Categoria: OLI 279
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OLI 279: VERSANTE LIGURE – VIENI VIA DA LUI
A dir la verità,a rischi tu ti esponi:avrai malignità,gravi diffamazioniminacce a volontà,con quadri astrali buoni.Sennò, peggio ti andrà:un mobbing da Maroni.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA -
OLI 279: UNIVERSITA’ – La borsa e la vita
Il bando in università è uscito a fine settembre. Scadenza metà ottobre.
La facoltà è nel nord Italia, lontana da Genova, “ma cosa importa” pensa Ester “di questi tempi una borsa da 17.000 euro lordi annui, è grasso che cola…”
Ester sa che questo concorso non è propriamente rivolto a lei.
Ne viene a conoscenza perché il candidato, sul quale il bando è stato cucito come un vestito di Caraceni, gliene parla. E lo fa con naturalezza.
In verità lui non sa se abbracciare l’occasione che gli viene offerta dall’università, quindi informa Ester, qualora lui decidesse di non presentarsi alla selezione per la borsa.
E’ un ragazzo magnanimo e solidale.
A complicare la vicenda si frappone la volontà di Ester di partecipare al concorso comunque.
Quella materia è anche la sua materia, la conosce e decide di preparasi.
Le domande per il bando diventano due, di cui una assai sgradita.
Le pressioni si sprecano. Primo fra tutti il candidato prescelto che la chiama e le suggerisce vivamente di lasciar perdere. Pena l’esclusione certa da future eventuali collaborazioni con l’ateneo. Poi i professori che, a vario titolo, le fanno capire che non è cosa. E che quella borsa non è sua.
Ma Ester è testarda.
L’ultima pressione le viene rivolta di persona, il giorno del concorso, dalla ricercatrice dell’università, che le chiede in privato se poi, alla fine, ha davvero deciso di presentarsi davanti alla commissione, e si irrigidisce alla risposta.
La commissione d’altronde dedicherà alla candidata appena quattro minuti.
Nemmeno il tempo utilizzato da Ester per comprare il biglietto del treno che l’ha portata davanti a loro.
Pochi giorni dopo, un avvocato suggerisce Ester di non procedere per vie legali e di non raccontare questa storia perché rischia la querela. Mentre un professore le ricorda che “così è la vita”.
Ha confortato Ester l’uscita di una fotonotizia apparsa il 12 novembre 2010 a firma Marco Fiolini nell’inserto del venerdì di Repubblica dal titolo “Scommettiamo chi vince il concorso?” nella quale si scrive di blog che anticipano i nomi dei candidati che si aggiudicheranno i posti in università. “Le soffiate vincenti si aggirano attorno al 95%”, scrive il giornalista.
Così è la vita. E’ ancora permesso immaginarne una diversa?
(Giovanna Profumo) -
OLI 279: GASTRONOMIA – Ministro da tartufi
Murisengo, piccolo borgo in Valcerrina, Casale Monferrato, domenica 14 novembre. Il centro storico è un fiorire di bancarelle di leccornie locali, dal formaggio al vino. Tanti passanti curiosi. Intorno aleggia un certo profumo, non per tutti piacevole: arriva dal palatartufo.
Agli stand tanti cacciatori-tartufai, dall’aria mite e furba al contempo, che elogiano il loro bottino, offrendo “affari d’oro”. Al limite del paese si forma ad un tratto un grande ingorgo, è l’ora di pranzo e qualcuno comincia a sbuffare, a suonare il clacson, ormai tutte le strade sono bloccate. Un nugolo di volontari della Protezione Civile dirige il traffico. La Protezione Civile, non la Polizia Municipale. Che cosa è successo? Nessuna catastrofe: il ministro Bondi sta per arrivare, è atteso al ristorante e i volontari si stanno prodigando affinché il Ministro arrivi puntuale a pranzo.
(Bianca Vergati) -
OLI 279: CULTURA – Venere, Marte & Bondi
A questo punto – dopo i lazzi dei comici e la cospicua serie di articoli comparsi a stampa e on line in Italia e all’estero, a partire da quello di Carlo Alberto Bucci su La Repubblica dello scorso 18 novembre – il ministro Bondi dovrebbe avere un sussulto di dignità e, senza aspettare l’imminente mozione parlamentare a suo sfavore, rassegnare finalmente le dimissioni. Non tanto per il crollo di Pompei, di cui continua a proclamarsi innocente e di cui in effetti non è colpevole, pur essendone responsabile in quanto titolare del dicastero. Ben più grave della rovina della Domus gladiatorum è l’uso disinvolto e protratto nel tempo del nostro patrimonio culturale per arredare di volta in volta sedi istituzionali o padiglioni per incontri internazionali, sottoponendolo a spericolati lifting.
Questa è la vera indecenza: che il ministro per i Beni e le attività culturali continui ad avallare i capricci del premier e del suo architetto prediletto Mario Catalano, che considerano i musei non come pubblici luoghi di educazione, crescita civile e benessere collettivo, ma come magazzini di antiquariato di lusso da cui prelevare a piacimento pezzi con cui far bella figura con gli ospiti o per il proprio godimento. Per giunta, se il tempo edace ha deteriorato nei secoli qualche opera, la si rimette a nuovo in barba a ogni criterio di restauro contemporaneo, incuranti dell’indignazione degli addetti ai lavori. Del resto, tale approccio non riflette l’atteggiamento che Berlusconi e altri vecchi hanno nei confronti del proprio corpo, grottescamente modificato e imbellettato nel patetico tentativo di annullare i segni degli anni?
Se a parziale giustificazione del recente trasferimento a Palazzo Chigi di antiche sculture romane dal Museo delle Terme ci poteva essere la prospettiva altrimenti di un loro ricovero in deposito durante la ristrutturazione del museo, del tutto inaccettabile resta il “restauro” di Venere e Marte, che al prezzo di 70 mila euro ha rifatto mani e membro perduti, esponendoci al sarcasmo internazionale.
Non è un caso isolato, ma l’ultimo atto di una lunga serie. Non dimentichiamoci, ad esempio, dell’hollywoodiano-disneyano padiglione approntato da Catalano per il vertice Nato a Pratica di Mare nel 2002, arredato con una ventina di capolavori sottratti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. O del vistoso orologio dorato conservato nella sala del trono del Palazzo Reale di Genova, di cui Berlusconi si innamorò all’epoca dello sciagurato G8 del 2001, disponendone il trasferimento a Palazzo Chigi. Sarebbe ancora a Roma, se con abile mossa il direttore del museo, intervistato allo scoppio del caso, non avesse dichiarato candidamente che il pezzo era stato soltanto prestato alla Capitale per un brevissimo periodo, costringendo alla restituzione.
Ministro Bondi, se nei confronti dei beni culturali questo continua ad essere l’indirizzo del governo di cui lei è membro e che lei continua a sostenere, per favore si dimetta. Farà cosa gradita innanzitutto alla stragrande maggioranza di coloro che lavorano – a ogni livello – nel ministero da lei presieduto e poi alla gran parte di tutti noi cittadini italiani. Grazie.http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/19/news/la_polemica_statue-9273266/index.html?ref=search
Vedi anche l’intervento di Fulvio Cervini su MicroMega on line:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/don-abbondi-e-il-tracollo-dei-beni-culturali-italiani/(Ferdinando Bonora)
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OLI 279: TELEVISIONE – Le liste delle donne
L’immagine delle donne in Italia, e la loro concreta condizione, attraversano tempi bui dalle nostre parti. Gli elenchi che Emma Bonino, Susanna Camusso, Arabella Soroldoni hanno scritto per “Vieni via con me” (quello di Arabella è stato letto da Laura Morante) sono la voce delle donne che incultura e sfruttamento tentano di cancellare.

Molti ieri li avranno sentiti questi elenchi, e in ogni caso tutti sanno andare a cercarseli su You Tube. Però li proponiamo anche qui, su OLI, per dire che sono un antidoto formidabile ai nostri veleni quotidiani.
http://www.youtube.com/watch?v=vsdyLCzXcgU
(Paola Pierantoni) -
OLI 279: SOCIETA’ – Papi, preservativi, prostituti e persone
Sulla novità di Papa Ratzinger in merito all’uso del preservativo ( … quando una prostituta utilizza un profilattico, questo può essere il primo passo verso una moralizzazione … ) Marco Tosatti (La Stampa on line, 20 novembre) esprime cautela, osservando che Ratzinger “è un teologo di lungo corso e finissimo, sa bene di muoversi nei binari della più stretta ortodossia e della tradizione cattolica … la posizione da lui espressa sull’uso del preservativo fa colpo ma non è una rivoluzione”.
Luigi Accattoli, noto vaticanista, ricostruisce sul Corriere della Sera on line del 21 novembre, la storia che sta alle spalle di questa “apertura”, elencando le considerazioni che diversi esponenti ecclesiastici (Martini, Tettamanzi, Cottier, Juan Antonio Martinez Comino) hanno espresso negli ultimi dieci anni, tracciando una via per individuare una limitata casistica di “uso legittimo” del preservativo.
Il primo, irritato pensiero è: possibile che la Chiesa non riesca a parlare di donne senza infilarle nelle categorie della sposa, della santa, della madre e della prostituta?
Poi però ecco la smentita: Ratzinger in realtà ha parlato di prostituto, al maschile. E’ stato il traduttore italiano a sbagliare, al contrario dei suoi colleghi inglese (male prostitute) e francese (homme prostitué): incredibile la forza degli stereotipi nel nostro senso comune!
Ma perché il Papa è andato a prendere il caso più raro del prostituto maschile? E’ sempre Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera del 22 novembre a fare una interessante disanima della questione: si è forse trattato di un atteggiamento colto e anticonformista? Oppure è che in un rapporto omosessuale non è implicata la procreazione? Forse, ma allora come la mettiamo con un prostituto maschio che ha rapporto con una donna? Anche in questo caso c’è di mezzo una possibile procreazione…
Il Vaticano taglia corto: “Non c’è differenza, si tratta in ambedue i casi di un uso del profilattico finalizzato a contenere il rischio dell’infezione, in un rapporto sessuale comunque «disordinato»” .
Tra prostituti e prostitute chi è tagliato fuori sono le persone. La loro voce si fa strada su Radio3 (“Tutta la città ne parla”, 22 novembre (*)) . Viene intervistato Stefano Aliotta, responsabile dei progetti contro l’Aids della ong COPSE in Swatziland , un paese in cui il 25% delle persone dai 15 ai 50 anni, e il 42% delle donne incinte, è colpito da AIDS. Alla domanda su quanto peso abbia, concretamente, la voce della chiesa sui comportamenti delle persone, Aliotta dice che l’impatto è molto forte e mette in difficoltà anche la campagna per l’uso dei preservativi condotta dal governo, che tenta di distribuirli gratuitamente almeno nelle zone più accessibili. “Molte persone seguono le indicazioni della Chiesa. Il ruolo della chiesa è negativo. Abbiamo problemi. Le persone pensano che per guarire bisogna comportarsi bene, pregare, piuttosto che mettersi il preservativo (…) usarlo, dicono, signfica che il mio sesso è cattivo, è sbagliato”. Disordinato, appunto.
(*) http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-8031e014-c52e-4f02-8ffd-3b2c1e9e7996.html?refresh_ce
(Paola Pierantoni) -
OLI 279: IMMIGRAZIONE – Il permesso che vorrei
La settimana scorsa ha visto la realizzazione in numerose città italiane di iniziative di solidarietà con i migranti di Brescia e contro il lavoro nero dei migranti a Genova CGIL e ARCI hanno organizzato un presidio davanti alla prefettura giovedì scorso ed una delegazione ha incontrato il prefetto. Pare che la mobilitazione abbia avuto qualche risultato: il governo ha accettato venerdì scorso due ordini del giorno, uno firmato da deputati del centro sinistra e l’altro da deputati del centro destra, che chiedono di estendere la regolarizzazione anche ai lavoratori non domestici. Negli ordini del giorno accettati dal governo si chiede inoltre di estendere la durata del permesso per ricerca di lavoro (oggi è di appena sei mesi), per evitare che chi ha perso il posto a causa della crisi economica diventi irregolare e soggetto all’espulsione. I deputati del Pdl hanno chiesto inoltre al governo di rispettare i tempi per i rinnovi dei permessi di soggiorno, mentre il Pd ha chiesto di convocare un tavolo istituzionale sul tema delle truffe a danno degli immigrati e prevedere una normativa in tempi brevi che permetta a questi stranieri di denunciare la truffa subita senza il pericolo di essere espulsi dal territorio italiano.
Provvedimenti che se vengono realizzati migliorerebbero la situazione ma non bastano a risolvere i problemi della clandestinità e del lavoro nero. La Camera del Lavoro di Genova chiedeva infatti la regolarizzazione permanente (non dopo 5/6 anni di lavoro nero) dei lavoratori di tutti i settori lavorativi che dimostrano la sussistenza di un rapporto di lavoro; e, quando il datore di lavoro si oppone alla regolarizzazione, di rilasciare il permesso di soggiorno a chi denuncia e dimostra di essere impiegato in nero. Per la CGIL di Genova la lotta alla clandestinità va affrontata a monte, favorendo gli ingressi regolari attraverso quote flussi corrispondenti al vero fabbisogno del paese ed attraverso l’introduzione del permesso di soggiorno per ricerca lavoro ed il ripristino dell’ingresso per sponsor. Per evitare che chi è già regolare venga ricacciato nella clandestinità, viene richiesto di consolidarne la situazione attraverso l’abolizione del contratto di soggiorno e lo scioglimento di ogni legame tra durata di contratto di lavoro e durata del permesso di soggiorno.
In questa fase di dura crisi e con un governo insensibile alle tematiche dell’immigrazione, la CGIL propone la sospensione di questa norma o almeno il prolungamento da 6 a 12 dei mesi di disoccupazione. L’obiettivo però è l’abolizione del contratto di soggiorno che facilmente porta all’espulsione anche di chi è regolare in Italia da venti anni dopo 6 mesi di disoccupazione.
Il consolidamento della situazione dei regolari potrebbe avvenire facilitando e semplificando il rilascio del permesso CE (ex carta di soggiorno) a tempo indeterminato a tutti gli immigrati che ne hanno diritto, adottando interpretazioni meno restrittive e riformando la legge sulla cittadinanza: la più arretrata d’Europa ed applicata in modo molto restrittivo. -
OLI 279 – AMBIENTE: Acqua in tavola: l’arsenico è servito
“La Laura di Petrarca morta per un bicchiere all’arsenico!”: forse messa in questo modo, la notizia che ci apprestiamo ad analizzare avrebbe potuto meritare la prima pagina che le è stata negata, addirittura completamente ignorata da Il Secolo XIX. Si parla della parziale negazione della UE all’ennesima richiesta di deroga per l’inquinamento di alcune fonti di acqua potabile in ben cinque regioni italiane, con un parco utenza di 250mila persone in 128 comuni. Da alcuni anni la UE tiene sotto controllo le nostre acque, che risultano essere inquinate non solo per l’attività antropica, ma anche per la presenza di vulcani. Nel caso in questione, è l’arsenico, di origine naturale, ad essere ben cinque volte superiore al normale, dai 10 mg per litro considerati il limite normale, passiamo ai 30 e fino ai 50 mg per litro nelle fonti incriminate. La UE ha già dato in passato deroghe ben oltre il valore già doppio di 20 mg per litro, considerato il massimo in attesa di una soluzione, ma come al solito l’intervento non è arrivato, perché si sa che qui da noi tutto può essere drammatico ma mai serio. Così, insieme ai tiramenti di orecchie sulle norme di espulsione di cittadini stranieri, oltre alle stroncature sulle previsioni rosee della nostra economia fatte dagli economisti caserecci, adesso arriva anche la chiusura delle valvole dell’acqua.
Alcuni cittadini si sono già attrezzati comprandosi spontaneamente quei potabilizzatori in grado di abbattere l’arsenico che sarebbe stato dovere delle aziende idriche installare. Si cerca di correre ai ripari in vario modo, con interpellanze parlamentari, riunioni collegiali di esperti, consigli comunali da batticuore, ma resta comunque evidente l’immagine di grande disordine del nostro paese.
C’è da notare che la quantità di arsenico non è mortale, non provoca un immediato contorcersi di budella e il tonfo a terra cinematografico dello sfortunato assetato cittadino: fa solo venire il cancro, quindi, un problema da lasciare in eredità alla prossima amministrazione pubblica.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/11/22/news/acqua_all_arsenico_dai_rubinetti_la_ue_dice_no_alla_terza_deroga-9395750/index.html?ref=search
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_novembre_22/arsenico-e-vecchi-acquedotti-ue-boccia-fulloni-1804217682750.shtml
(Stefano De Pietro) -
OLI 279: COSTITUZIONE ITALIANA – Evoluzione dell’art. 33
Il 19 settembre 1946 la terza Sottocommissione della Commissione per la Costituzione approva il seguente articolo:L’istruzione è un bene sociale.È dovere dello Stato organizzare l’istruzione di qualsiasi grado, in modo che tutti gli idonei possano usufruire di essa.L’insegnamento primario elementare è gratuito e obbligatorio per tutti.Le scuole di gradi superiori sono accessibili a coloro che dimostrino le necessarie attitudini. All’istruzione dei poveri, che siano meritevoli di frequentare le scuole di gradi superiori, lo Stato provvede con aiuti materiali.Il 23 ottobre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione approva il seguente testo (l’articolo non è completo in quanto la discussione di alcune sue parti è stata rimandata):L’arte e la scienza sono libere e liberi sono i loro insegnamenti.Ogni cittadino ha il diritto di ricevere un’adeguata istruzione ed educazione per lo sviluppo della propria personalità e l’adempimento dei compiti sociali.L’istruzione primaria, media, superiore, è tra le precipue funzioni dello Stato.Per assicurare un imparziale controllo dello svolgimento degli studi, ed a garanzia della collettività, la legge dispone che i titoli legali di ammissione agli studi superiori e di abilitazione professionale siano conferiti mediante esame di Stato.Il 24 ottobre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione approva il seguente testo quale seconda parte di un articolo la cui prima parte discussa in seguito non viene approvata:«alle scuole e agli alunni di esse parità di trattamento nei confronti di quelli delle scuole statali».Approva inoltre il primo comma dell’articolo:«Chiunque, ente o singolo, può aprire scuole ed istituti di educazione».Non essendo stata approvata la prima parte del secondo comma dell’articolo, al termine della seduta il Presidente «invita i relatori a rifondere completamente l’articolo, sia pure tenendo conto degli orientamenti manifestatisi nel corso della discussione».Il 26 ottobre 1946 nella terza Sottocommissione della Commissione per la Costituzione il Presidente Ghidini dà lettura degli articoli approvati.Il seguente articolo sostituisce quello approvato nella seduta del 19 settembre 1946:Art. 6.Diritto all’istruzione.«L’istruzione è un bene sociale. È dovere dello Stato di organizzare l’istruzione di qualsiasi grado, in modo che tutti gli idonei possano usufruire di essa. L’insegnamento primario è gratuito ed obbligatorio per tutti. Le scuole di gradi superiori sono accessibili a coloro che dimostrino le necessarie attitudini. All’istruzione dei poveri, che siano meritevoli di frequentare le scuole di gradi superiori, lo Stato provvede con aiuti materiali».Il 29 ottobre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione approva il seguente testo:«Lo Stato detta le norme generali in materia di istruzione e l’organizzazione scolastica è sotto la sua vigilanza».Tale testo viene inserito dopo il comma terzo dell’articolo approvato il 23 ottobre 1946 che assume quindi la seguente formulazione:L’arte e la scienza sono libere e liberi sono i loro insegnamenti.Ogni cittadino ha il diritto di ricevere un’adeguata istruzione ed educazione per lo sviluppo della propria personalità e l’adempimento dei compiti sociali.L’istruzione primaria, media, superiore, è tra le precipue funzioni dello Stato.Lo Stato detta le norme generali in materia di istruzione e l’organizzazione scolastica è sotto la sua vigilanza.Per assicurare un imparziale controllo dello svolgimento degli studi, ed a garanzia della collettività, la legge dispone che i titoli legali di ammissione agli studi superiori e di abilitazione professionale siano conferiti mediante esame di Stato.Approva inoltre il seguente articolo:La scuola non statale è libera ed ha pieno diritto alla libertà di insegnamento.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi della scuola non statale e nel determinare i requisiti per la sua parificazione, deve assicurarle una libertà effettiva, ed a parità di condizioni didattiche deve garantire agli alunni degli istituti non statali parità di trattamento.Tutte le provvidenze statali a favore degli alunni capaci e meritevoli, a qualsiasi scuola appartengano, sono conferite mediante pubblici concorsi.Testo definitivo del Progetto di Costituzione elaborato dalla Commissione:Art. 27L’arte e la scienza sono libere; e libero è il loro insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione; organizza la scuola in tutti i suoi gradi mediante istituti statali; riconosce ad enti ed a privati la facoltà di formare scuole ed istituti d’educazione.Le scuole che non chiedono la parificazione sono soggette soltanto alle norme per la tutela del diritto comune e della morale pubblica.La legge determina i diritti e gli obblighi delle scuole che chiedono la parificazione e prescrive le norme per la loro vigilanza, in modo che sia rispettata la libertà ed assicurata, a parità di condizioni didattiche, parità di trattamento agli alunni.Per un imparziale controllo ed a garanzia della collettività è prescritto l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale e per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole indicati dalla legge.Il 29 aprile 1947 l’Assemblea Costituente approva il seguente articolo:L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali.È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi, nonché per l’abilitazione all’esercizio professionale.Alle istituzioni di alta cultura, università ed accademie, è riconosciuto il diritto di darsi autonomi ordinamenti, nei limiti consentiti dalle leggi dello Stato.Testo coordinato dal Comitato di redazione prima della votazione finale in Assemblea e distribuito ai Deputati il 20 dicembre 1947:Art. 33L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, assicura ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, per la loro conclusione e per l’abilitazione all’esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.Il 22 dicembre 1947, nella seduta antimeridiana, l’onorevole Ruini, a nome del Comitato di coordinamento, comunica che al quinto comma manca una “o” (prima delle parole “per la loro conclusione”) a causa di un errore di stampa, e che al quarto comma è stato chiesto e approvato di tornare alla dizione «deve assicurare» invece di «assicura ».Testo definitivo dell’articolo:Art. 33L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.da La nascita della Costituzione, a cura di Fabrizio Calzaretti(a cura di Aglaja)




