Categoria: OLI 297

  • OLI 297: VERSANTE LIGURE – SCONCIATI PER LE FESTE

    Ben più di Lui che è in vena
    via etere-megafono
    di bufala isolana
    su villa e golf (mai afono);
    di Lui che si scatena
    col raccontino apocrifo,
    di casermesca scena,
    sul pomo pornoerotico:
    la vera, sconcia pena
    il trash più assurdo e anomalo
    la barzelletta oscena
    son quelli che lo applaudono.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 297: DONNE – La parola agli uomini

    Il 5 aprile il seminario previsto alla Sala Governato della Cgil di Genova viene spostato in un’aula più piccola. L’iniziativa “Donne e uomini di fronte al cambiamento tra potere e società” – relatore Stefano Ciccone dell’associazione Maschile Plurale – ha un’adesione al di sotto delle aspettative. Si potrebbe pensare all’orario, che copre l’arco di una mattinata lavorativa, ma c’è chi fa rilevare che molti non sono preparati per certe riflessioni.
    Tra il pubblico parecchie donne e qualche uomo. Stefano Ciccone, che è anche delegato sindacale, spiega quanto gli stereotipi di rapporto tra i sessi siano una questione politica che incide su tutte le dimensioni, anche quella lavorativa. Ripercorre l’incapacità degli uomini ad avere le parole per raccontarsi e quanto siano invisibili a se stessi. Ricorda l’inconsapevolezza, per la quale in occasione della manifestazione del 13 febbraio, Bersani guarda alla piazza e giustifica la sua presenza accennando alle “nostre donne”. Mentre un sistema peggiore propone modelli desolanti: “meglio puttaniere che frocio” e colloca il corpo delle donne a merce di scambio, tangente. Chi non ricorda il centro massaggi del mitico Bertolaso? Insistendo sul modello del “simpatico puttaniere” a cui tutto è perdonato perché sta comunque nei confini della mascolinità dominante.
    E’ una politica per la quale Marrazzo rimane “nell’indicibile”, mentre Berlusconi ricalca il modello tradizionale.
    L’associazione Maschile Plurale parte riflettendo sul rapporto degli uomini con la violenza sulle donne. Fenomeno principalmente familiare che non ha nulla a vedere con la campagna sulla sicurezza con la quale destra, e sinistra che la insegue, stanno martellando gli elettori. Ciccone rileva che viene proposto un modello di sessualità maschile antropologicamente violento, esattamente come accade con il migrante che viene presentato come antropologicamente selvaggio.
    Bisogna smontare questi stereotipi.
    I detrattori della Merlin sostenevano la prostituzione come garanzia del controllo sociale sulla sessualità maschile. Ciccone insiste sulla necessità di costruire una parola pubblica degli uomini che dia legittimità al cambiamento delle donne e al superamento degli stereotipi. Parla di padri separati e di una società nella quale, se è storicamente definito che la madre debba accudire il figlio, il bambino difficilmente verrà affidato al padre.
    Succede anche che per una ragazza il corpo diventi impaccio sulla valutazione delle sue capacità e che emerga la prospettiva della neutralità per fuggire allo stereotipo. Da qui l’idea di esserci come solo come “persone”, idea che dovrebbe “liberare” dalla propria connotazione sessuale. Ma di fatto la nega.
    Come fossero i tasselli di un puzzle Ciccone evoca tutti gli elementi che hanno composto l’immaginario di relazioni tra uomini e donne, tra questi gli stupri etnici nella ex Jugoslavia e le trecentomila donne violate, come fossero un territorio, da decine di migliaia di uomini, per i quali il loro corpo è stato degradato ad arma di guerra.
    Quale relazione affettiva con moglie, madre, figlia e sorella potranno aver instaurato dopo?
    In un ideale che seduce gli uomini con difesa della patria, onore, esercizio virile della guerra, quale spazio c’è per ragionare su desiderio, affettività, libertà e propria identità di uomini e donne?
    Ciccone ammette l’urgenza di un lavoro da fare qui ed ora. Senza limitarsi, solo con gli incontri nelle scuole, a delegare alle generazioni future di un compito che è anche degli adulti di oggi.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 297: SOCIETA’ – Chi c’è in piazza oggi?

    http://www.ilnostrotempoeadesso.it corre in Rete e su Facebook, così giovani e precari si sono dati appuntamento in tutta Italia sabato 9 aprile 2011 per invocare un’attenzione che non c’è, o è soltanto di facciata.
    Quattro milioni i precari secondo Cgia (Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre), quasi un terzo i ragazzi disoccupati: dati detti e ridetti, ormai vuoti slogan, mentre settantamila sono gli italiani under 40 partiti l’anno scorso per l’esetro, dice l’Istat.
    Anche il cardinale interviene per invocare che “il lavoro precario sia una fase transitoria”.

    Pisa – Foto Alisia Poggio

    A Firenze 300 ragazzi hanno preso a calci un simbolico muro, quello della precarietà; a Roma si è occupata una sede dell’Inps e aperto uno sportello, serve un altro welfare, mentre alcune nonne avevano fatto un sit in al grido “Che fine farà mio nipote quando non ci sarò più?” (La Repubblica – Roma, 31 marzo).
    E’ un grido di dolore che attraversa l’Europa, come titola il 5 aprile El Pais “la Juventud sin futuro”: in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Inghilterra, dove si aumenteranno pesantemente le tasse universitarie. “la movilización es indispensable. El mundo árabe nos demuestra que la victoria es posible”, dicono i ragazzi di Madrid. L’esempio non conforta, per ora.
    In Italia per fortuna, il nostro premier dedica particolare attenzione ai giovani, una bella prova al Campus Mentis per la premiazione dell’eccellenza universitaria, in cui sfoggia barzellette da caserma, fra risatine e gelo dei ragazzi dallo sguardo fermo: che cosa penseranno?
    Al diavolo tutti, me ne vado da qui.
    http://www.vivoaltrove.it è il blog dove si raccolgono le testimonianze e i link di italiani, tanti, che vivono all’estero: Claudia Cucchiarato, una ragazza di Treviso che vive e lavora come giornalista free lance da cinque anni a Barcellona, ne ha raccolto le voci nel libro “Vivo altrove”, da cui è nato il sito.
    Sono il 29,2% i giovani della popolazione italiana, al di là del Mediterraneo sono il 50% e si dice che i nostri giovani siano schizzinosi per alcuni lavori, è infatti aumentato il lavoro per gli immigrati. Ma che lavoro è? Manuale, intellettuale, specializzato o no, di certo è un lavoro che spesso non tutela i diritti del presente e del futuro.
    Tanti cortei colorati, occhi frementi, voci vibranti, immagini flash in tv e soltanto alcune migliaia alle manifestazioni in tutta Italia.

    4 aprile 2011, malinconia a S. Lorenzo – Foto Paola Pierantoni

    A Genova, tra musiche di tamburi assordanti, in piazza S.Lorenzo erano srotolati sulla scalinata gli striscioni del Gaslini, dell’IST, dei precari scuola Liguria e il rosa di Se non ora quando, ma i giovani erano davvero pochi.
    Presente il segretario quarantenne del Pd, immancabile sigaro.
    Ci si chiede come mai così in pochi, magari la bella giornata, piace più il mare della piazza: forse non si sarà mobilitato abbastanza e poi è una città di vecchi.
    – E’ il comitato organizzatore che ha voluto una manifestazione apartitica …
    E allora?
    – Ma i “giovani democratici” hanno aderito ugualmente.
    Meno male, però paiono presenti più i genitori dei giovani democratici e comunque non è una buona ragione per non messaggiare, per non attivare gli iscritti, i simpatizzanti via mail, visto il tema.
    Chiuso appassionatamente l’argomento e sorriso sornione.
    A pensar male… non volete che ci si metta il cappello? Allora pedalare.
    Nessuno ricorda più il fiasco dell’emendamento Tabacci presentato a fine novembre, che proponeva di destinare per quest’anno i fondi dei partiti agli stipendi dei ricercatori (Corriere della Sera del 1 dicembre 2010). A votare compatti contro 25 deputati di futuro e libertà, udc, mpa, insieme a pdl, lega e pd, mentre 20 si sono astenuti: giammai un euro dei “loro” ai precari.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 297: Concorrenza contro al Jazeera: è come desalinizzare il Mar Morto con un cucchiaio di zucchero

    Il mese scorso la segretaria di stato americana Hillary Clinton, ha dichiarato alla commissione senatoriale per gli affari esteri che i networks americani stanno perdendo nella competizione per l’informazione. “ Al-Jazeera, che vi piaccia o no è davvero efficiente, tanto è vero che, per quanto riguarda le news, l’audience di Al-Jazeera negli Stati Uniti sta aumentando perché trasmette vere news”. ”E’ probabile che non ci crediate, ma guardando Al-Jazeera ti rendi conto che stai ricevendo news 24 ore al giorno, invece di milioni di spot pubblicitari e litigi tra inconcludenti mezzibusti. Le nostre tv non forniscono informazione né a noi e né agli stranieri”, ha detto la Clinton.
    La settimana scorsa sul sito di Al Jazeera è apparso un articolo di Wadii Awawdeh, nel quale si parla dell’annuncio fatto dal presidente del Congresso dei dirigenti ebraici, Alexander Meskuvic , di creare una nuova rete Tv globale di notizie, come Al Jazeera, a supporto di Israele. Il miliardario ebreo di origine russa, il cui patrimonio, secondo fonti israeliane, ammonta a circa 3,7 miliardi di dollari, ha detto al Congresso ebraico tenutosi nei giorni scorsi negli Stati Uniti: “ogni giorno perdiamo la guerra riguardante l’immagine di Israele nell’opinione pubblica mondiale. Le ricerche delle organizzazioni ebraiche rivelano che i governi europei sono più solidali con Israele rispetto ai propri popoli. E’ necessaria una rete globale ebraica e per scongiurare il pericolo di una delegittimazione internazionale di Israele. La TV sarà lanciata in inglese, arabo, francese e spagnolo e sarà una rete privata e indipendente”.
    Ad esprimere parecchi dubbi sul successi dell’iniziativa è il direttore della Scuola di Giornalismo e Comunicazione presso l’Università di Haifa, Gabi Faymann, il quale parlando ad Al Jazeera ha ricordato il fallimento di progetti americani simili, quali la TV Al Horra e la radio Sawa. “E’ molto difficile competere con Al Jazeera – ha detto l’israeliano Faymann – e la concorrenza può venire solo dall’interno e attraverso reti arabe e non attraverso reti straniere al servizio di determinati interessi politici”.
    “Prima di creare un canale televisivo – afferma Faymann – è essenziale per Israele avere un chiaro messaggio politico. Il canale satellitare da solo non basta. Gli sforzi propagandistici di Israele nel mondo sono inutili, visto il suo cattivo comportamento politico, ed assomigliano al tentativo di desalinizzare le acque del Mare Morto con un cucchiaio di zucchero”.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 297: POLITICA – Profetico Caimano

    2006 – Da Il Caimano, di Nanni Moretti

    11 Aprile 2011 – Silvio Berlusconi fuori dal Tribunale di Milano

    (a cura di Alessandro D’Alessandro e Ferdinando Bonora)

  • OLI 297: SOCIETA’ – Il processo

    Nessuno avrebbe mai immaginato che Pietro l’Aretino avrebbe potuto scrivere con così tanto anticipo del caso Ruby. Una scoperta letteraria inattesa che apre la possibilità di una nuova interpretazione dei famosi Sonetti lussuriosi.
    Dal Libro II:
    Questo è un libro d’altro che Sonetti,
    di Capitoli, d’Egloghe o Canzone;
    qui il Sannazaro o il Bembo non compone
    né liquidi cristalli, né fioretti.
    Qui il Berlu (*) non ha madrigaletti,
    ma vi son cazzi senza discrezione,
    ecci la potta, e ‘l cul che gli ripone,
    come fanno le scatole a’ confetti.
    E qui son gente fottute sfottute,
    e di cazzi e di potte notomie,
    e nei culi molte anime perdute.
    E ognun si fotte in le più leggiadre vie,
    ch’a Ponte Sisto non sarian credute,
    infra le puttanesche gerarchie.
    Et in fin le son pazzie
    a farsi schifo di sì buoni bocconi,
    e chi non fotte ognun, Dio gli perdoni!
    * Bernia nel sonetto originale
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 297: STORIA – Per non dimenticare Sarajevo

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Giovedì 14 aprile si apre a Genova, nel loggiato del cortile minore di Palazzo Ducale, una mostra fotografica (rimarrà fino a domenica 17, nell’ambito di La Storia in piazza) con il reportage che Giorgio Bergami effettuò nella capitale della Bosnia-Erzegovina e dintorni nei giorni 1 e 2 Gennaio del 1993, per conto dell’Arci su invito dell’Onu.
    In 51 pannelli riemergono memorie di una guerra che è bene non dimenticare.
    Nel cimitero militare, una accanto all’altra sotto la neve, croci e mezzelune, tombe cristiane e tombe musulmane.
    A manifestazione conclusa, l’autore donerà tutto il materiale alla Vijećnica, la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Sarajevo, che ha perso ogni documentazione sul drammatico periodo dell’assedio.

    Per il programma de La Storia in piazza
    http://www.palazzoducale.genova.it/pdf/2011/storia_in_piazza.pdf

    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 297: CULTURA – Enzo Costa, a teatro

    Genova ha la fortuna di avere un gruppo di artisti di alto livello capace anche della dimensione dell’amicizia, della semplicità e della gratuità, così lunedì 4 aprile c’era aria di famiglia sul palco del Duse. Chissà quante altre città possiedono questo piccolo tesoro, e chissà se Genova sa fino in fondo di averlo. Forse no, perché altrimenti la sala anziché essere piena per i due terzi, lo sarebbe stata per intero, con la gente in piedi, e la coda fuori a premere per entrare.

    Il titolo dello spettacolo era “Quanto Costa!”, e ruotava intorno alle rime e agli aforismi di Enzo Costa. Chi legge La Repubblica e Oli, attraverso i “Lanternini” e il “Versante” ne conosce bene dimensione etica ed ironia, ma questa è solo una parte dei regali che ci vengono dalla “passione-ossessione di giocare con la lingua” che anima dal 1988 il nostro amico scrittore. Sul palco recitazione e musica l’hanno fatta brillare per intero, cosicché si è riso e applaudito molto in sala, e di cuore, e si è andati via segnando questa serata tra quelle da ricordare, come era stata poco tempo fa, il 27 gennaio, un’altra splendida serata “familiare”, quella del “DeScalzi’s Restaurant”, al Genovese.
    I nomi sul palco vanno detti, segnati e ricordati: Enrico Campanati, Carla Peirolero, le ragazze e ragazzi del Suq, Gian Piero Alloisio, Roberta Alloisio, Claudio Pozzani, Andrea Possa (dei Soggetti Smarriti), e gli artisti-giornalisti Giuliano Galletta (Il Secolo XIX) e Stefano Bigazzi (La Repubblica).
    In alto, dalla galleria, la voce di Enzo Costa medesimo, intenzionalmente robotica e straniante, riportava a intervalli l’emozione del pubblico dalla spensieratezza a quel di molto serio e poco allegro che sta al fondo delle sue rime.
    A testimonianza di questa dimensione, ancora sotto l’impressione della malinconica manifestazione dei precari di venerdì scorso a S. Lorenzo, scelgo la poesia “L’uomo flessibile” (da “Rime Bacate e aforismi da Banco”, Enzo Costa – Editori Riuniti, 2010) che Costa pubblicò su Cuore nel lontano 1995, quando ancora in molti – anche a sinistra, anche nel sindacato – esaltavano la modernità del lavoro flessibile e il suo gradimento da parte di giovani che in un lavoro stabile – si diceva – si sarebbero sentiti in gabbia. Sic.
    (Paola Pierantoni)

    L’uomo flessibile
    ti prego, scusami
    se son volubile
    e dall’umore
    piuttosto instabile
    per cui risulto
    così fuggevole
    che sfioro il limite
    dell’ineffabile.
    Scusami tanto
    se son mutevole
    se ho questo fisico
    ipersnodabile
    per niente rigido
    ma ultraflessibile
    ben più che duttile
    direi plasmabile.
    Scusa se oscillo
    a mo’ di pendolo
    se mai sto fermo
    ma sempre vagolo
    se uso solo
    le sedie a dondolo
    e se di notte
    sono nottambulo
    giammai riposo
    bensì deambulo
    se sembro in preda
    ad un delirio
    di chiaro stampo
    psicomotorio
    giacché il mio scopo,
    quello primario,
    è deragliare
    da ogni binario.
    sarò ridicolo
    ma avrò un salario
    ecco il miracolo:
    sono precario.
    Enzo Costa, da Cuore 1995
  • OLI 297: LETTERE – Amt, il video erutta sulla testa dei viaggiatori

    Sabato scorso sono salita a Sestri Ponente sul bus n. 1 diretta a Caricamento e durante il viaggio sono stata intrattenuta da un video collocato sulla parete posteriore della cabina di guida.
    Ho pensato: “Anche qui!”. Già molti luoghi sono invasi da video pulsanti e fastidiosa musica di sottofondo. Su quel video si alternavano slide, tavole a colori, obiettivi, sistemi, incuriosita ho continuato a guardare e ho capito che si trattava di progetti riguardanti la Genova del futuro.
    In effetti sotto le immagini scorrevano parole come: inserimento a livello Europeo, attenzione al territorio, città che guarda al futuro, città compatta, città vivibile, progetti di quartiere.
    Era molto difficile, in quella condizione, districarsi e capire le molte informazioni che eruttavano dal video sui viaggiatori del bus. E’ noto, a chi li frequenta abitualmente, che i bus cittadini non sono il massimo del confort sia per il massiccio numero di viaggiatori che per il traffico convulso
    Due ragazzini, generazione abituata a interagire con i moderni mezzi multimediali, hanno provato a toccare il video, forse pensando ad un videogioco, ma lui (il video) incurante alle loro sollecitazioni ha continuato a emettere le immagini previste.
    Mi sono interrogata sull’efficacia e sul costo di questo genere di iniziative, la perplessità mi ha accompagnato al capolinea.
    Come cittadina sono contrariata da questo tipo di informazioni che non “informano” ed hanno piuttosto l’aria di metodi pubblicitari. Vorrei invece avere risposte alle molte domande e denunce che, come cittadini, abbiamo posto all’amministrazione cittadina, rimanendo inascoltati, sui problemi relativi al traffico pesante che giornalmente si riversa sulle strade del nostro quartiere ( http://nuke.amicidelchiaravagna.it/Tematiche/ProblematicheViaBorzoli/VieBorzolieChiaravagna/tabid/181/Default.aspx )
    Proprio i giornali di questi giorni indicano un forte aumento del traffico pesante a Genova e un peggioramento probabile nei prossimi anni in concomitanza con lo sviluppo dei traffici del porto.
    Ci auguriamo quindi un rapporto più autentico e chiaro con l’Amministrazione.
    (Luisa Campagna)