Categoria: Internazionale

  • OLI 376 – ESTERI: voci dalla stampa internazionale

    1) The Guardian, 07 maggio 2013: Ciniche alleanze dell’occidente in Siria.
    Nell’articolo ” L’Occidente ed i suoi alleati fanno cinicamente sanguinare la Siria per indebolire Iran”, Seumas Milne, scrive, tra l’altro, quanto segue: “Ciò ha coinciso con il parlare della creazione di una zona cuscinetto israeliana all’interno della Siria, mentre i funzionari israeliani stanno sostenendo che il regime siriano ha usato armi chimiche. Dal momento che Obama ha dichiarato che l’uso di armi chimiche sarebbe stato una “linea rossa”, le accuse di usarle sono diventati un’arma fondamentale per tutti coloro che richiedono maggiore intervento occidentale, un’eco bizzarro della screditata orchestrazione dell’invasione dell’Iraq un decennio fa.”
    “Questo sforzo è venuta a galla questa settimana, quando l’investigatrice delle Nazioni Unite Carla Del Ponte ha riferito che ci sono “forti sospetti concreti” che i ribelli siriani stessi abbiano usato il gas nervino sarin.”. http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/may/07/west-cynically-bleed-syria-weaken-iran

    2) Slab News, 01 maggio 2013: Gli arabi discutono se lo striptease è una forma di lotta?
    Nell’articolo “Spogliarsi per la causa è stravaganza o è una forma di lotta?”, Farah Abi Murshid, scrive, tra l’altro, quanto segue: “Asaad Abu Khalil, noto per il suo sostegno alle cause delle donne, in risposta ad una domanda di “Slab News” sottolinea che egli: ” sta con il diritto delle persone di indossare o di non indossare ciò che vogliono, ma importare dall’occidente (da parte di una maggioranza o di una minoranza, come è in questo caso) le forme di protesta non mi piace fosse anche nel portare le fiaccole o protestare con certo tipo di danza. Le forme di protesta dovrebbero nascere dalla cultura e dall’umore locali delle persone. Il diritto a spogliarsi non ha nulla a che fare con la condizione della donna. Abukhalil si chiede: “Perché dovrebbe interessare tanto coprire o scoprire la donna? Il fenomeno è minoritario in occidente, ed è una stravaganza, perché lo importiamo? Quale è l’obiettivo? Sinceramente non so. Ma se una donna volesse spogliarsi questo non mi turba, come non mi turba il velo della donna quando la decisione in entrambi i casi fosse autonoma. Lo spogliarsi della donna in sé non porta alcun vantaggio o svantaggio alle lotte nel mondo arabo. Se tutte le donne palestinesi si spogliassero ad esempio che effetto avrebbe questo sull’occupazione israeliana?”.
    http://slabnews.com/article/19362
    (Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)

  • OLI 314: INFORMAZIONE – Festival di Internazionale, il mondo in un programma

    Disegno di Guido Rosato

    Il programma è talmente ricco di incontri che per seguirlo si è a rischio bulimia. Anche la selezione mattutina degli eventi, pianificati con rigore a colazione, nasconde amare sorprese. Soprattutto se per entrare bisogna munirsi,  un’ora e mezzo prima dell’incontro, di un tagliando che sparisce tra le mani di chi, astutamente, si è presentato con maggior anticipo.
    Ferrara è città evento, e se il turismo culturale in Europa è tendenza moda, al Festival di Internazionale, il concetto prende forma in tutta la sua inquietante bellezza.
    Dal 30 settembre al 2 ottobre la città ospita giornalisti da tutto il mondo.

    Il centro storico di Ferrara si gonfia di pubblico, soprattutto giovani che, programma giallo alla mano, corrono da un’incontro all’altro. O si incagliano pazientemente in code interminabili.
    Agli appuntamenti si parla di G8 dieci anni dopo, Darfur, Cremilino, Afghanistan, Africa, primavera araba, Giappone. Ma anche di donne, anoressia, mafia, precariato, blog. E il dubbio che ci sia davvero troppo diventa certezza quando si prende atto che tre appuntamenti in contemporanea non si possono seguire.
    La ragazza dell’info-point spiega paziente al signore avvilito: “Lo so che ci sono troppi incontri! Ma c’è anche moltissima gente… E se ci fossero pochi appuntamenti, non ci sarebbe posto per tutti…”
    Mentre un’escursionista storica del festival suggerisce: “Bisogna scegliere le piccole cose… lasci stare gli eventi con tagliando”.
    Agli incontri Claudio Rossi Marcelli racconta di come è diventato genitore insieme al suo compagno. Michael Anti, giornalista e blogger cinese, illustra il controllo totale della rete sotto il regime comunista e di come il potere di stato sui server spenga sul nascere qualsiasi rivoluzione. Guido Scarabottolo, illustratore delle copertine di Guanda, si racconta a Goffredo Fofi, mentre i disegni vengono proiettati in un grande schermo dietro lui.

    Giornalisti stranieri riflettono e portano l’esperienza dei paesi d’origine, dalle interviste ai talebani al racconto dei nuovi gruppi di potere del pakistano Rahimullah Yusufzai, alla spiegazione della giornalista finlandese Liisa Liimatainen sul perché le donne del suo paese non conoscano discriminazione; allo stesso incontro – dal titolo Donne di tutta Europa unitevi! – moderato da Maria Nadotti, parlano Antoinette Nikolova, giornalista bulgara, Irene Hernández Velasco, giornalista di El Mundo, ma anche il giornalista di Le Monde, Philippe Ridet. Ed ognuno ha donne diverse da raccontare che si muovono in spazi legislativi e storici differenti.

    Piazza da comizio all’incontro sulla generazione precaria con Susanna Camusso, domande via sms in diretta dai giovani partecipanti, tutti con le idee molto chiare, ma in pochi a conoscere il Nidil, categoria delle Nuove Identità di Lavoro della Cgil, che si propone di proteggerli ma che deve fare ancora molto per aggregarli.
    Imperdibile la mostra “Il male non è morto” con le false prime pagine del settimanale satirico, pubblicato tra il 1978 e il 1982. Risate intatte da un passato così distante.
    (Giovanna Profumofoto dell’autrice)