Categoria: Altra Liguria

  • OLI 425: LETTERE – Cara Paita, l’opinione di una candidata

    La signora Lella Paita in questi giorni ci comunica alcune cose della sua visione del mondo attraverso le migliaia di manifesti elettorali che impestano la città. Il suo slogan “La Liguria va veloce” ben si presta però a completamenti ironici di vario genere su internet o sugli stessi manifesti (“La liguria va veloce a bagno/contro un muro/alla morte/alla cementificazione…oppure “La Liguria va veloce. Anche il Bisagno non scherza” del comico Daniele Raco, tanto per fare alcuni esempi…)
    Ironie a parte, questo slogan sa proprio di vecchio! Mi ricorda lo zang tumb tumb di Marinetti e i futuristi, roba di 100 anni fa ormai più che superata, oppure mi ricorda i progetti insensati dell’alta velocità che sperperano miliardi di euro per portare merci cinesi da Genova a Tortona impiegando qualche minuto in meno, mentre i pendolari viaggiano come bestie sui pochi treni rimasti e le nostre fabbriche chiudono.
    Allora cara Lella te lo dico, stai sbagliando tutto: il vero cambiamento, la vera rivoluzione è lo slow: cibo, turismo, tempo libero… Basta correre! Basta correre verso l’ormai pressoché irrimediabile disastro climatico e ambientale. Adesso, se vogliamo dare ancora una speranza di futuro ai nostri figli, è ora di rallentare, anzi inchiodare la macchina distruttrice del falso progresso.
    Le persone più sagge oggi cercano uno stile di vita più a misura d’uomo, a contatto con la natura, trovando in questa dimensione i ritmi adeguati per se stessi e i propri cari, una vita rallentata che ci liberi da ansia e stress imperanti. “Più orti e meno lexotan!” Ecco il mio slogan se avessi i soldi per farmi i manifesti.
    La politica oggi dovrebbe impegnarsi per migliorare la qualità di vita dei cittadini, dovrebbe preoccuparsi, e molto, della sostenibilità ambientale, dovrebbe prediligere e favorire attività economiche che valorizzino il territorio e lo salvaguardino, così come le sue produzioni tipiche, agricole, artigianali e industriali locali. Sempre più giovani e adulti ad esempio sognano di tornare alla terra, ad una dimensione di vita più autentica, recuperando anche valori come la condivisione e la solidarietà con i vicini e la comunità locale. E tanti vi riescono, anche se con grande fatica e nessun aiuto dalle istituzioni.
    L’Italia e ancor di più la Liguria, hanno tra i loro punti di forza il turismo, l’arte, l’agroalimentare e la gastronomia. Il turista (ma anche il cittadino) cerca il buon cibo locale e ambienti naturali incontaminati.
    Su queste cose deve puntare la nostra bella regione rovinata dal cemento.
    Dai viadotti non nasce niente, dalle fasce nascono i fior (e le olive, le verdure, il basilico…)
    (Silvia Parodi, ingegnere ambientale, candidata con Progetto Altra Liguria)
  • OLI 424: SINISTRA – In assenza del Messia si parla di maria

    Dove eravamo rimasti?
    Che per le Regionali della Liguria don Farinella aveva sognato di unire M5S e sinistra-sinistra in una grande coalizione senza riuscirci, e che poi era stato proposto e votato Giorgio Pagano per alleare almeno Rete a Sinistra e Altra Liguria (due componenti nelle quali erano confluiti SEL, Rifondazione, verdi, civatiani, lista Doria e tutti quelli che nel Pd si oppongono a Renzi) e che era quasi fatta, ma poi la pubblicazione di un carteggio mail ha dato la stura ad una coalizione, sostenuta da Cofferati, sfavorevole a Pagano, così è partita la candidatura di Pastorino (anche lui sindaco ma di Bogliasco, nonché parlamentare). Allora Giorgio Pagano ha rinunciato a candidarsi per non portare su di sé l’onta di aver scisso la sinistra, però Altra Liguria non ha appoggiato Pastorino ed ha deciso di presentarsi da sola insieme ai Verdi.
    Situazioni che nemmeno gli sceneggiatori di House of Cards arriverebbero a immaginare…
    Così da anime della sinistra i potenziali elettori si sono trasformati in anime in pena.
    Quello che rimane di questa catastrofe, militanti sopravvissuti, era in Largo Pertini sabato mattina per la presentazione del candidato Antonio Bruno della lista l’Altra Liguria e ai giardini Luzzati domenica ad un incontro-aperitivo a favore della legalizzazione della cannabis, organizzato dai sostenitori di Pastorino.
    Alla prima iniziativa è venuto a buttare uno sguardo anche Pierfranco Pellizzetti – analista raffinato e crudele del contesto politico regionale – che con un certo compiacimento non ha fatto che ribadire, interpellato, quello che già aveva scritto su Pagano, Pastorino e compagni, alimentando l’impressione che esista davvero la schiera dei promotori “del tanto peggio, tanto meglio”.
    Alla seconda iniziativa, con ragionevole ritardo, si è presentato Pastorino, sulla scia di una tradizione consolidata per la quale i candidati sono come le spose. Per fortuna i suoi giovani supporters avevano preparato seriamente l’incontro sviluppando, anche in assenza del candidato, il tema cannabis nelle sue molteplici sfaccettature: utilizzo a fini terapeutici, personale, imprenditoriale e come rilancio delle aree agricole abbandonate dell’entroterra. Mentre il Consiglio comunale genovese ha approvato una mozione favorevole

    alla legalizzazione. Accrescendo in chi scrive la convinzione che il milione di metri quadri vista mare, con tanto di moli, afferenti all’Ilva di Cornigliano potrebbero essere convertiti alla coltivazione e lavorazione della pianta, se dovesse venir meno la vocazione siderurgica del sito.
    Al dibattito ai giardini Luzzati, grazie ai relatori informati sulle inchieste andate in TV, è stato possibile un approccio costruttivo al tema della legalizzazione dell’oro verde, a partire dalla possibilità di sottrarre alla criminalità organizzata – Camorra SpA – un mercato che in Colorado ha creato legalamente 10.000 nuovi posti di lavoro, più il gettitio fiscale che permettermebbe un’entrata di otto miliardi di euro annui.
    Gli interventi dei presenti hanno dato voce alla fatica di chi, gravemente malato, è sottoposto alla sadica burocrazia del sistema sanitario per ottenere cannabis, e dei consumatori che rivolgendosi alla rete illegale dello spaccio, rischiano di assumere sostanze tagliate e gravemente dannose. Peccato che gli operatori del Sert non siano intervenuti, che fossero assenti i medici del lavoro che, per legge, devono verificare il consumo di droghe nei siti produttivi e che poco si sia detto sulle piantine coltivate dai militari italiani a Firenze.
    Così in assenza del messia a sinistra si è parlato di maria.
    Un saggio provvidenziale inizio. Una speranza per il coltivatore diretto di Ospedaletti finito in manette dopo aver convertito la produzione della sua azienda alla coltivazione illegale di canapa.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)