Categoria: Maria Paola Veardo

  • OLI 275: LETTERE – Ingiustizie. Che fare?

    E’ iniziata una stagione di caccia alla ricerca di chi si presume percepisca indebitamente 267,00 Euro mensili per una inabilità fisica o psichica non vera.
    I controlli si sono moltiplicati. Si augurano tutti un buon bottino tale da poter andare ad alimentare le magre casse dello stato.
    L’esiguità della somma erogata non fa scandalo e non è di interesse collettivo. Ma per chi conosce direttamente le storie di povertà e malattia risulta evidente la profonda ingiustizia.
    I veri poveri non sanno cosa vuol dire arrivare a fine mese senza soldi. Per loro il primo giorno è già l’ultimo.
    La legge finanziaria approvata dal governo e in vigore dal 1 Gennaio 2011 non ha modificato i miseri introiti dovuti per le pensioni minime, ha invece stabilito parametri severi per poter usufruire della pensione di anzianità lavorativa. Una moltitudine di lavoratori si è visto allontanare nel tempo il tanto ambito desiderio di riposo e ciò ha generato sconforto.
    Mi è venuto incontro uno scritto sindacale che riportava la sintesi di un intervento fatto in parlamento il 21 settembre 2010 da un deputato dell’opposizione. Questi chiedeva l’approvazione di un ordine del giorno in cui veniva chiesta l’abolizione del vitalizio spettante ai parlamentari dopo cinque anni di legislatura. Stupisce l’accordo con cui la maggioranza dei deputati ha rifiutato la proposta presentata.
    Riporto i risultati della votazione e alcuni stralci dell’intervento:
    Presenti 525
    Votanti 520
    Astenuti 5
    Maggioranza 261
    Hanno votato sì 22
    Hanno votato no 498
    “Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno – ce ne sono tre – e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
    Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta… è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi…
    Proprio la Corte Costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti acquisiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio… milioni di euro l’anno.”
    Che fare ? Qualcuno in passato si era già posto questa domanda ma a quanto pare il tempo della storia non è riuscito a dare ancora una risposta.
    (Maria Paola Veardo)

     
  • OLI 267: LETTERE – Ho conosciuto un vero invalido

    Ho conosciuto un vero invalido.
    Proveniva dall’America ma la madre era Italiana. Conosceva due lingue; per gli studi fatti si esprimeva in modo corretto e preciso, molto preciso. Quando posava un oggetto sul tavolo, lo deponeva con attenzione, nulla doveva essere lasciato al caso. Sistemava la seggiola ed anche la sua postura. Bisognava aspettare, non dirgli nulla e attendere che tutto fosse messo in giusta collocazione. Poi poteva iniziare a parlare e affrontare il grande tema delle sue speranze, le profezie di cui lui era depositario.
    Un vero invalido ma anche un vero nullatenente.
    Fummo in molti ad aiutarlo. Gli diedero la casa popolare anche se non aveva i soldi per pagare il canone. Decidemmo di inoltrargli domanda di riconoscimento di invalidità anche se lui non si riconosceva tale.
    Chiedemmo non una, né due, ma ben tre volte il riconoscimento alla Commissione Sanitaria dell’A.S.L.
    Durante la prima visita non venne rilevato nulla di particolare: persona ordinata, accurata, precisa.
    Nella seconda visita, si considerò positivamente la sua attività di ambulante (così lui la definiva): chiedeva un’offerta in cambio di piccoli doni fatti ai bambini. Un membro della commissione giudicò originali i suoi interessi intellettuali e mistici.
    Valutazione conclusiva 50% di riconoscimento di invalidità. Il diritto all’assegno economico si acquisisce con il 75% e con la nuova Finanziaria con l’80%.
    Decidemmo di riprovare e in questa ultima visita fu presentato un certificato con la sola diagnosi. Raggiunse finalmente la soglia che gli consentì l’accesso alla categoria degli Invalidi Civili con assegno mensile di Euro 256,67.
    Questa cifra cambiò la sua vita ma non di tanto. L’affitto e le bollette continuò a  non riuscire a pagarli ma con la sua attività di ambulante ogni tanto festeggiava con gli amici di strada che incontrava.
    Quando si parla di invalidi nessuno, ma proprio nessuno osa rivelare l’importo di questa misera ed umiliante  cifra che lo stato eroga.
    Capitolo a parte è l’assegno di accompagnamento dato a chi giudicato dalle commissioni sanitarie: “incapace di compiere gli atti fondamentali della vita”. Si tratta di un importo mensile di 480,00 euro.
    Una buona cosa questa finanziaria l’aveva decisa  e cioè elargire questo assegno in base al reddito personale dell’inabile. Niente da fare, questa decisione è stata revocata. Anche i ricchi hanno bisogno di soldi.
    (Maria Paola Veardo)