Categoria: Mario Monti

  • OLI 413: ILVA – Gnudi alla meta

    Ci risiamo.
    A un chilometro dalla sede della Film Commission di Genova sono iniziate le riprese della nuova stagione della serie ILVA e l’Accordo di Programma. Una produzione tutta genovese che vede nel cast un migliaio di comparse, diversi attori, alcune new entry – come il commissario Piero Gnudi – magnati dell’acciaio, politici e i sindacati.
    Difficile ragionare di siderurgia a Cornigliano senza dubitare che quanto accade non sia fiction, un mega Lost, la cui regia è stata affidata nel passato alla superficialità spavalda di pochi potenti.
    Dal 2005 ad oggi l’Ilva di Genova – dopo la chiusura dell’area a caldo, accompagnata dalla promessa di un faraonico piano industriale che doveva garantire occupazione a 2200 addetti a Cornigliano – ha perso mille posti di lavoro ai quali si aggiungeranno, dal 1° ottobre, settecentosessantacinque dipendenti collocati, per un anno, in cassa integrazione in deroga e destinati  a lavori di pubblica utilità. Settecentosessantacinque, ai quali è stata presentata la bozza dell’Allegato C al Secondo Atto Modificativo dell’Accordo di Programma. Lavoratori che non sanno, se non attraverso articoli di stampa (Secolo XIX), al 30 settembre, dove andranno a lavorare il 1° ottobre, perché i progetti ai quali dovrebbero essere destinati nessuno li ha ancora indicati loro e nessuno è stato in grado, ad oggi, di dare certezza assoluta che siano finanziati.
    Un milione di metri quadrati di aree assegnate dal 2005 per mantenere e creare lavoro, hanno prodotto questo bilancio disastroso, al quale vanno sommati i contraccolpi dell’inchiesta tarantina Ambiente Svenduto.
    Una balena spiaggiata, definivano il gruppo ILVA alcuni commentatori economici, all’avvio dell’inchiesta; commentatori che invocavano la necessità di salvare il colosso siderurgico perché rappresentava il 4% del Pil nazionale
    Monti aveva individuato in Enrico Bondi l’uomo giusto per occuparsi della faccenda. Una missione difficile poiché attuare le prescrizioni dell’Aia a Taranto, individuare i fondi, immaginare un piano industriale in grado di sostenere la filiera nazionale per produrre acciaio, senza il rischio di avvelenare la gente, erano una meta coraggiosa che pretendeva tempo e sulla quale il governo avrebbe dovuto assolutamente investire risorse, recuperabili solo dopo la fase di risanamento. Risorse che si è preferito anche questa volta destinare agli F35, risorse sottratte a sanità, scuola e lavoro.
    L’errore del commisario Bondi, qualcuno ha detto in azienda, è stato quello di voler mettere la mani nel tesoro dei Riva. A giugno 2014, nuovo giro di giostra, il governo Renzi dà il benservito a Bondi colpevole di aver presentato un piano industriale che non piace ai Riva e ai vertici della siderurgia tricolore (la Repubblica 9.6.14). E con lui si liquida il lavoro di un anno, e un piano che prevedeva per Genova sostaziosi investimenti in un impianto di banda stagnata (presente in origine nell’Accordo di Programma e cancellato nel 2008).
    In questo mese, delegazioni di siderurgici indiani visitano gli impianti del gruppo valutando acquisti a prezzi di saldo. La vocazione industriale del nostro paese viene ceduta agli indiani, gli stessi con i quali l’Italia non ha dimostrato l’autorevolezza per mediare il rientro definitivo nel paese di due marò.
    Si poteva evitare tutto questo a Genova?
    Ai Componenti del Collegio di Vigilanza, alla politica locale, ai sindacati e ai vari governi  che per nove anni hanno seguito le vicende dell’Accordo di Programma, va posta questa domanda.
    Ai  lavoratori della Sertubi di Trieste si possono chiedere notizie in merito alla loro significativa esperienza con la società indiana Jindal Saw.
    Sapranno essere parecchio esaustivi.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 322: IMMIGRAZIONE – Nuovo governo, nuove politiche

    La Lega Nord è forse il partito che dal 1994 ha avuto la più lunga influenza sul governo del paese, persino più di Berlusconi: infatti, diversamente dal Polo delle Libertà, aveva appoggiato anche il governo Dini (17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996), primo caso di “governo tecnico” interamente composto da esperti e funzionari non eletti al Parlamento. Di certo la Lega ha avuto una parte importante nel disegnare la politica migratoria del Paese, in particolare con le modifiche portate alla legge Turco – Napolitano attraverso la Bossi – Fini, il decreto sicurezza, e recentemente con il permesso di soggiorno a punti. Ciò ha avuto come risultato una politica migratoria italiana disastrosa che ha recato gravi danni al paese culturalmente, socialmente e soprattutto economicamente: impedendo il rispetto dei diritti degli immigrati e la loro integrazione ha finito per ostacolare e limitare il contributo dei migranti alla crescita del paese.Il nuovo governo del professore Monti ha istituito un ministero per l’integrazione, e soprattutto è privo dell’appoggio della Lega, potrebbe essere quindi il governo giusto per operare la svolta necessaria alle politiche migratorie del paese. Ci vogliono nuove politiche capaci di integrazione che amplino i diritti civili e di cittadinanza a partire dal diritto al voto e che diano ai migranti la possibilità di aumentare il loro già importante contributo allo sviluppo dell’Italia. Occorre, soprattutto, un provvedimento straordinario che restituisca alla regolarità ed alla legalità le persone che hanno perso il loro permesso di soggiorno negli ultimi cinque anni per motivi diversi da quelli di pericolosità sociale o di ordine pubblico.
    Occorre una nuova legge sull’immigrazione: partendo dall’abolizione di tutte le modifiche operate alla legge Turco – Napolitano per poi procedere al suo miglioramento. In particolare molta attenzione va dedicata alla regolarità dell’ingresso e al consolidamento della regolarità del soggiorno, allungando, ad esempio, la durata dei permessi (che devono avere costi “europei”), sciogliendo ogni legame tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno, e promuovendo seriamente l’ottenimento della Carta di soggiorno. Una nuova legge deve essere attenta al problema abitativo, all’istruzione universitaria e post universitaria dei figli degli immigrati ed alla lotta contro il lavoro nero dei migranti puntando sulla regolarizzazione attraverso piani permanenti di emersione che prevedano il rilascio del permesso di soggiorno al lavoratore immigrato irregolare, anche nel caso di opposizione del datore e di lavoro.
    Il miglioramento della legge Turco – Napolitano può avvenire attraverso un recepimento più generoso ed aperto di tutte le direttive europee e la ratifica della convenzione ONU, del 1990, sui diritti dei migranti.
    (Saleh Zaghloul – Disegno di Guido Rosato)

  • OLI 320: VERSANTE LIGURE – FUORI DAL PALAZZO

    Per non far come tanti
    ricorro ad altri spunti:
    son molti gli argomenti!
    Usciamo dai recinti
    per cosmici racconti
    su sole, mare, Monti…

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA

    .

  • OLI 320: SOCIETA’ – Dove un futuro di dignità e di speranza?

    Disegno di Guido Rosato

    Peipei, Pepè, “ la mezza tedesca” come la chiamano gli amici, 24 anni, è laureata in ingegneria meccanica e management, vive in Germania e lavora per un’azienda affiliata alla Volkswagen da quasi due anni con uno stipendio lordo di 3500 euro al mese e contratto a tempo indeterminato. Ora cambia però, va a lavorare in un istituto di ricerca con la stessa paga, un contratto di tre anni, ma le piace di più. Figlia d’immigrati cinesi, ha studiato a Edimburgo, dove liceo e corsi di laurea sono di quattro anni ed essendo cittadino UE l’università l’ha frequentata gratuitamente: se studi vai avanti e non paghi nemmeno un pound di tasse.
    Sara, milanese, mezza friulana, risata argentina, 21 anni, è al terzo anno di letteratura e arte inglese ad Edimburgo, pure per lei tasse zero, è una che sgobba, ha all’attivo un anno di liceo in Australia e spazia pure nello studio perché ci ha infilato anche esami di psicologia e business: là si può, un bel vantaggio.
    Fa parte della society della sua facoltà, ovvero un’associazione di studenti entusiasti che organizza quasi ogni settimana convegni e incontri con scrittori, artisti: le society sono presenti in ogni corso, sono molto attive e seguite come eventi culturali in città (http://literaturesociety.tumblr.com/). Neppure un penny di finanziamenti, ma lei e altri volenterosi si procurano fondi facendo dolcetti che vendono per beneficenza. Un gran successo nell’intervallo, finiscono in un battibaleno biscotti, salame di cioccolato e tortine a mezzo pound.
    Pubblicano pure un magazine letterario, http://publishedinburgh.weebly.com/ e forse vorrebbero stare lì per sempre.
    Elisabeth, spezzina, di madre austriaca, 19 anni, studia a Genova lingue, russo, tedesco e inglese ed ha superato il test d’ammissione al corso di traduttrice simultanea. I suoi progetti? La triennale e poi via, per una scuola di specializzazione all’estero, se possibile lavorando.
    Andrea, 26 anni, genovese,ingegnere, laureato bene ma un anno in ritardo: tanti colloqui e curricula ma, per ora, nessun lavoro.
    Massimo vive a Genova, ha studiato ingegneria meccanica, 24 anni appena compiuti, si è laureato con il massimo dei voti; riceve una chiamata da una multinazionale: 900 euro lordi al mese fuori sede.
    Riccardo, 30 anni, economia con specialistica tributaria, lavorava con contratto a tempo indeterminato per un’azienda che stila bilanci. In giro per l’Italia senza orario e poca soddisfazione, ora è andato a Londra per il doppio dello stipendio e un lavoro che l’entusiasma, anche se il contratto è per tre anni.
    Così Leonardo, Francesco, Valentina, Federica e molti altri sono in giro per il mondo, chi per studio, chi per lavoro. In attesa, accettando sfide e sacrifici e invidiando un po’ Pepè e il suo paese.
    In attesa che si faccia qualcosa, come ha detto il nuovo Presidente del Consiglio Monti, almeno lo speriamo tanto “lo dobbiamo ai nostri figli, alle nuove generazioni per un futuro di dignità e di speranza”.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 320: POLITICA – Le donne nell’agenda di Monti

    Giri perplessi di telefonate alla notizia, diffusa dalle agenzie, che Monti avrebbe avuto consultazioni anche con le rappresentanze istituzionali di donne e giovani. ADN Kronos, aggionamento del 14 novembre, ore 20:19 specifica che “Lo ha annunciato Mario Monti al termine degli incontri di oggi a Palazzo Giustiniani, sottolineando come si tratti di ‘ambiti cruciali della nostra società’ perché ‘quasi sempre’ ciò che ‘giova ai giovani, giova anche al paese. E questo vale anche per le donne’”.
    Quando mai abbiamo avuto una rappresentanza istituzionale? Si chiedono amiche perplesse, lunga storia di movimento delle donne alle spalle e nel presente.
    Poi un approfondimento via internet fa capire che “alle 16.30 arriva la rappresentanza delle donne italiane, con la delegazione della Rete Nazionale delle Consigliere e dei Consiglieri di Parità”.
    Peccato che le Consigliere e i Consiglieri di parità non abbiano affatto il compito di “rappresentare le donne”, ma di vigilare sulla applicazione di leggi che garantiscono parità e pari opportunità a tutti i soggetti, comprese le donne.
    La confusione delle parole determina la confusione delle idee. Ci auguriamo che Monti questo lo abbia ben chiaro, per il bene del Paese, degli uomini e delle donne che lo abitano.
    (Paola Pierantoni)