Dunque va bene o non va bene quanto hanno deciso gli Uffici Comunali riguardo le Osservazioni della Regione in materia Ambientale? Un bel parere secco e se ti va un bel malloppo da leggere, quasi duecento pagine di verbali, tabelle, recepimenti, inviati ai Municipi per approvare un qualcosa che neanche in consiglio comunale hanno ancora visto.
Tra le pagine di quegli stizziti verbali si è consumata invece una bella lotta tra Enti per decidere il futuro assetto edilizio della città con abitanti in calo irreversibile, costruire o non costruire nei famigerati Distretti di trasformazione, ovvero nelle aree dismesse di fabbriche, vallette verdi, autorimesse, quante residenze, quanti centri commerciali, quanti parcheggi è permesso fare. In un raptus di fine mandato la Regione ha sparato una serie di diktat ambientali, che ha entusiasmato ambientalisti e spiazzato la controparte, sentenziando osservazioni non meramente indicative come di solito avviene, ma le ha blindate a “prescrittive” , nel senso che è obbligo   vadano recepite: la Vas, Valutazione ambientale strategica.
Una spallata da ente sovraordinato, cioè da chi conta di più, sta più in alto nella scaletta   d’importanza. Un bel destro per gli Uffici, nel frattempo passati direttamente dal via con il   nuovo sindaco come nel gioco dell’oca, tornando a fidata gestione Pd, Fds, Ds, ante Vincenzi,   un’ambientalista pura al confronto.
Si scopre così dai verbali che il Comune “evidenzia come non sia possibile destinare   sistematicamente le aree esondabili a verde, (ndr. come richiesto dalla Regione nelle sue   Osservazioni) in quanto si tratta nella maggior parte dei casi di aree già insediate o sulle quali   pesano interessi anche pubblici notevoli e -conseguenti affidamenti- , come la rimessa AMT   della Foce ..sarà necessario esplicitare che alcune previsioni di grande trasformazione di PUC,   ad esempio Corso Sardegna e Via Maddaloni, (ndr. dove c’è la rimessa Foce Amt ), per ragioni   giuridiche (…!!) non possano che essere confermate, ovviamente evidenziando in norma … il   raggiungimento di adeguate condizioni di sicurezza idraulica, come previsto dal Piano di Bacino..”   (ndr., Il Piano di Bacino, per dirla semplice, stabilisce come e quanto è sicura una zona rispetto   ad un fiume)..”evidenzia il Comune che sta approvando il progetto definitivo dello scolmatore del   Ferreggiano-Noce-Rovare (…) L’intervento comporterà una revisione delle zone rosse nel Piano di   bacino del Bisagno.”
Quindi anche se “La Regione, evidenzia la necessità di individuare i distretti in contrasto con le   norme di Piano di Bacino… “, il Comune non arretra, vuole lasciare a residenze, commercio,   parcheggi magari interrati,  più di quattromila metri quadrati dell’autorimessa della Foce. Un’ipotesi   remota si dirà, visto che la Foce è l’unica autorimessa rimasta nel Levante, quella di Boccadasse   già venduta, al suo posto un palazzone ed è tramontato il progetto di ricoverare i bus allo stadio   Carlini.
Per ripianare Amt se pare corretto mettere in campo i gioielli immobiliari, posti in luoghi di pregio,   altro discorso è il non arretrare rispetto ad una riqualificazione in area rossa cioè esondabile,   ipotizzando che prima o poi con i lavori ancora da farsi sullo scolmatore Fereggiano, la Foce zona   rossa non sarà più. Portandosi dietro a cascata progetti in soffitta di park interrati nei dintorni,   come Caravelle e via Casaregis.
Intanto già si sa come sono finiti i soldi della rimessa Boccadasse: in un’altra società, una bad   company per presentare un‘Amt sana al socio francese, che nel frattempo s’è volatilizzato,   riprendendosi il suo capitale tutto intero. Di sicuro Amt fu società giuridicamente inadempiente,   ma il Comune fece proprio un bell’affare: soldi e immobili spariti e debiti rimasti.
(Bianca Vergati) 
Categoria: Comune di Genova
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		OLI 391: CITTA’ – Puc, Regione e autorimesse AMT
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		OLI 391: PETIZIONE – Stop al consumo del suolo a Genova!Il Comune di Genova sta per approvare il nuovo Piano Urbanistico Municipale (PUC); organizzazioni, comitati, associazioni e reti di cittadini si stanno mobilitando per difendere il territorio dalla speculazione edilizia e promuovere politiche pubbliche di buon senso. Per questo motivo è stata lanciata una petizione; i promotori chiedono ai cittadini liguri, che hanno a cuore il futuro ambientale del territorio, di firmare la petizione:
 “Considerato l’alto indice di urbanizzazione e impermeabilizzazione del suolo, lo stato di abbandono del territorio ed il rischio idrogeologico che ne consegue, le difficoltà di accesso alla terra per la produzione agricola locale, l’elevato numero di edifici vuoti e l’andamento demografico decrescente, il coordinamento di reti, associazioni e comitati genovesi contro il consumo di territorio chiede che il PUC (Piano Urbanistico Comunale) non preveda ulteriore consumo di terreno libero, nè in superficie, nè sottoterra.”
 Tra i promotori:
 Rete if, tavolo agricoltura; Forum salviamo il paesaggio, Genova; Acli Liguria; Aiab Liguria; Amici del Chiaravagna onlus; Amici di Pontecarrega; Arci Genova; Attac; Circolo arci barabini di trasta; Circolo arci belleville; Circolo arci culturale Fegino; Circolo arci erba voglio; Circolo arci futuro primitivo; Circolo arci pianacci; Circolo arci zenzero; Comitato acqua bene comune Genova; Comitato acquasola; Comitato contro la cementificazione di Terralba; Comitato protezione Bosco pelato; Coordinamento gestione corretta rifiuti della Liguria (gcr Liguria); Fair; Gestione corretta rifiuti Genova (gcr genova); Italia Nostra; Legambiente lLguria; Le serre di San Nnicola di Castellett ;Libera Genova; Liguria biologica; Mdc Genova; Medicina democratica; Medici per l’ambiente (i.s.d.e.); Movimento consumatori Liguria; Movimento decrescita felice Genova; Slow food Liguria; Terra! onlus; Vivere in collina; Wwf Genova; Wwf Italia sezione regionale Liguria; Y.e.a.s.t. youth europe around sustainability tables; GasaGenova; A.s.c.i. Liguria; Circolo nuova ecologia; Circolo arci lavoratori sturlesi accipicchia; Slow food Genova; Comitato genitori istituto comprensivo Pra’
 Per maggiori informazioni:
 http://istruzioniperilfuturo.org/2013/11/05/campagna-genovese-agricoltura-o-villette/
 http://istruzioniperilfuturo.org/2013/11/14/audizione-rete-if-su-p-u-c-e-agricoltura-a-genova/
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		OLI 390: ECONOMIA – Itticoltura a NerviUn impianto di maricoltura a Nervi, questa è l’ultima novità delle amministrazioni pubbliche liguri: la Regione che va in deroga a sé stessa ed autorizza un impianto a un chilometro dalla costa proprio di fronte al Castello di Nervi, e il Comune che sta valutando di autorizzare l’attività a terra dell’impresa nel porticciolo e le necessarie pratiche per poter aprire un magazzino tecnico e raccogliere il pesce prodotto e portarlo via con dei camion. 
 Si inizierebbe con due vasche, per arrivare poi nel tempo a nove, occupando in totale uno specchio acqueo di duecentomila metri quadrati, in un posto che viene ricnonosciuto da tutti come l’ultimo baluardo della conservazione del paesaggio a Genova, per lo meno in riva al mare.
 Contro questo progetto si stanno organizzando i comitati della zona, specialmente i pescatori che troverebbero in quei grandi contenitori galleggianti un intralcio alla propria pesca ed un elemento di disturbo nei confronti del pesce “libero”, che si assieperebbe intorno alle reti sommerse a cercare cibo facile ed abbondante. Con il rischio che i pesci selvaggi, a contatto con un allevamento governato da antibiotici, possano ammararsi più facilmente.
 Certo, si dice, il mercato è diverso, i pescatori non devono temere la concorrenza dell’impianto in quanto si tratta di prodotti differenti, uno allevato, l’altro pescato selvaggio e quindi che può godere di un ben altro valore sul mercato. Ed è anche vero che senza il pesce allevato, il costo del mercato ittico sarebbe proibitivo, quindi di fatto allevare è necessario.
 Ma veder progettare un impianto ad un chilometro dalla costa a Nervi, dove la Regione stessa non prevedeva itticoltura, andando in deroga a sé stessa, nel posto con il miglior panorama di Genova e usando il porticciolo interrato come base logistica lascia il dubbio che qualcosa non funzioni nei meandri della burocrazia nostrana.
 (Stefano De Pietro – immagine da Internet)
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		OLI 388: COMUNE – Sportingenova, si chiude!Sportingenova è l’azienda del comune di Genova creata nel 2006 per gestire gli impianti sportivi della città. Ferraris, Carlini, Villa Gentile, ma anche piscine comunali e altro a disposizione dei genovesi per sgambettare e mantenersi in salute.
 In circa sei anni di gestione, ha accumulato qualcosa come quindici milioni di euro di debiti vari, l’ottanta per cento (dichiara l’assessore Miceli) verso Iren, Amiu, Aster. Oggi è in stato di liquidazione, con il personale ridotto al solo liquidatore, Ing. Adriano Anselmi, e con un’unica traccia sul web in una vecchia pagina di Amiu di quando Sportingenova era controllata dalla controllata, situazione già segnalata in comune ma senza risultato. La chiusura definitiva dell’azienda comporterebbe la cessione della proprietà degli impianti nei confronti dei creditori, lasciando la città senza alcuni di essi.
 Quindi, qual’è la soluzione trovata dalla giunta per poter chiudere l’azienda liquidando i fornitori e salvando gli impianti comunali? Certamente non intervenire su chi ha gestito l’azienda, questo è scontato. Soldi liquidi in cassa non ce ne sono, manco a dirlo, almeno questo parrebbe dalla relazione in commissione. Quindi si agisce sull’unica via d’uscita rimasta: cedere all’aziena beni del comune, permutandoli prima in seno a Sportingenova con gli impianti sportivi, per poi chiudere la partita con la vendita finale. Operazione che viene definita dall’assessore “a costo zero” per il Comune. A costo zero in termini di liquidità, peccato che Sportingenova avesse acquisito gli impianti per un tozzo di panne e che adesso il comune debba permutarli ad un valore tale da coprire il debito.
 La delibera promossa dalla Giunta (e passata a maggioranza in Consiglio comunale poco tempo dopo, il 10 settembre) richiederebbe un approfondimento del bilancio, invece nonostante numerose richieste questo bilancio è stato tenuto segretato dall’assessorato, fino alla data odierna. Nonostante una richiesta in commissione, una in consiglio comunale, un scritta e diverse mail e telefonate, soltanto oggi tali dati sono stati spediti ai consiglieri che ne hanno fatto richiesta.
 Si tratta, a dire il vero, di un comportamento usuale del comune, che è sempre molto attento ai dati che pubblica che, alla faccia della trasparenza, paiono vivere molto bene nei cassetti polverosi degli uffici, invece che essere pubblicati sui siti web del comune e delle partecipate, in taluni casi come richiede la legge.
 Alcuni link:
 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/09/04/AQwNOxI-palazzi_sportingenova_pagare.shtml
 http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/05/29/APyZ6DdF-sportingenova_beffa_milioni.shtml
 http://www.amiu.genova.it/accessibile/contents.php?content_id=23
 http://www.comune.genova.it/node/14664
 http://www.genova24.it/tag/sportingenova/
 (Stefano De Pietro)
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		OLI 387: COMUNE – L’incomprensibile futuro delle aree agricoleL’agricoltura, di per se stessa, è un attività imprenditoriale. Quindi l’agricoltura come attività sua propria non fa tutela del territorio 
 Arch. Silvia Capurro Direttore Direzione Urbanistica Comune di GenovaIl 23 ottobre, giornata che ha inaugurato la prima allerta meteo dell’autunno, a Palazzo Tursi si è riunita la V Commissione Consiliare Territorio per discutere di PUC, e presentare le linee guida con cui il Comune intende rispondere alla Valutazione Ambientale Strategica, attraverso la quale la Regione Liguria ha chiesto all’ente di modificare la normativa che concede un indice di edificazione ad uso residenziale svincolato da impegni di attività agricola produttiva (leggasi villette) evidenziando l’esigenza di limitare il consumo di suolo esclusivamente ad attività agricole professionali. 
 Ad assistere al dibattito un gruppo di preoccupati contadini e cittadini, in ascetico silenzio – la natura favorisce l’approccio zen anche delle questioni più spinose.
 Forte la difficoltà di adattare il linguaggio tecnico a quello comune, perché qui si è parlato di legge regionale, emendamenti, iter delle commissioni, tavoli di concertazione e soprattutto è emerso che non c’è un parere condiviso dai soggetti politici presenti in sala rossa su PUC e VAS, anche nella stessa maggioranza.
 Inizialmente è stato difficile persino chiarire se la Valutazione Ambientale Strategica della Regione Liguria fosse o non fosse vincolante per il PUC e se quelle fatte sino ad oggi fossero controdeduzioni del Comune o adeguamenti alla VAS.
 Il Vicesindaco Bernini che non ama esser servo di nessuno, tanto meno della Regione ha precisato che oggetto della discussione erano le controdeduzioni ad osservazioni su un provvedimento della giunta regionale che, per fortuna, vista la delicatezza della situazione ligure – che prevede il vincolo dei comuni a seguire queste osservazioni – ha inserito, la Giunta Regionale stessa, la via d’uscita rispetto a conflitti che potrebbero esserci, cioè l’istituzione dei tavoli tecnici.
 E da lì per Bernini bisogna partire, dalla dialettica che c’è in questi tavoli. (Silvia Capurro e Stefano Bernini) Supportati dalla competenza di dirigenti e funzionari dei vari settori del Comune i componenti politici della Commissione hanno potuto fare tesoro delle risorse dell’ente. Anche se la vischiosità del linguaggio tecnico è stato talvolta uno scoglio insormontabile. 
 Silvia Capurro ha chiarito che le aree al di là della linea verde sono state classificate, dal piano regolatore adottato, tutte come aree agricole, su tutte le aree agricole possono intervenire in primis gli operatori agricoli professionali, dopodiché ci sono i cosiddetti presidi ambientali dove possono operare anche operatori agricoli non professionali.
 Ma chi controlla che il presidio ambientale venga fatto con la dovuta attenzione? Quali le sanzioni? Non esiste il rischio che costruita la villetta, in assenza di norme il territorio circostante venga abbandonato al suo destino tradendo il patto?
 Inoltre appare evidente che questa strada inciderà sul costo delle terre a svantaggio di chi a Genova crede si possa investire e incentivare il chilometro zero e la produzione agricola.
 Ma il 23 ottobre si è anche capito inoltre che sul territorio comunale le serre tradizionali, di fatto, non sono un’esigenza sentita dal settore produttivo. Non se ne prevede lo sviluppo e andrà promosso il recupero dei territori delle serre dismesse.
 Nella patria del basilico succede anche questo
 (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)


