“Cornigliano, i bulli terrorizzano la biblioteca” titolano le pagine genovesi di Repubblica del 1 marzo (*), l’incipit dell’articolo è netto (“una biblioteca sotto scorta perché è ostaggio di una banda di bulli”), in un virgolettato vengono anche riportate le parole che sarebbero state pronunciate da Maria Teresa Bartolomei, responsabile del Polo culturale di Genova Cornigliano (“Adesso abbiamo paura”): lo stesso giorno, i fatti sono descritti da Il Secolo XIX sotto il titolo “Branco annoiato devasta biblioteca”.
Qualche giorno dopo ne parliamo con Maria Teresa Bartolomei, molto scontenta per come i giornalisti hanno travisato, almeno in parte, i fatti avvenuta alla biblioteca Guerrazzi di Cornigliano: il gruppo di ragazzi, circa una quindicina, di età compresa fra i quindici e i diciassette anni, è noto da tempo ai frequentatori della biblioteca e ai suoi dirigenti: si radunano in giardino, fanno i “bulli”, procurano qualche piccolo danno, danno fastidio a chi studia, ma in genere i responsabili della biblioteca sono sempre riusciti a gestire la situazione. Lo scorso 28 febbraio le cose si erano svolte in modo analogo, fino a quando i ragazzi, alle sei di sera venivano allontanati dalle aule di lettura, ma al momento di allontanarsi le parole di rimprovero di due studenti non vengono accettate, e scoppia la rissa, uno scazzottamento abbastanza vivace. 
Viene chiamata la polizia, e nel frattempo i ragazzi si dileguano.
Episodio molto spiacevole, ma è molto spiacevole anche l’atteggiamento dei mezzi di informazione, che come accade molto frequentemente forzano i toni, e mettono tra virgolette parole che non sono state pronunciate. 
La biblioteca non è stata devastata, questi ragazzi vengono descritti da chi conosce bene la situazione come molto fastidiosi, ma non “dediti a distruggere tutto quello che trovano”.
Bene una maggiore sorveglianza del luogo, ma anche una maggiore sorveglianza del linguaggio.  
(Ivo Ruello)
Categoria: Cornigliano
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OLI 335: CITTA’ – La Biblioteca e i giornalisti creativi
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OLI 295: CITTA’ – Cornigliano, la stazione e il suo degrado, in dieci foto

Figura 1 Copertina della Domenica del Corriere 24 gennaio 1926 Visita guidata a Cornigliano. La meta, per esattezza, è la stazione. Ci arriviamo non per il grande rettifilo principale, via Cornigliano, ma scivolando attraverso le stradine laterali a valle di questa, che un tempo spiovevano come rivi verso le spiagge della famosa località balneare. Nel 1926 per la stazione (che all’epoca era in posizione più centrale rispetto al quartiere) passò il convoglio che trasportava la salma di Margherita di Savoia: in una tavola illustrata della Domenica del Corriere si vede, sullo sfondo, la grande spiaggia di Castello Raggio (Figura 1). Di questo passato idilliaco rimane traccia soltanto nella toponomastica: una stradina che ora conduce ad un’inferriata, fiancheggiando l’enorme parcheggio dell’ex Italsider, si fregia del nome Vico alla Spiaggia (Figura 2). Mi ricorda un’anziana signora, carica di una incalcolabile quantità d’anni e di rughe, che sfoggiava con leggiadria il nome Afrodite. Continuando per via Bertolotti, che costeggia a valle la strada principale, entriamo nello spirito giusto per visitare la stazione di Cornigliano con un lento procedere attraverso le macerie degli impianti ex Italsider (figura 3 e 4). Se le rovine non fossero sufficienti a prepararsi al degrado, vi consiglio di riportare alla mente lo spezzone di un film che molto si addice: un episodio di Allegro ma non troppo in cui i disegni di Bozzetto accompagnano il Valzer triste di Sibelius.

Figure 2, 3 e 4 – Foto Eleana Marullo Eccoci quasi arrivati: appare la facciata della stazione, il cui restauro è terminato nel 2009 (figura 5). Gli esterni sono ancora dignitosi ma appena si entra lo spettacolo cambia, bruscamente. Non esistono biglietterie, neppure automatiche. La sala d’attesa è chiusa da una rete metallica, che non impedisce al popolo notturno delle stazioni di entrarvi e lasciare segno. Nel paradosso, le tracce del passaggio umano si riducono all’essenziale: qualche buccia di banana ed un tappeto di gratta&vinci, che non hanno salvato nessuno dalle miserie dell’esistenza e giacciono al suolo come foglie secche (figura 6).

Figure 5, 6 e 7 – Foto Eleana Marullo Il sottopassaggio che conduce al secondo binario si fa latore dei messaggi d’amore e di disperazione dei graffitari locali (figura 7). I liquami sul pavimento ci avvertono che qualcuno è stato qui, di recente. Arrivati sul secondo binario lo sguardo vaga sul piazzale vuoto: delle macerie metalliche che fino a qualche mese erano accatastate al suolo non rimane che qualche pozzanghera rossa e ferrosa (figura 8). Girandosi a monte, altri cumuli di macerie (calcinacci, oggetti dimenticati, ferraglia) si accalcano alla vista (figura 9 e 10).

Figure 8,9 e 10 – Foto Eleana Marullo Il 28 luglio 2010 il Corriere Mercantile riportava un servizio sulle stazioni del ponente genovese. Incuria, degrado, atti vandalici ed un pervasivo senso di abbandono: “Brutte, sporche, inospitali: ecco le stazioni Rfi. Cornigliano è la peggiore”. A distanza di qualche mese la situazione non è di certo cambiata. Ed al degrado che accompagna, endemicamente, le stazioni del ponente (fuori da forti circuiti economici, fuori da interessi turistici o balneari), si aggiungono le cicatrici pesanti del passato ed i segni di uno “stress postraumatico” di quartiere. (Eleana Marullo)
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OLI 294: CITTA’ – La finestra sulla villa (Serra di cornigliano)

Villa Serra di Cornigliano in una cartolina d’epoca Mi professo fortunata: abito a Cornigliano. Ogni giorno, quando apro la finestra di casa, mi si offre una cartolina da un’altra epoca: incorniciata dallo squadro degli stipiti in legno, appare una villa fatiscente, testimone muta di fasti passati e di presenti, durevoli manchevolezze. Vedo un degrado solido e costante, inesorabile come lo scorrere della sabbia nella clessidra: un giorno si stacca un pezzo di intonaco, il giorno dopo una persiana si scolla dalle cerniere, passa un mese e crolla un tavolato dalle ferruginose impalcature, un altro ancora e salta un intarsio dai marmi del pavimento, sul terrazzo. Eppure sono pochi anni che abito qui davanti e che spio – con un voyeurismo un po’ morboso -questa decadenza plateale. Quante volte mi sono ritrovata a pensare al “povero” Domenico: che cosa avrebbe pensato di fronte alla colpevole negligenza dei posteri?
Villa Serra di Cornigliano fu infatti commissionata nel 1787 dal marchese Domenico Serra ad Andrea Tagliafichi. Progettista, scenografo, decoratore ed ingegnere civile ed idraulico, oltre che architetto, costui era molto famoso all’epoca, un personaggio assai “quotato” e di chiara fama, ricercato dalle maggiori famiglie genovesi per la sua abilità nell’abbinare al gusto classico un nuovo modo di concepire il giardino. Tagliafichi lavorò molto a Genova: tra i suoi progetti il recupero di Villa Doria de Mari (a Sampierdarena,1780), il parco di Villa Lomellini Rostan (alla foce del Varenna, 1780), la ristrutturazione della Villa Durazzo-Rosazza ( a Dinegro, 1787) e Villa Durazzo Groppallo nella zona di Manin.
Mentre lavorava a Villa Durazzo-Rosazza, Tagliafichi ricevette l’incarico di costruire ex novo una villa per la famiglia Serra a Cornigliano, e se ne occupò in prima persona, dalle fondamenta al giardino, fino ai particolari dell’arredo. Grandi aiole a prato, palme e alberi sempre verdi fiancheggiavano i vialetti, una rinomata collezione di azalee trovava posto sulle gradinate alle spalle della villa, mentre un giardino d’inverno ricco di piante esotiche completava le delizie del parco. Nel 1916 la villa fu venduta dal marchese Orso Serra al comune di Cornigliano Ligure.
Dell’opera di Tagliafichi rimangono ad oggi soltanto monconi: il parco di Villa Doria de Mari è stato distrutto dalle lottizzazioni, mentre la ferrovia e gli impianti industriali hanno eraso quello di Villa Lomellini Rostan e mutilato quello di Villa Durazzo Pallavicini.
Sarà per questa consapevolezza che guardavo ogni giorno con maggiore desolazione alla decadenza della villa, mia dirimpettaia. Fino a quando…
(Eleana Marullo) - 
		
		
OLI 294: CITTA’: 1,8 milioni di euro per Villa Serra
Lavori in corso a Villa Serra di Cornigliano. 
Foto E. MarulloFino a quando, è cominciato a cambiare qualcosa. Prima è apparsa una grata metallica a delimitare il perimetro della villa, poi i castelli di impalcature (questa volta vere e operative, non come quelle che intelaiavano i muri della villa perché non crollassero, ferme lì dal 1992 e ormai rosse di ruggine). Il 3 novembre 2010 è stato inaugurato il cantiere per i lavori di recupero e valorizzazione di villa Serra di Cornigliano.
Questo restauro arriva da lontano: è infatti applicazione della Misura A3 (recupero e valorizzazione del patrimonio architettonico), citata nel documento “Programma integrato di riqualificazione urbana di Cornigliano” (http://www.percornigliano.it/images/stories/pdf/2009_progr.%20integr.%20riqual.%20urb..pdf), che a sua volta è attuazione dell’accordo di Programma (1999), secondo le modifiche introdotte nel 2005. Insomma, tutto – in sintesi – è figlio degli accordi per la dismissione della cosidetta “Area a caldo” e per la bonifica del quartiere gravemente compromesso dai costi – sociali ed ambientali – della presenza dell’Ilva.
Le risorse finanziarie che dovrebbero alimentare la riqualificazione urbana di Cornigliano, si legge nel documento, ammontano ad un totale lordo di 216 milioni di euro, garantiti in parte dal Ministero dell’Ambiente ed in parte da quello delle Infrastrutture e dei Trasporti . La somma sarebbe da destinarsi così: 65-70 milioni di euro per la bonifica delle aree ex Ilva, 90-100 milioni di euro per le infrastrutture (strada di scorrimento a mare e nuova delimitazione dello stabilimento Ilva), mentre i restanti 45-60 milioni ricadrebbero a pioggia per gli interventi di riqualificazione urbana.
Nell’ambito di questi ultimi, a villa Serra è toccata una quota di 1,8 milioni di euro. La ristrutturazione prevede interventi sugli esterni della villa: il tetto in ardesia, gli intonaci, le balaustre e le pavimentazioni in marmo, mentre il recupero del giardino è rimandato ad una futura fase di attuazione dell’accordo di programma. I lavori, che a quanto vedo dalla finestra, procedono speditamente, dovrebbero essere terminati a gennaio 2012.
I finanziamenti stanziati sono gestiti dalla Società per Cornigliano, mentre l’intervento è eseguito operativamente da Sviluppo Genova (società a partecipazione mista pubblico-privata) su mandato della Società per Cornigliano (costituita da Regione, provincia, Comune e una società partecipata del Ministero dell’Economia). Gli obiettivi della riqualificazione del quartiere, a sentire le parole di Da Molo, che ne è direttore, sono elevati: “Verrà pertanto realizzato un “Master Plan”, non limitato all’area dismessa dallo stabilimento siderurgico, ma che riguarderà l’intera Cornigliano (con particolare riguardo a Via Cornigliano, all’area dell’attuale rimessa degli autobus, a Villa Bombrini e a Villa Serra) e che prevederà funzioni miste, sia a livello di quartiere, che a livello sovra comunale […] L’ideale sarebbe quello di collegare il nascente polo ai temi della scienza e dell’industria, che hanno fortemente connotato nel passato, ma ancora connotano nel presente e nel futuro (Finmeccanica, IIT, Erzelli, etc.) Cornigliano e, in generale, il Ponente genovese” (http://www.cultureimpresa.it/04-2006/italian/punti04.html).
La destinazione che avrà la villa dopo i lavori di ristrutturazione non è ancora specificata, sebbene la sindaco Vincenzi abbia parlato di “polo di innovazione, incubatore di imprese” (http://www.genova24.it/2010/11/cornigliano-1-8-milioni-di-euro-per-il-restauro-di-villa-serra-1860).Non ci resta che aspettare, a questo punto, che villa Serra completi il maquillage…
(Eleana Marullo) - 
		
		
OLI 280: CITTA’ – Dismissioni a perdere
Brucia parecchio la fuga di Asg, l’azienda del gruppo Malacalza attiva nella realizzazione di magneti e superconduttori. Ora dal Comune partono allarmi e delibere sul lavoro” sparito” perché troppi spazi del territorio, potenziali aree produttive, restano inutilizzate e così arrivano richieste e siluri agli altri enti su ruolo e competenze. In gioco l’Ilva di Cornigliano, ma pure Fincantieri e altro.
Tanti soggetti, vincoli, progetti e non si decide. E pensare che ancora poco tempo fa le preoccupazioni più marcate parevano altre: gli spazi dello stadio, sordi ad esempio alle richieste di allargamento dell’Ikea, cui si era poi offerto un ampliamento “troppo costoso” per l’azienda. Adesso si menziona Ansaldo Energia e il suo sbocco al mare, ma Ansaldo ha già trasferito a Massa da quel dì.
(Forse sobilla la corsa alla nomina della sede dell’Agenzia Nucleare, autocandidatura di Genova e ormai data quasi per certa su Roma).
Si rivendicano dunque competenze per semplificare e anche per trasferirle nel Piano Urbanistico. Di quel Piano però se ne conoscono i Principi Generali e sono trascorsi tre anni dall’insediamento della nuova Amministrazione.
Onda su onda, si lavora di variante in variante.
Sta correndo veloce l’iter concernenti aree ed immobili di proprietà delle Ferrovie, scuole, sedi scolastiche e pensionati: in Commissione Urbanistica pochi presenti per decidere le sorti di vaste aree ex ferrovia, dalla Valpolcevera a Fegino, alla Stazione Marittima e Nervi.
Specifici accordi stipulati fra il 1999 e il 2003 fra Regione, Comune e Ferrovie prevedevano progetti e investimenti per il potenziamento del Nodo Genovese. Oggi un diverso modello di organizzazione del trasporto pubblico propone la metropolitanizzazione delle linee. Perciò in base ai protocolli sottoscritti e a quelli (ancora!) in via di definizione, si procede alla valorizzazione delle aree e degli immobili. Giustamente si riqualificheranno Pontedecimo, Trasta, Fegino: via a parcheggi pubblici, parcheggi privati, medie e grandi strutture di vendita purché non alimentari, residenze… mentre alla Stazione Marittima, in Mura degli Angeli, un megalbergo “richiesto dagli operatori del settore”.
Se dunque pare necessario intervenire su aree assai degradate, molto vago è per adesso il ritorno che ne avrà la comunità in termini di miglioramento dei servizi, di verde, spazi pubblici rispetto alle concessioni edilizie che ne trarrà Ferrovie.
Niente di scritto.
Fanno gola le ex aree ferroviarie. Trattative febbrili in tutta la Liguria, come per Ventimiglia, zona franca urbana: Ferrovie temporeggia, nonostante le sollecitazioni di Comune e Regione e l’interesse di Confindustria Cuneo, Ikea e persino associazione imprenditori di Montecarlo.
Comunque si apprezzano i buoni intenti del Comune di Genova, non si dismetterà la funzione di edificio scolastico per scuole come la Bernabò Brea e via Bertani, che rimarranno tali. Addio invece al San Raffaele di Coronata che diverrà residenze private, in barba alle richieste di social housing del Municipio Ovest.
Soltanto gli abitanti di Nervi hanno espresso la loro preoccupazione, visto il silenzio del Municipio Levante, che discuterà per raddoppiare i parcheggi alla stazione, posta in un budello di via: un park deserto e attivo solo nel fine settimana, quando si forma una coda infinita di motori accesi per la gioia di chi passeggia, di genitori e bambini che vengono per respirare aria buona. I referenti del territorio non sono stati capaci di creare parcheggi alternativi prima di arrivare ai Parchi, pur accordando centinaia di concessioni per edificarne di privati.
(Bianca Vergati) - 
		
		
Oli 268: CITTA’ – Ilva: dopo cinque anni tutto da rifare
4 luglio su Repubblica – edizione Genova, con il titolo “L’accordo di programma va riscritto”, Claudio Burlando dichiara: “L’Ilva ha usato la cassa integrazione fissata dall’accordo di programma anche per estenderlo ad alcuni comparti che con l’accordo non avevano nulla a che fare e questo ha riguardato in particolare l’occupazione femminile e l’ufficio acquisti, che si è scelto di concentrare a Milano. L’Ilva ha fatto questo restando nei limiti dell’accordo, quindi legittimamente, ma bisogna capire i numeri reali degli occupati di Cornigliano”.
Monitorare i numeri reali di Cornigliano è il nodo che tutti i soggetti coinvolti hanno avuto come obbiettivo per cinque anni.
Scopo dell’accordo di programma, produrre industria pulita, salvaguardando i posti di lavoro.
Visto oggi, l’accordo di Cornigliano rimandava all’art. 41 della Costituzione: libertà dell’iniziativa economica privata, utilità sociale, sicurezza, dignità umana, coordinamento dell’attività a fini sociali.
Nel 2005, ma anche in precedenza, nessuno, oltre Riva, ha presentato un progetto che contenesse tutti gli elementi che l’art. 41 menziona.
A nessuno interessavano quelle aree perché nessuno si poteva gravare dei 2700 dipendenti che l’Ilva contava allora.
Le aree, affidate ad altri, potevano generare profitto, ma non posti di lavoro.
La “vision” dell’accordo è stata quella di contenere insieme impresa e occupazione. In un paese dove l’impresa, se può, produce con livelli occupazionali e tutele ridotte al minimo.
La politica genovese ha scommesso, ma non ha voluto vedere che chi fa impresa ha come scopo produrre utili. In una condizione di crisi industriale e in assenza di utili chi fa impresa ricorre ad ammortizzatori sociali e riduzione di personale.
Alcuni aspetti della vicenda, presi per tempo, avrebbero potuto modificare il quadro con il quale le istituzioni hanno a che fare oggi. Uno fra tutti, la crisi che ha dato segnali che andavano oltre il numero di cassintegrati inseriti nell’accordo, inducendo Riva, già due anni fa, a ricorre alla cassa integrazione ordinaria per il personale ancora in forza. Inoltre questioni delicate come la centrale termica, la capacità occupazionale di impianti e uffici non sono state mai visualizzate con la chiarezza necessaria.
Oggi i possibili rientri in azienda sono accompagnati dalla motivata preoccupazione che siano rientri temporanei. Dopo cinque anni in Comune e Provincia i lavoratori legati all’accordo di programma temono di tornare in una società i cui livelli produttivi non permettono di assorbirli, e vivono il rientro con la paura di essere rimessi in cassa ordinaria.
In questo caso, assai probabile, cosa propone il presidente della regione Liguria?
E come si tutelano tutti i dipendenti delle acciaierie?
Sempre su Repubblica, il presidente della Regione dichiara che ci sono aziende fortemente interessate alle aree come Ansaldo Energia e Asg di Malacalza: ma la parola “aree” non è sinonimo di nuovi occupati.
Poi invita tutti i soggetti coinvolti a mettersi “attorno a un tavolo” e chiede “al governo di ragionare, partendo proprio dall’accordo di programma”.
“Lavoriamoci fino a settembre e vediamo se a ottobre, a cinque anni esatti dal vecchio accordo, arriviamo a consolidare una nuova intesa”.
(Giovanna Profumo)