Il funerale del Teatro Carlo Felice con i dipendenti e i collaboratori del teatro.
Categoria: OLI 272
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		OLI 272: CITTA’ – Il funerale del Teatro Carlo FeliceGenova, 28 settembre 2010, Piazza De Ferrari, ora di pranzo.
 Il funerale del Teatro Carlo Felice con i dipendenti e i collaboratori del teatro.
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		OLI 272: VERSANTE LIGURE – OPPOSTI CANNIBALISMISe Atene si sconfortanon ride certo Sparta:la destra è quasi mortala gauche pare deserta(si è trasferita a Murtaa contestare Marta).Versi di ENZO COSTA
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		OLI 272: SOCIETA’ – L’accessibile normalità di StoccolmaSpesso sono destinati a coppie. Non di gemelli. Ma semplicemente di fratelli. Se ne vedono parecchi in giro, i giovani genitori ci spingono i figli: il grande nel passeggino, il neonato nella carrozzina, affiancati l’uno all’altro esattamente come in un sidecar. A loro ogni mezzo di trasporto è accessibile: l’autobus che si abbassa dolcemente sul marciapiede per far scivolare le ruote delle carrozzine all’interno, la metropolitana dotata ad ogni fermata di ascensore, i traghetti per l’arcipelago. E loro, i bambini, con passeggini di ogni forma, sono davvero tanti a Stoccolma. Tanti come disabili e anziani, alcuni che girano la città su sedie a rotelle o spingendosi appoggiati a girelli.Per i più malati il centro per anziani che ho visitato nel quartiere di Solna offre grandi camere singole dove portare da casa gli oggetti più cari, camere dotate di servizi per disabili e angolo cucina. E un’assistente – fotografata vicino al degente accanto alla porta della stanza – che, mi dicono, non è presenza virtuale, ma reale. Se hanno pensione viene trattenuta dallo Stato praticamente tutta, tranne una piccola percentuale.Anche in piena estate, colpisce di Stoccolma il silenzio in strade e parchi, ancorché affollati, come se anche il volume delle parole fosse regolato da un principio condiviso da tutti. E stupisce la presenza di giovani e famiglie straniere.La moschea è nel cuore della città. Lo spazio interno corrisponde alla somma di due palestre delle nostre scuole: grandi finestre si affacciano su un lato del perimetro, archi orientaleggianti decorano il lato opposto. L’ala schermata e riservata alle donne ne sovrasta una parte. La costruzione, di una semplicità commovente, è quello che deve essere, un luogo di preghiera. Indispensabile al credente.A Stoccolma quello che è necessario al cittadino sembra accessibile con normalità. E’ una normalità strana per chi è italiano, difficile da comprendere perché derivante da una logica – pagamento delle tasse ed etica della politica – che in Italia non ha messo radici.La politica svedese infatti è controllata da anticorpi interni ad essa che la rendono immune dalla corruzione. La segretaria socialdemocratica Monia Sahlin colpevole di aver utilizzato (nel 1995) la carta di credito da parlamentare per acquistare due tobleroni, pannolini e sigarette, fu costretta a causa dello scandalo a lasciare la carica di vicepremier e ad abbandonare la politica. Ridotta al silenzio per tre anni, è stata eletta alla segreteria del suo partito nel 2007. Ancora oggi lo “scandalo del Toblerone” è uno degli argomenti principali – a distanza di quindici anni – in mano agli avversari politici per renderla “inaffidabile”.Forse anche questa vicenda ha a che vedere con l’accessibile normalità che si respira a Stoccolma.(Giovanna Profumo) OLI 272: SOMMARIO
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		OLI 272: POLITICA – Aspettando la goccia che fa traboccare il vasoDopo l’ultima volgarità sull’acronimo SPQR Bossi si è scusato, secondo la solita prassi di lanciare insulti e fare stentate retromarce in caso di necessità. 
 Così la questione di fiducia sul suo nome è rientrata, e tutto si è ricomposto. Chissà fin dove arriverà la capacità di tolleranza di questo nostro disgraziato paese.
 Ogni tanto, tuttavia, arriva qualche segnale che ci fa sperare che il vaso sia ormai pieno e inizi a traboccare. Ad esempio, tra i molti motivi per cui Fini, cofondatore del PDL, è in rotta di collisione con Berlusconi c’è anche la radicale diversità delle sue posizioni su unità di Italia, federalismo e immigrazione rispetto a quelle che la Lega impone alla agenda del governo. Casini ha assunto una ferma posizione contro l’ipotesi di poter entrare al governo con la Lega. Inoltre è emblematico il duro attacco dell’associazione Italiafutura, vicina all’ex presidente di Confindustria Montezemolo, dove in un editoriale intitolato “I fatti di chi produce e le parole (e gli insulti) di chi ha fallito”, la Lega viene ritenuta “corresponsabile di 16 anni di non scelte, che hanno portato il Paese a impoverirsi materialmente e civilmente”, mentre Bossi è giudicato incapace di portare i risultati attesi dal suo stesso elettorato “Guardare alle promesse sul federalismo per credere. Dubitiamo infatti che i suoi elettori l’abbiano mandato in Parlamento per difendere Cosentino o Brancher. Ha ragione Bossi: in Italia (e in particolare nella sua Padania immaginaria) la chiacchiera va per la maggiore e delle parole a vanvera di una classe politica screditata gli italiani ne hanno piene le tasche.”
 Perfino Eric Almqvisti, portavoce di Sverigedemokraterna, il partito di estrema destra che ha regsitrato un imprevisto successo in Svezia sollevando allarme in tutta Europa, prende le distanza dalla “nostra” Lega Nord. Infatti in una intervista al Sole 24ore del 18 settembre scorso aveva dichiarato: “Abbiamo avuto qualche incontro con Alleanza Nazionale e con la Lega Nord ma niente di più, anche perché loro sono molto più radicali di noi … noi siamo pronti ad accogliere chi scappa dai propri paesi perché in pericolo, come gli iraniani e gli iracheni. Non possiamo permetterci quelli che non vogliono diventare parte della nostra società”. Questo partito xenofobo che non propone di bombardare i mezzi che trasportano gli immigrati o di respingerli senza verificare se tra essi vi siano persone che possono chiedere asilo o assistenza umanitaria, è comunque isolato e nessuno dei due schieramenti di centro destra e centro sinistra svedesi intende governare con esso.
 Sperare che succeda lo stesso al partito degli xenofobi in Italia è troppo?(Saleh Zaghloul) OLI 272: SOMMARIO
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		OLI 272: ALIMENTAZIONE – Quanta sofferenza sei disposto ad accettare?Quanta sofferenza sei disposto ad accettare per il tuo cibo? Questa è la domanda di fondo che pone Frank Reeze, allevatore americano di polli e tacchini, uno degli ultimi avicoltori indipendenti in un mercato zootecnico dominato al 99 % dall’allevamento intensivo (in “Se niente importa” di Safran Foeer – Ed. Guanda).Una domanda che chiama in gioco nello stesso tempo i grandi interessi economici e la nostra etica individuale (in “Se niente importa” di Safran Foer – Ed. Guanda).Dice Reeze “La gente è ormai lontanissima dagli animali che mangia”, e questi “Hanno pagato caro il nostro desiderio di avere tutto in qualunque momento ad un prezzo irrisorio”. Un tacchino, un pollo, una gallina ovaiola industriali “non possono camminare normalmente, non parliamo di saltare o di volare”. Condizioni di allevamento, tipo di alimentazione, e una “grottesca” manipolazione genetica rendono impossibile la loro sopravvivenza in condizioni normali. Osserva l’allevatore: “Quello che l’industria ha capito – ed è stata questa la vera rivoluzione – è che non ti servono animali sani per fare profitto. Gli animali malati sono molto più redditizi”.Safran Foer cita i dati di questa perversione moderna: “Dal 1935 al 1995 il peso medio dei broiler (polli allevati per produrre soprattutto il petto) è aumentato del 65 %, mentre il tempo per immetterli nel mercato è calato del 60 %, e il loro fabbisogno di cibo è diminuito del 57 %”. Per cogliere la radicalità di questo cambiamento, dice, dobbiamo immaginare un bambino che a dieci anni arrivi a pesare 150 Kg. mangiando solo barrette di cereali ed integratori vitaminici.E’ stato negli anni ’50 e ’60 che le aziende avicole hanno iniziato a procedere “alla integrazione verticale della filiera produttiva” , e che un’attività economica “un tempo dominata dalle donne” è transitata in mano ai maschi, mentre i pollicoltori esperti sono stati sostituiti da dipendenti stipendiati. “Non ci fu un colpo di pistola a segnare l’inizio della corsa verso il basso. Il terreno si inclinò e tutti scivolarono giù”.L’allevatore Reeze elenca: “Un quarto dei polli ha fratture da stress. E’ sbagliato. Sono così stipati uno addosso all’altro che non riescono a evacuare il loro escrementi e non vedono mai il sole. Gli artigli crescono intorno alle sbarre delle gabbe. E’ sbagliato. Sentono la macellazione. E’ sbagliato.” Aggiunge di credere cha alla gente importi degli animali, ma “non vogliono sapere o pagare”, e l’industria fa di tutto perché continuino a non sapere.E qui torna la domanda: che succede da noi? Digitando “broiler” su Google, di informazioni se ne trovano, ad esempio che la densità dei broiler negli allevamenti si aggira sui 30 kg. per metro quadro (dai 16 ai 34 animali, a seconda del peso), che in Italia il mercato è dominato da due aziende, l’AIA del Gruppo Veronesi e l’Amadori, con dettagli su quel che vi avviene, che l’allevamento naturale o biologico (dove la U.E. fissa in tre polli la densità per metro quadro) copre solo lo 0,7 % del mercato.Ma quanti cittadini si mettono a digitare “broiler” su Google prima di andare a fare la spesa?Non intravvedete un compito mancato degli organi di informazione?Link:(Paola Pierantoni)
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		OLI 272: SOCIETA’- Dislessia: ignoranza editorialeE’ stata da poco approvata la nuova legge sulla dislessia, che dota finalmente lo Stato di una norma all’avanguardia, con aggiornamenti per gli insegnanti, fondi per l’istruzione, definizione dei vari tipi dei Dsa (Disturbi specifici di apprendimento – discalculia, disortografia, ecc). Dopo molti anni di giacenza a livello delle commissioni parlamentari, sono stati una petizione online e un gruppo di Facebook che sono riusciti a sbloccare la situazione, grazie alla mamma di un bambino dislessico, Laura Ceccon (*), che si è fatta promotrice di una richiesta. Molti giornali si sono interessati alla cosa, anche in virtù del media inconsueto per l’Italia, appunto Facebook, usato per fare visibilità nazionale e soprattutto organicità alla richiesta, davvero forte, da parte di chi la dislessia la vive quotidianamente in casa, con i propri figli. Avvenire, il Corriere della Sera, televisioni locali, tutti hanno fatto la loro parte per spiegare di cosa si tratti, di come possa essere superata o perlomeno “arginata” la dislessia, come comportarsi per consentire a tutti di usufruire della possibilità di studiare e di darsi le migliori opportunità nella propria vita. 
 Fino a poco tempo fa, e ancora oggi a dire il vero, la dislessia non veniva riconosciuta dagli insegnanti, causando gravi danni psicologici ai bambini, problemi alle famiglie, ritardi nell’apprendimento. Anche quando la diagnosi finalmente metteva in luce il motivo della incapacità di alcuni bambini di uniformarsi ai metodi di apprendimento dei loro compagni, comunque era difficile trovare insegnanti in grado di gestire la situazione in modo professionale, soprattutto per la totale mancanza di formazione in materia da parte del sistema di aggiornamento scolastico. Oggi, con la nuova legge, sono state messe le basi per cercare di risolvere questa situazione davvero indegna di un paese moderno.
 Mentre da tutti, genitori, specialisti, ministero, parlamento, si levano parole di approvazione, una voce fuori dal coro ci manda una stonatura che attacca a trecentosessanta gradi questo risultato, non tanto nei particolari di questo o di quel comma, ma proprio per il modo di intendere nello specifico la dislessia, e più in generale il concetto stesso di “differenza” tra le persone.
 Questo falsetto fuori registro appartiene a Guido Mattioni, che prima ancora che editorialista del Il Giornale è, così lui stesso si definisce nell’articolo “Scuole come ospedali: non più somari ma malati”, un “caprone in matematica” (**).
 Intristisce vedere una mente così arcaica scrivere appollaiato in un trespolo tanto alto, dalla cui elevazione con poche parole incompetenti, incapace della comprensione della bellezza della differenza del mondo, cerca di distruggere il lavoro fatto da decine di persone, esperti di apprendimento, ricerche internazionali, congressi e esperimenti. E ancora di più stupisce la mancanza di controllo della direzione del quotidiano su quanto scrivano i propri redattori, non certo censurando ma per lo meno marcando la dissociazione da un articolo che nei contenuti offende la dignità di persone che hanno difficoltà di vita non tanto per la propria condizione di inadattabilità a metodi di scrittura e di pensiero per loro inutilizzabili per natura, quanto per l’incapacità di cambiamento che la nostra società ha manifestato. Mattioni, con lo stridere dei propri concetti conservatori ottocenteschi, ne è un esempio lampante.
 Conclude l’articolo con un “E’ il nuovo che avanza”, almeno questo riesce a percepirlo, anche se non ancora ad appezzarlo. Laura Ceccon, che fa parte di questo nuovo che avanza, invita sul suo gruppo ad ignorare l’articolo e ad occuparsi di cose serie.* http://www.facebook.com/pages/Vicenza-Italy/Laura-mamma-di-un-bambino-dislessico/456803020023 
 ** (http://www.ilgiornale.it/interni/scuole_come_ospedali_non_piu_somari_ma_malati/01-10-2010/articolo-id=477008-page=0-comments=1)(Stefano De Pietro) OLI 272: SOMMARIO
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		OLI 272: TRASPORTI – RainVenerdì 1 ottobre, impossibile negarlo, è stata una giornata umida, colpita verso le dieci del mattino perfino da una pioggia sottile durata un’ora o poco più. Come capite, una situazione allarmante. Nulla di più naturale, quindi, del vedere scorrere sul tabellone luminoso di Largo Zecca l’avviso della AMT “Date le condizioni meteo la regolarità del servizio non è garantita”. 
 Dubbio: si tratta di una capacità paranormale di AMT che ha previsto l’alluvione con tre giorni di anticipo, oppure (più probabile) del vizio irritante di nascondere le proprie inefficienze dietro a scuse inconsistenti? Quell’umido venerdì infatti il servizio era mal garantito come al solito, lo scontro all’arma bianca per riuscire a salire sul 18 non è stato diverso da quello che si ingaggia normalmente nelle mattinate di sole.
 (Paola Pierantoni)OLI 272: SOMMARIO
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		OLI 272: SOCIETA’ – L’estate nera delle donne italianeLuglio caldissimo, agosto piovoso, mare opaco di alghe e petrolio, risse politiche, circo equestre a Roma con carabinieri e cavalli berberi e, spesso in prima pagina sui quotidiani a corto di notizie, uno stillicidio quotidiano di violenze contro le donne. 
 Donne massacrate dai loro ex mariti e fidanzati che “non si rassegnano” a essere lasciati; donne massacrate da ex fidanzati di altre, che sfogano la propria rabbia sulla prima che incontrano; donne massacrate da medici incompetenti, che trasformano in tragedia un evento naturale come il parto; donne massacrate dalla paura e dall’ignoranza, mentre abortiscono clandestinamente nel bagno di casa; donne usate da una pubblicità violenta e volgare, che ne offende la dignità umana; donne in parata davanti al dittatorello di turno, assoldate in massa a pochi euro al giorno. Un lungo elenco di offese, di mercimonio, di violenza a volte più sottile, più spesso omicida, troppo lungo, articolato, specifico per poterlo ritenere casuale.
 Alla base la convinzione che le donne siano per loro natura “inferiori”, un “ambiguo malanno”, come già le etichettava l’antichità classica, convinzione radicata nel nostro paese anche grazie alla storica misoginia cattolica, convinzione che fino a pochi anni fa nessuno osava esprimere, ma che la recente svolta popolar-pecoreccia del pensiero politico ha sdoganato, un po’ come è accaduto per il razzismo, per l’omofobia e per la certezza che tutto sia lecito, basta solo non farsi beccare con le mani nel sacco, o, se beccati, produrre immediatamente una legge ad personam per farla franca.
 Un’estate nera per le donne italiane: e non aiuta che molti quotidiani continuino a definire questi assassinii come “delitti passionali” o “tragedie dell’amore”. Qui l’amore e la passione non c’entrano niente: c’entra invece l’idea che il corpo delle donne appartenga agli uomini, ai medici, ai padri, ai mariti, ai potenti e che il proprio spazio di potere si definisca in base alla forza e all’estensione di questa appropriazione indebita.
 C’entra l’idea che il lavoro delle donne sia solo “aggiuntivo” rispetto alla definizione del reddito familiare; c’entra l’idea che lo spazio pubblico non esista e che i diritti collettivi siano inutili; c’entra l’idea che formazione e competenza valgano di meno di un bel “lato B”; c’entra un’idea feudale del potere, in cui la vicinanza al corpo del capo definisce l’accesso al potere stesso.
 Parlare di donne, oggi, vuol dire parlare di questo: della natura e delle forme del potere e delle parole nuove che dobbiamo imparare a pronunciare per disvelarne la natura regressiva e pericolosa.
 Abbiamo bisogno di vederli in fila, questi donnicidi, di leggerli nella loro enormità, nel loro orrore per sottrarli all’effimera indignazione di chi ne legge distrattamente su un quotidiano, per ricondurli al loro significato di segnale inquietanti di questo nostro tempo.
 Perché è ipocrita manifestare per una donna condannata a morte in un paese lontano, se non c’è, insieme, la consapevolezza della violenza che tuttora è presente nella nostra cultura e nella nostra società.http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89 
 http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2010/09/24/sulla-pubblicita-sessista/
 http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/08/violenza-sulle-donne-in-aumento-simonelli-e-doveroso-parlarne/48752/
 http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/
 http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/09/06/news/lerner_murgia-6791000/(Paola Repetto) OLI 272: SOMMARIO
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		OLI 272: PAROLE DEGLI OCCHI – Il “futuro” del trasporto pubblico? Foto (C) Giorgio Bergami OLI 272: SOMMARIO




