Categoria: tasse

  • OLI 427: GRECIA – Chi il conto non paga mai

    Qualunque sarà il risultato del referendum, segnerà l’Europa per sempre. Tra chi invoca i compiti a casa, e chi maledice questa Europa matrigna, a soffrire è intanto il popolo greco, ma c’è qualcuno che di certo non pagherà il conto: gli armatori greci. A febbraio Tsipras ventilò l’ipotesi che per rimettere in sesto i conti di Atene si sarebbe dovuto tassare i ricchissimi tycoon, 60 famiglie che detengono il 16% del mercato globale e generano il 7% del Pil ellenico, con la prima flotta al mondo per tonnellaggio, un primato riconquistato nel 2013 dopo averlo ceduto al Giappone al tempo della crisi e primo paese per ordini di navi da consegnare nei prossimi anni.
    Le fortune e le risorse accumulate nei decenni hanno fatto sì che gli armatori potessero aumentare sempre di più le proprie attività e i propri interessi fuori dal paese, centoquaranta miliardi di utili negli ultimi dieci anni, ma anche mantenere una salda presenza in patria. Quasi cinquemila navi dal valore complessivo di cento miliardi permettono di avere il sedici per cento del mercato e di dare lavoro a duecentocinquantamila persone, perciò gli oligarchi hanno risposto con calma olimpica: “Leviamo l’ancora e prendiamo residenza fiscale altrove. C’è solo l’imbarazzo della scelta: Monaco, Dubai, Singapore, oppure in Germania, dove ci sono agevolazioni fiscali fortissime …” hanno minacciato. Con più di nove miliardi di euro di investimenti lo scorso anno, gli armatori greci hanno poi dato un segnale inequivocabile a chi riteneva che la crisi storica che sta attraversando la Grecia li avrebbe affondati, ormai dominano la scena mondiale da più di cento anni. Perché?
    Perché dietro al loro successo vi è un regime fiscale eccezionalmente a loro favore, addirittura in Costituzione: infatti, in base all’articolo 107, gli armatori greci sono esentati dal dover pagare tasse sui profitti che provengono dalle proprie attività all’estero. Oltre ad essere essere armatori, sono petrolieri, editori, titolari di lavori pubblici nel Paese senza gare di appalto, possiedono squadre di calcio. Godono di Iva agevolata, ma soprattutto dell’esenzione fiscale sui profitti generati all’estero garantiti per la legge costituzionale del 1967.

    Mettere in discussione l’impossibile per Tsipras, applicare ciò che con la morbida legge sul blind trust del 2009 non è riuscito ai conservatori, mentre tutte le inchieste giudiziarie passate sul contrabbando di petrolio non hanno prodotto condannati: una“patrimoniale” di due miliardi e mezzo sui supermiliardari e altri due miliardi e mezzo dal recupero di tasse arretrate. Un provvedimento cucito su misura per i potentissimi armatori. “I nostri cittadini hanno pagato un prezzo carissimo alla crisi – aveva detto il premier mesi fa in Parlamento –  ora il conto lo devono saldare quelli che non hanno mai messo mano al portafoglio”. Già nel 2012, con la Grecia sull’orlo del default, l’ex premier Samaras chiese ai super-ricchi una “tassa temporanea di emergenza”, 500 milioni ad oggi. Perché Tsipras non è andato avanti?
    Nella disputa Grecia – Ue si parla soprattutto di pensionati, che sicuramente non hanno una quotidianità facile, ma della metà dei giovani senza lavoro non si parla. Del loro futuro, nemmeno.
    (Bianca Vergati – foto di Giovanna Profumo e Ferdinando Bonora)

  • OLI 408: LETTERE – TASI a Genova: more than this?

    Abbiamo provato per Voi, in anteprima, un nuovo gioco di ruolo per PC… GENOA TAXPAYER TASI.
    Sono sul sito internet del Comune di Genova, sezione Tasse e Tributi, sul foglio per calcolare TASI e IMU 2014… Un’istigazione al turpiloquio e/o alla bestemmia.
    Leggo le istruzioni. Provo a calcolare la TASI. Imposta da pagare: ZERO EURO.. Belin… neanche a Fantasy Landia!
    Devo riuscire ad arrivare in fondo entro il 16/6/2014… Dovrei farcela.
    Ritorno alle Istruzioni. Ho capito:  indicano un’aliquota dello 0,33 per cento, mentre nel foglio di calcolo l’aliquota da indicare è per mille cioè 3,3… Rifaccio il calcolo. Ora ci siamo. Forse
    Recensione: gioco non complicatissimo per chi ha dimestichezza con i numeri. Per altri, se non supportati dal Mago CAAF, equivale a schiacciare tasti in una Slot-Machine.
    Parliamoci chiaro… Signor Sindaco,  con il nuovo logo GE NO VA more than this, abbiamo un pochino sbulaccato… siamo d’accordo… non dobbiamo camallare un frigo!
    Però, il tempo che ho impiegato poteva metterlo il Comune ed inviarmi il conto a casa.
    OK. Capisco la sprescia di stabilire l’Aliquota… ma almeno…FEME U CUNTU!
    (Pinicchi – immagine da internet)

  • OLI 393: SOCIETA’ – Così fan tutti

    “Quell’universitaria in Ferrari figlia di tredici anni inutili di scuola”, titolava in prima pagina domenica 1 dicembre il Corriere della Sera, spendendo quasi tre mezze colonne per una reprimenda ai “ ragazzi e ragazze che hanno imbrogliato, sottraendo ai bisognosi e magari più meritevoli”, chiedendosi “se la scuola serve a qualcosa, se fornisce educazione civica, se i figli non sanno ribellarsi ai padri su quel minimo di eticità su cui si fonda la convivenza civica”. Giusto, troppo comodo però dare colpa alla scuola, in fondo in fondo alle famiglie e a nient’altro.
    C’è la crisi, si è scoperto però che da Nord a Sud s’ imbroglia per ottenere agevolazioni su borse di studio, rette mensa, asili nido, tanto che d’ora in poi, decreta il governo, si potrà fare un’autocertificazione “parziale” dei redditi, ai dati importanti risponderà direttamente l’agenzia delle entrate. Ah sì? E ad esempio per quelli che hanno auto intestate a società, la villa–casale dichiarata al catasto casa agricola, bilanci in passivo perenne, che si fa? Si dirà, l’imbroglio è nell’animo umano, quanti cittadini-modello girano con il tagliando park invalidi della zia che manco guida, in fondo che male vi fo?
    Ormai il senso di comunità pare la sottile linea grigia che si sbiadisce sul mare all’orizzonte, puoi dare addosso alla scuola, ma è la famiglia l’ambiente primario, cui un individuo dovrebbe fare riferimento. Nella società dell’apparire forse si sono rimescolati i modelli e non ce ne siamo accorti, non abbiamo ancora messo a fuoco i danni.
    Anche la legge pare un po’ meno uguale a quella di una volta.
    Farà scuola la sentenza pronunciata nei giorni scorsi dalla corte d’appello di Genova (Secolo, 2/11): almeno sul piano penale non è reato dichiarare un reddito fasullo per accedere alla riduzione dell’abbonamento dell’autobus (e con l’azienda trasporti in bancarotta..). 
    I magistrati infatti hanno stralciato in secondo grado l’addebito di falso contestato ad una quarantenne, che aveva dichiarato con atto notorio di non arrivare al reddito di settemilacinquecento euro. Omettendo di essere inserita nello stato di famiglia come convivente di un medico: convivente però non vuol dire moglie a quanto sembra per i giudici, e qui giuristi e femministe potrebbero schiumare, perciò la sua dichiarazione, compreso il reddito non era poi “così falsa”. Si è passati quindi ad ipotizzare sul piano penale il reato specifico per “indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato” e sorpresa però, tale reato non si lo può applicare se il “beneficio ricevuto “ è inferiore ai quattromila euro. Al massimo una sanzione amministrativa, l’avvocato in trionfo, la signora estasiata.
    Di fatto, la sentenza suggerisce che si può fare un pochino i furbetti, carta straccia diverranno dunque tutti quelle denunce ai suddetti furbetti strombazzate in tv, con buona pace per chi il furbo non fa e ogni tanto si sente pure un po’ fesso.
    (Bianca Vergati – immagine di Guido Rosato)