Categoria: Protezione Civile

  • OLI 415: ALLUVIONE – Facite ammùnia

    Il Colonnello Bernacca, durante una delle sue famose previsioni in Tv.
    (foto da internet)

    L’alluvione del 2014 sarà ricordata come quella della perfetta organizzazione dell’assenza. Si comincia in giornata con la completa assenza di allerta, nemmeno un livello 1. La protezione civile ligure si difende dietro ai modelli, che non avrebbero fornito alcuna indicazione in merito, fatto indiscutibile quanto indicativo di un concetto di sicurezza cattedratico, affidato non più ai sensi o ai saperi locali, ma ad una formula matematica che pretende di averli intrappolati in un sistema di calcolo automatico. Come non ricordare l’effetto butterfly, il Caos tanto studiato negli anni 60 e 70, il battito di ali in Cina che cambia il tempo in America, ma ancora di più il buon Colonnello Bernacca, che ci insegnava ad aprire la finestra di mattina per capire se pioverà. Certo, la situazione meteorologica attuale è più di tipo tropicale, più difficilmente prevedibile in termini di quantità di precipitazione, che diventa anche concentrata. In questo la disposizione a valli del territorio genovese non aiuta, anzi, peggiora la situazione, concentrando l’acqua in molti rii che poi convergono, alla fine, in pochi torrenti impetuosi.
    La successiva assenza è quella della protezione civile del Comune, organizzata per muoversi a seguito di uno stato di allerta che appunto è mancato. Poco conta che la redazione di Primocanale fosse al suo posto in studio ed in giro per la città, avendo fiutato l’evento. Poco importa che piovesse da ore. Poco importa se Francesca Baraghini con la sua troupe si fosse presentata poco prima di mezzanotte al Matitone per avere almeno qualche notizia dalla Giunta e l’avessero fermata ai cancelli, in mancanza “di un appuntamento”, da un custode che la stessa Baraghini afferma non sapere nulla dell’alluvione in corso, mentre ai piani alti si riuniva il Centro operativo comunale per iniziare a parlare di emergenze.
    Un’altra assenza, quella del coordinamento nelle operazioni di ripristino delle zone alluvionate e tra le parti in causa. Alcuni semplicissimi esempi: in piazzale Kennedy la Polizia municipale lunedi pomeriggio ancora non disponeva di un computer per velocizzare le operazioni di registrazione delle auto alluvionate portate lì, costringendoli ad un doppio lavoro; in sede, non si riusciva a parlare con chi avrebbe potuto forse mandarne uno, magari uno dei palmari recentemente comprati e che pare non siano poi così utili all’uso quotidiano.
    Ancora, le aree blu, dichiarate gratuite nel piano di emergenza dal venerdi successivo, sono segnalate come tali solo il sabato in un corposo comunicato stampa insieme a mille altre notizie, e poi di nuovo il lunedi mattina con un comunicato ad hoc, non avendo avuto efficacia il precedente nemmeno nei cartelli luminosi del Comune stesso, lasciando quindi i parchimetri funzionanti e nessun avviso su di essi da parte di Genova parcheggi, che dichiara di non essere in grado di disattivarli in poche ore. Con il risultato che molti genovesi hanno pagato il posteggio. Sono particolari in sequenza, che però dipingono la realtà di un piano di emergenza costruito solo sulla carta, mai provato, che perde di vista gli obiettivi e quindi non ne sa verificare il raggiungimento. Ma pagato a colpi di premi ai dirigenti.
    E questa, per concludere, è l’ultima assenza, la maggiore, quella maiuscola: l’assenza di serietà. D’altronde è una caratteristica del nostro paese ben conosciuta all’estero, da noi la situazione può diventare grave, gravissima, ma mai seria, l’importante è far vedere che si è fatto qualcosa. Facite ammùnia!,
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 330: PRIMARIE – Doria, Nichi, e la creatività di una perdita d’acqua

    Un muro di fotografi per Doria, Vendola e Don Gallo

    Al banchetto dei gadget, oltre al volantino, vengono distribuite matite, spille e fazzoletti. Gli ultimi, mi spiega una supporter, serviranno per “asciugarsi le lacrime di felicità” dopo che Doria avrà vinto le primarie.
    Il 1 febbraio 2012 la sala chiamata del porto – tempio di austerità operaia – è bandita a festa con palloncini arancioni e manifesti. E se non siamo alle convention americane, poco ci manca: nel tempo si può migliorare, affinarsi. Le primarie genovesi ci ricordano che da consumatori di beni siamo anche diventati consumatori di politica e l’evento, a seconda della regia, va dritto al cuore.
    In sala nessuno pare domandarsi cosa stia accadendo alla parte migliore della sinistra di questo paese. E chi percepisce il cambiamento lo accoglie con l’entusiasmo di aver imparato a maneggiare le armi del nemico, quelle del puro marketing politico e della vision.
    L’incontro è denso di speranze: Gallo, Vendola e Telese sono un bel tris per i sostenitori del Pisapia locale in salsa di noci.
    Ad una giovane e bellissima studentessa l’onore del primo, breve intervento: primarie come occasione per valorizzare i giovani e prendere la parola rispetto ai partiti che “non ci rappresentano più”. Per tutto l’incontro lei, unica donna al tavolo dei relatori, non verrà più interpellata.
    Nichi porta a Marco e alla platea la sua capacità di raccontare i diritti smarriti e la solidarietà, vira come un pilota acrobatico dal paradigma Fiat, al welfare per arrivare al “turbocapitalismo ebbro e famelico” e “alla vita agra degli operai”. Vendola sosta sulle scelte coraggiose fatte nella sua regione come la regolarizzazione dei precari. Ma più che Marco Doria, di cui dice poco, Nichi sostiene soprattutto se stesso ed una politica che deve imparare a difendersi dagli attacchi del mercato e della finanza in nome dei diritti e della giustizia sociale. Anche a Genova.
    Don Gallo è certo che Marco sia “l’uomo nuovo”. Il suo entusiasmo è autentico e sente che la vittoria è palpabile, come tangibile è l’entusiasmo dei sostenitori di Doria, desiderosi di diritti, lavoro e servizi sociali. Alla chiamata non sono presenti i funamboli del Pd, ma molti delusi dell’attuale giunta. E gli interventi di Doria e Vendola evocano un new deal e la necessità che il soggetto pubblico locale diventi interlocutore del governo nazionale. Si valorizzano importanza di ascolto e linguaggio. E la “possibilità per i cittadini di prendere la parola nei consessi collettivi”.
    E’ una politica alta quella che scalda i cuori in sala, che non vuole ridurre la riflessione sul governo di una grande città come Genova alle manutenzioni dei marciapiedi. Una politica che dichiara: “Non ci vuole una scienza per trovare la soluzione al problema dei marciapiedi”, consapevole che sia necessario un “grande sforzo creativo e di analisi per condurre un Comune ed una Regione”.

    A proposito di creatività, avviso a tutti candidati: accanto la fotografia scattata alle ore 15.00 del 6 febbraio relativa ad una perdita di acqua in Salita della Torretta. Lo scatto è stato segnalato telefonicamente e per e-mail alla protezione civile nel primo pomeriggio, anche per il rischio gelate notturne.
    Alle 19.30 l’acqua continuava a sgorgare copiosa come in un torrente di Courmayeur.
    Sullo sforzo di analisi si attende fiduciosi.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 288: VERSANTE LIGURE – SCOSSE DI ANNIENTAMENTO

    Di un crollo hai l’impressione
    con tutto al suolo raso:
    valori, informazione,
    diritti, eros, leso
    ed in frantumazione
    è un ethos condiviso.
    E la ricostruzione
    (ironico buon peso
    che il mio mestier m’impone)
    la cura Bertolaso.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • OLI 283: SOCIETA’ – Le strane dichiarazioni del capo della Protezione civile

    Dal 13 novembre 2010 il nuovo capo Dipartimento della protezione civile è Franco Gabrielli, il cui curriculum può essere così sintetizzato: laureato in giurisprudenza, entra in polizia nel 1996, diviene capo della Digos a Roma, passa poi alla Polizia di prevenzione. Quindi direttore del Sisde, Prefetto dell’Aquila, entra nella Protezione civile a seguito del terremoto, divenendone capo dopo la “messa in pensione” di Bertolaso (*).
    A seguito della nevicata sulla Toscana, concede un’intervista telefonica a Repubblica TV/Radio Capital (**), dove asserisce che la colpa del mega ingorgo in autostrada è degli automobilisti, di quelli che entrano senza curarsi di guardare prima i pannelli di avviso dove viene indicato l’obbligo di catene a bordo. Evitiamo di dilungarci su dove siano stati installati in molti casi questi pannelli, già in autostrada o nelle immediate vicinanze del casello, in modo che qualsiasi sia l’avviso, ormai è troppo tardi per tornare indietro: non siamo mica in Francia, patria della “informatique”, dove il concetto di informazione si sposa anche con quello di efficacia ed intelligenza.
    Ma si lamenta anche che “poi si chiede alla Protezione civile di portare bevande calde e coperte”, dimenticandosi forse di avere assunto la direzione di quel servizio che serve proprio a questo, non a dare multe o ad arrestare automobilisti distratti.
    Sembra invece che l’uso degli Sms sia una pratica utile solo a Berlusconi quando deve intimare di andare a votare, mentre spedirli per avvisare intere popolazioni che sta per esondare un fiume o piovere “cats and dogs”, come dicono a Londra, richieda uno sforzo di fantasia troppo costoso.
    Comunque si sa che il fatturato delle autostrade è ben più importante di 15 ore di coda in autostrada, altrimenti come si spiegherebbe che per uscire si doveva comunque pagare il pedaggio, rallentando il deflusso dei mezzi e prolungando, di conseguenza, il lavoro anche della Protezione civile stessa?
    Per concludere in allegria prima della pausa festiva di Oli, ecco un bel video di come ci si ingegna per passare 15 ore in autostrada mentre nel caldo dei loro uffici i nostri dirigenti massimi fanno lo scaricabarile sulle competenze:

    Buon anno nuovo anche Beppe Grillo che lo ha linkato sul proprio blog.
    * http://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Gabrielli

    ** http://tv.repubblica.it/home_page.php?playmode=player&cont_id=58568
    (Stefano De Pietro)