Categoria: Sindaco

  • OLI 414: FIERA – Un affresco scelto dai cittadini, la vera partecipazione

    Ancora non si sono spenti i riflettori della stampa sull’affare Fiera così come impostato dal vice sindaco Stefano Bernini e dalla delibera di luglio 2014, che già sono apparsi due nuovi progetti, uno con la semplice intenzione dell’Autorità portuale di acquisto delle aree (a proposito, sono state cedute a Spim a meno di 300 euro al metro quadrato, ovvio che il presidente Merlo si sia fatto avanti), adesso l’ultimo con l’apparizione del solito archistar genovese, Renzo Piano, senatore a vita e risorsa delle giunte genovesi quando sono a corto di idee.

    Piano schizza (ma lui s’arrabbia, è un blue print) una fiera riscavata che diventa un grande ormeggio. Credevo impossibile che si potesse pensare di muovere terra da quelle parti, dopo che il mare è stato sacrificato per la creazione di quell’area. Se davvero dovesse accadere, mi piacerebbe avere anche una previsione da Nostradamus su quando le aree riportate al mare saranno nuovamente interrare nel futuro: 20 anni, 50 anni?
    Possibile che a Genova si riesca a parlare solo di scavi? Movimento terra, Terzo valico, Gronda, miniscolmatore, centri commerciali, nuove case: di manutenzione del territorio zero, nisba, nada. 
    Quale dovrebbe essere una soluzione che espunga dal percorso i soliti attori consunti?
    Cosa potrebbe restare per cambiare davvero registro?
    Facile, un semplice referendum per votare, da cittadini, idee distillate da un concorso europeo dove, uscendo anche dall’area genovese, qualcuno faccia dei progetti di utilità sociale e con lo scopo di creare micro lavoro.
    Direzione, quella della partecipazione dei cittadini, che Doria aveva fatto credere di voler utilizzare per far uscire Genova dall’immobilità nella quale ci troviamo. Inutile dire che erano le solite proposte elettorali, subito smentite, appena eletto, con le delibere sul salvataggio di Amt a luglio 2012, e poi nel 2013 con i piani (per ora sospesi) di privatizzazione. Ma arriveremo anche lì, credeteci.
    Ritornando alla Fiera, l’idea di un quartiere navale, per piccolo diporto è ovvia, non serviva certo scavare per tirarla fuori, ma come per il padiglione Jean Nouvel (la soluzione peggiore e più costosa, dicevano gli studi tecnici), l’idea di scavare, scavare e scavare per infilare acqua salmastra in canali maleodoranti spaventa, proprio perché è una soluzione “peggiore” e “costosa”. 
    Per questo, se per caso nelle strade di Genova vedessi passare qualcuno con un foglio di raccolta firme per un referendum sulla fiera, non esiterei a firmarlo. Pensateci, genovesi.
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 348: IMMIGRAZIONE – Una delega per Doria

    Sono convinto che i genovesi abbiano scelto il sindaco giusto e mi trovo in sintonia con la maggiore parte delle prime scelte e mosse del nostro sindaco. Naturalmente egli potrebbe aver sbagliato qualche scelta ma, fosse vero, avrà tutto il tempo per aggiustare le cose.
    Molto probabilmente non è stata azzeccata la scelta di dare la delega all’immigrazione ad un assessore che ne detiene altre importanti. Infatti, in continuità con la precedente giunta, la delega all’immigrazione è stata assegnata all’assessore alle politiche sociali. Le giunte Sansa e Pericu, che hanno lavorato bene sull’immigrazione, avevano un assessore con delega principale all’immigrazione. L’assessore era prima di tutto assessore all’immigrazione. Ciononostante, quelle esperienze avanzate avevano evidenziato un limite: da una parte sembrava che pensare e fare sull’immigrazione fosse compito soltanto dell’assessore all’immigrazione e dall’altra, quando questi si occupava di una questione riguardante i migranti di competenza di un altro assessorato, le cose non procedevano senza problemi. Perciò, per fare un salto di qualità nel governo dell’immigrazione, la scelta avrebbe dovuto essere, allora come oggi, attribuire la delega all’immigrazione al sindaco stesso, l’unico in grado di garantire che tutti gli assessori svolgano la parte di loro competenza riguardante i migranti (lavoro, casa, giovani, cultura, servizi sociali ecc.) e al contempo, un forte ed autorevole coordinamento tra i vari assessori.
    Infatti, malgrado si fossero realizzate iniziative molto importanti per l’integrazione, il Comune di Genova non aveva, e non ha ancora, una chiara politica sull’immigrazione: è necessario essere schierati per una società solidale, aperta, accogliente ed antirazzista, ma non è sufficiente. Occorre un vero e proprio progetto politico, un piano di governo dell’immigrazione, per la precisione di governo dell’integrazione, con chiari obbiettivi da realizzare da qui a fine legislatura e chiare priorità sulle quali lavorare e su cui concentrare le poche risorse disponibili. Il problema abitativo, l’integrazione dei giovani migranti e figli dei migranti, la rimozione delle discriminazioni, in particolare nell’accesso ai diritti e ai servizi, e l’intercultura sono obbiettivi prioritari. Se il governo dell’integrazione è veramente importante per il futuro della nostra città, di tutta la città, occorre una vera e propria struttura comunale stabile e durevole che pensi, progetti e realizzi le politiche per l’integrazione. Una piccola struttura, ma dignitosa, con personale (e dirigente) qualificato, motivato ed interessato.
    (Saleh Zaghloul – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 311: PRIMARIE – Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio

    Genova, 5 settembre 2011, teatrino di Santa Zita, inizio campagna per le primarie del centro sinistra a candidato sindaco.
    Roberta Pinotti rilascia interviste. Un mazzo di palloncini colorati le passa accanto, mentre un tavolo è già allestito per le adesioni di volenterosi collaboratori, c’è anche un’arbanella per la raccolta fondi: “come per Obama” spiega Michela Tassistro. Si organizzeranno cene, aperitivi, e ci sarà una “squadra” per raccogliere idee e sollecitazioni.
    Pinotti’s boys and girls indossano maglietta rossa con la scritta: iostocongenova, tuttoattaccato.
    Legittimo chiedersi la fine che fanno coloro che non la sostengono. Con chi stanno? E stare con Genova cosa significa?
    La senatrice mostra come un elegante ventaglio la copertina dell’ultimo libro di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e legge un passo di De Rita: “Oggi non sentiamo più lo spazio delle possibilità. L’Italia affonda perché non sa più desiderare, in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni, quello che manca è l’ossigeno per raccontarli persino a se stessi, il futuro non esiste e si vive in un presente perenne e sfuocato”. Roberta Pinotti evoca “la morte del desiderio” e cita Padoa Schioppa – quello dei bamboccioni – che aveva individuato nella nostra classe dirigente un’incapacità di guardare lontano, perché attenta solo ai giornali e alla prospettiva delle prossime elezioni. Poi c’è la frustrazione di una politica fatta di annunci mai realizzati.

    La “motivazione” di Roberta “è un grande amore per la mia città” ed è da questo “amore” che nasce la scritta iostocongenova, ma anche “da una sofferenza interiore” data dalla sensazione – passando sulla sopraelevata, non sotto – delle grandissime potenzialità di Genova e dalla percezione che sia tutto fermo. A Genova accade quello che succede a Gulliver, spiega Roberta Pinotti, è come legata da moltissimi lacci e lacciuoli messi dai lillipuziani, “non è a terra come Gulliver, ma potrebbe correre e non lo fa”.
    La senatrice parla di una vocazione internazionale del porto, di imprenditori desiderosi di investire ma privi di condizioni per farlo, di industria e compatibilità sul territorio, di fuga dei giovani, ed anche della scoperta di Genova come meta turistica da parte di molti amici che le dicono “perché non ce l’avete detto prima!”.
    Certo i dubbi, quando è stata sollecitata a scendere in campo, se li è fatti: “sarò in grado?”. Però “se mi sono messa in gioco, penso di potercela fare”. Perché “non arrivo dalla luna” e “ho fatto l’assessore in Comune, conosco le difficoltà”. Ma “va messo in moto un pezzo di risposta alla crisi”. E non bisogna credere che “tutto ciò che non va bene debba rimanere così” dalle deiezioni canine a questioni più grandi, chi amministra deve operare per il cambiamento. Quindi bisogna “dare spazio ai desideri costruendo percorsi possibili” e va tenuto presente che “Genova non è solo dove viviamo Genova è chi siamo”.
    Sulle primarie risponde citando un post sulla pagina “nata spontaneamente” su Facebook “cittadini per Roberta Pinotti Sindaco” in cui viene detto che la politica non deve rimanere un gingillo per pochi.
    Roberta Pinotti ha svolto attività politica a Genova dal 1993, alla Camera dei Deputati dal 2001 per due legislature, attualmente è alla terza, eletta senatrice dal 2008: è in politica da diciotto anni.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 310: GENOVA – AAA Cercasi Sindaco

    Ci dicono che non ci sono alternative.
    E che le loro eventuali alternative sono le più ponderate.
    Alcune volte restano senza parole.
    E ci fanno aspettare decisioni prese in stanze segrete e nei loro circoli.
    In alcuni casi chiedono le primarie. Spinte dalle correnti.
    Ma quanti sono i potenziali Sindaci sconosciuti ai cittadini?
    Quanti uomini e donne preparati e sensibili, ignorati dai partiti?
    Ci piacerebbe che il dibattito politico relativo alle elezioni comunali del 2012 per la città di Genova si accendesse attorno a nomi nuovi, persone di cui fosse provata la competenza relativa al territorio, alle molte criticità di Genova, capaci di presentare un programma politico sensibile a mobilità, occupazione, ambiente, integrazione. Persone di cui, oltre ai dati anagrafici, siano chiari ed offerti al pubblico giudizio il percorso scolastico, le esperienze professionali, la conoscenza di lingue straniere e della macchina comunale. E le passioni. Persone, naturalmente, libere da pendenze penali.
    Magari qualcuno tra chi ci legge potrebbe avere qualche interessante proposta da offrire al dibattito e alla speranza di tutti coloro che hanno una forte preoccupazione per il futuro della città, e di tutti quelli che la politica vorrebbero farla ma non possono, frenati dalle dinamiche di partito.
    Le idee potrebbero impilarsi qui sotto, nei commenti a questa piccola sollecitazione.
    (Giovanna Profumo e Paola Pierantoni)