Categoria: OLI 273

  • OLI 273: VERSANTE LIGURE – NON VOGLIO SAPERE L’ULTIMA

    Confronto oggi e ieri
    l’era che fu con questa:
    sul tag “barzellettieri”
    ho spleen revisionista:
    mi dico “Ah, Bramieri
    sì ch’era uno Statista!”.

    Versi di ENZO COSTA 
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 273: LAVORO – Costanza ha un progetto

    Costanza ha un progetto. E’ stata costretta a pianificarlo. Il suo contratto in una nota università del centro Italia scadrà nel 2012. E sa che le promesse di stabilizzazione, visti i buchi di bilancio, non saranno mantenute.
    Quindi, cosa ha deciso?
    Costanza ha scelto di investire denaro, tempo libero e ferie per sostenere concorsi.
    E’ dal 2008 che, sistematicamente, progetta la sua vita su questo obbiettivo.
    Costanza è una ragazza del Sud. L’accento morbido alleggerisce il racconto della sua vita, dove lavoro, studio, programmi, prove scritte e orali fanno da fondamenta delle sue giornate. E’ “davvero stressata” ammette, ma vuole farcela. Deve provare. Anche per quel solo posto da funzionario in quel comune in Toscana, che “sai, forse, sarà già assegnato, ma almeno ho la speranza di entrare in graduatoria…”.
    Nell’ordine Costanza ha monitorato i concorsi del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, segretario comunale, funzionario per la Crocerossa, funzionario all’Agenzia delle Entrate, Consigliere parlamentare al Senato della Repubblica, funzionario al comune di Genova. Dovrà studiare per funzionario alla Banca d’Italia, e per un posto di funzionario comunale in una piccola città.
    Oggi è felice. Ha saputo di aver passato la selezione per il Senato – 1500 iscritti, 267 ammessi – è corsa a comprare i libri mancanti per le prove scritte che si terranno dal 29 novembre al 3 dicembre a Roma. Affannata elenca le materie: “costituzionale, amministrativo, unione europea, storia contemporanea…” ed esclama: “sette posti!”. Meta che le pare ancora impossibile da raggiungere, ma certo, adesso, più vicina.
    Costanza non ha figli, né compagno. Quindi, per lei, il motto è: un lavoro vero, purché sia. Non le importa se Nord o Sud. Mappa lo stivale e pianta la sua bandiera immaginaria in qualunque luogo sia sede di concorso. La vita affettiva verrà dopo. La vita affettiva, oggi, non si può nemmeno immaginare. Consulta i siti dei bandi quotidianamente. Studia da sempre e, non avendo mai mollato i libri, le è stato più semplice proiettarsi nei codici della pubblica amministrazione. Anche, se a tratti, ripensando ai test, riconosce che è impossibile sapere tutto, essere in grado di tener botta alle domande. Spiega che alcune materie vanno studiate assiduamente per un tempo che varia dai sei mesi all’anno. E le energie, nel suo racconto, fisicamente sembrano spostarsi là. Quasi fosse un’arte marziale o la preparazione di un virtuoso musicista. Sul timore che quei posti siano comunque destinati ad altri e non a lei glissa elegantemente e lo sguardo scivola sulla durata delle graduatorie. I tre anni sono già un arco di tempo accettabile per concedere alla speranza uno spazio dignitoso.
    Costanza è una magnifica quarantenne.
    Fazio dovrebbe invitare una persona come lei in trasmissione e concederle i quindici minuti che destina a Bersani e ad altri illustri ospiti per raccontare la sua storia. La commemorazione dei centocinquant’anni di unità d’Italia passa anche attraverso le bandierine che Costanza pianta nel paese a caccia di un lavoro vero.
    http://www.mininterno.net/concorsi.asp
    http://www.simoneconcorsi.it/concorsinatto/lkz2.htm
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 273: GIUSTIZIA – Aldrovandi: le tremende parole della verità

    E’ sabato 9 ottobre 2010 e nel blog della famiglia Aldrovandi vengono scritte parole molto tristi, non solo per il significato privato del dolore di una madre che ha perso un figlio, ma anche per la fotografia pubblica che viene fatta dello stato della giustizia in Italia, dove un omicidio viene liquidato, di fatto, senza nemmeno un giorno di carcere per nessuno. La signora Aldrovandi cerca almeno di considerare la cifra offerta dal ministero (in cambio del silenzio giudiziario) a titolo di scuse ufficiali della Polizia, in assenza di una qualsiasi azione istituzionale reale in tal senso. Come fosse un secondo funerale e con quattro poliziotti condannati per omicidio colposo ancora in servizio attivo. Il post non viene riportato sui principali media istituzionali, ma solo su blog e iniziative giornalistiche in rete: sembra doveroso citarlo integralmente.

    (Dal Blog federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/federico_aldrovandi/2010/10/09/risarcimento/)
    “SABATO, 9 OTTOBRE 2010
    Risarcimento
    Questo è un passo importante, almeno così pensavo.
    Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio.
    Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare.
    Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia.
    Doveroso e significativo. Così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere mai, anche se proseguissimo in appello e in cassazione, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in cassazione.
    Questo non è giusto, e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico mi piace pensare che lo stato mi abbia chiesto scusa
    perché altro non mi rimane. L’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria, ma nessuno putroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto
    perché questa è l’Italia”

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 273: SICUREZZA SUL LAVORO – Dietro il velo della ipocrisia

    OLI ha deciso di pubblicare l’appello lanciato da Marco Bazzoni per il ritiro della campagna del Ministero del lavoro Sicurezza sul lavoro “La pretende chi si vuole bene”, serie di spot zuccherosi che colpevolizzano i lavoratori lanciata mentre il governo sta facendo a pezzi il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro.
    Un esempio di cui non si ha quasi traccia sui giornali? L’art. 12 del Disegno di Legge 2243 “Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese”, in discussione alla Camera, prevede:

    • l’obbligo di denunciare solo gli infortuni con prognosi superiore ai 14 giorni (oggi il limite è tre giorni);
    • la cessazione dell’obbligo di segnalare alla autorità giudiziaria le lesioni con prognosi superiore ai 30 giorni;
    • l’eliminazione dell’obbligo delle aziende di tenere il “Registro degli infortuni”.

    Aris Capra, responsabile dello Sportello sicurezza della Camera del lavoro di Genova, ci fornisce dei dati interessanti: in Liguria nel 2008 gli infortuni da 4 a 14 giorni (quelli che come per magia scomparirebbero) sono stati 7804, il 38,2% di tutti gli infortuni riconosciuti. C’è bisogno di spiegare che la denuncia agli enti competenti di tutti gli infortuni ha una grande importanza per inquadrare la complessiva situazione di insicurezza di una azienda, e quindi per prevenirne il ripetersi, e il verificarsi di casi più gravi? C’è bisogno di spiegare che il registro degli infortuni, a disposizione degli organi competenti e del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, è un fondamentale strumento di controllo e di prevenzione? Non crediamo che ce ne sia bisogno: dietro a queste norme “semplificatrici” non c’è ignoranza, ma calcolo e malafede. Sarebbe bene che gli organi di informazione dessero il loro contributo per stracciare il velo di ipocrisia governativo e farci vedere cosa c’è dietro.
    Lo fanno Il Fatto Quotidiano del 6 ottobre e L’Unità dell’11 ottobre, con diversi articoli raccolti sotto il titolo: La sicurezza sul lavoro è uno spot «vergogna». L’appello: venga ritirato. Ma sono casi isolati. Sulla nostra stampa locale riusciamo a rintracciare solo l’intervento di Antonio Perziano, segretario della Camera del lavoro, nella rubrica “Punti di vista” de Il Secolo XIX del 6 ottobre. Ci è sfuggito qualcosa?
    Prima di lasciare la parola all’appello, una piccola nota che prendiamo da Il Fatto Quotidiano dello scorso 21 agosto: “Marco Bazzoni è un lavoratore di 36 anni. Da 16 fa l’operaio in una fabbrica di Firenze che produce frantoi, presse per il settore enologico. I suoi compagni di lavoro dal 2003 lo hanno nominato Rls (Responsabile [Rappresentante, ndr] dei lavoratori per la sicurezza). Da allora è diventato un vero esperto in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Non c’è redazione di giornale o direttore che sfugga alle sue mail, ai suoi comunicati. Scrive a tutti”.
    Lui scrive a tutti, ma i “tutti”, a quanto pare, fanno orecchie da mercante.

    (Paola Pierantoni)

  • OLI 273: SICUREZZA SUL LAVORO – Ritirate quello spot

    Questo è un appello per il ritiro dello spot del Ministero del Lavoro: “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”. Un messaggio e due spot
    rivolti solo al lavoratore e non a tutti gli “attori” coinvolti.
    Dopo aver frantumato il Dlgs 81 del 2008 del Governo Prodi, hanno ben pensato di correggerlo con il decreto correttivo Dlgs 106/09 (sanzioni dimezzate ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, arresto in alcuni casi
    sostituito con l’ammenda, salvamanager, ecc).
    Ora il governo cerca di rifarsi la “verginità” con spot inutili che costano alle nostre tasche ben 9 milioni di euro. Spot non solo inutili, ma anche dannosi per l’immagine di chi ogni giorno rischia la vita, e non perché gli piaccia esercitarsi in sport estremi. Spot che colpevolizzano sottilmente il lavoratore stesso, nascondendo una realtà drammatica: l’attuale organizzazione del lavoro offre ben poche possibilità al lavoratore di ribellarsi a condizioni di lavoro sempre più precarie in tema di sicurezza.
    E’ una campagna vergognosa perché oggi il lavoratore ha ben poche possibilità di rispettare lo slogan “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”, quasi che la mancanza di sicurezza fosse imputabile al
    fatto che il lavoratore non vuole bene a se stesso ed ai suoi familiari. Non dice nulla di chi deve garantire la sicurezza per legge, ovvero i datori di lavoro. Sottovaluta i rapporti di forza nei luoghi di lavoro. Non accenna
    minimamente al fatto che i lavoratori, specialmente di questi tempi, sono sempre più ricattabili e non hanno possibilità di scegliere di fronte ad un lavoro in nero, un lavoro precario e un lavoro a tempo determinato, mentre devono viceversa sottostare a ritmi da medioevo.
    La campagna dovrebbe invece avviare un processo di comunicazione diffusa, in modo da rendere nota a tutti la necessità di un impegno costante da parte di tutti gli “attori” coinvolti, soprattutto di chi deve garantire la sicurezza. Questi spot devono essere sostituiti da una campagna di comunicazione che dovrà puntare sulle responsabilità civili, penali e non ultime anche etico-morali che l’imprenditore deve assumersi per tutelare l’integrita’ delle persone che lavorano per lui.
    Via questi spot vergognosi. Pretendiamo viceversa più ispettori ASL e più risorse, affinché la mattanza quotidiana dei lavoratori abbia fine. Non si raggiunga il profitto a tutti i costi e soprattutto non lo si faccia attraverso il sacrificio di vite umane innocenti.
    Primi firmatari:
    Marco Bazzoni – Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza – Firenze.
    Andrea Bagaglio – Medico del Lavoro-Varese.
    Leopoldo Pileggi – Rappresentante dei lavoratori per La Sicurezza-Correggio.
    Daniela Cortese – RSU/RLS Telecom Italia Sparkle-Roma

    Chi vuole aderire all’appello, invii il proprio nominativo, azienda, qualifica e città al seguente indirizzo email: bazzoni_m@tin.it
    E se volete vedere gli spot …
    http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/AreaComunicazione/CampagneComunicazione/2010/20100727_Campagna
    _Comunicazione_salute_sicurezza.htm

  • OLI 273: LAVORO – Salviamo le Cinque Terre anche da Trenitalia

    Salviamo le 5 Terre anche da Trenitalia. La tempestività con cui le Ferrovie, a ridosso degli scandali, hanno sospeso il servizio di biglietteria, presso i point gestiti direttamente dall’Ente Parco, lungo le stazioncine tanto amate da centinaia di migliaia di turisti, lascia esterefatti. Ora hanno inviato, dicono, una task force, ovvero il loro personale viaggiante che a ciglio dei binari garantirà il servizio di emissione biglietti. Circa un milione di euro di credito vantano le Ferrovie verso l’Ente Parco, quelle Ferrovie che ogni giorno dell’anno fanno impazzire i pendolari.
    Un acuto dispiacere credo abbia pervaso i cittadini per quanto è successo in quella parte di Liguria ormai famosa come Portofino, anzi di più, tra ragazzzi stranieri che arrivano qui apposta e non scendono nella piazzetta dei vip.
    Perchè apre il cuore, suscita speranze, l’allegro e incessante viavai
    di turisti che salgono, scendono per stradine, sentieri, sciamano per i vicoli dei borghi. Sono famiglie con bambini, adulti, gente di ogni età, scuole, ma soprattutto è tanta gioventù. E molti sono stranieri, vengono da ogni parte del mondo, è un tamtam sulla rete, fra Facebook, un passaparola in Erasmus a visitare quel lembo di terra italiana , patrimonio dell’Unesco.
    Funzionava tutto nel Parco, nonostante un sottobosco di innominabili, che ha distrutto una dei vanti della nostra Regione e su cui la magistratura doverosamente accerterà. Perchè intanto FS mette in crisi una gestione davvero accogliente, fatta da 200 ragazzi premurosi ed affabili? Ora da Trenitalia spiegano che è una sospensione temporanea, in attesa che venga saldato il debito, meno di un milione di euro. Proprio le Ferrovie che hanno passivi e disservizi vergognosi e qui hanno un giro di tre milioni di passeggeri.
    Al di là degli scandali, malinconici spettacoli per noi cittadini, stanchi, ammutoliti e preoccupati dal presente e dal futuro, salviamo le 5 Terre. E con loro quei 200 ragazzi che ogni giorno, sabato e domenica sempre, vi lavorano, rispondono gentili, sorridenti ad ogni dubbio del turista. Ora rischiano seriamente di essere lasciati a casa, in una Regione già così martoriata per l’occupazione.
    Saprà intervenire la politica, anche se si sa le risorse sono poche? Sono lavoratori anche loro questi ragazzi, che non hanno ammortizzatori sociali, solo alle spalle famiglie senza più parole e speranza.
    (Bianca Vergati)

  • OLI273: REGIONE – Uomini e uccelli

    L’art. 1 della legge 157 del 1992 recita: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale”, ma la Regione Liguria, relativamente al significato del termine “indisponibile”, deve avere delle vedute piuttosto elastiche. Infatti, unica regione d’Italia, ha approvato una legge che consente ai cacciatori di sparare fino a mezz’ora dopo il tramonto, con 25 consiglieri a favore, 5 contrari e molte assenze variamente motivate.
    La legge approvata ha il singolare pregio di mettere (quasi) tutti d’accordo: infatti è stata votata da Lega Nord, Partito Democratico – guidato dal cacciatore Ferrando, UDC, “Noi con Burlando” e dalla signora Fusco dell’IDV. Contro, solo la Federazione della Sinistra e i consiglieri Scialfa, Quaini e Piredda dell’IDV. Altri consiglieri (Rossi, Siri e Pellerano) si sono allontanati dall’aula, appellandosi alla illegittimità del provvedimento.
    Questo provedimento si propone di modificare la legge regionale del 1994 che fissava al tramonto il limite agli spari, in accordo con la legge quadro nazionale 157.
    Ricordiamo che un precedente tentativo di modificare la legge regionale, portato avanti sempre dalla Regione Liguria, presidenza Biasotti, era stato respinto, perché in contrasto con essa.
    Inoltre, in questa storia, interviene anche un profilo costituzionale, cioè quello che afferma l’esigenza di uno ‘standard’ di tutela uniforme sull’intero territorio nazionale, mentre “a livello regionale eventuali deroghe agli standard minimi di tutela fissati nella legislazione statale, sono consentite soltanto per la salvaguardia degli interessi generali” (vedi sentenza 226/2003 della Corte Costituzionale, in merito ad una legge venatoria della Regione Puglia).
    Provvedimento di dubbia validità, quindi, oltre che fraudolento nel rapporto fra uomo, cacciatore con armi e uccelli, colti in un momento di debolezza, quando cercano rifugio e riposo al termine di una giornata trascorsa a procurarsi il cibo e ad arricchire i nostri cieli e il nostro mondo.
    Chi ha votato contro il provvedimento ha sostenuto che esso aumenta i pericoli anche per i cacciatori, anch’essi sottoposti alle leggi della fatica, della diminuzione della vista con il buio e dello stress da bisogno di successo (spesso frustrato). E ha ragione.
    E’ molto probabile che questo provvedimento non abbia futuro. E questo ci auguriamo mossi anche da quel sentimento di pietas per il creato la cui assenza sta inaridendo il nostro vivere. E poi se gli uccelli non votano, e questo sicuramente impoverisce la nostra democrazia, i cacciatori non son più quella grande lobby di una volta, passati come sono in Liguria dai 70mila degli anni ’80 del secolo scorso ai 20mila di oggi.
    Però guardiamo il cielo, perché anche gli uccelli si incazzano! E circola voce che potrebbero decidere di cambiare regione, se non stato, anche quelli non cacciabili, per solidarietà di specie, e perché dopo il tramonto si fidano ancora meno della capacità di discernere dei cacciatori.
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 273: COSTITUZIONE ITALIANA – Le Madri Costituenti: Nilde Iotti e la relazione sulla famiglia

    La Iotti è chiamata a far parte, insieme con altre 4 donne deputate, della Commissione dei 75, cui venne affidato il compito di elaborare il progetto di Costituzione; e in seno alla I Sottocommissione (diritti e doveri dei cittadini) è nominata relatrice – congiuntamente con l’on. Camillo Corsanego della Democrazia cristiana – sul tema della famiglia. La relazione che ella presenta per suo conto esprime subito una visione, un’ispirazione che va oltre i problemi della famiglia in senso stretto, un approccio capace di svolgersi in futuro su molteplici terreni. Punto di partenza è il richiamo alla vicenda sconvolgitrice della guerra, che ha messo in grave crisi anche la vita familiare, e alla «atmosfera di solidarietà a cui tutta la rinascita della Nazione dovrà essere ispirata». Molto netta è 1’affermazione, in questo quadro, del valore della famiglia come «nucleo primordiale su cui i cittadini e lo Stato possono e debbono poggiare per il rinnovamento materiale e morale della vita italiana», e dunque la rivendicazione fondamentale della «tutela da parte dello Stato dell’istituto familiare». Se queste definizioni (cui corrisponde l’appello a sancire nella Costituzione «il proposito di rafforzare la famiglia») possono oggi apparire tradizionalistiche, nella stessa relazione Iotti si trova, subito dopo, una forte denuncia della «fisionomia per certi aspetti antidemocratica» della famiglia, nonché delle condizioni «che pongono la donna in stato di inferiorità e fanno sì che la vita familiare sia per essa un peso e non fonte di gioia e aiuto per lo sviluppo della propria persona» (…) «Dal momento che alla donna è stata riconosciuta, nel campo politico, piena eguaglianza col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale, e restituita a una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di cittadina». È il programma del grande movimento per 1’emancipazione femminile, di cui vengono così tracciate le motivazioni e le direttrici essenziali. La Iotti ne diventerà ben presto, anche fuori dalle aule parlamentari – nelle organizzazioni delle donne e in seno al suo partito – una protagonista di primo piano.
    C’è ancora qualche altro punto importante da segnalare in quella primissima prova parlamentare di Nilde Iotti come relatrice in seno alla I Sottocommissione della Commissione dei 75 per la Costituzione. Innanzitutto, il punto relativo alla indissolubilità del matrimonio: la giovane deputata comunista dichiara di considerare «inopportuno porla in discussione» ma nello stesso tempo di essere «contraria a inserire nella Costituzione stessa il principio della indissolubilità» (…) Né è da sottovalutarsi l’indicazione – sempre nella relazione Iotti cui ci stiamo riferendo – di punti importanti, relativi ai principi su cui fondare il rafforzamento e il rinnovamento dell’istituto familiare: il principio della eguaglianza giuridica dei coniugi, e dunque della eguaglianza dei loro «doveri di fronte alla prole»; la necessità di giungere al riconoscimento, per i figli illegittimi, «degli stessi diritti dei figli legittimi»; il riconoscimento, da parte dello Stato, della «maternità come funzione sociale».
    Sulle formulazioni proposte dalla relatrice, in parte divergenti da quelle proposte dall’ altro relatore, on. Corsanego, si sviluppa una animata discussione, cui partecipano tra gli altri gli onorevoli La Pira, Basso, Aldo Moro, Dossetti e che si conclude con soluzioni di compromesso, concordate in particolare con Moro: come quella che accoglie la pur controversa definizione della famiglia come «società naturale». Rimane il contrasto sulla qualificazione come «essenziale» della missione familiare della donna lavoratrice quell’aggettivo è approvato con 7 favorevoli e 4 contrari, ma poi l’intero comma è approvato all’unanimità), e soprattutto sull’inserimento in Costituzione del principio dell’indissolubilità del matrimonio. Tale formulazione viene approvata a maggioranza nella I Sottocommissione e nella Commissione dei 75, ma verrà poi bocciata (con 194 voti contro e 191 a favore) dal plenum dell’ Assemblea Costituente.
    Al di là del merito, è importante il clima in cui si svolge il confronto: come confronto, anche, tra posizioni ideali molto diverse, che tuttavia non esclude avvicinamenti e compromessi sul piano politico. C’è, innanzitutto, ascolto e rispetto reciproco; anche quando una parte è battuta dall’altra nel voto su questioni pur importanti, prevale il giudizio d’insieme, e il senso della responsabilità comune specie di fronte al compito supremo della definizione della Carta costituzionale.
    dalla Prefazione di Giorgio Napolitano
    al volume “Nilde Iotti – Discorsi parlamentari”
    Camera dei deputati, 2003
    (a cura di Aglaja)