Categoria: OLI 282

  • OLI 282: VERSANTE LIGURE – NUNTIO VOBIS CLAUDIUM MAGNUM

    Sei con l’acqua alla gola?
    Questa crisi ti spela?
    Fra i depressi sei in fila?
    Ogni sogno rincula?
    Per te c’è un colpo d’ala:
    è tornato Scajola.
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA 
  • OLI 282: ILVA – L’intensa giornata di Claudio Burlando

     Burlando, 25/4/10

    Lunedì 13 dicembre 2010 visita di Claudio Burlando all’Ilva di Genova.
    E’ stato ricevuto, nel seguente ordine, da Emilio Riva e figlio per una “colazione”, il pranzo un tempo si definiva così. In seguito dalla RSU. E in fine da un gruppo di lavoratori – leggasi comitato – che nel mese di novembre ha condiviso con la stampa locale preoccupazioni sul futuro dello stabilimento siderurgico.
    Giornata intensa quella del presidente della regione, accompagnato nella vista da un collaboratore e da una collaboratrice. Anche perché l’attacco dei 112 aderenti al comitato era assai puntuale e sollevava domande precise su futuro di aree, lavoro e fabbrica.
    Giornata intensa poiché il presidente Burlando pareva avesse come obbiettivo quello di essere rassicurato sul lavoro svolto. Politicamente parlando.
    Giornata nella quale il solco tra sindacati e comitato di cento dei lavoratori rientrati dagli enti pubblici si è fatto più profondo vista l’agenda del presidente e la distanza ormai certificata tra i due gruppi. Ma nei due mesi trascorsi, purtroppo, non è stato possibile fissare un’assemblea sindacale di tutti i lavoratori, strumento assai utile per sciogliere i nodi che man mano venivano al pettine.
    Giornata inutile quella del presidente Burlando che occasioni di ascolto ne avrebbe potuto creare a dozzine nei cinque anni trascorsi e che si ritrova adesso a ricevere piccoli insiemi ognuno con le proprie verità.
    Vero sarà infatti che il gruppo Riva ha intenzione di far ripartire ad aprile il quarto altoforno a Taranto, con conseguente incremento di attività produttive sullo stabilimento genovese.
    Vera sarà la garanzia di salario – verificabile nei prossimi mesi – dei lavoratori rientrati dopo la loro attività in comune e provincia.
    Vera la preoccupazione di chi – dichiarato “esubero temporaneo” – fatica a scorgere un futuro.
    L’idea politica che è mancata a Burlando oggi – sono passate le stagioni elettorali di Maestrale – era quella di ricevere proprietà, RSU e comitato tutti insieme, pacatamente. Magari in una pubblica assemblea. Mettendo in condizione ogni gruppo di confrontare il proprio punto di vista. Valorizzando lo sguardo di ognuno. E fare sintesi.
    Perché di temi in agenda ce ne sono parecchi, disposti a ventaglio a partire da tutte le aree di Cornigliano per arrivare a centrale elettrica, amianto e mobilità.
    Scoraggiante, come delegata Fiom, è stato dover richiamare l’attenzione del presidente Burlando, che messaggiava sul suo cellulare mentre, in RSU gli esponevo il mio punto di vista.
    Mi chiedo se ha fatto la stessa cosa durante la colazione con la proprietà.

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 282: LIGURIA – Affari di mare

    Con il racconto di onde alte tredici metri e vento a cento chilometri l’ora e l’avvenuto salvataggio si conclude l’avventura dei ventuno uomini della Jolly Amaranto, nave della flotta Messina con i motori in avaria da sabato 13 nel mare in tempesta davanti all’Egitto.
    L’armatore ci tiene a sottolineare di essere contento per il suo equipaggio, tutto in salvo. Un atteggiamento propagandato con sollecitudine sui media, foto di Ignazio e di Stefano, in apprensione nei loro uffici.
    “M’interessano i miei, del carico non m’importa” si dichiara sui giornali. E l’attenzione è così scivolata via, in sordina, sul carico, peraltro coperto da assicurazione e che di certo – si sostiene – non può provocare un disastro ambientale. Si tratta di vernici, resine, inchiostro; ma anche pitture speciali, sostanze chimiche e farmaceutiche, lacche, liquidi corrosivi.
    Dopo l’attracco al porto di Alessandria d’Egitto l’armatore fa la conta dei danni, almeno venti container persi, lamenta; non una parola di preoccupazione sul “genere” di merce dispersa.
    “Sono prodotti che ricadono nella categoria Imco3, controllati dalla Capitaneria di porto di Genova” spiega sbrigativamente.
    Ovvero?
    Nel sito http://www.egyshipping.com/resources/dgt.html si presentano varie classi di “Dangerous Good Transportation”: la 3 è quella dei liquidi altamente infiammabili per il trasporto, non certo profumi e bombon per Natale: un carico “speciale” ad alto rischio d’inquinamento se finisse in mare, com’è successo.
    Ma che importa? Non è davanti alle nostre coste. Stavolta.
    Dieci anni fa un’altra nave della flotta, la Jolly Rosso, si spiaggiò in Calabria con i suoi container e vi fu un’inchiesta archiviata per sospetto trasporto di rifiuti tossici.
    Per i loro ghiotti carichi finirono nel mirino dei pirati la Jolly Smeraldo e la Jolly Marrone e allora la società armatrice protestò per la mancanza di scorta, più volte invocata, alle sue navi, che spesso hanno come destinazione il continente africano: non solo meta di business, ma nota e inerme pattumiera del mondo.
    Soltanto una volta i Messina ufficializzarono la natura dei loro trasporti, quando nel 1988 la Jolly Rosso arrivò dal Libano con rifiuti tossici che “alcune aziende italiane senza scrupoli – si legge nel memoriale della nave dei veleni M/T Rosso, stilato dalla Linea Messina – avevano smaltito in Libano e in Paesi del Terzo Mondo”. Mai e poi mai la società si presta a simili trasporti, avvenne in quell’unica occasione, anzi la motonave venne poi ampiamente bonificata per procedere al trasporto di generi alimentari.
    Ce ne fossero di imprenditori così che a Genova portano lavoro.
    Per lavorare la Culmv non snobba i rifiuti speciali, si adatta a chiedere garanzie,vedi il prossimo imbarco delle big bags della bonifica dell’ex area industriale di Pioltello, Milano, in partenza per la Spagna (ancora ignoto l’armatore).
    In Italia ci sono cantieri navali, ma i Messina si fanno costruire le navi in Corea, a prezzi più convenienti, per carità, e protestano se gli si contesta la situazione di privilegio che hanno da decenni sui moli: non vorrebbero gare d’appalto, libera concorrenza.
    Perciò hanno contribuito a mandare in galera il presidente dell’Autorità Portuale Novi, prosciolto poi in giudizio e i Messina risponderanno per diffamazione.
    Persone discrete, che investono nell’edilizia, abbondantemente e sommessamente.
    Peccato essere finiti nei giorni scorsi sui giornali, persino nell’Amaca di Michele Serra su Repubblica: le due figlie eredi non sono state ammesse allo Yacht Club, rifiutate nel segreto dell’urna, forse per solidarietà all’ex presidente Novi (dell’Autorità portuale e per dieci anni dello Y.C.I.).
    Pare diranno addio al prestigioso club, portandosi via le loro nuovissime imbarcazioni, le più grandi ancorate lì, salutando i Moratti, gli Agnelli e i Tronchetti Provera.
    Che dispiacere, davvero un triste Natale.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 282: TRASPORTI – AMT versus BVG: terrestri contro alieni

    Aeroporto internazionale di Berlino. Ritrovandosi in albergo (distante 12 km) a disfare la valigia esattamente quaranta minuti dopo essere uscita dall’aeromobile, la viaggiatrice prova la sensazione di essere atterrata su un pianeta alieno, visto che per compiere l’impresa ha utilizzato la rete pubblica (BVG), e che nei quaranta minuti sono inclusi il recupero del bagaglio, la canonica visita alla toilette, il guardarsi un attimo in giro, e l’acquisto del biglietto (2,1 €). Poi, la nostra nota altri dettagli. Ad esempio agli incroci non ci sono vigili che si sbracciano. E in effetti, pensa, che ci starebbero a fare? In questa città così grande c’è un bel silenzio, poche macchine, niente ingorghi.

    Di berlinesi in giro c’è pieno, con aggiunta di turisti, solo che stanno sugli autobus, in metropolitana, o a piedi. Tanto sanno che possono andare dove vogliono e tornare quando vogliono coi mezzi pubblici.
    Ecco spiegate le signore che vanno all’Opera armate di sacchetti di plastica: dato che non si fanno depositare sulla soglia dalle automobili, se ne arrivano e se ne partono con calzature da neve e, senza imbarazzi, indossano le scarpette eleganti nel foyer.
    Troppo impietoso e ingiusto un paragone con AMT? Vediamo.
    A Berlino il biglietto singolo costa quasi il doppio (2.1 €) del nostro. Ma presto noi arriveremo a 1.50, e in caso di integrazione con la ferrovia, a 1.80. A quel punto dal super integrato biglietto berlinese ci separerebbe solo una differenza del 14,3 %, che potrebbe scendere ulteriormente se si tiene conto della validità, che a Berlino è di 120 minuti a Berlino.
    Senz’altro più sensibile il divario di costo dell’abbonamento annuale ordinario: 612 euro berlinesi, contro i (previsti) 392 di AMT, ma l’utilizzo medio di mezzi pubblici a Berlino supera ampiamente il nostro. Infatti qui gioca la siderale distanza qualitativa del servizio: lì si va ovunque a qualunque ora con tempi massimi di attesa che vanno dai 3/4 minuti delle ore di punta, ai 15 della mezzanotte, fino a mezz’ora da notte fonda a nuovo giorno.

    Il fatto è che ci avviciniamo all’Europa sul piano delle tariffe, ma ce ne allontaniamo per qualità del servizio: infatti all’orizzonte ci sono tagli alle corse di autobus e treni. Forse, nell’emergenza, è una misura indispensabile. Solo che così non funziona e non funzionerà mai. Che il servizio pubblico sia tale da essere usato da tutti, e non solo dai poveracci, non è un lusso da ricchi, ma l’unica condizione per modificare davvero la vita in una città, e per avere un equilibrio di bilancio.
    Marta Vincenzi (Il Secolo XIX, 25/11) addossa la colpa a Tremonti, ma ammette che la privatizzazione di AMT “Non è servita a garantire gli obiettivi che si era posta. Miglioramento del servizio, razionalizzazione delle linee, manutenzione dei mezzi più efficace”. Motivo? “E’ mancata la riorganizzazione dei bacini di utenza”. Forse c’è un eccesso di sintesi nell’articolo, ma vorremmo capire meglio questa situazione AMT “Che ci sta scappando di mano” (Margini, Il Secolo XIX, 14/12), e in cui divisioni e liti attraversano tutti i soggetti coinvolti (idem).
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 282: CULTURA – La notte più lunga dell’anno

    David Grossman racconta di quando, il 21 dicembre di molti anni fa, mettendo a letto suo figlio Yonathan, di tre anni, gli disse che quella sarebbe stata la notte più lunga dell’anno. Solo un’informazione curiosa per l’autore, ma di impatto enorme per il bambino che il giorno dopo mostrò grande sollievo per la fine di quel lungo buio.
    Al salone del Maggior Consiglio lunedì 13 dicembre 2010 David Grossman racconta di favole e paure alla grandissima platea. Spiegando quella dimensione incantata che si interpone tra giorno e notte e che permette a chi vuol essere genitore di cogliere la magia della narrazione di una favola al proprio bambino. E’ il momento in cui il bimbo non deve mettere in ordine, rispondere alle regole, fare questo o quello, ma andare in un posto altro e godere di fantasia e immaginazione. Occasione unica per genitori e figli. L’autore mette a fuoco le ombre che nel chiaroscuro della stanza scivolano sugli oggetti trasformandoli agli occhi dei bambini in mostri, e narra delle voci distanti e ovattate che provengono dalle alte stanze. Racconta delle paure dei bambini e reclama per loro la massima attenzione. Nel Talmud si racconta che quando il primo uomo vide il sole che tramontava divenne isterico, pensò che quella fosse la punizione all’oscurità voluta per lui da dio perché aveva mancato in qualcosa. Solo nei giorni successivi comprese che il tramonto faceva parte del ciclo della vita.
    Il bambino è come quell’uomo primordiale. Quando gli viene detto “papà domani vola in America”, non capisce, cerca di immaginarne le ali, il bambino è come un emigrante nel nostro mondo. Per questo l’universo dei bambini va preservato dalla brutalità. Non si può raccontare ai bambini qualsiasi orrore.
    Si ha la percezione che la notte più lunga, nell’incontro di Grossman con i genovesi, sia anche quella tra palestinesi e israeliani, votati alla guerra perché incapaci di immaginare la pace. E per questo condannati a sopravvivere e basta. Quando vengo in Europa – racconta l’autore – respiro a pieni polmoni. Quando sono in Israele respiro a metà. Sono sempre all’erta.
    Dalla letteratura per l’infanzia a quella per adulti si passa in batter di ciglia e nell’incontro, come per magia, si è trasportati nella narrazione del suo ultimo romanzo, dove guerra e destino del figlio al fronte spingono una madre alla fuga dalla propria la casa. La donna infatti scappa dall’unico luogo nel quale le può essere recapitata l’eventuale notizia della morte del giovane. E in questo viaggio i ricordi narrati ad un amico ripercorrono gli istanti di vita del figlio, fin dalla prima poppata e dai primi passi, dando voce alla fatica di forgiare un essere umano. Dando corpo alla facilità assurda con la quale un essere umano possa soccombere per la guerra.

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 282: SOCIETA’ – Buon Compleanno, Italia Nostra!

    La sezione genovese di Italia Nostra, nata nel 1960, compie 50 anni. Auguri!
    Il compleanno è stato festeggiato sabato scorso alla Biblioteca Berio, in una gremita sala dei Chierici, con la partecipazione di Alessandra Mottola Molfino, presidente nazionale, e dei responsabili locale e regionale, Alberto Beniscelli e Roberto Cuneo. Giovanna Rotondi Terminiello, già soprintendente per i Beni artistici e storici della Liguria nonché figlia di quel Pasquale Rotondi cui la nazione deve molto per la salvezza dei propri capolavori durante la seconda Guerra mondiale, ha espresso grande stima e affetto in una dissertazione sul tema “I Beni culturali per l’Italia”.
    La benemerita associazione aveva visto la luce a Roma nel 1955, creata da uomini di lettere, artisti, storici, critici d’arte, architetti e urbanisti che si unirono a difesa del patrimonio culturale e delle bellezze naturali sempre più minacciate, con un largo seguito di iscritti via via più numerosi. All’inizio fu una specifica azione per contrastare e sventare uno dei tanti scempi urbanistici nella Capitale, da cui prese il via un’attività di attento monitoraggio, conoscenza e salvaguardia che continua tuttora sull’intero territorio italiano.

    La stessa Biblioteca Berio ospita nella Sala lignea, fino a sabato 18 dicembre, un’esposizione di documenti, ritagli di giornali, manifesti, fotografie, pubblicazioni e altri materiali che testimoniano il mezzo secolo di attività di Italia Nostra in Liguria, tra battaglie vinte e sconfitte, ma in ogni caso producendo aumento di consapevolezza e partecipazione tra i cittadini.
    Una mostra “povera”, visitabile ogni giorno dalle 15,30 alle 18,30, messa su grazie al volontariato e con pochi mezzi, senza effetti speciali ma non per questo meno degna di essere visitata di tante altre. In una ventina di bacheche è presentata una rassegna di argomenti che non riguardano solo gli addetti ai lavori ma toccano tutta la società.
    Lo stesso ex Seminario arcivescovile, che oggi ospita la Berio, sarebbe stato distrutto e sostituito da un grattacielo ben più redditizio per la Curia che aveva intrapreso l’operazione, se Cesare Fera, Bruno Gabrielli e altri di Italia Nostra non si fossero messi in gioco investendo tempo, energie e competenze. Così per molte altre vicende, come ad esempio lo smisurato Cono di Portman che sarebbe dovuto sorgere al centro del porto antico ed è fortunatamente rimasto sulla carta, o il Palazzo dei Pagliacci a Sampierdarena, testimonianza di un bel liberty di primo Novecento destinata alla demolizione e invece salvata. Oppure, una decina d’anni fa, il mantenimento a liberi usi pubblici della Loggia di Banchi, in sinergia con altre associazioni coordinate nel Forum dei cittadini e delle associazioni del Centro storico.
    Più in generale, non si oppongono solo dinieghi ma soprattutto si propongono alternative concrete e ben argomentate alle attuali prassi in tema di mobilità dei cittadini e delle merci, gestione dei rifiuti, arredo urbano e via dicendo.

    Di fronte a tanto impegno civile, monta però una certa amarezza considerando quanto sta accadendo negli ultimi anni, con la ripresa alla grande del saccheggio del territorio e degli sfregi a quanto ereditato da chi ci ha preceduto. Come se anni di lotte non fossero serviti a nulla. Anzi, rispetto a mezzo secolo fa la situazione è ancor più grave: se un tempo poteva esserci almeno la scusa dell’ignoranza, oggi la speculazione procede arrogantemente tra mistificazioni e manipolazioni della verità, con normative compiacenti e incurante della crescita culturale e delle sensibilità sviluppatesi grazie anche a Italia Nostra e ad altre analoghe realtà. Sarà opportuno che tutta la società non stia a guardare ma riprenda la battaglia, in prima linea al fianco di Italia Nostra.
    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 282: INFORMAZIONE – Il Secolo XIX e l’insostenibile leggerezza di Internet

    L’articolo su ilsecoloxix.it ingloba due filmati, che sono però stati rimossi dall’utente di Youtube accusato di aver ripreso le sue malefatte per metterle in onda e farsi bello coi compagni. Se ne accorge anche un lettore, che commenta “MrGiacomo1997 ha prontamente rimosso i video; non è che qualcuno li ha preventivamente salvati?”. Elementare, Watson.
    Prima dell’avvento di internet, si usava dire “non sai fare un piffero”, oggi protremmo sostituirlo con la sua versione più moderna “non sai fare un link”. Il Secolo XIX casca nella trappola del nuovo web, quello dove la gestione dei contenuti è affidata in modo autonomo agli autori. Forse, abituati ad un lavoro di redazione inquadrato in regole tradizionali e rigide, è sfuggito all’articolista che i video su Youtube possono essere anche rimossi: necessita una copia locale, personale, per documentare quello che si asserisce. Per riportare il discorso sul tradizionale, è un po’ come se, recandosi in un luogo per fare un servizio, ci si dimenticasse di fare le fotografie: “l’asfalto ha le buche”, “il muro stava per crollare”, il giorno dopo sono notizie che senza foto potrebbe essere difficile documentare. E adesso, il buon MrGiacomo1997 che farà? Forte della mancanza della prova, chiederà al Secolo XIX una rettifica? Potrebbero negargliela? Certo, Santo Google potrebbe resuscitare il video incriminato, se però la cosa fosse richiesta da un magistrato. Google, si sa, fa sul serio, conserva tutto.
    http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2010/12/12/AM4xRBQE-vandalismi_esibiti_youtube.shtml
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 282: COSTITUZIONE ITALIANA – Il maestro Barenboim legge l’art. 9 della Costituzione

    7 dicembre 2010, prima della Scala. Il maestro Daniel Barenboim, prima di iniziare a dirigere la «Valchiria» di Wagner, legge l’articolo 9 della Costituzione italiana

    Analoghi concetti (ma senza leggere la Costituzione) erano stati espressi in più occasioni anche da Zubin Mehta, a Firenze, Mantova e Genova.

    (a cura di Aglaja)

  • OLI 282: PAROLE DEGLI OCCHI – Clonazioni, da Dolly a Berlusconi

    Foto di Giorgio Bergami ©

    All’incirca da un quindicennio, da Pecora Dolly a Berlusconi Silvio, la clonazione sta procedendo tra fallimenti, successi e casi al limite dell’incredibile.
    Giorni fa, l’8 dicembre, su Rai3 Fuori Tg ha trattato l’argomento, con servizi e qualificati ospiti in studio che hanno ragionato circa l’affidabilità e bontà delle carni clonate.
    Perplessità continuano a serpeggiare, per una pratica che va comunque contro la natura delle cose.
    Anche l’ultima clonazione del governo Berlusconi, che è riuscito a riprodurre se stesso mediante spericolate alchimie parlamentari, lascia gran parte degli italiani (e anche di molti stranieri) nello sconcerto e ancor più nel disgusto.