Categoria: Ivo Ruello

  • OLI 301: SOCIETA’ – Milano Rogoredo: sei disabile? Puoi andare a Saronno!

    Durante una sosta nell’amena stazione ferroviaria di Milano Rogoredo, ho avuto il tempo di esaminare lo stato degli ascensori all’interno della stazione FS. Ho trovato un ascensore (funzionante) immediatamente all’esterno della stazione mediante il quale si giunge ad uno dei due sottopassaggi che si trovano all’interno della stazione.
    Il binario 1 si trova al piano strada, è quindi accessibile direttamente dall’esterno: sulle piattaforme dei binari da 2 ad 7 vedo le costruzioni destinate agli ascensori, quattro in tutto, una per piattaforma.
    Lo stato di queste costruzioni è il seguente:
    1. Piattaforma binari 2-3: porta regolare, ma l’ascensore non è funzionante;
    2. Piattaforma binari 3-4: al posto della porta dell’ascensore ci sono delle chiusure di tavole, quindi, credo che l’ascensore non funzioni…
    3. Piattaforma binari 5-6, come per 3-4, tavole di legno
    4. Piattaforma binario 7: porta regolare, ma l’ascensore non è funzionante.

    Per completezza, vado ad ispezionare il sottopassaggio, dove non trovo alcuna traccia di porte di ascensori, quindi anche le due porte esistenti al piano dei binari non hanno alcun corrispettivo nel sottopassaggio. Per completare il quadro della stazione, aggiungo che nessuno dei due sottopassaggi all’interno della stazione è attrezzato per la salita e discesa di disabili in carrozzella.

    Giunto a casa, cercando su Internet, trovo, all’indirizzo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Rogoredo_%28metropolitana_di_Milano%29
    notizie sulla stazione Rogoredo della metropolitana di Milano: inaugurata nel 1991, riporta fra i “Servizi” l’accessibilità per portatori di handicap, riferendosi (credo) all’unico ascensore che effettivamente permette di raggiungere la metropolitana. Le stazioni FS e della metropolitana sono interconnesse.

    Per quanto riguarda invece la stazione FS di Milano Rogoredo, le informazioni si possono reperire all’indirizzo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Stazione_di_Milano_Rogoredo
    Noto però che nella voce “Servizi” della stazione manca la voce “Accesso disabili”, eppure la stazione è nuova, tetra ma nuova. Come è possibile che non preveda l’accesso per disabili? Eppure sul sito del Comune di Milano, all’indirizzo
    http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/sindaco/sindaco-infrastrutture_passante+rogoredo
    un roboante titolo “Rogoredo, la Porta Sud di Milano” ci racconta l’inaugurazione della stazione, avvenuta il 14/7/2008, stazione che collega le Linee S, la M3 e la rete di FS. Ovviamente inaugura il sindaco Moratti, presenti il ministro per le Infrastrutture Matteoli, il sottosegretario Castelli, il presidente della Regione Formigoni, l’ad di FS Moretti e gli assessori comunali Croci e Simini, per non tralasciare nessuno.
    La tristezza mi coglie: credo che potrei andare vicino alla realtà scrivendo la solita e trita storia all’italiana: siamo in ritardo col lavoro! Come, mancano pochi giorni all’attivazione, gli ascensori non sono ancora pronti? E l’accesso per i disabili? Beh, mettiamo almeno due porte finte…
    Mi consolo, dal primo binario parte un treno per Saronno, non conosco Saronno, forse un disabile a Saronno può trovare una coincidenza per andare altrove, altrove, altrove…
    (Ivo Ruello)

  • OLI 298: CULTURA – La barriera di Palazzo Ducale

    Giovedì 14 aprile alle 21 nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale c’è stato un concerto bellissimo, parte del calendario de “la Storia in Piazza”.
    Titolo del concerto “Musica Al Hurria”, direzione musicale di Davide Ferrari che ha riunito cinque musicisti di nazionalità egiziana, marocchina, tunisina, algerina ma che vivono in Italia, per un progetto in cui l’espressione musicale diventa veicolo per un rapporto con il Nord Africa, e con la sua aspirazione alla libertà e alla democrazia.

    La sala del Maggior Consiglio era piena, il rapporto tra musicisti e pubblico molto caldo, la qualità della musica e degli artisti davvero alta, gli applausi tantissimi. La cortesia dei musicisti aveva inserito nel programma una canzone napoletana, Dicitencello vuje, cantata in arabo, ma non era solo la lingua a cambiare, anche la melodia aveva subìto una trasformazione, si colorava di scale e di ritmi che non erano nostri, ma richiamavano antiche radici comuni. Un’altra musica conteneva indiscutibili echi di flamenco, altre avevano suoni e ritmi non arabi, ma decisamente africani. La musica parlava di contatti, di legami, di spostamenti, di commerci. Di storia, appunto.
    Nel corso del concerto più volte i musicisti hanno fatto riferimento agli avvenimenti del Nord Africa, alla speranza di un cambiamento che è ancora sospeso nell’incertezza. Hanno detto che la prossima volta tra loro avrebbe dovuto esserci qualche musicista libico. Gli applausi del pubblico hanno sostenuto con calore queste frasi. Solo che in sala, salvo due o tre persone chiaramente nordafricane, c’erano solo italiani.

    C’è una barriera anche nella nostra città, e il Salone del Gran Consiglio di Palazzo Ducale, per gli immigrati, è al di là di questa barriera. Potremmo definirla, in senso lato, una barriera di classe.
    Immagino la sala se la barriera non fosse esistita, immagino le danze che sicuramente si sarebbero accese, la commozione che ci sarebbe stata, il filo invisibile che – come dice Calvino per una delle sue città – avrebbe allacciato per un attimo, in quella sala, un essere vivente ad un altro.
    Ma la barriera c’era eccome, visibilissima attraverso le assenze. Per superarla ci sarebbe voluta una precisa azione ed intenzione politica da parte di chi gestiva gli eventi, che invece è mancata.

    I nomi degli artisti: M’Barka BEN TALEB Tunisia: voce; Samir ABDELATY ELTURKY Egitto: voce – darbouka – daf – riqq – bendir; Marzuk MEJRI: Tunisia voce -darbouka – ney; Abbes BOUFRIOUA: Algeria voce – oud – chitarra; Abdenbi EL GADARI: Marocco voce – guinbri – qarraqeb – t’bel
    (Paola Pierantoni – foto Ivo Ruello)

  • OLI 285: TRASPORTI – Aereoporto di Genova: la ciliegina e la torta

    Sui giornali genovesi del 12.1.2011 sono comparsi diversi articoli riguardanti la conferenza stampa del direttore dell’Aeroporto Cristoforo Colombo di Genova Paolo Sirigu, in cui si afferma che l’aeroporto genovese, al quinto posto in Italia per i jet privati, punta a conquistare il terzo posto entro i prossimi cinque anni: nell’occasione si sottolinea l’inizio di voli regolari degli executive jet della compagna MyJet verso destinazioni italiane ed europee (Trieste, Zurigo, Ginevra, Venezia, Marsiglia, Barcellona ed Olbia), prezzi da 850 a 1800 euro a/r.
    Si tratta di una notizia sicuramente positiva, anche in prospettiva, per l’economia ligure, l’offerta di voli rapidi, affidabili, chiaramente destinati al pubblico Vip di vario genere, verso scali difficili da raggiungere con voli di linea: l’utilizzatore abituale genovese, però, che viaggi per motivi di lavoro o di vacanza, si trova spesso obbligato a scali a Roma, in qualche hub europeo, o a pesanti trasferimenti in auto o treno verso aeroporti vicini (Milano, Pisa, Nizza) che offrono un’ampia scelta di voli low cost.
    Visto che, inoltre, utilizzare l’Aeroporto di Genova non dà propriamente la sensazione di trovarsi nell’ombelico del mondo, punge il desiderio di approfondire la questione, allargando la visuale.
    Andando a prelevare i dati di traffico aeroportuale (*) degli anni dal 2000 al 2009 compresi (il 2010 è limitato ai dati di novembre), la posizione dello scalo genovese nel settore dei jet privati è confermata.
    La situazione diventa però dolente quando si passa ai dati riguardanti il numero totale di passeggeri: l’aeroporto di Genova passa infatti dal 17° posto su 35 aeroporti nel 2000 (1.063.146 passeggeri su un totale di 92.441.619) al 21° posto su 37 nel 2009 (1.136.798 passeggeri su un totale di 130.687.350).
    Ciò significa che, mentre il traffico passeggeri in Italia aumentava del 41%, l’incremento dei passeggeri nel nostro scalo si è fermato ad un misero 7%; gli aeroporti che hanno sopravanzato Genova sono Roma Ciampino, Lamezia, Treviso ed Alghero. I dati 2010 (limitati a novembre) vedono addirittura precipitare Genova al 23° posto, superata da Brindisi e Trapani.
    I voli VIP andranno anche bene, ma la percentuale degli utilizzatori di jet privati rispetto al totale dei viaggiatori si aggira attorno allo 0,2% (2 ogni 1000), e anche solo in termini di ricadute economiche per il territorio, sembra ci si occupi della ciliegina anziché dell’intera torta.
    L’entusiasmo di Paolo Sirigu nell’illustrare il successo dei voli Vip filtra invece senza ostacoli nei titoli e nei testi degli articoli senza che ai redattori venga in mente di offrire ai lettori un quadro generale della situazione tutt’altro che brillante del nostro aereoporto, alla vigilia del delicato passaggio della vendita del 60% delle quote oggi di proprietà della Autorità portuale.
    Della torta si occupa invece Nicoletta Viziano presidente del gruppo “Giovani di Confindustria” che in una intervista (Corriere Mercantile del 18 gennaio) afferma la necessità “Di creare una rete per aumentare i collegamenti dal Cristoforo Colombo e sviluppare i traffici” e di stabilire “un tavolo” di confronto con le istituzioni, Regione in primo luogo.
    (*) La fonte di tutti i dati di traffico (numero di voli e passeggeri) è costituita dal sito di Assaeroporti, Associazione Italiana dei Gestori Aeroporti, che permette di visualizzare velocemente tutti i dati traffico negli aeroporti italiani dal 2000 fino ad oggi (http://www.assaeroporti.it/defy.asp ).
    (Ivo Ruello)

  • OLI 284: PORTO ANTICO – Desolazione al mercatino natalizio

    Natale, dall’8 al 24 dicembre la società Porto Antico di Genova organizza davanti a Porta Siberia il “Villaggio di Natale”, e sul suo sito (*) annuncia con letizia e baldanza: “L’area di Porta Siberia per le feste diventa un Villaggio per la vendita di prodotti e regali artigianali … Nel pomeriggio, dalle 15.30 alle 17.30 sul Palchetto Musicale del Mercatino di Natale ricco programma di spettacoli musicali che coinvolgerà scuole di musica e gruppi emergenti”
    L’organizzazione della scaletta musicale viene affidata alla “Casa della Musica”, che mi propone di partecipare: suono musica greca rebetika nel duo “To Pànsellino”. Non è previsto alcun compenso, nemmeno il rimborso delle ore di lavoro perdute, ma, si sa, suonare è un piacere e si accetta ben volentieri.
    Solo che il giorno previsto (mercoledì 22) il tempo è inclemente, piove con ostinazione. Pazienza, d’inverno succede. Si intrecciano scambi telefonici con la Casa della Musica, che propende per annullare l’incontro: non ci sono le condizioni logistiche per suonare in caso di pioggia, ci dice. Ma la “Porto Antico” insiste: non si deve assolutamente annullare il concerto. Si va avanti nell’incertezza fino alle 16, quando arriva la telefonata conclusiva: la Porto Antico non sente ragioni, the show must go on. Così timbro il cartellino ed esco dall’Ansaldo.

    Alle 16 ci presentiamo.
    Piove.
    Non c’è un’anima viva in tutto il cosiddetto “Villaggio di Natale”.
    La maggioranza dei banchi è chiusa.
    La pedana alta 20 cm. su cui dovremmo suonare (il “palchetto” del sito …) non ha alcuna copertura antipioggia, sedie bagnate, prese elettriche per i cavi della amplificazione messe precariamente al riparo di una delle casette destinate alla vendita.
    La responsabile della Casa della Musica è infreddolita e desolata: la richiesta di avere un palchetto coperto è stata recisamente rifiutata dalla Porto Antico per “ragioni di sicurezza” (?!).

    Domanda: ma come può pensare la Porto Antico che si possa suonare col rischio di danneggiare gli strumenti e senza protezione per l’amplificazione? Qualcuno si è preso il disturbo di venire lì a vedere?
    Così non suoniamo.
    Ma poi, per chi avremmo dovuto suonare? Intorno a noi non c’è nessuno, ma proprio nessuno. Deserto totale. Colpa del tempo cattivo? No, mercatini natalizi pieni di gente nonostante pioggia e neve affollano mezza Europa, incluse altre piazze di Genova, e anche nei giorni asciutti – ci dicono poi alcuni amici – di lì non passava nessuno.
    Colpa quindi di una idea improvvisata, realizzata male, e in più senza rispetto per le persone. Del resto si trattava solo di musicisti “emergenti” e per di più “agratis”, che pretendevano? Sono stati trattati in linea coi tempi. Inclusi quelli di candida chioma ed emersi da un bel po’, come il gruppo (musica e danza) di “Banda Brisca”.

    Mia moglie passa a dare un’occhiata anche il giorno dopo. Minaccia, anche se non piove, ma il deserto che circonda il gruppo di danza della Banda Brisca è lo stesso: giudicate dalle fotografie.

    (*) (http://www.portoantico.it/calendario_dettaglio.aspx?lang=ita&id_area=3&Id=3447).

    (Ivo Ruello)