Categoria: democrazia

  • OLI 298: YEMEN – Le donne di Piazza del Cambiamento.

    Il movimento per la libertà e la democrazia che sta coinvolgendo quasi tutti i paesi arabi ha già avuto grandi risultati con la caduta di Mubarak in Egitto e Ben Al in Tunisia. Nello Yemen il processo di cambiamento è in una fase avanzata.
    I giovani yemeniti stanno seguendo il modello egiziano: l’occupazione ad oltranza delle piazze principali delle città. Piazza del Cambiamento nella capitale Sana’a è occupata dal 3 febbraio scorso. Come è stato in Egitto e Tunisia (dove il processo di costruzione della democrazia sta andando sempre avanti con tutti i pericoli e le insidie che caratterizzano queste delicate fasi storiche), anche nello Yemen le donne stanno partecipando molto attivamente alle lotte. Le loro colleghe tunisine stanno ottenendo risultati importanti che, soltanto qualche mese fa, erano inimmaginabili: in base alla nuova legge elettorale non saranno ammesse liste che non abbiano almeno il 50% di candidate.
    Le donne presenti in piazza hanno avuto un ruolo fondamentale per mantenere il movimento per il cambiamento nello Yemen sulla linea della nonviolenza. I giovani continuano a non rispondere alle provocazioni e non cadono nella trappola della violenza alla quale è stato costretto il movimento in Libia.
    Consapevole della determinazione e del coraggio delle donne il contestato presidente Ali Saleh ha cercato nel suo discorso al popolo di venerdì scorso di neutralizzarle attaccandole su un punto molto delicato della tradizione yemenita: ha fatto appello alle forze dell’opposizione (che, come in Egitto, non rappresentano i giovani in piazza, ma che hanno partecipato in un secondo momento al movimento), di evitare la promiscuità tra donne e uomini nelle piazze.
    La riposta delle donne yemenite è stata forte ed immediata con cortei femminili in tutte le principali città, chiedendo di processare il presidente per calunnia al loro onore. “Ci vuole rinchiudere in casa come le galline”, “saremo noi donne a farlo cadere e a processarlo”, “noi siamo educate, oneste e coscienziose è lui che non è stato onesto nei confronti del popolo e dei suoi diritti”.
    Poche, invece, sono state le donne che hanno seguito il classico del calcio mondiale sullo schermo gigante allestito in piazza del Cambiamento a Sana’a. La partita di calcio tra Real Madrid e Barcellona, due tra le squadre più forti e spettacolari del mondo, dove giocano Messi e Ronaldo, è stata seguita dai giovani divisi nel tifo per una squadra o l’altra, ma, alla fine della partita, uniti nel chiedere la partenza del presidente Ali Saleh.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 296: POESIA – Ho deciso di cavalcare il popolo

    Gli arabi in giro per il mondo stanno facendo circolare in rete questi versi di Nizar Qabbani, siriano, nato a Damasco nel 1923, forse il più popolare dei poeti arabi contemporanei. Questi versi fanno parte di una lunga poesia dal titolo “Autobiografia di un macellaio arabo”, compresa nella raccolta “Ti ho sposata libertà”. I versi sono stati scritti nel 1988, ma sono resi attualissimi dalla caduta dei dittatori nel mondo arabo e dai loro ultimi discorsi al popolo in rivolta prima di fuggire e lasciare il potere. Nizar è morto nel 1998 a Parigi. Famoso per essere “il poeta dell’amore” e “il poeta delle donne” è riuscito a scrivere le migliori poesie politiche. Le sue poesie erano censurate e proibite in quasi tutti i paesi arabi ma erano le più diffuse e popolari tra i cittadini arabi in particolare tra i giovani. Nizar è uno di quelli che hanno lavorato e pagato molto per la libertà e la democrazia nel mondo arabo, peccato non abbia vissuto ancora per assistere all’attuale straordinario cambiamento nel mondo arabo. La sua raccolta di poesie “Il fiammifero è nella mia mano e i vostri piccoli stati sono di carta” è stata pubblicata, nel 2001, dalla casa editrice San Marco dei Giustiniani di Genova:

    Ho deciso di cavalcare il popolo
    di Nizar Qabbani, traduzione di Saleh Zaghloul

    Ogni volta che ho pensato di lasciare il potere
    la mia coscienza me lo ha proibito ..
    Chissà chi dopo di me governerà questa brava gente?
    Chi dopo di me guarirà lo zoppo ..
    il lebbroso ..
    e il cieco ..
    Chi ridarà vita alle ossa dei morti?
    Chissà chi sarà capace di far uscire la luce della luna dal proprio mantello?
    Chi potrà mandare la pioggia alle persone?
    Chissà chi li frusterà novanta volte?
    Chi sarà a crocifiggerli sopra gli alberi?
    A costringerli a vivere come le bestie?
    E a morire come le bestie?
    Ogni volta che ho pensato di lasciarli ..
    le mie lacrime scoppiavano come una nuvola ..
    e fiducioso nel sostegno di Dio ..
    ho deciso di cavalcare il popolo ..
    da ora fino al Giorno dell’apocalisse.

    (a cura di Saleh Zaghloul)

  • OLI 289: DAL MONDO – I flussi migratori ai tempi della caduta dei tiranni

    “Lampedusa al collasso”, “Sbarchi, scontro Ue-Italia. Maroni: arriveranno in 80 mila” sono i titoli di prima pagina de La Stampa e Repubblica di oggi. Gli sbarchi di oggi sono chiaramente legati alla caduta del regime di Ben Ali ed alla nuova situazione in Tunisia. Ma provando a ragionare con uno sguardo al domani posso dire con certezza che la caduta dei regimi dittatoriali in Tunisia ed in Egitto porterà presto a diminuire i flussi migratori verso l’Italia e l’Europa dei cittadini di questi due paesi.
    I giovani che si sono ribellati e hanno fatto cadere Mubarak e Ben Ali parlano di una situazione di brutale repressione, annullamento della libertà e forte umiliazione della dignità delle persone. Parlano di un sistema economico dove è dilagante la corruzione e dove le risorse del paese sono rubate dalle famiglie dei dittatori e dagli esponenti dei due regimi. Un sistema che rendeva sempre più povera la grande maggioranza dei cittadini. Due fattori che spingevano fortemente i giovani tunisini ed egiziani ad emigrare e fuggire dalla repressione e dalla povertà. D’altra parte, dopo la caduta di Mubarak, ho seguito su Al Jazeera i festeggiamenti che le comunità egiziane immigrate hanno svolto in tutto il mondo ed ho sentito molte persone piene di speranza che pensano ed invitano al ritorno nel loro paese d’origine ora che c’è la libertà e la necessità di ricostruire il paese.
    Per una politica seria dei flussi migratori è meglio, per l’Italia e l’Europa, appoggiare i processi di cambiamento in questi paesi aiutando l’instaurazione della democrazia e la diffusione delle libertà, condizioni necessarie per lo sviluppo economico. Appoggiare le dittature, oltre ad essere eticamente inaccettabile per chi si proclama paese democratico e civile, porta ad aumentare i flussi migratori verso l’Europa.
    I democratici negli Stati Uniti ed il loro presidente Obama hanno cambiato radicalmente la politica del loro paese: contro la guerra (di Bush in Iraq), un nuovo atteggiamento rispettoso dell’Islam e dei musulmani e la fine dell’appoggio ai dittatori. Questa nuova politica è stata fortemente confermata dalle posizioni dell’amministrazione Usa durante le crisi tunisina ed egiziana e dal grande discorso di Obama, dopo la caduta di Mubarak, nel quale ha elogiato la grande rivoluzione non violenta degli egiziani da lui indicata come esempio per i popoli che lottano per la libertà e la democrazia. L’Europa, da sempre molto sensibile a quanto proviene dagli Stati Uniti, purtroppo questa volta sembra recepire molto lentamente le novità democratiche e pacifiche di Obama. L’Italia, costretta ad occuparsi sempre più delle cose che riguardano una sola persona, fatica a capire quanto succede a Lampedusa e litiga con il nuovo governo tunisino e persino con l’Unione Europea, figuriamoci che fatica a capire quanto sta accadendo nel mondo.
    (Saleh Zaghloul)
  • Oli 287: Egitto – Democrazia e libertà nel mondo arabo

    I cambiamenti per la democrazia e la libertà ai quali stiamo assistendo in Tunisia ed Egitto e nel mondo arabo in generale sono possibili soltanto perché oggi alla presidenza negli Stati Uniti c’è Obama. I popoli arabi, infatti, hanno sempre lottato contro i regimi autoritari, sacrificandosi per la libertà; ma le rivolte sono state represse nel sangue.
    Dopo il crollo del muro di Berlino, con la fine del vecchio ordine mondiale e dello spettro della guerra “fredda”, si sperava che non ci sarebbe più stato bisogno di regimi dittatoriali al servizio delle due alleanze militari (Nato e Varsavia) che si contendevano il controllo del mondo. Il cambiamento sperato non avvenne: negli Stati Uniti prevalse, fino all’avvento di Obama, la politica di un ordine mondiale basato sull’unilateralismo e sul controllo del mondo intero da parte di una sola potenza. Questa politica aveva ancora bisogno di dittature amiche alle quali era permesso di violare gravemente i diritti umani, reprimendo nel sangue le rivolte per la libertà e la democrazia. I movimenti democratici e laici nel mondo arabo sono stati distrutti nel silenzio totale delle “destre” e delle “sinistre” negli Stati Uniti e in Europa.
    Obama, malgrado la forte opposizione interna, cerca di rispettare le linee della nuova politica annunciata nel discorso al mondo arabo ed islamico pronunciato nel 2009 proprio al Cairo. Ben Ali ha capito che era esaurito il vecchio appoggio totale della Casa bianca. I capi dell’esercito tunisino hanno realizzato che Ben Ali era ormai esautorato ed hanno rifiutato di sparare sul popolo in rivolta. Prima di Obama questo non sarebbe stato possibile: la repressione durissima e sanguinaria operata ai danni della popolazione passava sotto silenzio in occidente,tranne che per dittatori che si opponevano all’ordine mondiale americano.
    Di Saddam e delle violazioni dei diritti umani in Iraq, ad esempio, si parlò solo dopo 1990, quando il dittatore impose l’aumento del prezzo del petrolio per la ricostruzione, alla fine della guerra decennale contro l’Iran, portata avanti per conto dell’Occidente.
    Il secondo fattore che rende possibile il cambiamento nel mondo arabo è la diffusione di Internet e delle Tv satellitari (al-Jazeera) per cui è difficile tenere nascosta la repressione. La gioia per la democrazia e la libertà che stanno avanzando nel mondo arabo è mischiata al ricordo di tutte le persone che hanno lottato e sono state sconfitte anche per il silenzio dei “democratici” occidentali. E’ triste sapere che i movimenti politici di matrice religiosa e gli integralisti sono nati proprio per colmare il vuoto lasciato da queste sconfitte, con l’appoggio dell’occidente. Dopo essere stati sostenuti contro i laici arabi, sono usati ancora oggi come spauracchio per mantenere le dittature: “meglio i dittatori come Ben Ali e Mubarak che gli integralisti al potere” o “meglio i dittatori come Mubarak che una democrazia egiziana anti israeliana”.
    Certo è che le posizioni contro le dittature nelle altre parti del mondo (Ucrania, Iran), sono più nette, chiare e tempestive.
    Speriamo non si versi più sangue in Egitto.
    (Eleana Marullo)