“Noi oggi abbiamo bisogno di una politica orgogliosa del proprio primato, da esercitare senza alcuna subalternità: una politica capace di ascoltare e decidere velocemente. Perché dobbiamo essere veloci, liberarci delle zavorre di chi non vuole mai cambiare e correre, in Italia e in Liguria”. Così Raffaella Paita sul Secolo XIX di lunedì 16 febbraio.
Recentemente mi è stato fatto notare che in quest’ode al turbo, comunque e a tutti costi, c’è un’eco del passato, una certa visione del mondo, decisamente futurista. In questo caso futu-lista.
Corsa, cambio di passo, velocità, in ambito Pd, potrebbero diventare argomenti per una tesi. Ma nell’intervento della candidata c’è qualcosa di più: la volontà di imporre un modello preciso di alleanze, quando, dichiarando di volersi rivolgere a tutta la “società ligure”, scrive “basta con la ripartizione di ruoli tra centro e sinistra”. Là dove con centro si vorrebbe dire anche destra, ma non si fa per pudore elettorale.
La mutazione genetica del Pd in Liguria si compie plasticamente sulla scia della politica di Renzi, ma ha origini più antiche, a partire dal tacito accordo che vedeva i due Claudii (Scajola e Burlando) spartirsi il territorio della regione. In momenti topici di Claudii ne abbiamo collezionati tre (quando si aggiungeva il Riva, quello dell’Accordo di Programma per l’Ilva)
Per questo sarebbe – o sarebbe stato – importante cogliere l’appello di don Farinella che, in base ad una tradizione genovese che vede alcuni preti (Gallo, Balletto, Tubino) in prima linea nella difesa degli ultimi e nelle battaglie politiche, ha chiamato a raccolta nella sua chiesa chi alle prossime elezioni presenta programmi simili o si definisce ancora di sinistra, un’assemblea tesa prendere atto che da soli – sia M5S che i gruppi di sinistra – perdono, un invito a chi è disorientato per tutto quanto sta accadendo a tornare ad “occuparsi di politica”.
“La storia indica la strada, non i nostri desideri che possono restare anche sterili. O si vuole cambiarne il corso o si vuole esserne solo testimoni e testimoni inutili.” ha detto Farinella.
Pare che ad oggi, quest’appello all’unità, non abbia avuto ascolto. Alice Salvatore a San Torpete, il 13 febbrai, non è venuta e Paolo Putti che, comunque, nei Cinquestelle, rappresenta l’ala critico-costruttiva non è parso intenzionato a farsi carico di un “percorso” unitario, consapevole che, dopo aver abbracciato l’estrema antipolitica grillina, con molta difficoltà i militanti liguri potrebbero convergere un’area caratterizzata da forti componenti partitiche (Sel, Sinistra Pd, Tsipras).
Sarebbe necessario un miracolo.
E’ probabile che in assenza di una lista credibile a sinistra in molti rinunceranno a votare, con buona pace della Paita, capace in extremis forse di coinvolgere i civatiani . In assenza di un miracolo, restano, per chi fosse interessato alla Liguria due testi “Il libro bianco sulla Liguria” promosso da Controvento e “L’Italia che Vorrei. Ripartire dalla Liguria” voluto da don Farinella.
Se per ora non “podemos” i due libri potrebbero diventare spunto per parlare veramente di programmi futuri. Senza fretta.
Ma, dopo le elezioni, cosa resterà di questa voglia di far polituca?
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice)
Categoria: LIGURIA
-
OLI 421: POLITICA – Don Farinella, anima della sinistra
-
OLI 414: PAROLE DEGLI OCCHI – Il candidato?

(Ferruccio Sansa – Foto di Giovanna Profumo) Genova 7 ottobre 2014 – Gli organi di informazione locali e la rete danno per possibile una candidatura come presidente alle elezioni regionali della Liguria del giornalista genovese Ferruccio Sansa.
Si prospetta, ma sono solo piccole anticipazioni, proposte di singoli, una sua candidatura alle primarie del centrosinistra con un appoggio di civatiani, Sel, e stelle vaganti del movimento di Grillo.
Qui lo vediamo inquadrato, in occasione di un incontro organizzato dal il Fatto, con i candidati sindaci durante la campagna per le elezioni del 2012. -
OLI 401: PAROLE DEGLI OCCHI – Il ritorno del sole

(Genova, 6 marzo 2013 – Spianata Castelletto – Foto di Giovanna Profumo) 6 marzo 2013: Torna il sereno a Genova, dopo le piogge invernali definite davvero eccezionali dal sito Meteogiornale che ci informa che a Genova dal 1873 che non c’era un inverno così piovoso. -
OLI 401: REGIONALI 2015 – Etty Hillesum alle primarie

(Etty Hillesum) E’iniziata la rumba e in Liguria, fino al 2015, gli appassionati di politica ne vedranno delle belle. Per ora la discussione democratica è particolarmente interna al Pd, partito geneticamente modificato, dove solidarietà e rispetto per i compagni non escludono colpi bassi che, in un paese normale, dovrebbero essere riservati all’opposizione. Ma questo passa il partito. Lo sanno bene Enrico Letta, Romano Prodi. E le parlamentari del Pd.
La campagna delle elezioni regionali è iniziata con la discesa in campo per le primarie del centro-sinistra di Raffaella Paita. Il sito, già operativo, vanta una citazione di Etty Hillesum …questa vita, la vita interiore e la vita esteriore, in ogni singola sfaccettatura, non mi rimane estranea e non lo rimarrà mai.
Difficile comprendere la ragione che tiene insieme, in questa fase, la candidata del Pd con una delle figure più belle e complesse della Shoah, se non quella del marketing politico che da anni saccheggia il passato più nobile per utilizzarlo in campagna elettorale.
Il sito tratteggia uno schietto profilo di Raffaella Paita, che rivendica idee ed una storia culturale, politica e dice di essere abituata ad affrontare la vita a viso aperto in un percorso che darà spazio a tutti. Come non crederle quando la frase che sovrasta la home page è Piedi per terra, occhi nel cielo. Tocca a noi Liguria!
Paita detesta la demagogia, nemica degli ultimi a favore dell’impegno appassionato per i sogni concreti e realizzabili. Da qui la necessità di adeguare i nostri servizi di sostegno sociale, modernizzare gli ammortizzatori sociali, riformare i nostri strumenti di welfare. La sua è una Liguria che saprà dare risposte a tutti e si farà laboratorio nazionale ed europeo di nuove politiche e azioni contro il dissesto idrogeologico e di cura dell’ambiente di fronte ai cambiamenti climatici. Per il passato lo dimostrano la prossima inaugurazione del nuovo Outlet di Brugnato e Fabio Vincenzi, Sindaco di Borghetto Vara che aveva depositato e poi ritirato le proprie dimissioni per “stress da alluvione”.
Se spostare il treno deragliato ad Andora costa appena 2,5 milioni di euro e la Liguria è stata vittima di oltre 100 frane, difficile sperare che basti essere laboratorio di nuove politiche contro il dissesto idrogeologico per sanare un’emergenza prossima all’intervento della protezione civile. Ma questo la candidata lo saprà perché in Regione Liguria è assessore e capogruppo del suo partito .
Chi sembra non farsi una ragione di questa candidatura, oltre ai segretari di sezione molto critici per tempi e metodo, è il collega di giunta e partito Pippo Rossetti che il 7 marzo dalle pagine de Il secolo XIX trionfa con un radioso primo piano ed invita la Paita ad una frenata. Quattro colonne nelle quali si passa dalle elezioni europee alle porte, all’invito al Pd a lavorare per una candidatura unica alle primarie – magari la sua – affinché non avvenga come tra Pinotti, Vincenzi e Doria. L’assessore al bilancio però per il bene del PD mette in guardia la compagna di partito e dichiara se la campagna per le regionali decolla davvero, io come altri potremmo scendere in campo. A quel punto scatterebbe una competizione tesissima, con il rischio di andare tutti a sbattere.
Sfaccettature della vita. Parafrasando Hetty
(Giovanna Profumo – foto da internet) -
OLI 396: PAROLE DEGLI OCCHI – Marina a mano armata

(Albiossola Marina – Foto di Giovanna Profumo) Dicembre 2013 – Albissola Marina – Cartello posto sulla staccionata di recinzione che separa la passeggiata da uno dei molti stabilimenti balneari della località ligure. Chi decidesse, per un tuffo notturno, di superare questo confine, sappia che lo fa a suo rischio e pericolo.
-
OLI 384: POLITICA – Un Piano per le regionali
Non si può certo dire che Genova non sia una fabbrica di idee. Considerata la chiusura delle fabbriche vere è un privilegio avere una classe politica così feconda di progetti e cantieri. E non ha nessuna importanza che per amministrare il quotidiano – vedi manutenzione strade, territorio, scuole, sanità, sicurezza – le risorse siano inesistenti, quando escono sulla stampa lenzuolate di grandi progetti e investimenti faraonici corredati dalla narrazione di incontri tra il nostro archistar Renzo Piano e Claudio Burlando.
Come ha ricordato Piero Ottone su Repubblica il 14 giugno, il primo Affresco dell’architetto fu presentato nel 2004 ma poi “Lo si è deliberatamente messo da parte perché disturbava interessi costituiti, posizioni di potere, che non volevano nessuna riforma, nessun cambiamento”.
Del primo Waterfront, Manlio Calegari aveva scritto su Oli, i suoi pezzi sono una fonte utile per comprendere dinamiche ed errori del passato.
Ma oggi Piano non è stato coinvolto solo per il porto, ma anche per la sanità, durante un incontro con i direttori di Asl e Regione – di cui ha dato notizia Repubblica – nel quale ha presentato il suo progetto di ospedale ideale, immerso nel verde dove dovrebbero esserci “quattrocento metri quadri per ogni posto letto”. E’ stata una lezione “sull’ospedale modello” dove massima è l’attenzione agli aspetti umani, al rapporto di paziente e famiglia con il personale sanitario. L’esatto contrario di quanto avviene in molti reparti della regione. Burlando ha precisato che ha coinvolto Piano perché cercheranno di fare strutture nuove come l’ospedale di Taggia, il Galliera, quello del Ponente genovese e il San Martino, che Piano dichiara non va buttato via perché “è un capitale pazzesco”.
Ma non è finita qui. Il presidente Burlando spera che Piano possa coprire il ruolo di ambasciatore di Genova all’Expo 2015.
C’è nell’aria una brezza – non ancora un Maestrale – di elezioni regionali, previste proprio tra due anni, meglio prepararsi per tempo.Poi ci sono Gronda e Terzo Valico, praticamente il Santo Graal, le opere destinate a sfamare eserciti di edili – ma siamo sicuri che siano liguri? – anche se incerto è il loro effetto su un territorio estremamente fragile.
In questo scenario scoppiettante le aree di Cornigliano – per intenderci, quelle restituite alla città e in parte consegnate a Spinelli – sono di una desolazione disarmante e nulla è stato fatto, salvo arredare con dei giochi per bambini il piccolo polmone verde di villa Bombrini.
Mentre le aree produttive si stanno inesorabilmente svuotando, sorge il dubbio che non saranno la Gronda e il Terzo Valico a farle riempire, in assenza di un modello di sviluppo serio, con il rischio che queste opere facciano la fine di Malpensa 2000.
Ora si capisce perfettamente la necessità di predisporre il futuro, ma visti gli obbiettivi raggiunti e le occasioni sprecate e questo scollamento dalla realtà, siamo certi che Burlando e compagni siano ancora i politici di sinistra più adatti per rappresentare l’elettorato e guidare la Liguria?
E Renzo Piano perché è così generoso da cascarci una seconda volta?
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 358: MAFIA – La Liguria, la mafia, e il ruolo delle donne
Ho preso il quaderno prima di uscire, ho pensato che avrei avuto qualcosa da scrivere: Anna Canepa, Enza Rando, Nando Dalla Chiesa. Titolo dell’incontro: “Contro la mafia perché donne”. Troppe poche sedie, un orario diverso da quello stabilito, un’accoglienza fredda, ma c’era ben altro a cui prestare attenzione.
Partiamo dall’importanza della consapevolezza, del quanto sia rischioso credere di essere immuni.
Anna Canepa ci ricorda: due comuni liguri sciolti per mafia, qualche problema c’era e c’è. Le mafie al nord si manifestano soprattutto nell’ambito di riciclaggio, reinvestimento e reimpiego di denaro sporco, derivante da traffici illeciti. Si vede meno, insomma, ma non esiste pensare di essere immuni.
Così come, prosegue la magistrata, non esiste pensare, dopo gli anni ’70, che le donne non abbiano un ruolo, non abbiano niente a che fare, non c’entrino nulla, negli affari delle mafie. Le donne si occupano dell’educazione dei figli, in particolare hanno il ruolo di trasmettere loro il codice “dell’onore”, quello che impone la vendetta rispetto ad un torto subito. Inoltre, quando gli uomini ai vertici delle organizzazioni criminali si trovano in carcere sono le donne a prendere in mano il potere. Sono state considerate da sempre affidabili e precise, scrupolose.
Anche per questo, quando qualcuna decide che “non ci sta più”, se il sistema la riporta a sé spesso la fa scomparire, sciogliendo il corpo nell’acido, perché della persona non resti più traccia, come si diceva fosse accaduto a Lea Garofalo, testimone di giustizia vittima di un omicidio mafioso i cui resti, la notizia è di questi giorni, sarebbero invece stati in parte ritrovati. La figlia potrebbe piangere su qualcosa, finalmente.
Le donne sono nella mafia, con ruoli spesso chiave, le donne sono contro la mafia, spesso invisibili, lo sono come magistrate, come avvocate, come amministratrici. Cercano di fare il loro dovere. Enza Rando, avvocata dell’associazione Libera, rievoca con parole dense e pesantissime la sua esperienza, parla di Canepa “giudice ragazzina”, parla della conquista delle scuole, della lotta per presidiare il territorio, della palestra bruciata come ammonimento, della continua tensione, della partecipazione della gente. Tutta.
Nando Dalla Chiesa parla di un’altra palestra bruciata. Ma a Milano. Uno sgarbo fatto dalla nuova amministrazione, un’assegnazione “malfatta”, la ‘ndrangheta si fa sentire.Ci dicono che dove non si spara non c’è mafia, si festeggiano le assoluzioni degli imputati per mafia nei processi, si dice che finché le sentenze non confermeranno la presenza della criminalità organizzata “anche al nord” la conclusione sarà semplice: la mafia non c’è”.
Mai – Canepa chiude, ho passato un’ora e mezza attentissima, senza perdere una parola – pensare che in mancanza di sentenze ci si possa sentire tranquilli. La criminalità organizzata, parliamo del nord, si fa vedere quando accade qualcosa, l’invisibilità significa solo collusione e infiltrazione, dunque, per loro, non certo per noi, tranquillità. La gente comune, al di là degli errori o del non voler guardare della magistratura, dovrebbe non chiudere mai gli occhi, essere consapevole, partecipare e riconoscere. Solo attraverso il riconoscimento si può ovviare all’insufficienza culturale che porta ad un silenzio che prestissimo diventa omertà.
Solo la responsabilità condivisa e la presa di parola forte e solidale con chi e di chi ha scelto di stare “dalla parte della parte offesa” potranno cambiare radicalmente le cose, giorno per giorno.
Ho fatto bene a prendere il quaderno…
(Valentina Genta – immagine da internet)
-
OLI 345: AEROPORTO DI GENOVA – Della torta di riso sono rimasti i chicchi
La vocazione turistica della Liguria schianta nel vuoto inospitale dell’info point destinato ad accogliere i visitatori provenienti dal resto del mondo in arrivo all’aeroporto di Genova.
All’interno del grande gazebo sedie abbandonate coperte da un leggero strato di polvere e l’ordine sciatto delle situazioni lasciate morire lentamente. Uno scenario da spaghetti western: questo il biglietto da visita della nostra regione nello scalo del capoluogo aggiornato al maggio 2012, un capolavoro di marketing e promozione turistica, la cura prescritta per il rilancio del settore, con uno sguardo attento alle risorse culturali della Liguria.
Ricordate lo sketch della torta di riso? Quello che prendeva in giro il carattere brusco dei ristoratori liguri, la loro atavica incapacità ad essere ospitali. Bene, sono passati cinque anni. Allora la scenetta di Enrique Balbontin aveva talmente colpito i politici in regione e l’assessora Margherita Bozzano da chiedere la collaborazione del comico a partecipare ad una serie di incontri con gli addetti al settore turistico aventi come tema accoglienza e ospitalità da titolo “Liguria terra ospitale e accogliente, la torta di riso non è finita”.Oggi il sito della regione nella pagina Welcome to Liguria cita contenuti non linkati direttamene e quindi di nessuna utilità. Così accade per le sezioni nelle altre lingue.
Nel gioco delle scatole cinesi proposte all’internauta desideroso di vistare la nostra regione, va meglio sul sito turismo in Liguria dell’ Agenzia Regionale per la promozione turistica “in Liguria” diretta fino al 2010 da Angelo Berlangeri, nella quale però, oggi, è impossibile individuare orari e i riferimenti del nuovo direttore e dello staff operativo. Inoltre indirizzo e numero di telefono sono cacciati a pié di pagina in caratteri piccolissimi. Proprio come chicchi di riso. Chiamo comunque l’agenzia, venerdì alle ore 15.30, una segreteria telefonica mi comunica: “Agenzia Regionale per la Promozione Turistica in liguria, i nostri uffici sono aperti dal lunedì al venerdì dalle ore 9.15 alle 13.00 e dalle ore 14.45 alle ore 16.30, Grazie”.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 318: AMBIENTE – Salviamo le CinqueTerre
Nicolae, 37 anni, falegname; Marian, 31 anni, muratore; Rita, 60 anni, insegnante. E poi Paola con il padre Aldo, Dante con sua moglie Adriana e Sandro, papà di un bimbo di otto anni, volontario della Protezione civile, visto per l’ultima volta mentre cercava di aprire i tombini, un momento prima della piena, dopo aver messo in salvo alcuni turisti. Non sarà più in prima linea per un incendio, per una frana, per la mareggiata.
Ora il presidente Napolitano lo ha insignito della medaglia d’oro
Non dimentichiamoli. E non dimentichiamo quel fango che arriva sino al primo piano delle case, che si è portato via un mondo incantato, le stazioncine piene di turisti che sciamavano per i vicoli, entravano a frotte nel panificio per la focaccia, curiosando tra i souvenir.Quell’esplosione di colori delle facciate delle case che sembrava si tuffassero in mare: volevano forse ritrovarlo nella grezza piastrellina di ceramica, che finivano per portare a casa.
Non era un turismo di lusso quello delle Cinque Terre, anche se alcuni ristoranti e locande di pregio vi lavoravano bene, era una coesistenza pacifica tra pesce del golfo e pane burro e acciughe, tra danarosi sandali – calzini e zainati giramondo, tutti con un solo grande amore: le Cinque Terre. Vecchi e giovani.
Li vedevi inerpicarsi per sentieri, affacciarsi tra le vigne, provare il brivido di quelle onde là in fondo, che schiumano placide e poi quasi di corsa percorrere la strada principale del paese per arrivare alla spiaggetta, spogliarsi in fretta e tuffarsi o almeno bagnarsi i piedi anche se era inverno. Bastava un po’ di sole, il paesaggio faceva la sua parte.
Ora sembra scomparso tutto ciò ma noi non vogliamo crederlo, i ragazzi che sono lì a spalare non lo credono e diciamo loro grazie, pagheremo volentieri tasse in più, non faremo come lo stravagante scrittore del giornale cittadino, che rifiuta il suo contributo perché il troppo turismo avrebbe distrutto quei luoghi.
Forse l’artista, ha brama di riservatezza o è soltanto spocchia di esclusività.Qui c’era un turismo rispettoso e le Cinque Terre uno dei siti più curati in Italia, certo non immune a vogliosi appetiti di cementificazione, finora repressi. Vi lavoravano tanti ragazzi all’accoglienza, alle stazioni, nei bar e ristoranti. Come in tutti i paesi della Liguria scorrono rii e torrenti talvolta imbrigliati sotto le strade del paese e probabilmente a Monterosso si è costruito un parcheggio di troppo, accusa pure Legambiente (Repubblica, 31 ottobre). Da ricordare quello di Fontanavecchia alle spalle della stazione di Vernazza, (Secolo XIX, 28 ottobre) o il villaggio Europa fra Corniglia e Vernazza, vecchi bungalow da ristrutturare e fermati a metà dalla magistratura, o ancora la collina di Pianca, scavata per fare posto a una scuola che non ha mai visto la luce, tra Riomaggiore e Vernazza, liberando così spazi appetibili nel paese.
Ma il punto è un altro: lavorare la terra non conviene più, lo stato dimentica il suo territorio, aiuta pochissimo chi lo preserverebbe. Incentivi e credito solo per grandi aziende e i microagricoltori si arrendono. Tanti muretti a secco si reggono a stento, il bosco avanza, le vigne incolte rendono la natura fragile. Chi vendemmia, lo fa spesso per passione e ostinazione, porta l’uva alla cantina sociale, che almeno te la paga.
Poche in giro le bottiglie di vero sciacchetrà, intanto sono sotto il fango i luoghi dove lo gustavi, speriamo davvero di ritrovarli di nuovo, insieme ai viaggiatori globetrotter.
(Bianca Vergati) -
OLI 306: LIGURIA – I giovani e l’entroterra

Azienda agricola nell’entroterra genovese Il comunicato Istat “Occupati e disoccupati” del 1 aprile 2011 (*) confronta i dati occupazionali dell’ultimo trimestre 2010 con quelli dell’ultimo trimestre 2009.
Leggendoli salta agli occhi una novità: il sensibile aumento (+2,5%) degli occupati in agricoltura, a fronte della continua perdita nella industria (-2,4%) e nelle costruzioni (-3,9%).
Sul web magazine Agronotizie (**) una analisi di Coldiretti sottolinea la crescita della componente giovanile del lavoro agricolo: “Dopo anni di fuga dalle campagne il trend si sta invertendo … sono sempre di più i giovani che vedono nell’agricoltura uno sbocco professionale”. A conferma, il fatto che gli iscritti alle 23 facoltà di Agraria sono in crescita in tutta Italia, con aumenti che vanno dal 6% al 30%.
Coltivazione di piccoli frutti, adatta al nostro entroterra Pare però che questa novità non riguardi la nostra regione: infatti sia Paolo Arvati (La Repubblica, 5 aprile 2011), sia Monica Zunino (Corriere Mercantile, 19 aprile 2011) riferiscono che nello stesso periodo in Liguria si sono persi 2000 occupati nei settori di agricoltura, silvicultura e pesca.
Che ne sarà, ci siamo chiesti, della piccola attività agricola e di allevamento di cui avevamo parlato in Oli 278 (***): ci sarà stato un ritorno indietro? Le difficoltà avranno prevalso?
No, per fortuna. Ora nella piccola azienda si è aggiunto un giovane, più il lavoro che viene esternalizzato: sistemazione del terreno, recinzioni, norcineria … Non vi sono per ora margini di accumulo, l’attività paga solo il lavoro che viene prestato, e resta indispensabile il finanziamento regionale del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013: per ora i soldi, materialmente, non sono ancora arrivati, ma prima o poi …
I “maiali felici” sono raddoppiati di numero Nel frattempo nuovi maiali (temporaneamente) felici hanno sostituito gli epigoni, i salami stanno stagionando, nuove attività (coltivazione di piccoli frutti, lamponi, uva spina, mirtilli, ribes) sono in fase di impianto, altre (allevamento di capre per la produzione di formaggi, e di galline per le uova) sono programmate a breve.
Il giovane perito di agraria che ha avviato l’impresa sembra reggere bene l’isolamento della vita campestre, e l’altro giovane socio non pare rimpiangere i lavori precari che si è lasciato alle spalle. Aree crescenti di bosco vengono recuperate dall’abbandono, una antica mulattiera riprende servizio, via vai di persone e saluti al posto del silenzio.
Alle spalle di tutto ciò c’è la decisione di una famiglia di salvaguardare un vasto terreno boschivo di proprietà, sottraendolo al degrado, e questo si è tramutato in una opportunità di lavoro per ora per due ragazzi, nel futuro, si può sperare, anche per altri.
Ma perché la Liguria non riesce a promuovere in modo più significativo e diffuso queste attività, queste disponibilità? Perché perdiamo occupazione in un settore che altrove è in crescita? Perché non riusciamo a mettere insieme una politica di salvaguardia del territorio, di aumento della occupazione, di risparmio energetico, di sensibilizzazione alla qualità dei prodotti alimentari e di rispetto per il benessere animale?
Il futuro del cibo di qualità e della economia regionale, ad esempio, sta nella spocchia di Eataly, o nel sostegno a reti distributive come quella dei Gruppi di acquisto solidale (****), o altre forme (mercatini rionali) che facilitino l’arrivo dei prodotti locali ai compratori?
(*) http://www.istat.it/salastampa/appuntamenti/calendario.html
(**) http://agronotizie.imagelinenetwork.com/attualita/2011/04/07/agricoltura-l-occupazione-cresce-ed-e-giovane-13104.cfm
(***) http://www.olinews.info/2010/11/oli-278-zootecnia-i-maiali-felici-che.html
(****) http://retiglocali.it/gasprovge/i-gas-di-genova-e-provincia/
(Paola Pierantoni – foto dell’autrice)








