orrido campionario di befane, carampane e vecchie streghe, buone tutt’al più come testimonial per pannoloni e dentiere.
    In inglese, invece, la passerella dei mostri è limitata a”old woman” (donna vecchia) mentre “elderly woman” (donna anziana) ci rimanda a arzille vecchiette con nuvole di capelli bianchi o a anziane signore energiche e ben tenute, come tante ne esistono anche alle nostre latitudini.
    Per trovare immagini comparabili in italiano bisogna cercare “donna anziana bella”, e allora le streghe spariscono e si intravede un barlume di normalità.
    Insomma, in Italia la donna giovane è sempre un oggetto sessuale e la donna vecchia sempre un relitto, mentre all’estero prevale un atteggiamento più equilibrato, anche se la vecchiaia in quanto tale proietta comunque immagini di bruttezza e disagio.
    Ancora una volta, il nostro paese umilia le donne e non ne riconosce il valore, a parte, naturalmente, quello dell’avvenenza fisica. Triste, ma vero.
    (Paola Repetto)
  • OLI 302: POLITICA – Consigli elettorali

    Foto su Ansa.it, montaggio di Reset Radio su Facebook.

    L’empasse del Pdl a Milano arriva fino al suo massimo esponente, che piega male la scheda elettorale e lascia fuori proprio il simbolo del Movimento 5 Stelle. Adesso sappiamo che Silvio Berlusconi non ha votato per Mattia Calise, soprattutto che il suo voto dovrà essere stato annullato. Chi ha voglia di controllare al seggio? Che gli dirà la Moratti per aver sottratto una preferenza alla sua lista?

    (Stefano De Pietro)
  • OLI 302: COMUNICAZIONE – Ami i cani? Vota Letizia!

    Il ricorso alla pubblicità emozionale sembra non avere tregua in questo scampolo di tarda primavera: su Facebook la candidata sindaco Moratti non esita ad usare morbidi, teneri e irresistibili cuccioli per la sua campagna elettorale.
    Il messaggio che si vuole veicolare è chiaro: “se ami gli animali e sei contro l’abbandono, vota Moratti!”. Se si segue il link si raggiunge la pagina ufficiale della candidata, nessun accenno ai destini dei piccoli, indifesi cagnolini, naturalmente… Lo specchietto per allodole è naif e parla di una campagna pubblicitaria fatta con l’accetta, senza etica né sostanza. In linea con i modi e i toni usati finora.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 302: CEMENTO – La rapida demolizione degli scalini della Tosse


    Dal 29 marzo 2011 la scalinata di Salita della Tosse (Via San Vincenzo), da tempo danneggiata e pericolante, è in (ri)costruzione.
    Gli scalini sono stati del tutto rimossi e la demolizione è stata completata rapidamente. Gli operai (comunali/aster/privati?) hanno poi proceduto ad armare il fondo in terra posizionando una rete metallica e modellando con opportune cassettature i tratti della scalinata. Al momento risultano completati, partendo dal basso, il primo e secondo tratto. L’impresa ha informato che la scala sarà dotata di gradoni.
    Dunque avremo una nuova scalinata di robusta e sana costituzione e di grande avvenire.
    Tutto bene?
    Non proprio.
    La scalinata in questione si trova alla fine di una delle rarissime “creuze” genovesi del centro, percorsa da tanti cittadini e da moltissimi giovani (siamo in prossimità di un centro universitario).
    La scalinata era realizzata con gradoni in pietra incastrati nei muri laterali, gravanti direttamente sul terreno: un’opera di notevole pregio artigianale.

    Spero vivamente che non si impieghi la tipologia di lastre abitualmente in uso in questi anni: pessima qualità, breve durata. Di queste basta guardarsi in giro, la città ne è piena: sono in effetti piastrelle comuni (San Vincenzo) o piastre (Caricamento), nulla a che vedere con il materiale impiegato negli anni ‘60 e negli anni precedenti, quando si impiegavano pietre massicce lavorate con scalpello.Domanda: non si poteva procedere ad un semplice restauro senza coinvolgere un squadra di demolitori senza arte e mestiere risparmiando magari qualche soldino?

    I lavori, dopo il completamento della gettata in cemento, sono stati fermi per tre settimane. Si è innescata una disputa (di quelle destinate a durare): sulla necessità o meno di tagliare il grosso albero sul lato della scalinata le cui radici tendono a rigonfiare il sotto scala. Ad oggi sembra che l’albero non si taglierà in quanto, pare, l’operazione sarebbe molto costosa.
    Nel frattempo la Salita della Tosse è diventata, dal momento che non è più frequentata, la salita della “cacca”. Rimosse dagli addetti comunali e puntualmente ricollocate da cani di tutte le taglie: con pieno consenso dei padroni .
    Oggi, 20 maggio 2011, sono ripresi i lavori: stanno riverniciando la ringhiera – lavoro che dovrebbe essere fatto in coda a tutti gli altri lavori – mentre la pavimentazione finale è ancora in sospeso.
    Un altro piccolo sassolino di Genova sparisce, ancora una volta si è fatto sbrigativamente ricorso al cemento
    (Giovanni Canepa, foto dell’autore_4 Aprile 2011)
  • MEMENTO – REFERENDUM ACQUA

    Andiamo a votare tutti
    PASSAPAROLA