Categoria: Don Farinella

  • OLI 423: REGIONALI 2015 – Il ritorno dei boiardi e la scelta di Pagano

    (ex Voto a San Torpete – Genova)

    C’erano una volta i boiardi di stato.
    Il temine negli anni Ottanta indicava il gotha di dirigenti, voluti dalla politica, che gestiva aziende pubbliche e che ne decideva i destini. Uomini potentissimi capaci di scelte sciagurate. Ancora oggi le conseguenze delle loro decisioni bruciano sul tessuto produttivo del paese.
    Esistono nuove tipologie di boiardi?
    Scelgono bene?
    La recente vicenda delle elezioni regionali liguri induce a pensare che i boiardi esistano, pronti a dettare a sinistra l’agenda politica della Liguria. Il sostegno, come candidato “antipaita” a Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco, parlamentare e ormai ex Pd di area “civatiana”, è un segnale del clima che si respira nei partiti di di sinistra a livello nazionale, dove si punta su un carino dal passato politico innocuo, piuttosto che su un cooperante internazionale, sindaco per due mandati di La Spezia, con una militanza nel Pci.
    Se sono gli uomini a fare la storia, quella di Luca Pastorino non tiene il confronto con quella di Giorgio Pagano e nemmeno sarà una minaccia per Raffaella Paita, visto lo spessore politico dell’avversario.
    Si sarebbe potuto avere di più, con buona pace di Pastorino che garantisce una campagna politica “col sorriso”, quando in Liguria da tempo, non c’è nulla da ridere. Si poteva convergere su Pagano, scelto da primarie di area e presentato agli elettori di sinistra dopo una lunga serie di incontri. Ma così è andata e la pubblicazione di un carteggio mail di don Farinella non ha certo favorito l’unità.
    E in nome di quella unità a sinistra, Pagano ha ritirato la propria candidatura. Ma si è reso disponibile a parlare di programmi e propore buona politica.
    (Giovanna Profumo)

    Ecco il testo integrale della sua lettera inviata alla stampa il 26 marzo 2015:

    In queste settimane ho lavorato, insieme a molti amici, al progetto di una “coalizione civile, sociale e popolare”, alternativa al sistema dominante in Liguria. Un progetto capace di guardare a sinistra ma non solo, perché vuole mobilitare le coscienze e le passioni civiche di tutte le persone ammutolite di fronte a consuetudini stratificate di malaffare, mediocrità politica, assenza di visione, danni costanti alla cosa pubblica e al territorio. La forza di questo progetto è tutta nella capacità di coinvolgere e aggregare dal basso, di creare fiducia non solo attraverso iniziative e vertenze politiche ma anche e soprattutto attraverso pratiche solidali e mutualistiche capaci di dare risposte concrete ai bisogni delle persone.
    Ho cercato fino all’ultimo l’alleanza, in vista delle elezioni regionali, con i piccoli partiti della sinistra,

    ma il tentativo è stato reso impossibile da una operazione politica vecchia e stantia, organizzata da minoranze partitiche che contano sempre meno, non hanno una reale visione alternativa e si rifugiano da tempo in una cultura minoritaria e perdente che parla a pochissimi e allontana le tante persone disamorate dalla politica per colpa di questa politica. Non rinnego il tentativo, che andava fatto: ma l’esito è stato fallimentare, e le responsabilità politiche sono evidenti. Non esistono dunque le condizioni perché io possa accettare la proposta che mi è stata fatta dal candidato a Presidente e dai dirigenti nazionali dei piccoli partiti di aderire a questa operazione assumendo il ruolo di capolista.
    In questi giorni ho discusso a lungo con gli amici che mi hanno proposto e sostenuto. E’ cresciuto il consenso attorno a noi, forte era ed è la spinta a presentare una lista civica alle elezioni. Ma ho voluto ancora una volta compiere un atto di responsabilità, l’ultimo: ho deciso di ritirare la candidatura. L’ho fatto nel nome della lotta alle frammentazioni e alle divisioni, un sentimento da molti condiviso, di cui mi sono fatto carico. 
    Spero che questo atto possa ancora far riflettere sulla mia proposta, finora rifiutata, di una nuova candidatura unitaria, che eviti il danno di una dispersione dei consensi all’interno del campo dei cittadini impegnati per il cambiamento, potenzialmente maggioritario.
    Confesso che il mio rientro nella politica tradizionalmente intesa, dopo otto anni di impegno sociale e culturale dal basso, è stato drammatico. Ora sono pienamente consapevole che l’obiettivo che mi ha sempre mosso, quello della riforma dei partiti e della loro apertura alla società, deve fare i conti con quella che purtroppo è la realtà: oggi sopravvivono i resti disperati di un sistema che ha condotto allo smantellamento inesorabile di una politica ormai screditata agli occhi dei cittadini.
    Il mio atto non è però di abbandono, anzi: ho deciso di lavorare per costituire il movimento “La Buona Onda”, con l’obbiettivo di costruire insieme alle tante altre associazioni -a partire da “Altra Liguria”, che con tanto calore mi ha accolto- e a tutte le persone interessate la “coalizione civile, sociale e popolare” della Liguria. Una grande forza civica organizzata, radicata nei territori, che collabori con le forze di base e civiche che si battono per un cambiamento radicale. Durante la campagna elettorale stimoleremo il dibattito pubblico con interventi sui principali problemi della regione. Costruiremo un osservatorio sulle politiche regionali, con proposte specifiche e un monitoraggio stretto di chi governerà. Soprattutto ci impegneremo per una cultura politica nuova, che potrà supportare la nascita di liste civiche di cambiamento alle elezioni future e rafforzare un processo dal basso come contributo della Liguria alla coalizione sociale che sta crescendo nel Paese. La “Buona Onda” di entusiasmo, di centinaia di proposte di programma che mi sono arrivate, testimonia che la voglia di un cambiamento radicale è molto forte. “La Buona Onda” organizzerà questa spinta genuina e popolare: non è una scelta di testimonianza, ma ha lo spirito di una alternativa di governo.
    Un grazie di cuore alle migliaia di persone che in questi giorni hanno voluto manifestarmi affetto e vicinanza politica, a “Altra Liguria”, ai Verdi e soprattutto agli amici del “gruppo di San Torpete”, i primi a credere in me.
    Giorgio Pagano

  • OLI 355: DON FARINELLA – I quaranta anni di un ottimo parroco

    Giovedì 1 novembre alla Chiesa di San Torpete è in programma un concerto della “Accademia dei virtuosi”, ensemble della Scuola Musicale Giuseppe Conte e della Cappella Musicale della Chiesa di San Torpete, direttore Luca Franco Ferrari. Musiche di Josquin Des Prez. Ci vado, è la prima volta che entro in questa chiesa, e scopro che non si svolgerà un concerto in senso proprio: le musiche sono previste ad accompagnamento della liturgia. Ma la vera scoperta è che non si tratta di un giorno qualsiasi, perché si festeggiano i quaranta anni di sacerdozio di Don Farinella, famoso prete ‘diavolo’ per una parte della gerarchia ecclesiastica e della politica genovese.
    Anche a chi come me non era mai andato in questo luogo salta agli occhi che quella lì riunita è una comunità molto coesa. Sembra che tutti si conoscano tra loro, e si dividano i compiti necessari. Dopo un numero indeterminato di anni mi trovo ad ascoltare una messa senza esserci portata da un matrimonio o da un funerale.

    La musica è bella, e l’insieme musicale di ottimo livello, ma diversamente dalle aspettative con cui sono venuta quello che mi prende di più sono le parole, quelle promunciate e quelle scritte. Ognuno riceve infatti un plico di 12 pagine, con note sulla musica che verrà eseguita, parole e letture della liturgia, ‘spunti di omelia’, suggerimenti per la riflessione personale, esegesi dei testi, avvisi, programmi e appuntamenti futuri, religiosi, musicali, culturali. Dietro ogni incontro in questa chiesa c’è davvero un gran lavoro. Nella sua introduzione all’evento Don Farinella dice “Ringrazio Dio di avermi chiamato ad essere prete con un cuore laico”. Ringrazio anche io, laica e non credente, perché ho potuto ascoltare e leggere parole che mi sono vicine, che posso condividere. Ad esempio la chiara coscienza della parzialità e del limite di qualunque espressione umana, inclusa l’appartenenza ad una determinata religione.
    Don Farinella ricorda quanti di più siano e siano state le persone che non hanno alcun legame con la religione cattolica, ma in questa presa d’atto non c’è l’ansia di “farli propri”, ma il riconoscimento della loro appartenenza comunque alla divinità e santità. Nel discorso di Farinella i santi e le sante diventano così persone quotidiane e sconosciute. Dice che bisognerebbe superare il monopolio della promozione a santità esercitato dalla Chiesa secondo un dubbio modello ispirato alla mortificazione e alla sofferenza come condizione essenziale della vita. La cosa più giusta, dice Farinella, sarebbe proprio eliminare dal calendario i nomi di questa piccola manciata di santi e sante, perché il mondo ne è invece pieno, ed “essere santi significa in primo luogo essere se stessi, esserlo sempre, esserlo senza paura … se nel lavoro, nelle scelte di vita, nella vita di famiglia, con gli amici, in viaggio, ovunque, diamo un senso a tutto quello che operiamo e che facciamo, noi estendiamo la santità di Dio attraverso la normalità e la ordinarietà della nostra vita vissuta come un pellegrinaggio verso la tappa conclusiva che è l’inizio di un’era nuova: il Regno escatologico di Dio”.
    Da laica non credente non posso che fermarmi alla ‘tappa conclusiva’, ma fino a lì la compagnia di persone come questo ‘ottimo parroco’ mi pare preziosa.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)